The Burial, recensione: un biopic con un cast più vivo che mai

"Signore e signori della giuria, come state?" È proprio questo il biglietto da visita di Willie E. Gary, l'avvocato che non perde nemmeno una causa. La sua storia ce la racconta The Burial - Il caso O'Keefe, un film Amazon Exclusive arrivato in streaming il 13 ottobre, che si è fatto notare tra le numerose novità di Prime Video.

La pellicola è diretta da Maggie Betts, film-maker americana che ha debuttato con The Carrier nel 2010 e che si è fatta apprezzare dal pubblico soprattutto per La scelta (Novitiate) nel 2017. Nel cast brilla la presenza di due grandi personalità: Jamie Foxx e Tommy Lee Jones nei panni dei due protagonisti. Spiccano anche le interpretazioni di Mamoudou Athie, Amanda Warren, Alan Ruck, Jurnee Smollett, Bill Camp e Pamela Reed.

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Di cosa parla The Burial?

Il nuovo film di Maggie Betts su Prime Video, scritto insieme a Doug Wright, è innanzitutto un biopic, in quanto racconta di personaggi realmente esistiti, coinvolti in un avvenimento che nel 1995 ha segnato l'America del Nord: la causa che Jerry O'Keefe (il personaggio di Tommy Lee Jones), proprietario di un'impresa funebre nel Mississippi, ha chiesto contro la compagnia di Raymond Loewen (impersonato da Bill Camp) in seguito a un accordo venuto meno. A seguire il processo è proprio Willie E. Gary (interpretato da Jamie Foxx), brillante avvocato che prende molto a cuore la causa e lo stesso Jerry.

The Burial è strutturato come un procedural drama, vale a dire un racconto caratterizzato da molta enfasi per i dettagli più tecnici - in questo caso giuridici. Il film è quasi unicamente incentrato sui passaggi del lungo e complesso processo che vede O'Keefe lottare per un solo nobile motivo: assicurarsi di lasciare i frutti del proprio lavoro alla sua famiglia.

Sicuramente i fan di questo particolare sottogenere ne apprezzeranno il ritmo incalzante, i dialoghi brillanti e, in particolare, ameranno il forte carisma dell'avvocato Gary. Grande pregio del film, però, è proprio la capacità di lasciarsi seguire e apprezzare anche da chi non è avvezzo al procedural o più in generale al legal drama.

The Burial, infatti, non è solo il racconto di un processo giudiziario, ma è innanzitutto la storia di due esseri umani: Jerry, anziano uomo bianco che sta per vedere schiacciati i suoi più profondi valori; Willie, brillante uomo nero che dietro il suo successo nasconde anni di lotte contro le discriminazioni razziali. Due persone così lontane trovano qui un punto di incontro, accomunate dalla voglia di giustizia, dall'amore per la famiglia e dalla voglia di liberare gli oppressi dagli oppressori.

Sono un guerriero. Anche tu Jerry... Sei un guerriero.

Sotto il velo comedy di The Burial e dietro una colonna sonora accattivante si nasconde un drammatico e radicato sistema di pregiudizi, ingiustizie sociali, razzismo interiorizzato: tante verità che gli autori hanno saputo far riemergere durante il film poco a poco, come se fossero state letteralmente sepolte fino a quel momento.

La potenza di Jamie Foxx e Tommy Lee Jones

The Burial è un film decisamente godibile. Pur non rinnovando lo storytelling tipico dei film biografici, né spiccando per chissà quali scelte di regia, la sceneggiatura di Doug Wright e Maggie Betts riesce a raccontare la storia di Gary e O'Keefe in modo appassionato e appassionante attraverso l'energia dei dialoghi e, soprattutto, servendosi delle convincenti interpretazioni di Jamie Foxx e Tommy Lee Jones.

Senza mai abbandonare una sottile ironia, i due attori protagonisti hanno continuamente la scena in pugno, in un contesto narrativo in cui a un'azione "pura" quasi assente deve necessariamente sopperire un copione ricco, scattante, che mantenga viva l'attenzione. In particolare, Foxx riesce perfettamente in questo, portando gli occhi di tutti su di sé non solo nel bel mezzo di un'arringa in tribunale (complice la carismatica voce di Pino Insegno nella versione con doppiaggio in italiano).

L'avvincente racconto, che non fa sentire il peso dei 126 minuti del film, sta tutto nelle performance degli attori e delle - purtroppo pochissime - attrici, in special modo Jurnee Smollet nei panni dell'avvocato di Raymond Loewen. Insomma, si tratta di un film che anche senza particolari guizzi artistici riesce a portare sullo schermo una storia dal profondo calore umano, in cui il cast, più vivo che mai, ha saputo trasmettere idee ed emozioni, omaggiando le personalità reali e riportando l'attenzione del pubblico sull'ingombrante presenza della discriminazione razziale (non solo nel sistema giudiziario americano).