Ramiro - Una vita da lucertola, recensione: talkin' about my generation

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Autore: Manuel Enrico ,

Quante volte piò capitare di aprire un volume e scoprire che tra una risata e l’altra stiamo assistendo alla fotografia di una generazione? È questo l’interrogativo che ci consegna il finale di Ramiro – Una vita da lucertola, volume con cui saldaPress raccoglie l’opera prima di Francesco Olivieri, alias Frekt, che imbastisce una storia allegorica e appassionante interpretata graficamente da Luca Albanese.

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Non una prima edizione, considerato che Ramiro aveva goduto di una precedente edizione da parte di Poliniani che non aveva tributato il giusto successo a questa storia. Il recupero effettuato da saldaPress ha il merito di riproporre la storia nella sua interezza, consentendo di apprezzare la vivacità e la sincerità del racconto scritto da Frekt.

Ramiro - Una vita da lucertola, allegoria pop di una generazione

Ramiro – Una vita da lucertola, a scanso di equivoci, è una lettura che stimola la curiosità e la sensibilità dei lettori su diversi livelli. Innegabilmente l’approccio comico impresso da Frekt è la meccanica principale dell’avventura dell’aspirante chef, ma non si tratta di una corsa alla gag finalizzata alla risata stretta o a mero alleggerimento. Dietro ogni situazione, si respira la voglia di creare un tessuto emotivo condiviso con i lettori, si percepisce l’intento sincero di dar vita a un racconto che, pur con tutta la sua vis allegorica, parla di quotidianità e di sfide personali vivide e concrete, senza sconti.

Come molti giovani, Ramiro abbandona il Sud per emigrare al nord. Figlio di un ristoratore, Ramiro non accetta che l’attività di famiglia rimanga legata a ricette a suo avviso sin troppo tradizionali, mentre la sua creatività lo spinge a creare nuovi piatti. Conscio di come il padre non sia ricettivo alle sue proposte, Ramiro decide quindi si portare la sua creatività nella roboante Milano, nella speranza di affermarsi come chef.

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La sua speranza, tuttavia, si scontra con la realtà. In attesa di compiere il suo destino, Ramiro accetta di lavorare come consierge notturno in uno degli alberghi più rinomati della città meneghina, speranzoso di avere l’occasione di incontrare il celebre chef che gestisce il ristorante dell’albergo. Speranza che si concretizza ma che non porta all’esito sperato, tanto che Ramiro sembra condannato a rimanere un receptionist a vita sino a quando non tenta il tutto per tutto: entrare come concorrente a Superchef.

Condotto dallo chef superstar Big Alfredo, Superchef diventa l’occasione per Ramiro non solo di affermarsi come grande cuoco, ma anche di incontrare il suo amore: Giovanna, detta Jojo. Autrice del programma, Jojo rapisce il cuore di Ramiro sin dal primo incontro, una passione che, per l’aspirante cuoco, diventa fonte di una serie di situazioni paradossali che animano la sua presenza nello show.

Ma come reagire quando aspirazioni, speranze e realtà vengono a scontrarsi?

Come unire ironia e ritratto emotivo

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La trama di Ramiro – Una vita da lucertola può sembrare sin troppo radicata nella nostra quotidianità, al punto da apparire quasi scontata. La critica alla spettacolarizzazione e alla finzione dei reality, quasi un ossimoro, viene messa spietatamente in primo piano, così come il ritratto di una Milano che seduce con le sue bellezze e le sue possibilità, salvo divenire spesso l’incudine su cui vengono spezzati i sogni. O forse, temprati personalità e caratteri, in base ai punti di vista.

La frizzante scrittura di Frekt si basa su una narrativa istrionica, che unisce uno spirito citazionista fresco e funzionale alla storia a momenti di stupefacente sensibilità. Abituati a vedere Ramiro come un ragazzo immaturo incapace di abbandonare il sogno per la realtà, veniamo improvvisamente spiazzati dalla sua sensibilità pura, quasi ingenua, la cui unica difesa è rifugiarsi in un mondo onirico in cui la realtà viene mitigata tramite piccoli, salvifici escamotage.

Difficile non vedere in queste estraniazioni di Ramiro un’esperienza comune, un tentativo condiviso di costruirsi un rifugio interiore dalle storture della vita. Si potrebbe vedere in Ramiro un sognatore ingenuo, un adulto mancato se vogliamo, ma queste sue escursioni nel fantastico sono un modo estroso per non arrendersi, per tentare di preservare la propria sensibilità in una società che tritura e processa personalità con una spietata, rapida voracità.

L’altra faccia di questa medaglia è Giovanna, che pur provando qualcosa per Ramiro non riesce a vivere liberamente questa passione. Il giudizio degli altri, il sacrificare il proprio amore in nome di una carriera altrimenti inarrivabile sono elementi che Frekt inserisce nel suo racconto con lucida precisione, calandole all’interno dell’ipercinetica dinamica di Ramiro, ma lasciando che emergano pienamente.

Centrale in tal senso l’attenzione ai dialoghi. Tanto nei vivaci confronti con il coinquilino Frenki quanto nelle più delicate e sentite aperture con Giovanna, Ramiro diventa l’incarnazione di una generazione che fatica a inserirsi in una società disumanizzante, che parla un linguaggio fatto di apparenze e rapidissima utilità. Tanto Ramiro è ingenuo sognatore e strenuo difensore della sua autenticità, tanto il mondo circostante è pronto a colpirlo e ricondurlo all’interno di un ordine incontrovertibile.

Sotto questo aspetto, Frekt lavora magnificamente su Frenki, coinquilino disilluso ma comunque avverso a questa società fagocitante. Il sarcasmo con cui investe Ramiro, il suo spasmodico tentativo di portarlo oltre i suoi sogni e sbattergli in faccia la realtà sono dimostrazioni di un affetto sincero, che lascia la sensazione di trovarsi di fronte a un fratello maggiore. Ed è meraviglioso assistere, nel nono capitolo, alla presa di coscienza di Frenki, che dopo un’esperienza speculare si ritrova a capire quanto il suo rapporto con Ramiro sia parte irrinunciabile della sua esistenza.

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La iperbolica fantasia di Fretk trova un perfetto interprete visivo in Luca Albanese. La frenetica fantasia di Ramiro viene traslata in tavole vivici e lisergiche, che abbandonando un tratto iper-realistico premiano una narrazione emotiva fatta di prospettive fantasiose che meglio si prestano a trasmette le interiorità dei personaggi. Albanese non rimane statico nella sua opera, ma adatta i diversi capitoli alla differenti espressioni emotive dei personaggi, trova soluzioni intriganti anche per raccontare i momenti più complessi della vita dei protagonisti, come la magnifica interpretazione del ‘risveglio’ di Giovanna, o costruisce delle visioni poetiche intrecciando la sensibilità dei personaggi all’urbanistica meneghina.

Perché leggere Ramiro - Una vita da lucertola

Per essere un’opera prima, Ramiro – Una vita da lucertola ha il merito di appoggiarsi a elementi narrativi oramai noti e spesso utilizzati, ma rielaborandoli in una meccanica personale e innovativa, evitando la trappola di una narrazione gonfiata o di un finale consolatorio e stantio. La concessione all’onirico non sacrifica il reale, grazie a una ritrattistica delicata e vivida di situazioni quotidiane che tradiscono le difficoltà di ogni giorno.

Si percepisce la passione personale degli autori, una generosa condivisione di un vissuto personale con i lettori, che traspare anche dal ritratto di una Milano grande protagonista, ritratta in scorci raramente valorizzati nella narrativ, ma che diventano il perfetto teatro di questa stupenda, divertente ed emozionante rappresentazione umana. Ed è meraviglioso assistere alla muta di Ramiro, questo cambio di pelle che viene visivamente enfatizzato nei momenti più intensi della storia, sino alla sua definitiva liberazione da una pelle che ne limitava le potenzialità.

Prodotto Consigliato
Ramiro. Una vita da lucertola

Ramiro. Una vita da lucertola

Ramiro. Una vita da lucertola

A saldaPress va riconosciuto il merito di avere apprezzato l’intensità di Ramiro – Una vita da lucertola, riproponendola al pubblico perché venga colta nella sua interezza. Il volume con cui sono raccolti i due archi narrativi tiene fede alla cura con cui sono realizzate le pubblicazioni dell’editore, un cartonato solido e impreziosito da una piccola gallery di extra con i bozzetti preparatori di Albanese.

Commento

Voto di Cpop

85
Per essere un’opera prima, Ramiro – Una vita da lucertola ha il merito di appoggiarsi a elementi narrativi oramai noti e spesso utilizzati, ma rielaborandoli in una meccanica personale e innovativa, evitando la trappola di una narrazione gonfiata o di un finale consolatorio e stantio. La concessione all’onirico non sacrifica il reale, grazie a una ritrattistica delicata e vivida di situazioni quotidiane che tradiscono le difficoltà di ogni giorno. Si percepisce la passione personale degli autori, una generosa condivisione di un vissuto personale con i lettori, che traspare anche dal ritratto di una Milano grande protagonista, ritratta in scorci raramente valorizzati nella narrativ, ma che diventano il perfetto teatro di questa stupenda, divertente ed emozionante rappresentazione umana

Pro

  • Frekt orchestra una trama divertente ed emozionante
  • Luca Albanese ha uno stile vivace e suggestivo
  • Milano è una protagonista silenziosa ma onnipresente

Contro

  • Alcuni spunti citazionisti sono complessi
  • Lettura stratificata che rischia di sfuggire a una lettura non attenta
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