365 giorni e White Lines finiscono sotto accusa e al centro della discussione politica in Gran Bretagna. L'associazione Pro Empower, fondata da donne che hanno subìto abusi e impegnata nella segnalazione di molestie e cattive condotte sessuali nel campo dell'istruzione superiore, ha inviato una lettera aperta a Netflix per chiedere alla piattaforma streaming di inserire un avvertimento prima della visione o rimuovere del tutto i due contenuti dal servizio.
La richiesta arriva nei giorni successivi al messaggio della cantante Duffy, che ha accusato il "50 sfumature polacco" con Michele Morrone e Anna Maria Sieklucka di "rendere glamour lo stupro". Le obiezioni che Pro Empower muove contro il thriller erotico e la serie di Álex Pina sono le stesse: i due prodotti "romanticizzano" l'abuso, suggeriscono una visione romantica delle relazioni tossiche e promuovono la "cultura dello stupro".
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L'accusa a #365 giorni è di offrire al pubblico "atti di violenza sessuale, controllo coercitivo, mascolinità tossica e sindrome di Stoccolma, solo per citare alcuni dei suoi temi". Netflix, inoltre, inserisce questo contenuto in catalogo sotto il genere "romantic cinema".
Anna Fearon, attivista e promotrice della lettera aperta, ritiene che il film basato sulla trilogia erotica di Blanka Lipińska "glorifica, promuove e romanticizza la violenza maschile, punto e basta".
Una petizione dell'associazione sostiene che Netflix debba inserire un avvertimento e "almeno riconoscere la natura problematica del film e rivalutare la sua categorizzazione" perché "l'aggressione sessuale che avviene all'interno del film può essere potenzialmente dannosa per le vittime di atti di questa natura".
Pro Empower analizza scena per scena 365 giorni in un altro documento postato su Google Docs, sottolineando tutti i momenti di violenza e coercizione presenti nel film.
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In uno dei commenti apparsi su Twitter, si tira in ballo anche #White Lines: la Fearon chiede a Netflix di rimuovere il poster promozionale nel quale Alex (Tom Rhys Harries) abbraccia la fidanzata Kika (Zoe Mulheims) in una piscina, intento con una mano a stringere la sua gola.
White Lines promuove lo strangolamento non letale. Sembra proprio che Netflix abbia la tendenza a glorificare la violenza maschile.
"Mi si è stravolto lo stomaco quando ho letto la trama": così Anna Fearon si riferisce a 365 giorni. Secondo l'attivista, la storia dei due protagonisti, Massimo e Laura, è una versione glamour del caso Josef Fritzl, l'austriaco 73enne che per 24 anni ha tenuto sequestrata la figlia Elisabeth nel bunker della sua abitazione, violentandola ripetutamente e rendendola madre per sette volte.
Quanto a White Lines, la Fearon chiama in causa i festini dissoluti che appaiono nell'arco della serie e soprattutto l'orgia del primo episodio.
Danno alla gente l'idea che la violenza maschile sia bella e accettabile, fintanto che il protagonista è sexy. Il messaggio che questo tipo di prodotti invia è: gli uomini possono infliggere dolore e tortura alle donne, e le donne devono essere sottomesse.
365 giorni e White Lines non hanno nulla di sensuale o erotico, secondo la Fearon.
Qui c'è solo distruzione. Film e serie come queste lasciano vittime come me con un ulteriore stress post-traumatico e pensieri suicidi.
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La lettera aperta inviata a Netflix arriva nei giorni successivi ad un importante annuncio del governo britannico: come riporta la Bbc, il Ministro della giustizia Alex Chalk vuole vietare la cosiddetta "difesa del sesso violento" ("rough sex defence") nella nuova legislazione sugli abusi domestici.
Chalk ha dichiarato che è "inconcepibile" che la morte di una donna sia "giustificata, scusabile o legalmente difendibile" semplicemente perché ha acconsentito ad un rapporto spinto. Nel Domestic Abuse Bill, che diventerà legge in Inghilterra e Galles entro la fine dell'anno, verrà impedito agli avvocati di usare questa difesa nei casi di violenza domestica.
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I numeri nel Regno Unito sono chiari, li riporta l'associazione We Can't Consent To This. Sono 60 le donne britanniche che dal 1972 ad oggi sono state uccise durante i cosiddetti "giochi sessuali finiti male". Nel 45% di questi casi, l'accusa è stata di omicidio colposo e la condanna molto leggera, e in alcune situazioni la morte non è stata neanche indagata come un crimine.
Ci sono anche 115 persone – tutte donne, tranne una – che sono state costrette ad andare in tribunale per dire che hanno acconsentito a lesioni violente. Le pratiche citate includono il waterboarding, ferite ed escoriazioni di vario tipo, le percosse, l'asfissia e, appunto, lo strangolamento.
La richiesta di Anna Fearon a nome di Pro Empower è diretta e precisa: "Voglio vedere un mondo in cui film come 365 giorni sono scomparsi perché dannosi per la società".
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