A muso duro e pugni serrati: Mathieu Kassovitz porta la boxe a Locarno 70

Autore: Elisa Giudici ,

Quello iniziato venerdì 4 agosto 2017 è stato un fine settimana votato al fascino maschile alternativo al Festival di Locarno 2017. A incarnarne il talento e la forza sul palco di Piazza Grande si sono alternati due uomini e due interpreti davvero agli opposti. Dopo le toccanti parole dello schivo e riservato Adrien Brody, che ha sorriso emozionato al pubblico elvetico, non poteva calcare il palco di Piazza Grande un personaggio più differente.

Mathieu Kassovitz è simile al collega newyorkese solo per il modo in cui il suo volto e il suo fisico rifuggono lo standard hollywoodiano: da Il Quinto Elemento al cult del 1995 L'Odio, il suo volto si è deformato su grande schermo per effetto delle emozioni più estreme: paura, pazzia, dolore e desiderio. 

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Sul palco di Piazza Grande invece non lo abbondonano mai un sorriso un po' beffardo e un'attitudine giocosa, tanto che il pubblico non può fare a meno di ridere a più riprese. Sale sul palco con il telefonino alla mano, pronto a fare un breve video che diffonderà sul suo account Instagram. Sia prima sia dopo la consegna del premio Excellence Award Moët & Chandon, non molla un attimo il fidato bicchiere di champagne, da cui beve generose sorsate a più riprese.

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Scherza persino con i compagni di set, che hanno fatto il percorso inverso: loro erano boxeur e ora sono divenuti attori; lui ha messo da parte la sua lunga e onorata carriera per disputare il suo primo incontro professionistico a giugno 2017

Mathieu Kassovitz diventa un pugile (per davvero) in Sparring

Il pugilato è uno sport che attrae irresistibilmente i cineasti come Samuel Jouy, affascinati dalle storie di uomini colpiti duramente dentro e fuori dal ring. Il protagonista del suo Sparring è un pugile giunto a fine carriera che ha le uniche consolazioni negli affetti familiari. Il suo promettente futuro professionistico si è presto consumato in una percentuale troppo alta e dolorosa di sconfitte subite sul totale degli incontri disputati. 

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Quando gli viene proposto di fare da sparring partner per un promettente astro della boxe, decide per il bene della sua famiglia di incassare questo ulteriore colpo all'orgoglio, preparandosi a diventare il "sacco umano" del giovane collega.

Cosa c'è di così affascinante nella boxe da attrarre tanto il cinema e da sedurre un interprete celebre come Mathieu Kassovitz? Lui risponde così:

È la sua componente istintiva e primitiva, è uno sport praticato dagli uomini sin dalla notte dei tempi. Si tratta di un gesto naturale, così umano da essere istintivo. Credo sia questo che ha attratto me e Samuel. Io poi mi sono così tanto appassionato che ho cominciato a combattere da professionista: è la mia nuova sfida. 

Mathieu Kassovitz scherza e brinda a Locarno 70

Saranno state le bollicine francesi, sarà stato il clima caldissimo di Piazza Grande, sta di fatto che l'attore francese ha catalizzato l'attenzione di tutti con un look e un atteggiamento del tutto informali

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Dopo aver ricevuto il Pardo, Mathieu Kassovitz ha continuato sorridente a sorseggiare champagne e a scherzare con i compagni di set. Ecco qualche scatto dalla cerimonia di premiazione: 

Le nuove sfide di Mathieu Kassovitz raccontate a Locarno 70

Difficile non ricorrere ai termini "fisico" e "concreto" quando si parla di Mathieu Kassovitz, dei suoi film e della sua carriera. D'altronde a lanciarlo è stato il film cult L'Odio (con cui vinse il premio alla regia a Cannes), che portò prepotentemente alla ribalta la quotidianità drammatica e violenta delle periferie, dimenticata eppure attualissima. Kassovitz precisa:

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Non ho scoperto nulla con L'Odio, non ho anticipato un problema. Semplicemente lo avevo davanti agli occhi tutti i giorni e per me era facile da leggere. Alle volte mi tuffo nell'attualità con un progetto, altre sento il bisogno di allontanarmi. 

Da Il Favoloso Mondo di Amélie a Il Quinto Elemento, Mathieu Kassovitz è fuggito in ogni genere e fantasia, ma con una continua costante: lasciare che il cinema consumasse e plasmasse il suo corpo, oggetto concreto e principale in tutte le sue pellicole. Un sogno per ogni regista a cui ha prestato le proprie fattezze, spesso in ruoli antitetici tra loro: 

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Io in realtà mi sento innanzitutto regista, perché il mestiere dell'attore è molto limitante. In un certo senso recitare è un processo naturale, ma il tuo raggio d'azione è limitato, perché è sempre il regista a scegliere per te. 

Una mente creativa che porta l'attualità sul grande schermo, un corpo al servizio delle esigenze creative dei registi e pronto a farsi guidare, un'energia pura su schermo e sul ring: non è difficile capire perché Mathieu Kassovitz brindi sorridente, stringendo il premio Excellence Award Moët & Chandon.

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