Cannes 2018, inizia il concorso tra il malore di Gilliam e gli sguardi hot di Kristen Stewart

Autore: Elisa Giudici ,

Il Festival di Cannes è sempre stato un evento sconsigliabile a cuori e stomaci deboli. La kermesse è da sempre crogiuolo di forti emozioni, tra film feroci e disturbanti, critici spietatissimi e polemiche inarrestabili, quest'anno ancor più che in passato. Le polemiche e le impasse dei giorni scorsi facevano presagire un'apertura sotto tono con il film di Asgar Farhadi con protagonisti Penelope Cruz e Javier Bardem.

Così è stato, in effetti: la critica non è parsa troppo convinta da Tutti lo sanno, il primo film in spagnolo e inglese del regista iraniano. La stampa francese, che ha deciso in larga parte di boicottare l'embargo e far arrivare le prime recensioni ben prima della proiezione in Sala Grande, è stata particolarmente dura nel sottolineare le mancanze del film, co-prodotto anche dall'italiano Andrea Occhipinti della Lucky Red.

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Per fortuna le emozioni nelle prime ore di tappeti rossi e conferenze stampa non sono mancate: merito delle nuove regole imposte dal Festival e dalla classe senza tempo di Cate Blanchett, presidente di giuria.

Cannes 71: Kristen Stewart e Cate Blanchett fanno impazzire Twitter

A garantire ai giornalisti un titolo di apertura e agli amanti dell'alta moda un outfit su cui riflettere è stata una Cate Blanchett radiosa e insieme pungente, che non ha risparmiato frecciatine in conferenza stampa. Insieme ai giurati e alle tante giurate con cui deciderà il vincitore della Palma d'Oro (o la vincitrice, dato che quest'anno in gara c'è anche l'italiana Alice Rohrwacher), l'attrice australiana si è sottoposta pazientemente al rito della conferenza stampa introduttiva, rispondendo alle domande dei giornalisti su equità di pagamenti e di trattamento a Hollywood e dintorni. 

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Dopo le affermazioni di rito sulle registe - "spero che nei prossimi anni ci siano più registe e che vengano scelte non solo per il loro sesso" - e sulle molestie subite dalle colleghe, un giornalista chiede ai membri della giuria cosa pensano del futuro del cinema. La sala sarà davvero destinata a scomparire come sembra presagire la crescita vertiginosa di Netflix e la diminuzione costante dei biglietti staccati in molti paesi europei, tra cui l'Italia? Il reporter subito specifica che la domanda è per i registi presenti, Cate Blanchett brucia tutti sul tempo, prendendo la parola e commentando ironicamente: 

Ma certo, non sia mai che un'attrice abbia un'opinione su un argomento del genere.

Tanta arguzia ha impressionato tutti i presenti, ma soprattutto la compagna di giuria e attrice Kristen Stewart. Non sono passate inosservate le lunghe, intense occhiate che la musa di Oliver Assayas ha riservato alla sua presidentessa di giuria durante i photocall della mattina, per la gioia dei tanti fan, letteralmente scatenatisi su twitter e sui social. 

Cate Blanchett ha monopolizzato l'attenzione anche in serata, calcando l'attesissimo tappeto rosso. La presidente di giuria indossava un abito lungo e total black, come successo in tante aperture festivaliere prestigiose nel dopo scandalo Weinstein, con il movimento #MeToo che non accenna ad affievolirsi. Se l'abito da sera vi sembra familiare, avete ragione: si tratta di un raffinato Giorgio Armani creato su misura per lei e sfoggiato durante la serata dei Golden Globes 2014. La divina australiana infrange quindi l'ultimo tabù: quello del riciclo sul tappeto rosso

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Con il bene placido dello stesso Re Giorgio: attraverso un comunicato stampa la griffe (di cui Blanchett è testimonia anche per una fragranza) ha applaudito al gesto, che pone l'accento sulla crescente sensibilità ambientale e attenzione al consumo delle risorse, diffusasi anche nel mondo della moda. 

Cannes 71: l'infinita odissea di Don Quixote continua

Se quest'anno non c'è davvero pace per il Festival, il più dannato tra i dannati pare essere Terry Gilliam. Proprio ora che il regista - dopo decenni di diatribe, mancanza di fondi, problemi di diritti e lavorazioni interrotte - si apprestava a presentare il suo The Man who killed Don Quixote sulla Croisette, una nuova sventura ha rischiato di rovinargli la festa. 

Non stiamo parlando della ben nota querelle legale tra il Festival e il produttore portoghese Paulo Branco. Proprio oggi infatti il giudice si è pronunciato sulla contesa dei diritti, dando ragione a Gilliam e al Festival di Cannes. La prima mondiale di uno dei film più attesi dell'anno si farà quindi sulla Croisette e più precisamente sabato 19 maggio 2018: il Don Quixiote di Gilliam chiuderà la 71esima edizione, come da programma. 

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A turbare gli animi dei cinefili è stata la notizia di un gravissimo malore per il regista, che già nei giorni scorsi era stato colpito da quello che secondo alcuni voci era un vero e proprio ictus. Tra smentite, indiscrezioni e l'angoscia per la salute del regista di Brazil, ci ha pensato proprio lui a rassicurare tutti, mandando un messaggio al Festival, diffuso poi attraverso i canali ufficiali di Cannes.

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Non sono ancora morto e sarò alla prima del film, recita il messaggio, arrivato con tanto di foto allegata. Sperando che la burrascosa storia di Don Quixiote a Cannes non preveda altre sorprese! 

Cannes 71: è il giorno di Paul Dano regista

Con le nuove regole per le proiezioni della stampa di cui vi abbiamo dato conto ieri diventa più difficile raccontare in presa diretta le prime reazioni a caldo dalla Croisette, ma qualcosa è comunque trapelato sui primi, attesissimi film in corsa per la Palma e i premi delle altre sezioni. 

A farsi notare oggi - dopo la delusione del ritorno alla regia del premio Oscar Farhadi - è stato Paul Dano. Il noto attore e caratterista statunitense ha esordito dietro la cinepresa, presentando Wildlife, un adattamento di Richard Ford che racconta la storia di una separazione tra genitori vista dagli occhi del loro giovane figlio. Presentato nella sezione Semaine de la Critique, il film ha incontrato un responso generalmente positivo, soprattutto per la performance di Carey Mulligan.

Hanno incontrato giudizi favorevoli anche i film della sezione più "nuda e pura", Un Certain Regard, quella per cinefili senza compromessi. La stampa ha dimostrato di gradire Rafiki, il film kenyano che racconta la storia d'amore omosessuale tra due ragazze adolescenti a Nairobi. La pellicola è già stata bandita nel paese d'origine: un peccato secondo la stampa, perché a parte qualche ingenuità registica il film ha convinto, anche grazie alle ottime protagoniste. 

Più divisivo e radicale è invece il nuovo film del russo Sergei Loznitsa, così come da tradizione: gli affezionati della Croisette ormai non dichiarano aperto il Festival senza una sua pellicola politica che racconti le criticità della Russia di Putin. Donbass già dal titolo - dedicato al territorio conteso in Ucraina - è tutto un programma, ancora una volta critico nei confronti del quattro volte presidente della Russia.

Anche se alcuni l'hanno bocciato come inutilmente enfatico e ridondante, il mix di sarcasmo e politica intessuto dal film ha generalmente colpito. Le prime recensioni parlano anche di una riflessione metacritica sulla potenza dell'informazione e del racconto: pare infatti che il film affronti anche il spinoso tema delle fake news. 

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