Dalle tensioni diplomatiche tra Londra e Mosca nella realtà a quelle che continuano a consurmarsi nelle nostre sale cinematografiche con film come Red Sparrow, la Guerra Fredda sembra davvero più calda che mai. Proprio quando la tecnologia e i nuovi assetti mondiali sembravano aver mandato in soffitta il mestiere (e il fascino) dell'agente infiltrato in territorio nemico, sempre più scrittori e studios hanno deciso di puntare sul genere dello spionaggio.
Nostalgia per una guerra silenziosa ma ancora giocata da uomini in carne e ossa o fascino senza tempo della paranoia da doppio e triplo gioco? Difficile dare una risposta precisa. Quel che è certo è che, dai romanzi cult di John Le Carrè in giù, ogni storia sullo scontro tra Mosca e il Blocco Occidentale è una valida candidata per un adattamento filmico o televisivo. Così è successo anche per la fortunata graphic novel scritta da Antony Johnston e illustrata da Sam Hart, adattata da David Leitch in uno dei film più sexy e accattivanti della scorsa estate cinematografica.
Atomica Bionda: le origini di Lorraine Broughton
L'ex stuntman diventato regista Leitch non ha mai fatto mistero di aver fortemente rimaneggiato il fumetto su cui si basa Atomica Bionda, che si rivela poco più che un punto di partenza e d'ispirazione per il film con protagonista una strepitosa Charlize Theron. Tuttavia non si può che rimanere sorpresi addentrandosi tra le pagine di La città più fredda, un abrasivo fumetto noir che con il film sembra giusto condividere il nome della protagonista e l'ambientazione nella Berlino del 1989.
Lorraine Broughton è sempre una spia di grande esperienza del MI6 che si ritrova con una missione quasi impossibile per le mani a Berlino, nei concitati giorni precedenti alla caduta del muro. Spogliato dall'aria glamour, sexy e punk della trasposizione cinematografica, questo paranoico gioco di spie risulta quasi irriconoscibile. A tesserne le trame e i tradimenti è Antony Johnston, che nel genere letterario del thriller e nel mondo del fumetto si muove da tempo e con agio.
Sin da subito il suo intento non sembra mai quello di voler sorprendere il lettore con mirabolanti colpi di scena né ridisegnare con qualche colpo di mano i confini già tracciati di un genere ben codificato in ogni medium narrativo. La città più fredda riporta invece lo sporco e disumano lavoro della spia alle sue origini: mentire, uccidere, ricattare, tentare di portare la pelle a casa. Lorraine Broughton in queste attività si dimostrerà una maestra, anche senza la prorompente bellezza di Charlize Theron e il suo essere letale con una pistola o a mani nude.
Dopo parecchi delitti e crescenti sospetti, scopriremo chi ha ucciso BER-2, il secondo uomo del MI6 all'ombra del Muro - tra mangiarane, mangiaspaghetti, emissari del KBG e amici della CIA - e che fine abbia fatto la fantomatica lista di tutti gli agenti presenti in città che Lorraine è stata incaricata di recuperare. Delle motivazioni che la spingono a praticare un mestiere così estremo, del suo passato e del suo futuro però rimaniamo quasi del tutto all'oscuro, incrementando il versante "professionale" di questo intrigo di spie e servizi segreti.
Il tratto di Sam Hart - così volutamente ambiguo nel far emergere appena dall'ombra le silhouette dei protagonisti, spesso difficilmente distinguibili tra loro - restituisce graficamente la sensazione paranoica di un mondo in cui nulla ha un significato univoco e ogni azione può celare un significato nascosto. Anche se molto suggestivo per come si rifà ai canoni del fumetto "classico" (e con una certa eleganza nelle inchiostrature), la lettura del volume risulta un po' appesantita dalla difficoltà di capire chi sia chi in alcuni passaggi cruciali della storia.
Anche considerando questo suo difetto, La città più fredda rimane una lettura caldamente consigliata a chi ama le spie più letali, quelle che sembrano aver completamente soppresso il proprio lato umano.
L'inverno più freddo: il prequel di Atomica Bionda
Dopo il successo del primo volume, Antony Johnston è tornato nel 2016 sul luogo del delitto al fianco del disegnatore Steven Perkins. Dopo aver raccontato la fine di un'epoca a Berlino e del sodalizio decennale tra gli agenti in campo BER-1 / Perceval e BER-2 / Jimmy, Johnson rivela in L'inverno più freddo come i due amici e agenti del MI6 siano arrivati a ricoprire i ruoli apicali in un avamposto tanto importante.
Ambientato durante il rigidissimo inverno del 1981, L'inverno più freddo rende omaggio a uno dei personaggi più memorabili del volume precedente, il misogino, ribelle e anti-Tatcheriano agente Perceval.
Il muro è più saldo che mai 8 anni prima che James Gascoine /BER-2 venga ucciso in circostanze misteriose, ma i guai non mancano all'ombra della porta di Brandeburgo per Perceval. Il KGB gli sta alle costole e rende impossibile ogni minimo scambio di informazioni con gli alleati di Berlino Est: ad ogni errore, un informatore viene scoperto e ucciso. Per riparare a un'operazione andata male, BER-1 / Woodhall assegna a Perceval una missione ambiziosa, per redimersi prima di essere rispedito a Londra.
Quello che David Perceval non sa è che il tentativo di estrarre il professor Petyr Lubimov da Berlino per portarlo nel Blocco Occidentale è in realtà la trappola definitiva per liberarsi di lui. Il geniale professore inventore di armi chimiche per i russi si trova a Berlino per una conferenza, ma è tenuto sotto stretta sorveglianza dal KGB e da uno dei suoi uomini più brillanti, il compagno Bremovych.
Braccato dall'avversario del KGB, Perceval dovrà affrontare anche l'implacabile neve che continua a cadere dal cielo e rende ancora più difficile far fuggire dalla città Lubimov.
L'inverno più freddo è orfano del personaggio di Lorraine, ma il carisma e la smania di potere che Perceval non teme di mostrare sono più che un egregio sostituto, tanto che il risultato finale è anche migliore del precedente. Il piglio rimane quello di chi vuole raccontare una storia di spie senza abbellimenti o ingentilimenti di sorta, ma il carisma innegabile dei futuri BER-1 e BER-2 e il fascino ruvido del loro talento di spie rendono il volume decisamente entusiasmante.
La disperata missione finale di Perceval - meno rigorosa e fumosa di quella toccata di Lorraine - risulta ben più avvincente, nobilitata da una controparte russa altrettanto sagace e letale.
Steven Perkins ha un tratto assai ruvido e molto più sporco di quello del predecessore, che ben si adatta ai modi bruschi del nuovo protagonista. Perkins si rivela inoltre molto dotato per le scene adrenaliniche d'inseguimenti e sparatorie, con tagli delle tavole e prospettive che danno grande dinamicità al suo racconto per immagini.
Se La città più fredda è un volume consigliato agli amanti del genere, L'inverno più freddo è nettamente migliore. A lettura conclusa si rimane con la voglia di tornare nella Berlino dove si muove Perceval e fargli compagnia in altre missioni suicide.
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