Il 2017 è stato un anno dark, pieno di delitti e crimini sul grande come sul piccolo schermo. E, se tra le piattaforme di streaming hanno regnato titoli dall’atmosfera claustrofobica e oscura come le serie The Handmaid’s Tale o Dark, sul grande schermo sono arrivati grandi revival o storie inedite che hanno emozionato e terrorizzato.
Da The Circle, thriller semi-futuristico e digitale, all’inquietante Madre! fino al glaciale L’uomo di neve, il 2017 ci ha regalato tante pellicole ricche di crimini, orrori e paure. Ecco una selezione (in ordine sparso) di titoli da recuperare del 2017, qualora ve li foste persi.
The Circle (James Ponsoldt)
The Circle è l’atteso adattamento del romanzo omonimo di Dave Eggers (2013), che racconta di un futuro distopico in mano a una realtà della Silicon Valley (Google? Facebook? Apple? In realtà si tratta di un insieme di tutti questi colossi) che sta per abolire completamente il concetto di privacy in nome di una “trasparenza” che renda i cittadini sempre osservabili e quindi, per questo, teoricamente meno inclini a cadere in tentazione. Ci addentriamo nell’universo The Circle tramite lo sguardo fresco e giovane di Mae Holland, una novellina interpretata da una calibrata Emma Watson, che verrà travolta da un mondo affascinante e allo stesso tempo oscuro.
C’è chi si aspettava di più da questo adattamento, che ha seguito molto la linearità narrativa quando avrebbe potuto approfondire maggiormente con il mezzo cinematografico le numerose potenzialità di un mondo tech pericolosamente alla deriva. Ma la storia in sè, scritta qualche anno fa (e in termini digitali gli anni sono quasi secoli) è così potente da essere sufficiente per far rientrare il film tra i thriller imperdibili dell’anno 2017. Al fianco di Emma Watson troviamo un Tom Hanks quasi surclassato dal graduale delirio social della protagonista.
The Beguiled – L’inganno (Sofia Coppola)
Sofia Coppola ha firmato una storia chiaroscurale e chirurgica, con una ring composition che incornicia l’inquietante e torbido incontro di un gruppo di collegiali con un uomo ferito. Le donne sono rinchiuse in una villa coloniale sperduta nei campi degli Stati del Sud durante la Guerra di Secessione. Il soldato nordista ferito spunta dal bosco in cerca di aiuto e le donne (dalle scolare più giovani all’insegnante fino alla direttrice) non riusciranno a tenere a bada i propri fremiti, fino alla degenerazione della situazione. L’inganno non è il miglior film di Sofia Coppola ma è un thriller nervoso, malizioso e inquieto, che trascina lo spettatore nel vortice fino a un semi-happy ending da commedia nera.
Blade Runner 2049 (Denis Villeneuve)
Thriller strutturato e sci-fi visionario, il sequel del celebre cult Blade Runner è stato diretto da Denis Villeneuve (mentre Ridley Scott ha prodotto) e ha schierato Ryan Gosling nel ruolo del protagonista: l’agente K. La guerra sofferta tra umani-cacciatori e replicanti si è evoluta con il passo dei tempi e ora c’è un nuovo enigma ad attanagliare e opprimere l’agente K, vicino a scoprire un pericoloso segreto del passato. Blade Runner 2049 non ha lo spessore emozionale e il punto di vista geniale del primo capitolo, ma è un thriller complesso e farcito di riferimenti, colpi di scena, citazioni. Di certo entra nella lista dei film del 2017 da vedere.
Atomica Bionda (David Leitch)
In Atomica Bionda il genere thriller incontra lo spy e, con un’ambientazione da fumetto e una colonna sonora pop, la pellicola sorprende e, in qualche scena, toglie il fiato. Regina incontrastata è una Charlize Theron di un biondo lunare, che si aggira in una Berlino nei giorni pre-caduta del Muro. Atomica Bionda è un thriller spettacolare con un’ambientazione infarcita di nostalgia e una soundtrack naif che tampona il parossismo di azione, di violenza e di momenti da supereroi vietati ai minori. Atomica Bionda non tradisce la sua origine di graphic novel (la storia è stata tratta da The Coldest City del 2012) e incarna un mood da fumetto in ogni inquadratura.
Assassinio sull'Orient Express (Kenneth Branagh)
Il celebre romanzo di #Agatha Christie era stato già adattato nel 1974, con il film di Sidney Lumet che aveva conquistato anche alcune statuette. Kenneth Branagh l'ha riadattato nel 2017 cercando di portare avanti l'ambizioso intento di sfruttare la vicenda del treno per raccontare una figura complessa ed enigmatica come quella dell'investigatore Poirot, condensando in un unico lungometraggio le gesta che i lettori hanno apprezzato, porzione per porzione, in tanti romanzi gialli. La trama del film è nota: sul famoso Orient Express, lussuoso treno che attraversa i Balcani con a bordo una schiera di passeggeri illustri, aristocratici o altoborghesi, viene ucciso un gangster dal passato oscuro, Mr. Ratchett. Il treno rimane bloccato sotto una tormenta di neve e Poirot deve indagare e possibilmente trovare l'assassino prima dell'arrivo della polizia. Ma la verità metterà in dubbio tante sue granitiche certezze...
Madre! (Darren Aronofsky)
In puro stile aronofskyano, Madre! è terrorizzante, soffocante e opprimente. Il racconto parla di una coppia che vive una vita tranquilla in campagna e, ad un tratto, è turbata dall’arrivo di una coppia di ospiti. Il tema centrale, quello della maternità, è finalizzato a raccontare lo stato di angoscia totale in cui piomba la protagonista, vittima delle sue stesse paranoie e dell’influenza sinistra dei suoi ospiti. L’idea iniziale è quella della cosiddetta “camera chiusa”, che fa implodere nelle mura domestiche l’ansia, l’orrore, il panico e l’irrequietezza che caratterizzano tutti i film di Darren Aronofsky. Il thriller ha schierato un quartetto di stelle: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Michelle Pfeiffer ed Ed Harris.
Baby Driver (Edgar Wright)
A metà tra thriller, crime, azione e romantico, Baby Driver è un film scattante e scandito a ritmo di musica, che racconta lo straordinario talento del pilota Baby, a servizio del criminale Doc e specializzato in fughe spettacolari e rocambolesche in macchina. Il ronzio che sente da sempre nell’orecchio impone a Baby di portare sempre le cuffie con una musica che lo aiuti a confondere il fastidioso acufene. Baby deve scegliere se intraprendere la strada del crimine o quella della giustizia, verso la quale è spinto anche da un amore appena sbocciato. Il film schiera il giovane Ansel Elgort contrapposto a “professionisti del crime movie” come Kevin Spacey o Jamie Foxx e (com'è lecito aspettarsi) una colonna sonora travolgente.
Il gioco di Gerald (Mike Flanagan)
Tratto dal romanzo omonimo di #Stephen King, il lungometraggo Netflix presenta Carla Gugino ed Henry Thomas nel ruolo di una coppia sposata che, un giorno, alla casa al lago, si lancia in qualche piacere proibito per riaccendere il fuoco della passione. Controvoglia, la protagonista Jessie viene ammanettata a un letto ma, proprio quando chiede al marito di smettere, lui muore improvvisamente, colpito da un infarto. Jessie si trova nella classica situazione disperata, vessata dalla sete e terrorizzata dalle allucinazioni (ammesso che lo siano davvero). Ma un’idea di fuga deve esistere per forza: per trovarla, Jessie deve tornare indietro nel passato, quando tanti anni prima aveva assistito allo spettacolo di un’eclissi insieme a suo padre. La storia di Stephen King basta a rendere Il gioco di Gerald un film ansiogeno, un thriller psicologico che trova la soluzione a un problema tecnicamente facendo un viaggio all’indietro nei ricordi più penosi.
Mistero a Crooked House (Gilles Paquet-Brenner)
Tratto dal libro che #Agatha Christie amava di più, È un problema, Mistero a Crooked House è un giallo-thriller dalle atmosfere noir perfettamente realizzato e strutturato nel totale rispetto della geniale penna della giallista. Un patriarca di origini greche muore all’improvviso, lasciando la famiglia nello sconcerto: qualcuno l’ha ucciso? La nipote Sophia chiede a un suo ex amante-detective di indagare allo scopo di consegnare alla sua famiglia l’assassino di suo nonno. Ma né Sophia né l’investigatore Charles possono immaginare chi si celi dietro la morte dell’anziano imprenditore. Il film è un crescendo tensivo magistralmente costruito, che conta anche sull’interpretazione sofferta di Glenn Close e su una storia forte dal finale sconvolgente, un merito da attribuire alla straordinaria creatività di Agatha Christie.
La cura dal benessere (Gore Verbinski)
Il brillante americano Lockhart viene inviato dalla sua compagnia finanziaria in una SPA sulle Alpi Svizzere con la missione di riportare in patria Roland Pembroke, il CEO di un’importante agenzia che deve necessariamente firmare alcune carte per una fusione. L’uomo si è rinchiuso nella SPA e sta seguendo la cura miracolosa di un medico che promette salute e benessere a chiunque vi si sottoponga, al punto tale che nessuno vuole più andare via da lì. Per caso Lockhart entrerà in contatto con questa decantata cura ma si accorgerà che la strada per il benessere è lastricata di misteri inquietanti. Verbinski è un regista cervellotico e visionario e spesso il suo film scivola volentieri nell’horror, complici le inquadrature sregolate e le musiche angoscianti, per restituire la metafora della SPA come ricerca spasmodica e contemporanea dell’assillante “stare bene”, una ricerca non priva di lati oscuri. La scelta di utilizzare un budget contenuto ha aiutato Verbinski a cercare nuove strade espressive, con un risultato da non perdere.
L’uomo di neve (Tomas Alfredson)
In un decennio di illuminanti successi per il genere del nordic noir, L’uomo di neve si aggiunge alla schiera dei “thriller ghiacciati” aggiungendo l’elemento della neve direttamente alla storia oltre che alla mise en scène. La trama, tratta dal romanzo omonimo del norvegese Joe Nesbø, racconta di un serial killer che si accanisce sulle vittime e a cui dà la caccia un detective politicamente scorretto, Harry Hole (interpretato da Michael Fassbender). Il serial killer lascia sulla scena un biglietto da visita, ricollegabile ad alcuni vecchi omicidi: un pupazzo di neve. La luce fredda e l’atmosfera innevata aiutano a contestualizzare la scia di omicidi nordici che diventano l’innesco per una battaglia a due tipica dei thriller che contrappongono detective e assassino. Lo stile antihollywoodiano di Alfredson (che ha diretto anche l’enigmatico La talpa) cerca di incastonarsi tra distese innevate e montagne ghiacciate, costruendo una via alternativa per il classico thriller.
La ragazza nella nebbia (Donato Carrisi)
La prima opera di Donato Carrisi cerca una via di qualità per un thriller co-prodotto da Italia, Francia e Germania, forse per restituire una formula mystery europea che prescinda da quella già collaudata del nordic noir. La storia si appoggia a una tradizione forte, quella della trama della ragazza scomparsa, che affonda le sue radici in un cult televisivo come Twin Peaks. Lo svisceramento della trama porta il detective Vogel in un “mondo straordinario”, quello di un piccolo paesino di montagna (proprio come succedeva quando scompariva Laura Palmer) dove una ragazza seria e religiosa è scomparsa in modo misterioso e i sospetti dei suoi concittadini si concentrano sul nuovo arrivato.
Split (M. Night Shyamalan)
Il thriller di M. Night Shyamalan si concentra su uno psicopatico (interpretato dall'istrionico James McAvoy) e le sue molteplici personalità. La storia è ispirata alla figura realmente esistita di Billy Milligan, un criminale affetto dal disturbo dissociativo della personalità. Kevin rapisce tre adolescenti usando il nome di Dennis. E le personalità plurali di Kevin rappresentano il vero protagonista della storia: l’uomo ne dichiara 23 alla psichiatra che lo ha in cura, 23 tipologie caratteriali che corrispondono ad altrettante caratteristiche fisiche (persino patologie organiche). Ma in realtà ne ha un'altra ancora, che non è stata ancora analizzata. Lo spunto del thriller è particolare e ben presto la pluralità di Kevin si declinerà in uno scontro a due con una delle tre ragazze, la scaltra e intelligente Casey.
Berlin Syndrome (Cate Shortland)
Berlino è il contesto del racconto di una storia di sequestro, ai danni della turista australiana Clare in visita in Germania per ammirare gli edifici dell’ex Repubblica Democratica Tedesca per cui ha una particolare predilezione. Ed è proprio questa passione a portarla dritta da un affascinante insegnante d’inglese che, sullo sfondo di palazzi e reperti che Clare ha sempre sognato di vedere da vicino, sprigiona in lei un’attrazione fatale. Dopo una notte passata insieme all’uomo, Clare si renderà gradualmente conto di essere prigioniera. Sindrome di Stendhal o Sindrome di Stoccolma? L’evoluzione del rapporto morboso dell’uomo che tiene la ragazza prigioniera contro la sua volontà non risparmia le sfumature e prova a sfruttare l’idea di Berlino come centro di pulsioni e interessi in qualità di ambiente catalizzatore di istinti primari.
Quali tra questi film avete visto? E quale avete preferito?
Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!