Adam McKay è un regista che di certo non è mai andato per il sottile con la sua ironia sferzante e i suoi passaggi comici caustici, ma il suo ritorno con il controverso Vice è l'ulteriore prova dell'inasprimento del dibattito politico e sociale negli Stati Uniti e nel mondo. Anzi, la facile connessione con un cinema (sebbene documentaristico) altrettanto politicamente militante come quello di Michael Moore ben evidenzia come i toni più dissacranti del passato siano diventati lo standard odierno quando si parla di Casa Bianca e dintorni.
Non è certo la prima volta che qualcuno fa le pulci all'amministrazione di George W. Bush junior, evidenziandone le inadeguatezza politiche nel periodo drammatico seguito alla caduta delle Torri Gemelle. Il grande pregio di McKay è quello di raccontare una storia nota da un punto di vista assolutamente inaspettato. Bisogna infatti essere molto addentro alla "cosa politica" statunitense per ricordare il volto, le parole e l'azione di Dick Cheney, il vicepresidente degli Stati Uniti di quel mandato durante cui gli equilibri si spezzarono definitivamente.
Corpulento, poco attraente, pessimo oratore, Cheney non faceva nulla per attirare l'attenzione, eppure pian piano riuscì ad ottenere per sé e la sua cerchia un potere quasi assoluto, sconfinato, distruttivo. Se Vice fosse la storia di un genio del male, di un burattinaio che nell'ombra gioca a muovere i personaggi sulla ribalta, non sarebbe entusiasmante la metà di quello che in realtà è. Quello di Adam McKay, pur con qualche eccesso e semplificazione, è un ritratto davvero brillante di come la mediocrità e l'inettitudine possano diventare pericolose e inarrestabili.
Vice - L'uomo nell'ombra: la trama del film
Lynne (Amy Adams) è stanca di correre dietro al marito: sperava di aver sposato un uomo che, finita la brillante carriera universitaria, sarebbe diventato qualcuno, assicurando a lei e alle sue figlie un avvenire rispettabile e sereno. Invece dopo essersi fatto cacciare dall'ateneo, Dick (Christan Bale) non fa altro che ubriacarsi e combinare disastri. La sonora ramanzina della moglie e la velata minaccia di abbandonarlo sortiscono un effetto straordinario. Pur rimanendo un inetto senza ideali, forti convinzioni o aspirazioni politiche, in pochi anni Dick diventa il protetto di Donald Rumsfeld (Steve Carell), un politico senza peli sulla lingua a capo di una corrente tutt'altro che moderata del partito repubblicano.
Potendo contare sull'assoluta lealtà di Dick - così privo di ideali e convinzioni da risultare scevro da ogni ombra di scrupolo o di rimorso - Donald Rumsfeld gli garantisce una scalata politica di tutto rispetto. Mentre la sua carriera viene punteggiata dagli infarti e dai suoi fallimenti come oratore e leader del partito repubblicano, Dick si crea un giro di amicizie potenti. Quel che difetta in intelligenza e carisma compensa in istinto: sa quando è il momento di rimanere nell'ombra, quando farsi da parte, come dire alle persone cose che non vorrebbero sentirsi dire, lasciando credere loro di aver preso una decisione indipendente.
Sfumata l'occasione di correre per la presidenza, Dick si lascia convincere ad essere il ripiego e il padrino di George W. Bush junior, un giovane altrettanto indifferente alla politica ma schiacciato dalla scomoda figura paterna. Il piano solo carezzato dai coniugi Cheney diventa improvvisamente un sogno a portata di mano: esercitare il potere assoluto sull'America, con una decisione cambiare il destino di persone ad ogni latitudine del mondo.
Vice - L'uomo nell'ombra: la recensione del film
È una chiusura del cerchio perfetta la constatazione dei limiti di Vice - L'uomo nell'ombra. I difetti di una pellicola davvero riuscita sono tutti da ascriversi a una certa tracotanza con cui McKay si affretta a giudicare non tanto l'uomo al centro del suo biopic caustico, quanto il pubblico a cui ne racconta la storia. Per un film capace di infrangere tante convenzioni cinematografiche e narrative, la superficialità con cui l'americano medio viene bollato come sciocco, noncurante e francamente idiota sembra un modo per farla breve, tirandosene fuori un stoccata ai Transformers di Michael Bay.
Non concordo invece con una parte della critica americana che ha bocciato il film, accusandolo di non risolvere il personaggio e - sotto sotto - non fare luce su nulla. È proprio questo il risvolto più oscuro e riuscito del film: non siamo di fronte a un Divo come l'Andreotti di Sorrentino, un uomo a cui viene riconosciuta una grande intelligenza messa al servizio di propositi luciferini. Cheney rimane un uomo politico piccolo così, il cui vero interesse è quello di assaporare il potere di poter dire una parola e distruggere delle vite o salvare i propri amici, magari facendo addossare la colpa ai compagni di partito più critici.
Come l'inetto ubriacone di inizio film diventi uno stratega che accentra nelle sue mani il potere della Casa Bianca è il vero punto chiave del film. McKay continua a mostrarci e ripeterci quanto il vicepresidente sia vile con i suoi elettori e persino con la sua famiglia, quanto tradisca chi gli è vicino per la smania di vedere quanto potere può procurarsi. Non è un gigante, è un uomo di media statura la cui ombra politica si allunga a dismismura sotto il sole della pochezza politica circostante.
Squadrone che vince non si cambia: tutti i portentosi protagonisti di La grande scommessa tornano qui e danno ancora una volta il meglio di sì. Con l'aggiunta di un Christian Bale ancora una volta trasfigurato nel corpo un'attrice eccezionale come Amy Adams. Cosa volere di più? Se non temete un film eccessivo, politico e senza freni inibitori, Vice - L'uomo nell'ombra è davvero imperdibile. Anche se vi tratterà un po' come degli idioti.
Vice - L'uomo nell'ombra sarà nei cinema italiani a partire dal 3 gennaio 2018.
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Voto di Cpop
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