Suburbicon, la recensione: George Clooney esplora il lato oscuro degli Stati Uniti

George Clooney, Matt Damon e Julianne Moore esplorano il lato oscuro degli Stati Uniti del 1959 e di oggi. La recensione di Suburbicon, presentato a Venezia 74.

Autore: Elisa Giudici ,

Da Edward Mani di Forbice fino ad American Beauty, la storia del cinema passato e recente ci ha insegnato a diffidare dei tranquilli sobborghi statunitensi. Soprattutto di quelli dai giardini tagliati impeccabilmente, dalle case tinteggiate in toni pastello e dei vicini che ti regalano torte di mele fatte in casa.

Non è quindi una sorpresa che sotto la facciata linda e perfettamente organizzata dei tranquilli sobborghi abbienti dove è ambientato Suburbicon ci sia parecchio marcio. D'altronde con la firma dei fratelli Coen al primo abbozzo di sceneggiatura e il nome di George Clooney - che ha comprato e rimaneggiato lo script prima di mettersi dietro la macchina da presa - era prevedibile che il film sarebbe virato nei territori del thriller, della commedia nera o della critica politica e sociale all'America di Trump. O, come in questo caso, coprisse tutte e tre queste sfumature. 

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Nick tenta d'identificare gli assassini della madre in Suburbicon
Anche un bambino vedrebbe il marcio che si nasconde nei sobborghi bianchi americani: arriva Suburbicon

Una tranquilla periferia di paura

Nicky Lodge è un ragazzino sveglio che vive un terribile lutto: una notte due ladri s'infiltrano in casa della sua famiglia, legano il padre Gardner Lodge (Matt Damon) e uccidono la moglie di lui, Rose (Julianne Moore). Come è possibile che un evento tanto violento sia capitato proprio nell'idilliaca Suburbicon? Perché il padre di Nicky racconta alla polizia una versione molto diversa di quanto accaduto e accoglie la sorella di Rose, Margaret (ancora Julianne Moore) in casa propria?

Raccontato attraverso gli occhi di Nicky e del padre Gardner, Suburbicon si rivela ben presto essere un thriller feroce e dall'umorismo nerissimo. Il cattivo della storia è proprio Matt Damon, nei panni di un truffatore senza scrupoli e senza morale da cui anche il piccolo Nicky dovrà imparare a guardarsi. Anche Margaret - impegnatissima a prendere il posto di Rose sotto il tetto e tra le lenzuola dei Lodge - si rivelerà una persona molto pericolosa per il ragazzino. In un crescendo di violenza, pericolo e minacce, Gardner e Rose tenteranno di tirarsi fuori dai guai causati dai crimini compiuti nel tentativo di incassare una lauta (e fraudolenta) somma. 

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Julianne Moore nei panni di Margaret in Suburbicon
Doppio ruolo per Julianne Moore in Suburbicon: interpreta sia Rose sia Margaret

Le loro nefandezze passeranno inosservate nel vicinato grazie al provvidenziale arrivo di una famigliola afroamericana - i Meyers - nella villetta a fianco della loro abitazione. Il vicinato caucasico e razzista non prenderà bene questo evento, in un crescendo di discriminazioni, razzismo e violenza nei confronti dei nuovi arrivati, che "rendono pericoloso" un posto fino a quel momento "paradisiaco". 

L'ironia dei Coen al servizio di Clooney

Basato su alcuni fatti di cronaca nera, Suburbicon venne scritto dai fratelli Coen nel 1986 e successivamente scartato dagli stessi. Se è vero che questo continuo confronto con l'opera degli autori di Non è un Paese per Vecchi e Fargo rivela una certa pigrizia dei recensori presenti a Venezia 74 (dove il film è stato presentato), è difficile non fare almeno un collegamento. L'umorismo e il crescendo "nero" della storia vista attraverso gli occhi del piccolo Nicky sono indubbiamente farina del sacco dei Coen. La mano di George Clooney sceneggiatore e regista però si sente eccome: pur senza collegamenti diretti, il film allude in più di un passaggio a quanto la reazione del vicinato bianco a Suburbicon sia tristemente attuale. 

Certo, il confronto con la filmografia dei Coen non ha fatto bene al film, accolto con relativa freddezza a Venezia 74. George Clooney dimostra infatti ancora una volta di saper fare il regista, ma di essere un po' troppo marcato e politico nei suoi messaggi, senza riuscire mai ad essere incisivo o geniale come i due fratelli registi. 

Facendo leva proprio sulla storia "forte" e irriverente dei Coen, Surburbicon risulta tutt'altro che un brutto film: semplicemente arriva in ritardo a dire cose attualissime sì, ma che il cinema e i Coen in particolare hanno esplorato in lungo e in largo.

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Il poster vintage di Suburbicon
Il marcio accuratamente ripulito e tirato a lucido: ecco i sobborghi

Non giova alla riuscita finale un Matt Damon alle prese con un ruolo dark decisamente fuori dalla sua portata e una Julianne Moore frenata da personaggi sulla carta interessanti ma in realtà poco avvincenti. Al contrario, Oscar Isaac (lanciato proprio dai Coen con lo struggente A Proposito di Davis) mette nel sacco entrambi e impressiona con un ruolo risicatissimo.

Suburbicon insomma rimane un thriller dallo humour nero godibile il giusto, ma decisamente non sorprendente. Se George Clooney avesse privilegiato il talento attoriale al glamour hollywoodiano e avesse messo un po' da parte il suo impegno politico, chissà quanto avrebbe potuto migliorare il risultato finale. 

Suburbicon sarà nelle sale a partire dal 6 dicembre 2017.

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