La differenza tra #Cinquanta sfumature di grigio (e i suoi due sequel) e 365 giorni, il thriller erotico polacco che porta sullo schermo il romanzo best seller di Blanka Lipińska, è che in quest'ultimo le scene esplicite ci sono eccome.
Diversamente dalla saga BDSM dalla morale pruriginosa di E.L. James con Dakota Johnson e Jamie Dornan, il film di Barbara Białowąs e Tomasz Mandes con Anna Maria Sieklucka e Michele Morrone è una storia torbida e passionale che ha tutti gli ingredienti per dividere gli spettatori.
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Dopo aver sfondato al botteghino polacco, #365 giorni è arrivato su Netflix (in Italia lo vedremo a partire dal 14 giugno) e ovviamente sta già facendo discutere perché spinge sull'acceleratore nei momenti più hot. La storia è quella di Massimo Torricelli, un boss mafioso che si innamora di Laura, una donna in carriera di Varsavia arrivata in Sicilia per una vacanza con il fidanzato.
Invece di corteggiarla con un mazzo di fiori o una cena di lusso, l'affascinante criminale ha la brillante idea di rapirla e sottoporla ad un campionario di perversioni finché lei, che all'inizio resiste ma poi si lascia andare, non ricambierà i suoi sentimenti nell'arco di un anno.
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Fin qui la trama. Ma lo "scandalo" (o presunto tale) del film è soprattutto in alcune scene, che hanno suscitato scalpore tra gli utenti della piattaforma streaming in tutto il mondo. Alcuni hanno elogiato le esplosioni di desiderio raccontate, mentre altri sono apparsi così turbati dal softcore sadomaso del thriller da ripensare ai loro abbonamenti.
Le accuse sono chiare: 365 giorni è un prodotto misogino e sessista, privo di qualsiasi ironia.
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Un "cattivo esempio" secondo molti, con scene di sesso spinto sì crude e realistiche, ma figlie di un becero immaginario sentimentale.
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La relazione tra Massimo e Laura si basa su un rapimento: un gesto di coercizione, costrizione e vessazione inaccettabile per parecchi spettatori perché potrebbe far aumentare i rapporti malati, con il rischio che si finisca per legittimare la violenza sulle donne come atto di dominazione.
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E a chi lamenta che le acrobazie sessuali sullo yatch e nella stanza dei giochi siano prossime al porno, risponde un abbonato di PornHub che ha ottenuto un milione di visualizzazioni nel giro di poche ore postando un video-montaggio dei 13 minuti di amplessi sulla principale piattaforma di contenuti a luci rosse del mondo.
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Le critiche non finiscono qui: 365 giorni tende a "romanticizzare" un sequestro di persona e la Sindrome di Stoccolma. Una tendenza pericolosa in un momento storico in cui i numeri della violenza di genere sono in aumento, specie in Italia: nel 2020, da inizio gennaio a fine maggio, le vittime di femminicidio sono state già 29 secondo la lista fornita da FemminicidioItalia.info.
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Ma c'è ovviamente qualche spettatore che ravvisa dei motivi di interesse nel film, come un utente secondo il quale "la finzione è un luogo sicuro per le donne per esplorare la loro sessualità senza paura o vergogna".
Se criticate film del genere soltanto per questo motivo siete un altro sottoprodotto della misoginia interiorizzata e dei grossolani standard puritani imposti alle donne da secoli.
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Voi che ne pensate? Avete visto 365 giorni o lo state ancora aspettando su Netflix? È davvero così tossico e dannoso come sostengono in molti?
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