Perché non è stato fatto un sequel di Cappuccetto Rosso Sangue?

Non è mai stato realizzato un sequel di Cappuccetto Rosso Sangue, anche se il finale sembrava permetterlo, e prometterlo. Come mai? Ecco tutti i motivi.

Autore: Alice Grisa ,

Cappuccetto Rosso Sangue è un film del 2011, una libera (liberissima) riscrittura della favola di Cappuccetto Rosso, le cui versioni più note sono quella di Perrault, che risale al 1697, e quella dei fratelli Grimm del 1857.

La regista Catherine Hardwicke, la stessa di Twilight, si è solo appoggiata a un’ispirazione per raccontare un fantasy-horror favolistico con al centro una storia d’amore.

A interpretare Cappuccetto Rosso è Amanda Seyfried, contesa tra due ragazzi nella forma del classico triangolo sentimentale: Peter, il boscaiolo e amico del cuore che la ama da sempre, ed Henry, gentile e facoltoso, a cui invece è stata promessa.

A funestare la situazione è la minaccia di un lupo mannaro che si aggira nei boschi circostanti il paesino di Valerie. La popolazione ha fatto un patto, offrendogli un animale al mese in cambio della pace. Ma, quando viene uccisa la sorella di Valerie, la storia prende un’altra piega.

Sulla carta Cappuccetto Rosso Sangue è una riscrittura “con più appeal” di una classica fiaba dell’immaginario.

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Il finale è aperto, perché, dopo la trasformazione di Peter in lupo mannaro, morso dal padre di Valerie durante la lotta finale, il ragazzo si allontana per non mettere in pericolo la donna che ama. Poi, però, tornerà, dopo aver imparato a tenere a bada la propria natura.

Nonostante la possibilità di una nuova storia su Valerie e Peter, che devono convivere con la natura animalesca del ragazzo, non è mai stato realizzato un sequel del film. Come mai?

Le motivazioni tracciabili e ipotizzabili sono diverse.

È stato un semi-flop

Non c’è stato un box office da "profondo rosso", ma Cappuccetto Rosso Sangue probabilmente aveva obiettivi più ambiziosi di quelli realizzati.

Il budget di 42 milioni di dollari è stato ripagato e doppiato, perché il film ne ha incassati 90 sul mercato globale, come riporta Box Office Mojo.

Evidentemente, però, il dato non è leggibile come un successo stellare.

Warner Bros.
Una scena di Cappuccetto Rosso Sangue
Amanda Seyfried è una sensuale e moderna Cappuccetto Rosso

L’affluenza nelle sale e tutti i successivi discorsi mediali sul film sono stati probabilmente legati al giudizio estremamente negativo della critica.

Le recensioni non lo promuovono

La riscrittura hollywoodiana di fiabe europee rischia sempre di essere pericolosa. In questo caso, Cappuccetto Rosso Sangue punta su una fotografia incantata (e patinata) che attrae e seduce: l’immagine della splendida Amanda Seyfried, bionda, angelica e con un cappuccio rosso fuoco sui capelli biondi, in mezzo alla neve, è sufficiente per desiderare di vedere il film.

In realtà, però, questo ibrido tra fiaba, fantasy, horror, coming of age, sensualità e goth non è altro che l’ennesimo esempio di una ballata sul classico coronamento d’amore mascherato da empowerment femminile.

Twilight, The Vampire Diaries, Van Helsing: ormai si parla di un sottogenere, e Cappuccetto Rosso Sangue ci si inserisce tiepidamente, deludendo i puristi del nuovo format cinematografico, perché la pellicola non riesce a riprodurne l’epicità, ma soprattutto i fan della fiaba originale.

La colpa è principalmente della sceneggiatura, troppo debole e scarna, incapace di collocarsi degnamente neanche nel filone coming of age goth.

Warner Bros.
Amanda Seyfried in  Cappuccetto Rosso Sangue
Cappuccetto Rosso contesa tra due uomini

Se le favole peccano di personaggi troppo piatti e netti, le rielaborazioni al cinema possono lavorarci, strutturando e multidimensionando le figure.

In questo caso, invece, l’operazione svolta è al contrario: il cacciatore, la nonna, il lupo, tutte queste presenze potenzialmente valorizzabili, sono state ridotte ai minimi termini per diventare reagenti di un triangolo sentimentale.

Se la critica l’ha bocciato – si può citare The Guardian, Vulture o Collider, che denunciano l’eccessiva Twilightizzazione della storia – anche il pubblico non l’ha apprezzato. Basta dare un’occhiata a Rotten Tomatoes per scoprire lo scarso gradimento generale di questa riscrittura di Cappuccetto Rosso.

È la copia di Twilight

Volendo o non volendo, gli sceneggiatori, i produttori e la stessa Catherine Hardwicke hanno puntato troppo sul successo in scia di Twilight, che nel 2008 ha letteralmente spopolato, imponendo la storia di Bella ed Edward come un genere.

L’operazione di ibridazione di questo nuovo genere a una fiaba classica europea, però, non ha funzionato. Cappuccetto Rosso è stato trasformato in un “Twilight licantropico”, con il classico triangolo tra ragazza bellissima, ragazzo bello e dannato, ragazzo dolce e gentile. Come nella più classica delle fiabe. la ragazza deve sconfiggere un mostro per poter coronare il proprio sogno d'amore, e quel mostro, come spesso succede, si trova estremamente vicino a lei. Ma la trama non si presenta perfettamente coesa e il mordente perde in molti punti, lasciando lo spettatore perplesso.

Twilight aleggia ovunque: Bella, Edward e Jacob si sono trapiantati qui in nuovi archetipi perfettamente riproducibili.

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Una scena con i protagonisti di Twilight
Il mood di Twilight è troppo presente

Esattamente come avviene con Bella (e questo è un punto debole che la ragazza si porta dietro fino quasi alla fine della saga), il fulcro principale della vita di Valerie è scegliere chi sposare e come collocarsi sentimentalmente.

La Valerie di Amanda Seyfried, in generale, osa di più. Si addentra nel bosco, un luogo “dove le brave ragazze non dovrebbero andare”, e indossa un cappuccio rosso alla Hester Prynne. E poi è proprio lei a determinare lo scioglimento finale.

Warner Bros.
Una scena di  Cappuccetto Rosso Sangue
Il triangolo sentimentale riproduce quello di Twilight

Eppure, in un momento così vicino (era il 2011, in piena saga Twilight) al successo dei film con la Stewart e Pattinson, è impossibile che questo Cappuccetto Rosso goth, date le premesse narrative, si salvi in qualche modo dal cono d’ombra della storia sui vampiri, cambiando semplicemente gli addendi e sostituendoli con i licantropi.

L’idea del franchise era troppo evidente

Cappuccetto Rosso Sangue sembra proprio puntare alla scia di Twilight e costruire un’altra storia dalla base narrativa forte (quella di Perrault e dei fratelli Grimm).

La troppa sicurezza però può portare a risultati molto diversi dalle aspettative. E alla fine il franchise non c’è stato.

Una sceneggiatura debole e punteggiata di déja-vu ha vanificato il lavoro sulla pulizia dei movimenti di macchina, sulla fotografia patinata, sulle musiche coinvolgenti, rilanciando un nuovo triangolo amoroso-copia carbone del precedente, una storia a cui il pubblico non aveva voglia di affezionarsi.

C'è stato qualcuno, però, che avrebbe desiderato un secondo capitolo e si è accontentato di far fiorire una fan-fiction su WattPad, dove diversi utenti si sono divertiti a immaginare il prosieguo della storia tra Peter e Valerie.

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Voi cosa ne pensate? Avreste gradito un sequel di Cappuccetto Rosso Sangue?

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