Jack Ryan 4, recensione: il finale della spy story di Prime Video

Autore: Manuel Enrico ,

Fin dove può spingersi una cospirazione? E se questa arrivasse alle più alte sfere di un governo che dovrebbe invece impedirlo? Due interrogativi che hanno spesso animato la letteratura spionistica, stuzzicando la curiosità di lettori che potrebbero ora trovare una convincente versione seriale nella quarta stagione di Jack Ryan, la spy story di Prime Video che si avvicina alla sua conclusione. 

Mentre il grande schermo si appresta ad accogliere il primo capitolo del finale della saga di Mission: Impossible, simbolo dello spionaggio avventuroso, Prime Video offre ai suoi sottoscrittori una declinazione differente del mondo spionistico, affidandosi a uno dei maestri del genere, Tom Clancy

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A Clancy si deve la creazione di un mondo di ombre e spie che contempla diversi operativi, non obbligatoriamente in prima linea. Una visione più ampia, che concilia lo spionaggio tradizionale al fantapolitik.

Jack Ryan 4, la conclusione della spy story di Prime Video

Una rivisitazione che ha abbandonato la tradizione di stampo bondiano o le atmosfere alla Ludlum, per spingere il lettore in un mondo di ombre che non fosse fatto solo di assassini e missioni estreme, ma che si basasse in primis sull’analisi dei dati raccolti e portando alla luce anche le figure meno accattivanti, come gli analisti. Ruolo rivestito da Jack Ryan all’interno della CIA, tanto nei romanzi quanto nelle sue numerose trasposizioni cinematografiche.

Un personaggio affascinante come Ryan, infatti, non poteva lasciare indifferente Hollywood, al punto che a partire da Caccia a Ottobre Rosso (1990), le imprese dell’agente Ryan sono state portate sul grande schermo in diverse occasioni, affidando il ruolo a diversi interpreti, da Alec Baldwin a Chris Pine, passando per Harrison Ford e Ben Affleck.

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Jack Ryan
Jack Ryan

 Inevitabilmente, questo passaggio ha portato a modificare il ruolo di Ryan rispetto all’originale cartaceo, rendendolo più un uomo d’azione e diluendo la sua componente da analista. Una visione apparentemente inevitabile sul grande schermo, ma che sembra aver trovato una diversa declinazione nel comparto seriale, grazie alla serie di Prime Video, in cui Jack Ryan viene ritratto in modo differente.

Adattando un personaggio nato negli ultimi anni della Guerra Fredda ai nostri giorni, Jack Ryan trasla lo spirito originario del personaggio all’interno della contemporaneità, costruendo una figura moderna e più vicina al ruolo dell’analista che non a quello dell’operativo da prima linea. 

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Il volto da good guy, quasi gigione, di John Krasinski si è rivelato perfetto per dare vita a un uomo costretto a una doppia vita, con un passato militare traumatico che lo ha portato a essere un ottimo analista geopolitico, coinvolto suo malgrado in azioni ad alto rischio.

Contrariamente alle più vivaci missioni dei più celebri agenti segreti, Jack Ryan mantiene questo suo tratto di maggior realismo grazie a una visione più concreta e credibile dei grandi segreti dello spionaggio. Obiettivo raggiunto grazie a una trama figlia dell’adattamento firmato da un poker di autori (Graham Roland, Nazrin Choudhury, Daria Polatin e Carlton Cuse) che hanno colto l’essenza della visione di Clancy adattandola al gusto degli spettatori moderni e, soprattutto, alla dinamica contemporanea della serialità.

Dopo tre stagioni in cui abbiamo seguito Jack diventare da analista a uomo sempre più centrale per la C.I.A., con la quarta stagione di Jack Ryan arriviamo a un punto di svolta che rende il personaggio interpretato da John Krasinski l’uomo perfetto nella posizione peggiore. 

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Caccia a Ottobre Rosso

Il libro di Tom Clancy in cui compare Jack Ryan

Se in precedenza le missioni di Ryan portavano ad allontanarsi dallo scenario interno per impedire a minacce esterne di attentare alla sicurezza nazionale, con questa ultima stagione assistiamo a un drastico cambiamento. Un’evoluzione della trama della serie che prosegue una sorta di analisi delle guerre segrete americane degli ultimi decenni. 

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Dalla minaccia terroristica medio-orientale sino al ritorno del nemico sovietico nella terza stagione, Jack Ryan ha trovato una felice sintesi tra ispirazione e ritratto concreto della storia, non lasciandosi tentare dal facile dinamismo di una meccanica spionistica tradizionale, bensì rivolgendosi al machiavellico e letale spionaggio d’ufficio.

Quest’ultimo aspetto viene sempre sviluppato con estrema attenzione, trovando una convincente caratterizzazione che crea una progressione degli eventi mai stanca, ma che si sviluppa in un crescendo narrativo che rende ancora più appassionanti i momenti più action.

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Complice la convincente recitazione di Krasinski, credibile in entrambi i lati di Ryan, mostrando maggior affinità alla parte investigativa, come si richiede al personaggio, ma mostrandosi ugualmente credibile nelle sequenze d’azione.

Seppure in forma minore rispetto alle precedenti stagioni, l’anteprima della quarta stagione di Jack Ryan ha confermato come si sia trovato un perfetto equilibrio tra necessari momenti action e più concitate parti in cui è la mente a essere la vera arma di JackRyn. Soprattutto ora che il nemico serpeggia all’interno degli States, andando a toccare un mai completamente esplorato connubio tra poteri forti e criminalità di alto profilo. 

Un cambio di prospettiva che costringe a cambiare anche la scrittura della serie, che sembra risentire, in alcuni passaggi, di una necessità di focalizzare diversamente l’attenzione dello spettatore. Puntare alla lotta contro i cartelli del narcotraffico o le triadi significa calarsi in un contesto maggiormente realistico, occasione che spinge gli sceneggiatori a cercare quanta più attinenza a noti casi della storia contemporanea per preservare quel senso di realismo che deve, ora più che mai, caratterizzare Jack Ryan.

Un finale perfetto per una buona serie

Una necessità che viene concretizzata affidandosi alla radice narrativa di Jack Ryan, ricordando la lezione di Tom Clancy: concretezza e attenzione al dettaglio.

 La quarta stagione di Jack Ryan si fonda su questi due assiomi, riuscendo a trovare una felice sintesi di linguaggio che offre dialoghi ispirati e situazioni mai scontate che mantengono il giusto livello di tensione nello spettatore. Risultato ottenuto nonostante alcune pecche, come una selezione di location non sempre ispirate che rischiano di annebbiare una storia altrimenti perfettamente credibile.

Con questi ultimi episodi, si arriva alla conclusione, almeno per ora, di Jack Ryan. Il mondo dell’entertainment ci ha insegnato che non è mai detto l’ultima parola, come nel caso di questa spy story possiamo consolarci con la certezza che il finale della quarta stagione di Jack Ryan rappresenta una chiusura perfetta. Ripensando alle premesse inziali della serie si potrebbe pensare che strada facendo alcune delle premesse più importanti siano state sviluppate in modo poco incisivo, ma nel complesso la saga televisiva di Ryan si può giudicare una serie convincente, con lampi di genialità per alcune trovate narrative.

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Jack Ryan
Jack Ryan

Un addio, nella speranza si riveli solo un arrivederci, che colpisce per la sua spettacolarità, il suo inquadrare Jack nella sua interezza di personaggio concreto senza mancare di concedergli momenti eroici e adreanlinici. Per quanto affezionati al personaggio di Krasinsky, si potrebbe riconoscere alla produzione di Prime Video di aver voluto a un finale più necessario che dovuto, considerato che in alcuni passaggi di questa ultima stagione si ravvisano momenti di stanchezza, tanto sul piano narrativo che su quello recitativo. E in condizioni simili, il rispetto per storia e spettatori richiede un'unica cosa: fermarsi, prima di vanificare quanto di buono fatto in precedenza. 

Jack Ryan, nell’interezza delle sue quattro stagioni, mostra come sia possibile realizzare un prodotto che mira a interessare un pubblico preciso, rifiutando le logiche di produzione che puntano ad intercettare diverse tipologie di spettatori. Ed è per questa sua natura autentica e non figlia di un algoritmo che Jack Ryan risulta infine una serie capace di attirare diversi gusti, rendendo Jack Ryan uno dei personaggi più appassionanti del panorama seriale attuale. 

Commento

cpop.it

85

Jack Ryan, nell’interezza delle sue quattro stagioni, mostra come sia possibile realizzare un prodotto che mira a interessare un pubblico preciso, rifiutando le logiche di produzione che mirano ad intercettare diverse tipologie di spettatori. Ed è per questa sua natura autentica e non figlia di un algoritmo che Jack Ryan risulta infine una serie capace di attirare diversi gusti, rendendo Jack Ryan uno dei personaggi più appassionanti del panorama seriale attuale.

Pro

  • Finale perfetto per la serie
  • Krasinski si conferma un attore di grande livello
  • Ritmo narrativo perfetto

Contro

  • Location non sempre azzeccate
  • Alcuni attori poco incisivi nel ruolo
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