Cosa non si fa per una bella ragazza? Sulla questione degli stereotipi riguardanti le "belle ragazze", si sono costruiti miti, leggende, culture e relativa sub-culture.
Nel corso dell'evoluzione umana, si è persino perfezionata un’intera area del nostro cervello che ci spinge effettivamente ad inginocchiarci sempre di fronte alla bellezza. Soprattutto quella femminile. Inutile negarlo, è sempre stato così e d'altronde rimarremo sempre animali sociali spinti anche da preconcetti e irrazionalità. Ma che vuol dire “bellezza”? Chi sono le “bishōjo” degli anime e manga?
Abbiamo iniziato ad affrontare questo argomento nel nostro speciale dedicato ai “bei ragazzi”, i bishōnen, un altro fenomeno socio-culturale nato in Giappone, esteso alle aree limitrofe come Cina e Corea, ma esteso ormai anche in Occidente. Ovviamente non poteva mancare la controparte femminile, quindi eccoci pronti a spiegarvi chi siano queste belle ragazze, quali siano le più famose e soprattutto perché.
Bishōjo: chi sono le “belle ragazze” nei manga e negli anime?
- Cosa significa bishōjo?
- La storia delle bishōjo
- Le caratteristiche delle bishōjo
- Le bishōjo più famose
Cosa significa bishōjo?
Lo stesso "gioco" linguistico che abbiamo già scoperto con il termine "bishōnen": "bishōjo" significa letteralmente "bella ragazza" in giapponese.
Ci sono altri modi per descrivere la bellezza estetica di donne così come di uomini, per esempio molti di voi potrebbero aver già sentito "kawaii" oppure "kakkoii", o ancora "suteki" e "kireii". Tuttavia, in questo caso specifico, i tre kanji, gli ideogrammi fonetici, che compongono il termine "bishōjo", hanno lo scopo specifico di identificare una persona bella esteticamente, secondo uno standard particolare.
Il termine "shōjo" di bishōjo è composto da questi kanji: "shō", che significa "piccolo", e il suffisso "jo", comunemente utilizzato per indicare la "figura femminile". Il prefisso "bi" è semplicemente usato per identificare una "bella persona". Ecco ancora una volta svelato l'articolato meccanismo di incastri che dà origine all'etimologia del termine.
La storia delle bishōjo?
Chi è nato prima, il bel ragazzo o la bella ragazza? Difficile dare una risposta, ancor più difficile dare una risposta breve.
L'origine di questi due termini si perde nella cultura giapponese, un mondo estremamente artistico, idealizzato e raffinato, dove mondi fluttuanti, danze mistiche e kimono di seta enfatizzano l'essenza dell'anima piuttosto che la forma del corpo.
L'estetica giapponese non si è mai spinta verso una sessualità esplicita e fu solo nel dopoguerra che si sentì l'esigenza di definire le prime "belle ragazze", con l'occidentalizzazione e la diffusione di nuovi canoni di bellezza: donne con grandi occhi, capelli colorati e forme generose introdussero nuove riflessioni sulla sessualità, la psicologia e l'evoluzione socio-culturale.
Verso la fine degli anni '70, riviste specializzate per adulti diffusero foto di nudo, narrativa e saggi sull'attrattiva delle ragazze. Questa tendenza andò a scemare, a causa anche delle rigide restrizioni sulle rappresentazioni di genitali e peli pubici, come prescritto dalle leggi giapponesi che definivano e limitavano l'oscenità.
Non è mai stato un metodo funzionale, però, censurare il sesso e renderlo "proibito", infatti molti uomini, anche per arginare questi limiti, iniziarono a rivolgersi verso altre "tendenze". Fu così, ad esempio, che nacque il fenomeno delle "lolicon" tra gli anni '70 e '80, caratterizzato da personaggi femminili con il "complesso di Lolita".
Traendo ispirazione dal romanzo del 1955 di Vladimir Nabokov, Lolita, in cui viene narrata l'ossessione del protagonista nei confronti di una ragazza di dodici anni, per cui prova anche impulsi sessuali, le "lolicon" giapponesi col passare degli anni hanno incarnato lo stereotipo delle ragazze “carine”, con tratti fisici più vicini all’età adolescenziale. Sebbene siano inserite in un contesto amoroso.
Grazie a opere controverse come i dōjinshi dell'artista Hideo Azuma, le "lolicon" sono"cresciute". Hanno abbandonato progressivamente il mondo dell'idealizzazione per rappresentare più un mondo tangibile, concreto.
I personaggi di Azuma coniugavano i corpi rotondi dei manga pornografici con i volti espressivi e tondi dei manga shōjo. In tal modo, Azuma sviluppò un "erotismo carino" (kawaii ero), una forma di sensualità delicata, lasciando spazio a nuove sfumature di bellezza.
Diversi autori importanti, nel tempo, hanno promosso l’immaginario delle ragazze bishojo, tra cui Hayao Miyazaki, con Clarisse del film Lupin III: il Castello di Cagliostro, e Nausicaä della valle del vento.
Un altro creatore fortemente associato al boom delle bishōjo è stata anche Rumiko Takahashi con Ranma e Inuyasha, oltre a Urusei Yatsura con la sua Lamù.
Le caratteristiche delle bishōjo
Bishōjo e bishōnen creano non poca confusione fuori dal Giappone. Parlando delle loro caratteristiche, si rivelano grandi differenze, sia estetiche che concettuali.
L’estetica bishōjo è pensata per un pubblico maschile ed è per questo che troviamo canoni grafici precisi, incentrati principalmente su ragazze giovani disegnate in modo da apparire sempre e comunque “graziose”.
I bishōnen sono rivolti, invece, principalmente a un pubblico femminile, che è attirato da una mascolinità elegante, aggraziata e sopraffina.
Le ragioni per cui in Giappone si tende a rappresentare uomini come donne e donne come uomini, oltre alle motivazioni per cui si tende a categorizzare un canone estetico, sono da ricercare sull’essenza stessa della cultura giapponese, fatta di sfumature, contraddizioni e maschere che nascondono mostrandosi.
Un altro errore comune è presumere che tutti i personaggi femminili nei manga e negli anime siano tutte bishōjo. Le bishōjo, per antonomasia, sono solitamente piccole, ricordando le loro origini da “lolita”, con tratti che estremizzano l’espressività dello sguardo, grandi occhi, labbra piccole, tratti minuti e tendenzialmente “infantili”.
Sono meno sessualizzate e meno formose rispetto a molti personaggi femminili e sebbene compaiono in anime e manga, sono in realtà tipiche di molti videogiochi, specialmente nei simulatori di appuntamenti e nelle visual novel.
Le bishōjo più famose
Non si può iniziare una lista delle bishōjo più iconiche senza parlare di Sailor Moon, alias Bunny, che dopo circa trent’anni dal suo debutto, rimane ancora una delle più popolari “belle ragazze”.
Le Sailor
Tutte le protagoniste di Sailor Moon, l’opera scritta e disegnata da Naoko Takeuchi, rispecchiano il canone della bellezza “innocente” tipica delle bishōjo.
Lo stesso titolo originale dell’opera è Bishōjo senshi Sērā Mūn, letteralmente “la bella ragazza guerriera Sailor Moon“. Sailor Moon è la Barbie giapponese: uno dei maggiori successi shojo, nonché uno dei più famosi anime degli anni novanta presso il pubblico infantile, adolescenziale e di giovani adulti appassionati di anime.
Sailor Moon rappresenta senz’altro una fra le più celebri espressioni della cultura pop giapponese del mondo, capace di conquistarvi sotto il segno della Luna.
SAILOR MOON Tazza Luna
Capacità standard (250 ml), resiste a oltre 800 cicli in lavastoviglie. Adatto a microondeLe "meido"
Tra le altre bishōjo più famose tra i manga e gli anime, si stanno sempre più ritagliando il proprio angolo di successo le ragazze appartenenti a realtà alternative e universi reinventati: ne sono un esempio Rem di Re:Zero: Starting Life In Another World e Asuna di Sword Art Online.
La prima è una servizievole cameriera, una "meido", termine giapponese ereditato dal "maid" inglese. Rem, sin dall’ottobre 2016, ha raggiunto il primo posto nel sondaggio sui personaggi femminili più popolari tra i lettori di Newtype e sempre nello stesso anno è risultata vincitrice dei Newtype Anime Awards nella categoria "miglior personaggio femminile".
Le bishōjo da sposare
Asuna, invece, è una delle migliori spadaccine dell’universo SAO. La sua popolarità è iniziata nel mondo virtuale, ma si è diffusa ampiamente sia online sia offline, facendole guadagnare apprezzamenti anche al di fuori le classifiche bishōjo : risulta spesso, infatti, anche tra i personaggi femminili ideali da “sposare”.
Le compagne di scuola
Le belle ragazze sembrano spopolare tra i banchi di scuola: sono innumerevoli le bishōjo nei manga e anime ambientati in licei e università, tra cui Komi di Komi Can’t Communicate, disponibile su Netflix, e Nagisa di Clannad.
Ma le classifiche parlano chiaro, tra i nomi che spiccano di più tra le bishōjo preferite, c’è Yuzuki Eba di Kimi no Iru Machi. Proprio come le altre ragazze appena citate, Yuzuki è bella, gentile e innocente. Senza accorgersene e senza volerlo, influisce molto sulla piccola città in cui si trasferisce.
Altra bella ragazza che ha origine da una storia nata ai “tempi delle mele”, è Kuronuma Sawako di Arrivare a te, sempre disponibile su Netflix. Quest’opera scritta e disegnata da Karuho Shiina, nel 2008, due anni dopo la sua serializzazione, ha vinto il premio Kodansha nella categoria shōjo e ha portato alla realizzazione un anime, un live action e persino due videogiochi ispirati alla storia.
Tutto merito della delicata e commovente storia d’amore tra lei e Shota: Sawako incarna l’ideale perfetto della bishōjo, una ragazza timida ma adorabile, gentile e raffinata, nonostante venga bullizzata per via della sua somiglianza con un personaggio tutt’altro che carino: Sadako del celebre film horror The Ring.
Questa strana similitudine le dona un aspetto inesplorato delle bishōjo, una bellezza “maledetta”, che fino alla fine della storia permette di vedere queste “belle ragazze” sotto una luce nuova.
Le "gal"
Per seguire il filone delle bishōjo diverse dal “solito”, citiamo anche Ai Hoshino di Oshi no ko, considerato uno degli anime più di tendenza in Giappone nell’ultimo periodo.
Ai è una delle più famose idol del Giappone, una stella raggiante dello spettacolo. Ma ha un oscuro segreto: rimane incinta e partorisce due gemelli che deve tenere nascosti.
Attraverso luci e ombre di questo mondo fatto di apparenze, Ai rivela l'essenza delle bishōjo, bello, bellissimo e irresistibile. E allo stesso tempo, terribile.
Altra bella ragazza immancabile nell’elenco è Chitoge Kirisaki di Nisekoi, un caso particolare, in quanto per metà è americana. Ecco spiegato il suo spirito diverso dalla timida ed introversa personalità giapponese: Chitoge è energica ed espansiva, a volte un po’ troppo vivace.
Incarna una nuova tendenza nella figura della bishōjo, conosciuta col termine “gal”, letteralmente la traslitterazione di “girl”. È una variante più “matura” della “bella ragazza”, caratterizzata da atteggiamenti stereotipati femminili talvolta quasi all’eccesso.
Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!