Quando è uscito nel 2013 (in Italia a febbraio 2014), 12 anni schiavo ha colpito al cuore gli spettatori per la crudeltà di molti dei personaggi rappresentati e per l'efferatezza di alcune scene. Ma il film non fa altro che narrare fatti (purtroppo) realmente accaduti.
La drammatica vicenda del musicista e scrittore afroamericano Solomon Northup, rapito e ridotto in schiavitù nelle piantagioni della Louisiana, è una storia vera. E a raccontarla è stata proprio Solomon, nel libro autobiografico intitolato anch'esso 12 anni schiavo (Twelve Years a Slave).
Dopo 11 anni, 8 mesi e 26 giorni di prigionia, l'uomo ha riacquistato la libertà grazie all'aiuto dell'abolizionista canadese Samuel Bass e ha messo nero su bianco una eccezionale, tragica testimonianza della condizione degli schiavi neri d'Africa negli Stati del Sud dell'America prima della Guerra di Secessione.
Ma i preziosi ricordi di Solomon sarebbero andati perduti, se una ragazzina di nome Sue Eakin non si fosse appassionata alla sua incredibile e straziante avventura. Diventata adulta, è stata lei a riportare alla luce il libro dell'uomo più di 100 anni dopo la prima pubblicazione e - in definitiva - a fare finire la storia nei radar di Hollywood.
12 anni schiavo: il libro e la sua riscoperta
Solomon Northup ha pubblicato l'autobiografia 12 anni schiavo nel luglio 1853, dopo avere riacquistato la libertà il 4 gennaio dello stesso anno. Il libro, scritto in collaborazione con un celebre avvocato abolizionista di New York, David Wilson, è diventato un best seller dell'epoca, vendendo oltre 30mila copie e andando in ristampa nel 1868. In seguito, la storia di Solomon è caduta nell'oblio, fino a che è stata riscoperta dalla 12enne Sue Eakin nel 1930.
Stando alla versione acquisita come ufficiale, la ragazzina stava accompagnando il padre in un viaggio di lavoro in Louisiana. Vedendola annoiata, il proprietario di una piantagione l'avrebbe condotta nella sua biblioteca e le avrebbe dato da leggere proprio 12 anni schiavo.
Sue è rimasta folgorata dal racconto e dopo essersi laureata e avere conseguito un master in storia e uno in giornalismo, si è dedicata a ricostruire la vicenda. Il frutto del suo lavoro è Twelve Years a Slave - And Plantation Life in the Antebellum South, una riedizione del libro originale con molteplici note e commenti sulla vita di Solomon, oltre che con diverse mappe dei luoghi citati. L'opera di Sue è stata pubblicata nel 1968 e nel 2007 è uscita una nuova edizione arricchita e ampliata.
La passione e il grande lavoro di ricerca di Sue Eakin sono stati fondamentali per riportare alla luce la storia di Solomon e una importantissima testimonianza sullo schiavismo in America. Per questa ragione, il regista di 12 anni schiavo, Steve McQueen, ha reso omaggio alla studiosa scomparsa nel 2009 quando ha ricevuto l'Oscar per il Miglior film.
Il film 12 anni schiavo e la vera storia di Solomon Northup
Il film 12 anni schiavo è sostanzialmente fedele alla storia raccontata nell'omonimo libro, con alcune licenze e pochi cambiamenti funzionali alla narrazione cinematografica.
Come viene mostrato nella pellicola, Solomon Northup (interpretato da Chiwetel Ejiofor) è un violinista di circa 33 anni e vive da uomo libero nella città di Saratoga Springs, nello Stato di New York, insieme alla moglie Anne Hampton e ai figli (Elizabeth, Margaret e Alonzo nella realtà, solo gli ultimi due nella finzione).
La sua esistenza cambia drammaticamente nel 1841, quando una coppia di sedicenti agenti di spettacolo gli offre un ingaggio in un circo. Nel film, Solomon segue subito i due a Washington. Nella realtà, il terzetto fa una tappa intermedia a New York. Ma l'epilogo è uguale. L'uomo viene drogato (probabilmente con della belladonna), accusa un forte malessere e perde i sensi. Quando si risveglia, è senza vestiti e senza documenti, incatenato mani e piedi in una spoglia stanza di mattoni.
Solomon viene picchiato barbaramente dai suoi carcerieri, che vogliono che smetta di dichiararsi un uomo libero e ammetta di essere uno schiavo fuggiasco della Georgia. Nella pellicola il pestaggio è effettuato da un solo aguzzino, mentre nel libro sono due.
In seguito, Solomon viene imbarcato su un brigantino diretto in Louisiana sotto la falsa identità di Platt Hamilton, che diventa il suo nome da schiavo. Nella realtà come nella finzione, l'uomo progetta un ammutinamento insieme ad altri compagni di sventura. Ma il piano va a monte quando uno dei suoi complici muore. Nel film, per mano di uno dei membri dell'equipaggio, mentre cerca di impedire lo stupro di una donna. Invece, nel libro a uccidere l'uomo è il vaiolo.
La pellicola non mostra neppure l'incontro tra Solomon e il marinaio inglese John Manning. Quest'ultimo accetta di inviare una lettera a Henry B. Northup (avvocato, figlio dell'uomo che ha liberato dalla schiavitù il padre di Solomon e amico di infanzia di quest'ultimo), per informarlo della situazione dello sventurato musicista. Purtroppo, non conoscendo la destinazione finale del brigantino, l'avvocato Northup non può fare nulla.
Un'altra differenza tra finzione e realtà risiede nel fatto che, una volta arrivato in Louisiana, Solomon si ammala di vaiolo e rischia di morire. Invece, nel film non viene fatto cenno alla malattia e l'uomo viene subito venduto.
Il primo padrone di Solomon è il predicatore battista William Ford (interpretato da Benedict Cumberbatch). Nel libro, l'uomo è descritto come una persona perbene, che si ritrova a essere uno schiavista suo malgrado. Invece, pur rappresentando Ford come un uomo sostanzialmente buono, il film appare più critico nei confronti del predicatore.
Un'altra differenza tra realtà e finzione risiede nella rappresentazione del drammatico rapporto tra Solomon e il carpentiere John Tibeats (Tibaut nel libro, interpretato da Paul Dano).
Nel film, i due si scontrano fisicamente e Tibeats cerca di impiccare Solomon per vendetta. Ma viene fermato dal sorvegliante di Ford, che tuttavia lascia l'uomo appeso alla corda per un giorno intero. Alla fine, a liberare Solomon è il predicatore, che dopo l'episodio vende a malincuore lo schiavo al malvagio Edwin Epps per impedire che Tibeats lo uccida.
Nel libro, dopo il primo scontro tra Solomon e il carpentiere, Ford manda lo schiavo per un mese nella piantagione del cognato Peter Tanner. Ma al suo ritorno, Tibeats cerca di nuovo di assassinarlo. Ancora una volta, Solomon si salva e fugge nelle paludi circostanti. Quando fa ritorno, Tibeats (che ha comprato in precedenza lo schiavo da Ford) lo presta per 5 settimane a un coltivatore di nome Elderet. Poco dopo, lo vende definitivamente a Edwin Epps.
Edwin Epps (interpretato da Michael Fassbender) è l'ultimo padrone di Solomon (anche se nel film si vede che lo presta per un breve periodo a un altro possidente) e colui per il quale lo sfortunato musicista lavora per 10 dei suoi 12 anni da schiavo.
La disturbante crudeltà e il sadismo di Epps mostrati nella pellicola non sono esagerazione cinematografica, ma una trasposizione addirittura edulcorata della narrazione di Solomon. L'uomo frusta senza pietà gli schiavi che non portano a termine il lavoro che lui stabilisce per loro ed è ossessionato dalla giovane e abilissima raccoglitrice di cotone Patsey (interpretata da Lupita Nyong'o, che per la parte ha vinto l'Oscar come Migliore attrice non protagonista). Epps abusa sessualmente della ragazza e la picchia e la vessa per convincere sé stesso e la moglie, follemente gelosa, di non provare nulla per lei.
La brutale fustigazione alla quale viene sottoposta Patsey, prima per mano di Solomon obbligato da Epps e poi ad opera dello stesso Epps, corrisponde tristemente a realtà. Invece, la richiesta fatta dalla ragazza a Solomon di ucciderla e fare sparire il suo corpo è finzione cinematografica (nella realtà, è la moglie di Epps, Mary, a chiedere all'uomo di uccidere la schiava). Inventata è pure la conversazione tra Patsey e la padrona Shaw (anche se la donna nel libro viene menzionata).
All'opposto, l'incontro tra Solomon e Armsby, il sorvegliante caduto in disgrazia e ridotto a lavorare nei campi come gli schiavi, si svolge in modo pressoché identico nel film e nel libro. Credendo di potersi fidare, Solomon chiede all'uomo di scrivere una lettera ai suoi cari per avvisarli della condizione in cui si trova. Ma Armsby lo tradisce e rivela tutto a Epps. Miracolosamente, Solomon riesce a cavarsela senza conseguenze, facendo leva sull'orgoglio del padrone e inducendolo a credere che Armsby sia un bugiardo.
Per Solomon, la svolta (inaspettata ma sempre cercata) arriva quando incontra il carpentiere canadese Samuel Bass (interpretato da Brad Pitt). Convinto abolizionista, l'uomo prende a cuore la situazione dello sfortunato musicista e si prodiga per mettere al corrente i familiari e gli amici della sua condizione.
Nel film, la lunga e pericolosa attività portata avanti da Bass per liberare Solomon non viene mostrata. Nella realtà, il carpentiere corre dei rischi enormi scrivendo delle lettere a due negozianti di Saratoga amici di Solomon, Cephas Parker e William Perry, e all'avvocato Henry B. Northup (lo stesso che aveva ricevuto la missiva spedita dal marinaio inglese John Manning).
Bass firma le lettere a nome di Solomon Northurp, non svela la propria identità e non fa il nome di Epps. Tuttavia, rivela abbastanza dettagli per fare mettere in moto la macchina dei soccorsi. L'avvocato Northup, dietro mandato del Governatore di New York, parte per la Louisiana e grazie a un collega del posto, John Pamplin Waddill, si mette sulle tracce del carpentiere. Quando finalmente lo trova, quest'ultimo gli racconta tutto, rivelandogli il nome da schiavo di Solomon e dove si trova.
Nel libro, è proprio l'avvocato Northurp ad andare a prendere l'amico di infanzia nella piantagione di Epps, il 4 gennaio 1853. Invece, nel film è Cephas Parker.
Realtà e finzione tornano a coincidere nel finale della pellicola, quando Solomon torna a casa e trova Margaret adulta, sposata e con un figlio, che ha chiamato proprio come il nonno scomparso 12 anni prima.
Il film si chiude sull'abbraccio tra Solomon e i suoi familiari, ma alcuni brevi testi prima dei titoli di coda rivelano che l'uomo ha provato a perseguire i suoi rapitori senza successo.
L'arco di tempo della battaglia legale combattuta da Solomon tra il 1853 e il 1857 corrisponde anche alle ultime (frammentarie) notizie sulla sua sorte.
Nel 1855, l'uomo viveva con la figlia Margaret e la famiglia di lei a Queensbury, nello stato di New York. Ma nel censimento del 1860 di lui non c'è traccia, così come in quello del 1865, in cui però sono registrati la moglie Anne e i figli Elizabeth e Alonzo. Inoltre, nel necrologio della donna datato 1876, quest'ultima viene indicata come "vedova".
Cosa è accaduto a Solomon Northup dopo il 1857? La sua fine resta un mistero.
Secondo alcune voci, l'uomo sarebbe stato di nuovo rapito. Ma la tesi appare poco credibile, dato che all'epoca avrebbe avuto 50 anni e non sarebbe stato di alcun interesse per i commercianti di schiavi.
Invece, data la sua adesione al movimento abolizionista, appare più probabile l'ipotesi che sia diventato un attivista della Underground Railroad, l'organizzazione clandestina che aiutava gli schiavi a fuggire negli stati liberi. Poiché la rete operava nella più totale segretezza, è plausibile che Solomon abbia scelto un basso profilo, fino a scomparire.
Ma anche se di lui non si conosce la data della morte, né la causa, né il luogo dove è sepolto, una cosa è certa. Con la sua strenua volontà di sopravvivere e mantenere intatta la propria dignità di uomo documentata nella autobiografia 12 anni schiavo, Solomon Northup ha lasciato una testimonianza di incommensurabile valore storico e umano.
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