Perfetti Sconosciuti debutta nelle sale cinematografiche italiane l'11 febbraio 2016. Dirige Paolo Genovese, che firma anche il soggetto e la sceneggiatura scritta a più mani assieme a Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. E ai David di Donatello dello stesso anno la pellicola si aggiudica il premio proprio per Miglior sceneggiatura assieme al prestigioso riconoscimento per il Miglior film, mentre nel frattempo chiude la stagione distributiva con un incasso superiore ai 17 milioni di euro solamente in Italia.
Un successo straordinario di critica e pubblico che avvolge l'incandescente racconto che si sviluppa interamente a casa di Eva (Kasia Smutniak) e Rocco (Marco Giallini), dove un gruppo di amici si raccoglie per passare una piacevole serata in compagnia. La tagline di Perfetti Sconosciuti però recita: «Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.»
E infatti le cose iniziano ben presto a degenerare precipitando in un vortice di non detti e ombre, dove la complessa natura piccolo borghese dei protagonisti (tra cui anche Edoardo Leo, Alba Rorwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Benedetta Porcaroli) svela tutti i suoi vizi e isterismi.
Quello di Genovese è un film imprescindibile della cinematografia italiana degli ultimi anni, capace di attirare grazie al clamore suscitato l'interesse da parte di moltissimi Paesi stranieri che ne hanno acquistato i diritti per realizzarne innumerevoli remake. Se lo avete amato e siete alla ricerca di suggerimenti di visione che vadano a ricalcare con atmosfere affini Perfetti Sconosciuti, nella lista qui di seguito troverete alcuni interessanti consigli che potrebbero fare al caso vostro.
Il capitale umano
Il capitale umano di Perfetti Sconosciuti va sicuramente a riprendere quell'atmosfera dove differenti strati della società borghese entrano in contatto e si trovano a interagire a stretto gomito, in modo indubbiamente e accidentale di quanto accadesse nel film di Genovese. Dietro la macchina da presa c'è Paolo Virzì, che scrive la sceneggiatura assieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo adattandola a partire dal romanzo omonimo di Stephen Amidon. Il film è diviso in quattro capitoli e si sviluppa a partire da un breve prologo che ruota attorno all'investimento di un ciclista da parte di un SUV.
Da qui si dirama un profondo intreccio di vite che finiscono per attorcigliarsi una sopra l'altra, in una disamina estremamente asciutta e lucida di un mondo basato sulla logica del mero calcolo e della convenienza personale. Uno sguardo dai toni caustici quello assunto da Virzì, sempre composto e chirurgico nel tracciare le linee di questi personaggi che assumono i tratti di maschere, di grottesche figure appartenenti alla pantomima più vivida, quella della vita. Alla fine tutti sembrano complici di tutti, mentre tutto il resto rimane un effetto collaterale, proprio come quel ciclista a inizio film.
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Carnage
Nel 2011 Roman Polanski porta nei cinema Carnage, film che il celebre regista polacco naturalizzato francese sceneggia con Yasmina Reza a partire dall'opera teatrale di quest'ultima, Il dio del massacro. Ambientato quasi del tutto all'interno di un appartamento (e qui c'è il forte elemento di continuità con Perfetti Sconosciuti), eccezion fatta per la parte iniziale e quella finale, vede due coppie di coniugi incontrarsi per discutere di un bisticcio avvenuto tra i rispettivi figli.
Se in un primo momento la conversazione pare assumere toni civili e fortemente contraddistinti dal carattere rispettoso dei quattro (Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly), i toni della discussione impenneranno rapidamente fino a sfociare in un vero e proprio caleidoscopio di emozioni feroci espresse senza nessun freno inibitore. Dalla futilità dell'episodio Polanski e Reza prendono lo spunto per mettere a fuoco le ipocrisie e i volti feroci di uno spaccato della società pervaso da numerosi tic e sintomi di stress, solo nascosti dietro le apparenze di un fragile convivere fatto di buone maniere.
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Festen
Festen, noto qui in Italia con il sottotitolo di Festa in famiglia, è un film del 1998 scritto e diretto dall'autore danese Thomas Vinterberg. Viene considerato come la prima pellicola aderente al manifesto dei Dogma 95, movimento cinematografico fondato da Vinterberg assieme a Lars von Trier, nonostante infranga alcune direttive di quest'ultimo. Festen ottiene un forte riconoscimento da parte della critica e porta il movimento all'attenzione mondiale, ottenendo anche il Premio della giuria alla 51esima edizione del Festival di Cannes.
Il film si sviluppa attorno alla festa indetta dalla famiglia Klingenfeldt, magnati dell'acciaio, per celebrare il sessantesimo compleanno del capostipite Helge (Henning Moritzen). Il clima è da subito teso ed elettrico, soprattutto a causa della presenza del figlio minore Michael (Thomas Bo Larsen), non invitato al ricevimento. Nel proseguo delle celebrazioni le cose inizieranno sempre di più ad incrinarsi, a causa anche delle scabrose rivelazioni del primogenito Christian (Ulrich Thomsen) che contribuiranno ad alimentare un clima che finirà giù nel baratro, in un affresco spietato della corruzione morale della società borghese.
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Figli
Quello di Figli è un racconto che si allontana parzialmente dai toni cupi e feroci dei film fin qui proposti come consiglio. L'ultimo film del compianto Mattia Torre, che scrive la sceneggiatura a partire dal suo monologo I figli invecchiano e scomparso poco prima dell'inizio delle riprese, è un dolce e spensierato sguardo lanciato sulle problematiche di una coppia (Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi) alle prese con l'arrivo del secondo figlio. Una famiglia di un ceto medio sempre più difficoltà che si scontra con la realtà di una relazione che muta sotto gli occhi, nata nel sogno romantico e che ora fronteggia alcuni primi segni di cedimento.
Emergono rancori e l'incomunicabilità pare essere insormontabile, mentre i segni di un'instabilità collettiva dei quarantenni contemporanei mostra tutta l'inadeguatezza di fronte presa di coscienza della perdita di una gioventù considerata perenne. Quello firmato da Torre è però un film di riscoperta che scava con delicatezza all'interno di queste fratture esistenziali, che chiede ai propri personaggi di ritrovare il meglio e di accettare una nuova realtà di convivenza a partire da quella con sé stessi.
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The Party
Presentato in concorso alla 67esima edizione del Festival di Berlino del 2017, dove si è aggiudicato il Guild Film Prize, The Party ci fa tornare dalle parti più strettamente affini a Perfetti Sconosciuti. Scritto e diretto da Sally Potter, il film converge sulla figura di Janet (Kristin Scott Thomas), da poco eletta ministro della salute del governo ombra, che decide di indire una festa assieme al marito Bill (Timothy Spall) per celebrare il recente coronamento della sua carriera. Com'è facilmente intuibile, i toni gioiosi dell'intima festicciola sono rapidamente smorzati da un'importante rivelazione.
A cavallo tra la commedia e il drammatico, The Party non scade mai totalmente nella satira sociale che eppure è il cardine portante di questa breve incursione (solo 71 minuti) nelle vite del variopinto gruppo di amicizie. Sally Potter si approccia con tocco deciso ma non cupo nei confronti dei suoi personaggi (tra gli interpreti troviamo anche Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cherry Jones, Emily Mortimer e Cillian Murphy), ritratti tragicomici caratterizzati al millimetro dell'upper class britannica.
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