18 regali è un film tratto dalla storia vera di Elisa Girotto, la mamma della provincia di Treviso scomparsa nel 2017, una donna che ha lasciato una figlia piccola e un’eredità molto tenera.
Consapevole di essere affetta da una malattia purtroppo incurabile, Elisa di fronte all’ultima prognosi non si è persa d’animo ma ha pensato a una lista di 18 regali, uno per ogni compleanno, per accompagnare in qualche modo la figlia Alice, nata nel 2016, fino alla maggiore età.
Lo spunto, diventato notizia di cronaca, è stato colto da Francesco Amato, che si è avvalso della collaborazione di Alessio Vincenzotto, marito di Elisa, per realizzare un film con Vittoria Puccini nel ruolo della mamma, Benedetta Porcaroli in quello della figlia ed Edoardo Leo in quello del padre Alessio.
La pellicola, uscita nelle sale il 2 gennaio 2020 e da maggio 2021 disponibile su Netflix, è tratta liberamente dalla storia vera per raccontare un’indagine emozionale, un viaggio spirituale con uno spunto fantastico alla Ghost per dare una "seconda possibilità metafisica" al rapporto madre-figlia mai sviluppato.
Scopriamo quindi questo viaggio (immaginifico? Reale?) della diciottenne Anna, arrivata con rabbia e frustrazione al suo ultimo compleanno “in compagnia” dei regali di sua madre. La ragazza avrà l’opportunità di conoscere Elisa per la prima volta.
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Il finale del film
Anna la sera del suo compleanno fa un incidente. A investirla, in una galleria, durante una notte di pioggia, è proprio sua madre Elisa 35enne, alla guida della propria auto. Anna è finita non si sa come nel 2001, e conosce la donna che l'ha generata.
Uno spunto paranormale che ha catapultato Anna nella vita di Elisa al sesto mese di gravidanza, proprio nel giorno della diagnosi della sua malattia.
Sconvolta dopo il risultato degli esami, Elisa tornando a casa ha investito questa misteriosa ragazza, inconsapevole che si tratti proprio di Anna appena diventata maggiorenne, e in arrivo “dal futuro”. L'occasione bizzarra dà modo alle due di trascorrere del tempo insieme.
Alla fine Elisa e Anna hanno cementato un rapporto, fatto di conflitti e di avvicinamenti (proprio come un legame qualunque mamma-figlia) e nel camerino di un negozio, quando Elisa sta scegliendo un lungo abito blu come ultimo e diciottesimo regalo per la figlia, Anna le confessa la sua vera identità.
La madre le crede subito, spinta dalle ragioni del cuore più che dalla razionalità (senza porsi troppo il problema della fattibilità di un evento del genere) e subito dopo scopriamo che entrambe, forse, hanno sognato.
Elisa ha avuto un malore proprio fuori dal camerino e i medici hanno deciso di farla partorire prima che sia troppo tardi. Quando ha ripreso i sensi, nella stanza d’ospedale, la donna ha chiesto subito di Anna adulta, ma Alessio, suo marito, l'ha rassicurata sul fatto che era un sogno e che non avrebbe dovuto turbarsi.
Anna intanto, in seguito all'incidente di diciotto anni dopo, si sveglia in un’altra stanza d’ospedale dopo che le è stato indotto il coma farmacologico. L’incontro con sua madre incinta di lei è stato solo un'allucinazione?
Così sembrerebbe.
Ma le cose stanno diversamente.
Anna, dopo quei mesi nel 2001 che terminano con il risveglio dal coma, torna alla sua vita normale, ma con una diversa attitudine d’animo. Dopo aver conosciuto sua madre, la sua forza e la sua sofferenza, ha fatto pace con l’idea della morte ed è pronta a festeggiare il diciottesimo compleanno con parenti e amici.
A casa, trova il regalo finale di Elisa. Una lettera, scritta proprio prima del parto cesareo, in cui sua madre ha cercato di trasmetterle i propri valori, la voglia di vivere, l’approccio positivo e “grato” al mondo, l’importanza di organizzarsi per non perdere neanche un minuto sulla terra, e per conservare sempre la fiducia negli altri.
“Non chiederti perché. Non c’è un perché, c’è solo la vita”, scrive la donna in sala operatoria, proprio prima di vedere un attimo sua figlia e chiudere gli occhi per sempre.
Dopo questo sogno o viaggio Anna è pronta a vivere in modo diverso, ma prima dei festeggiamenti l’attende un altro dono a sorpresa: quello di suo padre.
Alessio le ha preparato l’abito blu che aveva scelto per lei Elisa, proprio quando Anna le stava confessando di essere sua figlia. Una “self revelation” che ci fa capire che la ragazza non ha semplicemente sognato.
Anche se è fuori moda, come lei stessa aveva detto a Elisa nella boutique, Anna lo indossa con grande felicità. E mentre corre in giardino ricorda la frase di sua madre, la madre che ha conosciuto nel suo breve viaggio nel tempo.
“Non hai un paio di scarpe decenti?”
Elisa sorride e indossa le sneakers insieme all’abito elegante.
La spiegazione del finale
Il finale di 18 regali è molto lineare ed è facile capire dove ci porta la scoperta del vestito blu.
Quell’abito lo aveva scelto Elisa per Anna, proprio prima di partorire (e di morire) come ultimo della sequenza di doni per i suoi compleanni.
“Tra 18 anni sarà fuori moda” aveva commentato la figlia, con il suo approccio distruttivo. Poi però aveva avuto un momento di emozione e aveva confessato a Elisa di essere proprio lei la bambina che stava per nascere.
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Un paradosso alla Ritorno al futuro che però in questo caso non ci interessa nei termini sci-fi o paranormali, ma solo ed esclusivamente dal punto di vista del cuore.
La vita, quella vita che tanto amava sua madre, ha deciso di “regalare” ad Anna ed Elisa un’altra possibilità: quella di trascorrere gli ultimi mesi della vita della donna insieme, proprio come mamma e figlia.
Pochi giorni, segnati dallo shock della diagnosi ricevuta dalla donna, ma ricchi anche di momenti divertenti, teneri, drammatici, conflittuali. In quattro mesi Elisa e Anna riescono a conoscersi, scontrarsi, litigare e volersi bene, mentre la mamma, da grande organizzatrice, progetta i regali: un piano ("Preferivo una batteria", suggerisce Anna), un corso di inglese, un viaggio.
Elisa, in fin di vita e davanti a quella che scopre essere sua figlia grande, non ha bisogno di capire come Anna possa trovarsi lì. Le interessa solo il perché, e si sente grata perché il desiderio più grande è stato esaudito: ha conosciuto la sua bambina. La vita è stata crudele, ma in piccola parte si è riscattata.
Il risveglio in simultanea delle due (Elisa nella stanza d’ospedale, Anna in Terapia intensiva) fa pensare che il loro incontro sia stato una suggestione partorita dalla mente della ragazza o di entrambe.
Eppure in qualche modo quello che abbiamo visto è reale: a testimoniarlo è proprio il vestito blu, che Anna serba nei ricordi freschi dei suoi mesi nel 2001. Un simbolo che ci fa capire che nessuna ha immaginato niente: le due si sono conosciute in qualche dimensione parallela di sospensione del tempo, proprio come avviene in Ghost, valicando il confine tra vita e morte.
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Elisa con i suoi insegnamenti e la sua lettera è riuscita a trasmettere qualcosa di sé, del proprio modo di vedere il mondo, ad Anna. Ma soprattutto le ha insegnato, senza alcun rancore verso quello che un crudele destino aveva in serbo per lei, a “non guardarsi indietro con rabbia”, parafrasando la canzone che lei e Alessio ballano al loro matrimonio: Don’t look back in anger, degli Oasis.
Dopo aver letto la lettera, Anna torna in piscina e fa il suo tuffo più spettacolare. Ora è pronta a vivere.
L’ultima battuta sulle scarpe riporta la storia sui binari della normalità. Quante volte le figlie si sentono rimproverare dalle mamme per come si vestono? Anna desiderava questo, e lo ha avuto.
Elisa disapprova le sue sneakers e questo la rende paradossalmente molto felice, proprio nel giorno in cui diventa adulta.
La lettera di Elisa
In sala parto Elisa scrive la sua lettera per Anna, che è l’ultimo regalo, a cui allega la propria ricetta delle frittelle di mele.
Cara Anna,
ho la testa piena di pensieri. Vorrei dirti tante cose, com’è la vita e come va affrontata. Vorrei trasferirti il mio modo di fare e di pensare, essere al tuo fianco nei momenti e in quelli brutti. Ma non si può, il destino ha deciso così. Forse sei arrabbiata adesso: ti chiedi perché, perché proprio a te. Be’, sappi che me lo chiedo anche io. Continuamente. Non c’è un perché, c’è solo la vita, e credimi non vale la pena viverla da arrabbiata o da triste. Anche solo perché sei più bella quando ridi, ne sono sicura. Questo è il mio ultimo regalo: stamattina ho sognato che le cucinavamo insieme, spero che ti piacciono. Ci manca solo un pizzico d’amore ma quello ce lo metterai tu. Lo so che starai pensando: "Ancora questi regali, che palle!". Ma tu non sai quanto mi ha fatto bene pensarli, pensare a te, a cosa ti avrebbe aiutato a diventare una persona migliore. E scusami piccola mia se qualcuno l’ho sbagliato, ma era l’unico modo per sentirmi più vicina a te. Ora ti devo lasciare. Ormai sei diventata una donna e dei miei regali non hai più bisogno. Ma ricorda, anche nel giorno più luminoso potrai vedere la mia stella.
Ti amo alla follia,
Elisa, la tua mamma
Una storia intensa e commovente, che nel finale fa sperare che esista davvero una connessione tra persone che si amano, più forte della morte di qualunque tragico destino.
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