Homeland 8x01: l'inizio della fine nell'episodio Trattativa riservata

Autore: Chiara Poli ,

Il promo di FOX per l'ultima stagione di #Homeland, la numero 8, lo dice chiaramente: siamo testimoni della fine di un'era.

Perché non è stata solo una delle più seguite e premiate spy-story nella storia della TV: ha anche fatto storia in altri sensi.

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Per esempio, divulgando il dossier sui segreti della produzione, dalle telefonate con Edward Snowden alle implicazioni politiche su Donald Trump, passando per gli incontri con gli agenti della CIA.

E ieri sera, Homeland ha debuttato con la stagione finale (ma sarà davvero l'ultima?) e ci ha regalato tante nuove emozioni.

Nel primo episodio, Trattativa riservata, Carrie  (Claire Danes) è tornata. Ma la lunga prigionia non è stata come quella di qualsiasi altro agente operativo. Carrie Mathison è diversa da tutti gli altri. Carrie Mathison ha rischiato di impazzire.

Un agente compromesso

E ora, ricoverata in un ospedale militare americano in Germania, fa i conti col passato recente e cerca di rimettersi in sesto… Ma come può farlo, se ha fallito il test della macchina della verità e non può essere reintegrata dopo 213 giorni di cui non ricorda granché, confondendo realtà e delirio?

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Jim Turrow (David Hunt) del controspionaggio non crede alle tesi dei medici di Carrie, secondo i quali le risposte false date al poligrafo potrebbero dipendere dalle sue condizioni.

Nel frattempo Saul Berenson (Mandy Patinkin), consigliere del Presidente per la sicurezza nazionale, deve gestire una crisi con l’Afghanistan. Una crisi che potrebbe avere conseguenze molto serie.

E Saul è in difficoltà: una cosa sono le operazioni sul campo, ben altra cosa le questioni diplomatiche e politiche.

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E avendo bisogno di Carrie a Kabul per due settimane, subito, corre un grosso rischio. E ne fa correre uno anche a Carrie. Ma lui, ed è probabilmente l’unico, si fida ancora di Carrie.

Difende il suo operato e la informa della trattativa in corso con i talebani, chiedendole di partire immediatamente… Ricominciando daccapo.

Le sue vecchie risorse, i suoi contatti, i codici delle operazioni: dopo la cattura di Carrie, tutto il protocollo è stato cambiato. E Turrow afferma ufficialmente che Carrie è un agente compromesso.

Di nuovo sul campo

Nemmeno in tempo di entrare nella sua stanza a Kabul, e Carrie Mathison - tenuta sotto stretto controllo in ogni sua mossa, messaggio e telefonata - dà subito dei consigli alla nuova arrivata, Jenna Bragg (Andrea Deck) ed è già al lavoro. Pronta per cambiare il destino di quella trattativa riservata con il suo intervento.

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Un intervento che ci dimostra subito una cosa: Carrie non è cambiata. Non ha perso motivazione, risorse, determinazione. Sa ciò che fa, come se non fosse successo nulla… Come nel governo di Abdul Qadir G’ulom (Mohammad Bakri), l’uomo che Carrie dovrà cercare di spodestare.

Ma Carrie si trova di fronte a una vedova e a un orfano che la accusano di essere responsabile della morte del marito e del padre.

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Carrie nega di aver fatto il suo nome a qualcuno, ma dentro di sé non è certa: non lo ricorda.

Il seme del dubbio

Mike (Cliff Chamberlain) affronta subito Carrie, uscita senza dirlo a nessuno e senza dare conto delle sue azioni. Dopo aver confermato le trattative fra i russi e i talebani, che sembrerebbero collaborare, Mike chiede a Carrie perché, se è a Kabul per incontrare G’ulom, fa domande sui russi.

Sa che non ha superato il test del poligrafo e glielo dice apertamente. Ma le risposte di Carrie sono evasive, e non lo convincono.

L’ultima stagione di Homeland si apre come si era aperta la prima: nel dubbio. Allora era stato Nicholas Brody (Damian Lewis) a tornare dopo la prigionia e a essere sospettato di tradimento. Oggi è Carrie Mathison.

La fine e l’inizio, in un cerchio lungo 8 anni.

Ed è appena cominciata…

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