La figlia di Edh è ancora viva? Il finale di Granchio nero e la sua spiegazione

Come finisce lo Scandi-action-thriller con Noomi Rapace? C'è una differenza significativa tra il film di Adam Berg e il libro da cui è tratto, scritto da Jerker Virdborg.

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Autore: Alessandro Zoppo ,

Dopo la trasferta islandese di Lamb, quella norvegese di The Trip e quella macedone di You Won't Be Alone, Noomi Rapace è tornata a casa, nella nativa Svezia. L'occasione è fornita da Granchio nero, l'action thriller post-apocalittico di Adam Berg (regista di pubblicità e apprezzati video musicali al suo primo lungometraggio) disponibile nel catalogo di Netflix dal 18 marzo.

Prodotto da Malin Idevall e Mattias Montero per la Indio di Stoccolma, Svart krabba è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Jerker Virdborg, pubblicato nel 2022 da Norstedts Forlag e premiatissimo in patria. Lo spunto è di quelli più foschi e terrificanti: un mondo in guerra e un gruppetto di eroi in missione suicida per salvare il pianeta, almeno in apparenza. Perché il finale di Granchio nero riserva una sorpresa, con tanto di dilemma morale: qual è il prezzo della sopravvivenza?

La trama

In un imprecisato Paese scandinavo che ricorda la Svezia, in un'epoca che ricorda quella di oggi, è scoppiata una tremenda e feroce guerra civile. Durante un assalto dei "nemici", l'ex pattinatrice professionista Caroline Edh viene separata dalla figlia Vanya (Stella Marcimain Klintberg). Qualche anno dopo, è diventata una militare, assoldata dall'esercito e convocata nella base di Tessenoy per un colloquio con il colonnello Raad (David Dencik) e il suo braccio destro Forsberg (Aliette Opheim).

Edh e altri quattro soldati – il tenente Nylund (Jakob Oftebro), Malik (Dar Salim), Karimi (Ardalan Esmaili) e Granvik (Erik Enge) – devono intraprendere una missione segreta: sono incaricati di trasportare due misteriose capsule verso sud fino a un centro di collegamento. La loro consegna potrebbe servire a porre fine alla guerra. I cinque non sanno cosa c'è in quegli involucri, non si conoscono e soprattutto devono passare dietro le linee nemiche attraversando sui pattini un arcipelago ghiacciato.

È un compito proibitivo. Pur scettica ma non avendo molta altra scelta, Edh accetta per un solo motivo: Raad le mostra una foto recente di Vanya. La figlia è ancora viva e si trova in un campo profughi di Ödö, la loro destinazione finale. Un attacco improvviso degli invasori al quartier generale di Tessenoy sprona il gruppo, scortato da Forsberg, a prepararsi e mettersi rapidamente in marcia.

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Il finale

Show hidden content Dopo la rapida morte di Forsberg, l'assalto di un elicottero nemico nella casa in macerie in cui si sono rifugiati, il passaggio su una distesa piena di cadaveri e l'assassinio di Karimi, creduto erroneamente un traditore, nel casolare di una coppia di anziani in apparenza innocui, i quattro sopravvissuti fanno una scoperta sconvolgente: nelle capsule c'è un virus. È un'arma biologica che non distruggerà il nemico, non metterà fine alla guerra ma all'umanità intera.

La squadra, divisa sulla scelta da fare a questo punto della missione, è costretta a nascondersi dai nemici in una barca abbandonata. Malik, ferito gravemente durante la sparatoria in cui ha perso la vita Karimi, si ferma lì. Nylund promette che contatterà la base per fargli inviare un aiuto, ma per lui il destino è scritto. Il tenente, Edh e Granvik proseguono: l'ennesimo ostacolo della traversata è una lastra di ghiaccio che non regge il loro peso. I tre strisciano carponi e conquistano il check-post nonostante il fuoco avversario. A quel punto decidono di continuare il viaggio al mattino, ma al risveglio Nylund è sparito con i contenitori.

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Edh e Granvik sono soli in trincea sotto i colpi dei nemici: lei viene ferita allo stomaco e lui muore per l'esplosione di una granata. Caroline si rimette in piedi, è pronta a tutto per rivedere Vanya. Raggiunge il tenente che ora vuole distruggere quelle capsule: nonostante il duro confronto con il suo superiore, Edh spara a Nylund per portare a termine il compito. La traversata l'ha ridotta allo stremo delle forze. Edh si risveglia in un ospedale: ha un buco in pancia e le hanno amputato tre dita, ma la prima fase dell'operazione Granchio nero è stata completata.

Tutti i membri della missione tranne lei e Nylund sono morti nell'adempimento del dovere. Caroline si guadagna persino la Medaglia d'onore, ma presto scopre che le hanno mentito: Vanya non è mai stata a Ödö. È stato un sotterfugio vigliacco e opportunista per convincerla a entrare in azione. Ora che si è resa conto dell'inganno e che ha condannato tutta l'umanità all'estinzione, la soldatessa ritrova Nylund e lo convince ad aiutarla a distruggere il virus, non ancora pronto perché gli scienziati della base devono mescolare i componenti.

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Edh e Nylund si fanno strada nella base militare e raggiungono il laboratorio dove sono conservate le capsule, ma non possono disfarsi del virus all'interno della struttura perché infetterebbe tutti. Camuffati da ricercatori, i due raggiungono l'esterno ma vengono fermati prima di poter fuggire. A Edh non resta altro da fare che sacrificarsi per distruggere l'arma biologica che la sua squadra ha trasportato: attacca le capsule a una granata e si getta nel vuoto facendola esplodere stringendola nella mano.

Nylund è salvo, Edh ha fatto una scelta. Dopo aver semplicemente seguito gli ordini sperando di poter rivedere sua figlia, si è liberata da un peso morale enorme. Quando cade in mare, si riunisce finalmente con Vanya in una scena visionaria. Sott'acqua, madre e figlia possono abbracciarsi. Vanja è viva o morta? Non è dato saperlo. Nella mente di Edh, che ha fatto del suo meglio per proteggerla, è lì con lei. Ad accompagnare l'ultimo viaggio della soldatessa pattinatrice sono le note di Stay Dead dei Dead People.

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Il legame tra Caroline e Vanya, in realtà, è un elemento presente soltanto nel film. Nel libro di Virdborg il protagonista è un uomo e non una donna: si chiama Karl Edh e non ha figli. Questo cambiamento ha permesso agli sceneggiatori (Berg, Virdborg e Pelle Rådström) di dare più umanità alla narrazione e radicarla alla realtà. Il regista ha spiegato in un'intervista a Slash Film che ha scelto la sottrazione e un finale aperto perché "la gente parla troppo nei film".

Penso che ci sia sempre un delicato equilibrio tra rivelare troppo e troppo poco, e per tutto il film ci siamo sforzati di non spiegare cosa è successo, chi sta combattendo, chi è il nemico. Questo genere di cose tendono ad essere noiose quando spieghi troppo. In un certo senso è stata una scelta pericolosa non dare ai personaggi troppa back story: sono solo persone che sono state gettate in questo conflitto e hanno dovuto combattere per le loro vite.

Questa sensazione è condivisa dalla stessa Rapace. Sempre a Slash Film, l'attrice svedese ha dichiarato che "non c'è sempre bisogno di dire tutto" perché "la maggior parte delle persone non è stupida, ma molti film trattano il pubblico come se fosse ottuso".

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