Il doppiaggio italiano: le sue origini e la sua evoluzione

Scopriamo insieme le origini del doppiaggio italiano, da dove si è cominciato a praticarlo, fino all'arrivo ai giorni nostri.

Autore: Lorenzo Ferrero ,

In Italia siamo abituati da sempre a fruire di contenuti audiovisivi al cinema e in televisione nella nostra lingua, grazie al prezioso lavoro svolto dagli studi di doppiaggio e da tutti coloro che ne fanno parte: doppiatori, direttori, fonici, adattatori, traduttori e tutti gli altri professionisti coinvolti in questo processo.

La tradizione del doppiaggio in Italia può essere considerata la più longeva e antica al mondo (nonostante le sue origini non siano propriamente italiane) e in questo articolo esploreremo la sua nascita e le sue radici, fino ad arrivare ai giorni nostri.

La nascita e l'evoluzione del doppiaggio italiano

L'avvento del sonoro

Siamo alla fine degli anni '20 e il cinema mondiale sta attraversando una rivoluzione epocale con l'avvento del sonoro a partire dal 1927. Tuttavia, questa innovazione presenta una grande sfida: gli Stati Uniti d'America sono i principali esportatori di pellicole cinematografiche in Europa, ma molti paesi, tra cui l'Italia, non hanno una sufficiente comprensione della lingua inglese.

Inoltre, i regimi totalitari ostracizzano qualsiasi prodotto che non sia di origine nazionale, vietando anche l'utilizzo di sottotitoli, poiché considerati "una minaccia all'italianità" essendo comunque un'influenza linguistica straniera.

E dal momento che l'Italia è uno dei maggiori importatori di film americani, i produttori devono trovare un modo per rendere fruibili i propri prodotti a tutti i paesi attraverso una serie di strategie e manovre.

La comparsa delle didascalie e i film in più versioni

"Nascita di una nazione. Una didascalia" by www.brevestoriadelcinema.org is marked with Public Domain Mark 1.0.
La didascalia di un film
La didascalia di un film

"Nascita di una nazione. Una didascalia" by www.brevestoriadelcinema.org is marked with Public Domain Mark 1.0.

Inizialmente, poiché non tutte le sale erano in grado di proiettare film sonori, si decise di modificare i film aggiungendo lunghe didascalie che descrivevano le scene e sostituivano i dialoghi. Tuttavia, ci furono due grandi problematiche: il ritmo della pellicola veniva inevitabilmente compromesso, rovinando così l'esperienza di visione, e gran parte della popolazione mondiale era analfabeta. Si optò quindi per un secondo stratagemma decisamente più strano e complesso: creare diverse versioni dello stesso film, a seconda della lingua di destinazione.

A volte gli attori principali rimanevano gli stessi e solo i personaggi secondari cambiavano, altre volte invece l'intero cast veniva sostituito da attori che parlavano la lingua del pubblico di destinazione. Un esempio di ciò è stato il film Dracula del 1931, dove di giorno si girava la versione in inglese con Bela Lugosi e di notte si girava quella spagnola con Carlos Villarìas.

"dracula Starring Bela Lugosi, Helen Chandler, David Manners 1931" by atomtetsuwan2002 is licensed under CC BY-SA 2.0
Dracula di Bela Lugosi
Il Dracula di Bela Lugosi

"dracula Starring Bela Lugosi, Helen Chandler, David Manners 1931" by atomtetsuwan2002 is licensed under CC BY-SA 2.0.

Quando gli attori rimanevano americani, l'unico modo per farli recitare nelle altre lingue era scrivere le battute "come si leggevano" su dei cartelli, che venivano poi letti da un narratore fuori campo. Due dei più famosi attori che adottarono questa pratica furono Laurel e Hardy (conosciuti in Italia come Stanlio e Ollio), che tra il 1930 e il 1931 realizzarono molte di queste versioni in diverse lingue, inclusa l'italiano (e il loro accento avrebbe poi ispirato il doppiaggio delle loro pellicole da parte di attori italiani).

Si può facilmente immaginare che i risultati erano spesso piuttosto mediocri, con errori di traduzione, accenti non del tutto corretti e una grande confusione sul set. Infatti, oltre al cast, venivano anche sostituite le troupe. Si tentò persino di doppiare gli attori direttamente dietro la macchina da presa, ma i risultati furono disastrosi.

Qual è il primo film mai doppiato in italiano?

Il primo film completamente doppiato nella nostra lingua è Carcere, prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer e vincitore del premio Oscar nel 1930.

Quando si è iniziato a doppiare?

Il primo vero esperimento di doppiaggio avvenne nel 1929, grazie all'idea del montatore della Fox Louis Loeffer e dell'attore italo-americano Augusto Galli. Decisero di doppiare una scena del film Maritati a Hollywood, ma il risultato fu piuttosto grezzo e deludente. Tuttavia, si comprese che era possibile farlo, aprendo la strada alla soluzione definitiva per il mercato italiano.

Le principali case di produzione decisero quindi di assumere attori italo-americani o emigrati negli Stati Uniti per doppiare i film destinati alle grandi schermate italiane, inclusi alcuni importanti film della Metro Goldwyn Mayer come Carcere, La Savigliana e Trader Horn.

Fu la MGM a intensificare per prima la pratica del doppiaggio italiano, ingaggiando attori americani di origine italiana di grande calibro come Carlo e Rosina Galli, Argentina Ferraù, la cantante Milly e Francesca Braggiotti. Anche la Fox non rimase a guardare e reclutò altri attori, tra cui Alberto Valentino, fratello del famoso Rodolfo, nel ruolo di dialoghista, l'attore comico Frank Puglia come direttore del doppiaggio e Franco Corsaro come primo doppiatore ufficiale. Con questa squadra, riuscirono a doppiare il film Tu Che Mi Accusi nel 1931.

Dove sono nati i primi studi di doppiaggio?

Nonostante l'incremento dell'uso del doppiaggio, non esistevano ancora luoghi specializzati che ne permettessero la sua realizzazione. La Paramount, che fino a quel momento aveva esitato nell'investire così tanto in questa pratica, decise di creare in Francia, precisamente a Joinville-le-Pont, il primo stabilimento dedicato esclusivamente al doppiaggio dei propri film. Gli attori di ogni paese europeo venivano inviati lì per registrare le diverse edizioni dei film. Il primo film doppiato in questo stabilimento fu Il Dottor Jekyll di Rouben Mamoulian, con Fredric March doppiato dall'attore teatrale e speaker radiofonico Olinto Cristina.

Tuttavia, nel 1932 il regime fascista impose che il doppiaggio fosse eseguito nel paese destinatario del film, escludendo di fatto ogni produzione doppiata all'estero. Così nacquero i primi studi di doppiaggio in Italia: Foto Vox, Italia Acustica e Fono Roma furono i primi tre stabilimenti dedicati esclusivamente al doppiaggio di film stranieri. Fono Roma divenne il principale studio, sostenuto dalle grandi major americane (20th Century Fox, Paramount e Warner Bros.), che gli affidarono direttamente le edizioni italiane dei propri film.

Numerosi attori teatrali e cinematografici dell'epoca, come Ugo Cesari, Tina Lattanzi e Augusto Marcacci, continuarono a doppiare per lungo tempo, contribuendo alla creazione di una vera e propria scuola di doppiaggio italiana, riconosciuta in tutto il mondo per le sue indiscusse capacità attoriali.

Nonostante le iniziali difficoltà legate alla mancanza di esperienza tecnica (si lavorava al buio e senza guida sonora) e le numerose censure imposte dal regime fascista, il doppiaggio divenne parte integrante della cultura cinematografica italiana. Alcuni doppiatori in particolare, come Sandro Ruffini, Andreina Pagani, Marcella Rovena, Miranda Garavaglia Bonansea, Augusto Marcacci, Emilio Cicoli e molti altri, furono riconosciuti per il loro contributo nella diffusione del doppiaggio in Italia negli anni '30 e divennero voci familiari e riconoscibili per il pubblico italiano.

Tuttavia, a parte un breve periodo in cui vennero dedicati speciali al doppiaggio in alcune riviste cinematografiche, la professione dei doppiatori rimase in gran parte oscura, venendo persino esclusa dai titoli di coda dei film. Questo accadeva perché, soprattutto verso la fine degli anni '30, venivano doppiati non solo i film stranieri, ma anche quelli italiani, sostituendo le voci degli attori con quelle dei doppiatori.

Il doppiaggio nel dopoguerra

Con la fine della guerra e il desiderio delle persone di riprendere una vita normale, anche le sale cinematografiche riaprirono e iniziarono ad accogliere tutte le pellicole (specialmente americane) che non erano state distribuite negli anni del conflitto.

Si ebbe quindi un numero incredibilmente elevato di film, spesso anche fondi di magazzino, che necessitavano di essere doppiati e distribuiti, soprattutto perchè molti di questi avevano ancora la presenza delle didascalie, o erano stati doppiati “alla buona” da attori italo-americani negli Stati Uniti.

Fu quindi un’occasione per i doppiatori di far valere il proprio peso artistico, creando la Cooperativa Doppiatori Cinematografici (CDC), che voleva raggruppare le storiche voci del periodo precedente al conflitto (magari associando anche visivamente un determinato doppiatore ad un attore) e pretendeva garanzie sulla continuità del lavoro.

"File:Sede rai di firenze, studio di doppiaggio 02.JPG" by Sailko is licensed under CC BY 3.0.
Uno degli studi di doppiaggio della sede RAI di Firenze
Uno degli studi di doppiaggio della sede RAI di Firenze

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Poco dopo, però, nacque un’altra associazione, in diretta concorrenza con la CDC: l’ Organizzazione Doppiaggio Italiano (ODI). Questa voleva porsi come un’alternativa alla freddezza e alla ripetitività di voci della precedente, proponendo principalmente voci nuove e non necessariamente simili all’attore madrelingua. La ODI, quindi, voleva prendere quella parte di mercato che non voleva identificarsi con le stesse identiche voci, ma anzi pretendeva varietà e diversità fra le stesse.

Tuttavia, le due associazioni erano in una sorta di “competizione amichevole”, nella quale le varie case di produzione decidevano di affidarsi all’una o all’altra in base alle esigenze.

L’epoca moderna

"Cabin dubbing" by arceus555 is licensed under CC BY-SA 2.0.
Una regia di una sala di doppiaggio
La regia di una sala di doppiaggio

"Cabin dubbing" by arceus555 is licensed under CC BY-SA 2.0.

Dopo quarant'anni, le major cinematografiche decisero di abbandonare le associazioni e rivolgersi al libero mercato delle voci. Anche se alcune associazioni come la CDC (ora Sefit CDC) continuarono a essere di riferimento, lo standard cambiò notevolmente. Ora si cercavano principalmente professionisti in grado di essere efficaci nel dare voce ai personaggi, anziché cercare solo una somiglianza timbrica con gli attori originali. Prevaleva uno stile più pulito e raffinato, a differenza del tono "sporco" dell'originale, con particolare attenzione alla dizione e alla precisione.

I ri-doppiaggi delle pellicole italiane vennero quasi del tutto sospesi, nonostante molti attori avessero raggiunto la fama proprio grazie alle voci dei doppiatori italiani. Un esempio lampante è la coppia Bud Spencer e Terence Hill, doppiati rispettivamente da Glauco Onorato e Pino Locchi.

A differenza del passato, il ruolo dei doppiatori è stato ufficialmente riconosciuto, tanto che le voci italiane appaiono nei titoli di coda con i relativi crediti. Ora viene considerata una vera e propria professione all'interno dell'industria dello spettacolo.

Nonostante possano esserci alcuni problemi legati ad alcuni adattamenti non del tutto riusciti, la qualità del doppiaggio italiano rimane molto elevata e probabilmente la migliore al mondo e ha permesso a una vasta parte della popolazione di fruire del cinema in maniera chiara e comprensibile.

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