Le migliori battute di Boris e il loro significato

Leggi per fare un ripasso di tutte le migliori battute, citazioni e tormentoni presenti nella serie di Boris e nell'omonimo film.

Autore: Francesca Musolino ,

Boris è una serie televisiva che ha avuto un riscontro positivo tra il pubblico sia per i temi trattati, che per il modo in cui sono stati raccontati: ma uno dei maggiori punti di forza che resta sempre in voga anche a distanza di anni, è il linguaggio che viene usato in Boris. Le battute, le frasi di repertorio, le uscite degne di nota che ancora oggi sono espressioni di uso comune tra i fan della serie, hanno reso Boris un vero e proprio cult nel suo genere.

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Frasi ricorrenti di Boris

Nella serie di Boris alcune espressioni e termini particolari sono usati di continuo dai personaggi presenti in Boris, sia nella serie che nel film. Si tratta di un gergo ormai consolidato da anni tra i membri della troupe e quindi basta pronunciare la "parolina magica" per capirsi all'istante.

Dai, dai, dai!

La frase per eccellenza che contraddistingue la trama di Boris, è senza dubbio il "dai, dai, dai!" del regista René Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino. Si tratta di un incoraggiamento a darci dentro con il lavoro, a essere ottimisti e convinti di quello che si fa, in modo da concludere la giornata lavorativa. Un monito che Ferretti fa alla troupe prima di iniziare le riprese, ma che ripete anche a sé stesso quando è sicuro che la giornata sarà produttiva (prima che gli venga rovinata come al solito da qualcuno). Inoltre è anche un input che dice al suo pesce Boris perché è la sua musa ispiratrice e deve dargli un supporto morale.

A ca**o di cane!

Un'altra espressione tipica e utilizzata con frequenza da René è "a ca**o di cane". Questa frase è il motto della squadra perché indica il modo in cui le cose vanno realizzate, ovvero devono essere fatte con i piedi. L'improvvisazione e la fretta sono due armi vincenti per il team de Gli occhi del cuore, visto che il progetto ha una sceneggiatura mediocre e ci si deve adeguare di conseguenza. Fare le cose a ca**o di cane è la soluzione a tutti i mali, perché quando non si sa che pesci prendere o iniziano a esserci problemi di vario genere, basta tornare al solito sistema (l'unico conosciuto in realtà) e il successo è assicurato perché si va sul sicuro.

Cagna maledetta

Anche se Gli occhi del cuore è una fiction molto scarsa, non per questo bisogna renderla ancora peggiore di quello che è. Quindi durante le riprese, il regista Ferretti pretende che almeno il copione, per quanto scadente, sia eseguito alla lettera. In questo non viene sicuramente aiutato da Corinna, la protagonista femminile della fiction - interpretata da Carolina Crescentini - che non sa assolutamente recitare e rende impossibili anche le cose più elementari. René ci prova a darle fiducia, ma nove volte su dieci dopo il ciak si trova costretto a esclamare che è una cagna maledetta perché è veramente un caso disperato. Questa espressione viene anche usata da altri personaggi o dallo stesso Ferretti in altri contesti, sempre per evidenziare le inesistenti capacità recitative dell'attore o dell'attrice in questione.

Smarmella, apri tutto!

Il direttore della fotografia Duccio Patané, interpretato da Ninni Bruschetta, non ha la minima idea di quello che deve fare nel suo lavoro. Conosce soltanto due opzioni: "apri tutto" e "chiudi tutto", che servono per illuminare tutta la scena oppure per abbassare tutte le luci. Smarmellare tutto significa illuminare oppure oscurare in modo omogeneo tutta la parte del set che riguarda le riprese in corso. La cosa divertente è che Duccio ogni volta chiede a Ferretti indicazioni su che tipo di luci vuole, come se fosse davvero un professionista; salvo poi utilizzare sempre i soliti due metodi. Lo stesso René puntualmente gli risponde che si fida di lui o che gli dà carta bianca, sebbene a conti fatti c'è poco da confermare visto che il sistema è sempre lo stesso.

Molto italiano

La star de Gli occhi del cuore è Stanis La Rochelle, interpretato da Pietro Sermonti, il quale si sente professionalmente e intellettualmente superiore rispetto al mondo dello spettacolo italiano. Di conseguenza tutto ciò che coinvolge attori, cinema, TV e teatri del bel paese li reputa semplicemente "molto italiani", nel senso che sono troppo prevedibili, scontati, tutti uguali e inadatti. Quando qualcosa o qualcuno non è di suo gradimento, lo definisce "molto italiano" proprio per dimostrare la sua avversione al made in Italy che nella sua ottica, produce e forma soltanto spettacoli e attori veramente scadenti.

F4 Basito

La trama de Gli occhi del cuore viene realizzata da tre sceneggiatori che proprio come la troupe di Ferretti, la professionalità non sanno nemmeno dove stia di casa. Questo perché i copioni degli episodi li scrivono letteralmente a caso, con ogni possibile metodo alternativo che permetta loro di lavorare il minimo indispensabile. Tra questi sistemi uno dei più utilizzati è quello di premere il tasto F4 del computer in cui è memorizzata la frase "espressione basita". Quando il trio non sa come concludere un paragrafo (o non ha voglia di farlo) chi di loro si trova alla postazione del computer utilizza F4 e taglia la testa al toro. In sostanza molte scene terminano proprio con l'espressione basita dei personaggi in questione. Gli sceneggiatori sono interpretati dagli attori Andrea Sartoretti, Valerio Aprea e Massimo De Lorenzo.

Tormentoni di Boris

Oltre alle frasi più comuni che si sentono dire di continuo, nel mondo di Boris ci sono anche delle situazioni spinose che spesso e volentieri vengono tirate in ballo da alcuni personaggi che ne hanno fatto una questione personale.

Pierfrancesco Favino

Nel sesto episodio della terza stagione Nando Martellone, interpretato da Massimiliano Bruno, si lamenta dell'attore Pierfrancesco Favino. Questa non è l'unica frase a tema pronunciata nella serie, ma è una delle tante che rende bene l'idea di quello che è diventato l'incubo degli attori italiani:

M'hano detto che Favino sta ingrassando artri dieci chili, vuole fa' pure Spadolini. 'Na vorta ce stavano i ruoli pe' li attori, adesso 'i fa tutti Favino.

Visto che nella realtà Favino è un attore molto acclamato e che ha presto parte a diverse pellicole di successo, in Boris ironizzano questa cosa facendo passare l'attore come qualcuno che ruba il lavoro agli altri. In sintesi ormai non vale più nemmeno impegnarsi o cercare nuove opportunità, perché tanto qualsiasi ruolo andrà in automatico a Favino. Una delle tante metafore che la serie che vuole mettere in evidenza è il fatto che non è facile farsi apprezzare nel panorama televisivo, soprattutto quando viene tutto offuscato dal fenomeno del momento.

Gli straordinari di aprile

Durante i tanti imprevisti che sono avvenuti sul set de Gli occhi del cuore, c'è stato quello di alcuni straordinari non pagati, i cosiddetti straordinari di aprile per via del mese di riferimento. Augusto Biascica, interpretato da Paolo Calabresi, è l'addetto alle luci ed è un modesto operaio con famiglia a carico che fatica a sbarcare il lunario. Per questo a distanza di tempo, continua ancora a tirare in ballo il discorso dei mancati pagamenti quando capita l'occasione (ma anche quando non capita).

A un certo punto finisce anche in terapia per questo motivo, anche se crede di avere un altro tipo di malessere. Un giorno il direttore di produzione Sergio Vanucci, interpretato da Alberto di Stasio, si trova con del budget in eccesso da smaltire e tra le tante cose, stacca un assegno per Biascica con cui copre finalmente i tanto agognati straordinari. Augusto guarisce miracolosamente e realizza che il suo problema non era di salute, ma solo dovuto al trauma mai superato dei mancati pagamenti.

Anche in questo caso come per il discorso di Favino, si evidenzia un altro problema che afflige gli italiani, che spesso non riescono ad arrivare a fine mese anche lavorando molte ore al giorno. E un ritardo sullo stipendio può portare a disagi di ogni genere per un capofamiglia, tra cui finire anche da uno psicologo e in casi estremi anche a scelte più drastiche come il suicidio.

Citazioni memorabili di Boris 

Nella serie e nel film di Boris ci sono spesso conversazioni divertenti ma che allo stesso tempo fanno riflettere, perché strizzano l'occhio a tematiche attuali con un'ironia pungente.

L'impepata di cozze

In Boris - Il film, il regista René Ferretti dopo che ha abbandonato il mondo della TV, viene coinvolto in un nuovo progetto da Sergio Vannucci, il suo ex direttore di produzione. Si tratta di una trasposizione cinematografica di un best seller d'inchiesta dal titolo La casta, che parla della corruzione politica. René si mette alla ricerca di uno sceneggiatore ma alla fine è costretto a ripiegare sul trio de Gli occhi del cuore. I quali gli fanno presente che questo progetto si può realizzare in un solo modo:

Le soluzioni per fare 'sto film, Renato, sono due: o fai l'impepata de cozze, oppure fai il film alla Michael Moore. E te di Michael Moore non c'hai niente. Né la credibilità, né il talento documentaristico, né il team di avvocati alle spalle.

Quello che viene velatamente fatto capire nella serie, è che per poter realizzare determinati contenuti nel mondo dello spettacolo, bisogna avere le giuste conoscenze o essere dei raccomandati, altrimenti i progetti vengono bocciati sul nascere o addirittura infangati per non farli proprio uscire. Soprattutto quando riguardano argomenti di un certo rilievo come quello del mondo politico. Un tema che viene già ampiamente affrontato nella serie di Boris, dove da un lato molti membri del cast sono raccomandati o benestanti e quindi Ferretti non li può licenziare; mentre da un altro è lo stesso René che spesso diventa un burattino nelle mani di chi è ai piani alti, che hanno il coltello dalla parte del manico e agiscono sempre nei loro interessi utilizzandolo come capro espiatorio.

Madre Teresa di Calcutta

Corinna viene scelta per interpretare Madre Teresa in un altro progetto della rete e deve quindi lasciare gli Gli occhi del cuore. Mentre parla con René gli dimostra il suo entusiamo per il nuovo ruolo:

Ti rendi conto? Madre Teresa da giovane... e dicono che fosse una gran bella donna da giovane, eh? E poi era una che... che credeva da morire in Dio. È una bella cosa, no? E poi ho scoperto un sacco di cose su di lei. Per esempio, lei si chiamava Teresa ma non era italiana. E poi ho fatto delle altre ricerche e ho scoperto che purtroppo è... deceduta. 'Na tragedia assurda. Però ho scoperto anche un'altra cosa. Nonostante il suo simpatico appellativo, lei non era madre, nun c'aveva i figli, cioè era una tipa piena di misteri, questa!

In questo contesto viene messo alla luce uno dei grandi mali della società italiana, ovvero l'ignoranza pubblica. Questa è intesa come una forma di limitazione che affligge diverse persone: infatti non tutti coloro che hanno studiato sono veramente colti, così come non tutti coloro che non hanno potuto perseguire gli studi hanno necessariamente delle gravi lacune.

Il problema è di tipo individuale a prescindere dal background formativo di ognuno: questo perché si tende a seguire la massa o la moda e spesso non ci si ferma a ragionare con la propria testa per provare a capire determinate cose. Nel caso di Corinna, sebbene sia una raccomandata del settore, è comunque preoccupante il fatto che lavorando da anni nel mondo dello spettacolo non conosca noti personaggi storici importanti. E abbia scoperto dell'esistenza di un'icona come Madre Teresa di Calcutta, sono nel momento in cui viene scelta per raccontare la sua storia in una fiction.

Lo schiavo

Nel settimo episodio della seconda stagione, Biascica si lamenta con la sua psicologa del fatto che non ha più uno schiavo da quando lo stagista Lorenzo, interpretato da Carlo De Ruggieri, è avanzato di livello:

Lo schiavo è importantissimo, signò. Lo schiavo te permette de tirar fuori d'a roba, no? Si sei de buono umore, glie poi dà 'e ginocchiate su 'e palle, 'e coppolette forti però, ch'e nocche così. Je sputi, je tiri 'e peli der petto, no? Lui non pò fa niente perché è 'no schiavo. 'O schiavo è importantissimo. 'O schiavo è fondamentale. E mo' nun ce sta più 'o schiavo. 

In questo caso l'argomento alla base è il mobbing che spesso avviene nel mondo lavorativo e non solo, se consideriamo anche altre forme di bullismo e nonnismo. La morale è sempre la stessa però, ovvero l'ultimo arrivato deve subire da chi c'era già prima di lui. O più semplicemente chi si dimostra essere una persona più debole e riservata, viene presa di mira e sfruttata, specialmente con l'assegnazione di incarichi extra che nemmeno gli competono.

Bucio de cu*o

Dopo aver cambiato genere di spettacolo, nel quinto episodio della seconda stagione Nando Martellone parla dei suoi nuovi progetti con Arianna, l'assistente alla regia interpretata da Caterina Guzzanti: 

Vabbè Bucio de cu*o era uno spettacolo chiaramente di sinistra, no? Io invece stavolta vorrei fa 'na robba un po' più tradizionale, più conservatrice, vorrei chiamarlo 'E 'sti ca**i?' Come ti sembra? Io pensavo de fa 'na cosa del tipo, io davanti al pubblico che dico 'E il dramma della Palestina?' E tutto il pubblico: 'E 'sti ca**i?!' È 'na robba!!

Questo è un vasto discorso ma in sostanza il riferimento principale riguarda il politicamente corretto. Diventa sempre più difficile anche per un comico, realizzare dei contenuti che facciano semplicemente ridere senza generare reazioni a catena applicabili ad altri contesti. Qualsiasi cosa si dica lo spettatore tende a tirare in ballo la politica anche quando effettivamente non centra nulla. Ma oltre a questo, si è arrivati a un punto in cui è quasi d'obbligo dosare ogni singola parola per non offendere nessuno, a discapito però dello stesso contenuto che finisce per sembrare confezionato a tavolino e per nulla spontaneo. Come invece la satira dovrebbe essere.

Le nuove battute di Boris 4

Lo spoiler

Questo... É spoiler! Così mi bruci il finale, lo capisci?

In Boris 4 ci sono Stanis attore e Stanis produttore. Due versioni con cui La Rochelle si alterna tra un mestiere e l'altro. Stanis attore interpreta il ruolo di Gesù nella nuova fiction e Stanis produttore ogni tanto si mette dietro la macchina da presa perché vuole avere voce in capitolo. 

Durante le riprese, si vede una delle comparse che ha sul braccio un tatuaggio che rappresenta Gesù sulla croce. E visto che non si è ancora arrivati a quel punto della storia, Stanis produttore ferma tutto. Perché la comparsa mettendo in mostra il suo tatuaggio, ha fatto spoiler sul finale della fiction rivelando la sorte di Gesù. Del resto non a tutti piacciono le anticipazioni nelle serie TV.

Il codice comportamentale

Mi scusi professoressa, quindi per voi è meglio se uno dice "merdu"?

Una delle novità con cui la solita troupe di Ferretti si ritrova a che fare questa volta, è il codice comportamentale che bisogna avere sul set. Ovvero esprimersi e interagire nel pieno rispetto di tutti e senza urtare la sensibilità di nessuno. Un aspetto che emerge già nel trailer di Boris 4. Ci sono anche delle lezioni in merito e una di questa riguarda l'utilizzo dei pronomi corretti verso la comunità LGBTQ+.

Secondo la professoressa il metodo migliore per non sbagliare, è quello di utilizzare un termine universale: invece di dire "sei andato/a" si può dire "sei andatU". Il buon Biascica, che nonostante abbia degli schiavi al suo servizio ci tiene comunque a rispettare tutti, si pone un legittimo quesito: questa regola si applica anche per gli appellativi che vengono messi alle persone, come il suo intramontabile "merda"? Chiedo per un amico.

La conoscenza dell'inglese

Muori, muori, muori!

Fin dal primissimo episodio di Boris abbiamo conosciuto il motto "dai, dai, dai!" del regista René Ferretti, usato da quest'ultimo quando era carico per iniziare le riprese. Un entusiasmo che cerca d'infondere anche agli altri e non si fa problemi a prescindere da chi si trova di fronte. Questa volta però la troupe deve fare i conti con un osso duro, Allison Daltman. La responsabile della piattaforma su cui deve venir trasmessa la fiction, alla quale Ferretti e gli altri stanno lavorando.

Finalmente Allison approva la produzione dei primi tre episodi di Vita di Gesù e a quel punto René, che non sta più nella pelle, esulta con il suo solito modo di dire. C'è solo un problema però: Allison è inglese e non conosce ancora perfettamente la lingua italiana. E "dai" è una parola che in inglese ha la stessa pronuncia di "die" che significa morire. Quindi Ferretti ha involontariamente augurato per tre volte di fila la morte ad Allison, dopo che quest'ultima gli aveva dato il suo benestare per iniziare le riprese. Cose che capitano.

Il metodo Vanzina

'O dimo.

Se c'è qualcuno a cui non è mai mancata l'inventiva, di sicuro sono gli sceneggiatori delle varie fiction a cui ha preso parte la troupe di René. Il trio riesce sempre a cavarsela in corner in ogni situazione con espedienti non molto professionali, ma che a modo loro garantiscono comunque dei risultati. E anche con la nuova fiction Vita di Gesù su cui ruota la trama di Boris 4, non sono stati da meno.

Una scena in particolare diventa difficile da realizzare per la produzione: così entra in gioco il sistema 'o dimo. Come recita la stessa sigla di Boris 4 "non lo famo ma lo dimo". In pratica gli attori invece di compiere determinate azioni, le raccontano a voce come se fossero già successe: in questo modo si risparmia sulle riprese e nella trama l'evento avviene comunque, anche se non si vede. Fratelli Vanzina docet.

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Pierfrancesco Favino

Cioè Favino può fare qualsiasi cosa. Adesso a Favino, gli hanno proposto di interpretare Favino.

In Boris c'è il comico Nando Martellone che dopo diversi flop, non riesce ancora a sfondare veramente. E questa volta invece di dire semplicemente che fa tutto Favino, spiega che quest'ultimo è diventato ancora più bravo; tanto che alla fine è stato convocato per interpretare direttamente sé stesso. A riprova del fatto che negli ultimi anni è diventato ancora più difficile fare carriera nel mondo dello spettacolo, se non si hanno le carte giuste.

Il progresso

Tu lo sai che negli aerei italiani non ti fanno ancora portare le armi?

Uno dei personaggi più particolari presenti in Boris è Mariano Giusti. Un attore che alterna momenti di calma ad altri d'ira incontrollata, ma sembra che negli ultimi tempi abbia finalmente raggiunto un equilibrio. Il suo terapista gli ha consigliato di tenere con sé qualcosa che lo faccia rilassare: e a uno come Mariano abituato a distruggere il proprio camerino cosa potrebbe piacere? Un'arma ovviamente.

Eppure nel ventunesimo secolo ci sono ancora delle limitazioni da superare su tante cose. Una di queste è che in un paese moderno come l'Italia, una persona non può ancora portare con sé la sua amata pistola, che gli darebbe tranquillità durante il viaggio in aereo. Roba da pazzi.

La superstizione

Ronciglione no! E basta!!!

Guardando la serie di Boris, chi lo avrebbe mai detto che uno come René fosse un tipo superstizioso? Eppure basta che Stanis vestito da Gesù gli riveli luogo e data della sua morte, per mandare Ferretti nel panico. Una scena delle riprese della fiction deve essere girata a Ronciglione, proprio il posto in cui "Gesù" ha previsto la morte di René. E a quel punto non c'è santo che tenga, Ronciglione diventa zona off-limits per Ferretti

L'algoritmo

Io vedo l'algoritmo.

In Boris 4, tutta la troupe è sotto pressione per il nuovo sistema in cui si ritrova a lavorare. Questa volta non basta più accontentare la rete, ma bisogna ottenere l'approvazione dell'algoritmo; ovvero un'intelligenza artificiale di cui bisogna soddisfare tutti i parametri richiesti. Un vero e proprio incubo specie se si è alle prime armi, tanto che Lorenzo finisce addirittura per "entrare" dentro questo algoritmo. Sotto effetto di stupefacenti, inizia una battaglia virtuale che avviene tutta nella sua testa contro uno scimpanzé che è al comando della piattaforma. Il bello è che alla fine, Lorenzo finisce pure per vincere.

Le luci di scena

Lo sai come mi chiamano a me in India, Lopez? Duccionoshooting, tutto attaccato.

Da quando Duccio è andato a lavorare in India insieme a Lorenzo, ha definitivamente raggiunto il nirvana. Tuttavia nel frattempo ha maturato anche una bella cataratta che gli impedisce di vedere com'è realmente la luce dell'ambiente che lo circonda. E se già nelle precedenti stagioni di Boris Duccio era incapace e faceva tutto Lorenzo al posto suo, adesso la soluzione di emergenza è diventata una sola: no shooting. Se la luce non è adatta, non si gira e il problema è risolto.

L'egoismo

Avete visto tutti che abbandona la nave come uno Schettino qualunque, eh?

Non è la prima volta che René quando vede che la situazione gli sfugge di mano, decide di mollare tutto e ricominciare da un'altra parte. Questa volta il fatto che Stanis sia il produttore della fiction a cui lavora non aiuta di certo, anzi. Quindi Ferretti decide di salvare il materiale che ritiene buono, per realizzare un altro progetto per conto suo.

Quando Stanis scopre che René lascia la sua fiction, non perde occasione per sminuirlo davanti a tutta la troupe, definendolo come uno Schettino qualunque. Questo perché la serie di Boris ha una sua morale attraverso la quale denuncia tante tematiche attuali, con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni. Il fatto che Stanis non abbia esplicitamente detto Francesco Schettino ma uno Schettino qualunque, allude al fatto che ci sono tante situazioni analoghe in cui ognuno pensa egoisticamente a salvare sé stesso, lasciando gli altri al proprio destino.

Ma fortunatamente ci sono ancora prodotti validi come Boris che nel loro modo di essere "molto italiani" con tutti i pregi e i difetti di questo paese, riescono a strapparci una sana risata.

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Tutte le stagioni della serie TV Boris e l'omonimo film sono disponibili in streaming su Disney Plus

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