22.11.63: Commento all'episodio 7 "Tiratore scelto"

Autore: Luca Nebbioli ,

Tic tac, tic tac, tic tac.

Il tempo stringe e manca ormai pochissimo alla resa dei conti finale, ma purtroppo #Jake è quanto più lontano possibile dal suo obiettivo essendo costretto in un letto d'ospedale privo di sensi (e di memoria). Questo è solo l'ennesimo ostacolo che gli ha posto di fronte il passato, che non si smentisce e "non vuole essere cambiato".

Il suo compagno di mille battaglie Bill è invece confinato in manicomio da ormai diverso tempo. È una mente corrotta, un'entità ormai estranea che sembra voler chiudere i rapporti con tutto ciò che riguarda il passato (o il futuro per essere più precisi) buttandosi dalla finestra. A questa triste uscita di scena di #Bill viene però negato il giusto respiro, una riconoscenza dovuta a un personaggio che è sempre stato un forte appoggio per il protagonista.

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Jake è frastornato, vittima di visioni confuse e istanti spariti nei meandri più oscuri della memoria. Sarà Sadie a riportarlo alla realtà, trasformandosi da dolce distrazione in leva principale dei suoi ricordi. Basterà trascinarlo là dove tutto era iniziato, in quella casa dove lui e Bill avevano cominciato a spiare il vicino, quel #Lee Harvey Oswald presunto assassino dell'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America.

Bastano poche chiacchiere con l'ex marine e nella mente di Jake si dissipano le nubi. Un susseguirsi frenetico di momenti passati si fa largo, facendo riaffiorare la ragione per cui lui è lì e facendogli prendere la decisione di porre fine alla vita del killer. Ma proprio nel momento clou Jake deve ritirare gli artigli perché Lee indossa una nuova maschera, quella di premuroso padre di famiglia, lontano anni luce dallo spietato killer che potrebbe uccidere JFK.

Ma senza dubbio, l'implacabile dominatore di questa puntata è il tempo. L'incessante ticchettio di un orologio e uno snervante countdown ci proiettano all'incontro con "l'uomo con la tessera gialla" che ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, che è impossibile cambiare il corso della storia. Tutti gli sforzi del protagonista potrebbero rivelarsi inutili perché il tempo la farà sempre da padrone e lui non può farci nulla, il passato gli metterà sempre i bastoni fra le ruote impedendogli di portare a termine il suo compito.

Il nostro professore d'inlgese è sommerso di dubbi ma sarà ancora Sadie a riportarlo in carreggiata, ricordandogli che "è venuto qui per un motivo" e quel motivo lo deve portare a Daily Plaza il 22 novembre del 1963, quando Lee Harvey Oswald compierà il suo gesto scellerato.

Freddo e spietato, fucile in mano, Lee si avvicina al punto prescelto intonando una canzone, ma non una a caso, "Soldier Boy". Il brano, portato al successo dalle Shirelles negli anni '60, racconta la storia di una ragazza follemente innamorata del suo soldato, purtroppo costretto a partire in guerra. Vi ricorda nulla?

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Ora però è la metodicità a farla da padrone: Lee ripercorre maniacalmente quei movimenti provati dieci, cento, mille volte nella sua testa. Gli scatoloni posizionati con precisione, la pulizia del fucile e la carica dei colpi, per finire con lo studio del punto di osservazione. Poi Lee si siede e attende il passaggio dell'auto presidenziale, quell'istante che aspetta da tanto, troppo tempo. 

Il passato sarà dalla sua parte impedendo a Jake di intervenire oppure il killer russo riuscirà nel suo intento?

Lo scopriremo nell'ultimo episodio di #22.11.63 in onda lunedì prossimo alle 21.00 in prima assoluta su FOX.

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