Anche Microsoft chiude con Huawei: MateBook X Pro (e non solo) scomparso dallo store

Autore: Pasquale Oliva ,

Il ban di Huawei a opera del governo degli Stati Uniti d'America è l'argomento della settimana. In seguito all'ordine esecutivo che porta la firma del Presidente Trump, alcune aziende leader del settore tech come Google, Intel e Qualcomm hanno chiuso i rapporti con l'azienda cinese; rottura resa meno amara dalla licenza temporanea di 90 giorni concessa dal Dipartimento del Commercio.

Ma se Google e altre società si sono esposte, lo stesso non si può dire di Microsoft, che fornisce la licenza di Windows per i notebook di Huawei. A oggi non è ancora arrivato un comunicato ufficiale da parte del gigante con al timone Satya Nadella, ma qualcosa inizia a muoversi. The Verge riporta infatti che il MateBook X Pro - uno dei migliori notebook in termini di rapporto qualità-prezzo - è "misteriosamente" scomparso dallo store online della società di Redmond.

Huawei
Immagine stampa di Huawei MateBook X Pro

Il notebook è scomparso dai radar nelle ultime ore, ma non è tutto. Su Microsoft Store è scomparso infatti ogni riferimento a Huawei, anche nella versione italiana della piattaforma. Tra i risultati di ricerca non appare alcun dispositivo della società cinese. Una chiara presa di posizione di Microsoft, di cui si attende però un comunicato ufficiale o quantomeno un commento sulla delicata situazione.

Addio Android, addio Windows

La fine dei rapporti con Google obbliga Huawei a puntare tutto su un proprio sistema operativo (quasi sicuramente basato sulla versione open source di Android), che in base a quanto dichiarato dal CEO, è stato già sviluppato. Quello dell'azienda cinese però dovrà fare i conti con assenze importanti, ovvero Play Store e tutti quei servizi di proprietà di Google oggi fondamentali per la maggior parte degli utenti, come Gmail, Google Maps e YouTube.

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Ma alla luce delle notizie non certamente positive che giungono dagli uffici di Microsoft, quale sarà invece il destino dei notebook di Huawei?

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Scartando, per ovvi motivi, l'opzione macOS, l'unica alternativa sembra essere una distribuzione personalizzata di Linux. Sì perché non esiste un'unica versione di Linux, ma più distribuzioni create da community o società (che potrebbe essere il caso di Huawei).

Un sistema operativo per smartphone e tablet basato su Android - con tutti i limiti del caso - potrebbe anche attirare l'attenzione di potenziali clienti, considerando anche l'ottima (e indiscutibile) fattura dei dispositivi mobili Huawei, ma quanti sarebbero disposti a spendere anche oltre mille euro per un notebook che può eseguire null'altro che una versione personalizzata di Linux?

Futuro in dubbio

Sistemi operativi proprietari (o personalizzazioni) a parte, non deve essere sottovalutato il danno all'immagine di Huawei. Le accuse del governo USA sono estremamente pesanti, e nonostante al momento non siano state divulgate prove dell'effettiva pericolosità di Huawei (sfruttata, si dice, dal governo cinese per spiare le comunicazioni sul territorio statunitense), molti utenti hanno già deciso di abbandonare la nave, decidendo di vendere il proprio dispositivo prima che la situazione peggiori ulteriormente.

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E se oggi gli attuali clienti Huawei stanno pensando di correre ai ripari e salvare il salvabile, quanti in futuro sposeranno la causa della società di Shenzhen?

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