Cosa porta Marracash, Guè Pequeno e i campioni olimpici di Scampia a rivedersi in un film come I Miserabili? C'è una parola che ricorre nel loro commento elogiativo al film: il fatto che l'esordio del regista francese Ladj Ly racconti con grande precisione la strada: il clima che si respira, le leggi non scritte che insegna a chi la vive, l'universalità dei suoi intricati sistemi di potere. La strada annulla le distanze tra Napoli, Seoul, Milano e Montfermeil; la cittadina francese dove è ambientato I miserabili, dove Victor Hugo scrisse il proprio romanzo un secolo e mezzo fa e dove il regista esordiente Ladj Ly è cresciuto.
Viene da dire, amaramente, che in tutti questi decenni nulla è cambiato, che le povertà di un tempo si sono mantenute in tutta la loro complessità, in tutte le loro frizioni intestine (e oggi multietniche) tra sfruttati che fanno a braccio di ferro tra di loro. Siano poliziotti, imàm, giovani che bighellonano per il quartiere, i personaggi soppesano i granelli del loro potere per sopravvivenza o per credersi salvati dal mondo della strada, che invece non lascia scampo. Montfermeil finisce immancabilmente per trasformare i tanti sforzi di mediazione e di difficile convivenza in rabbia, energia cinetica che esplode distruggendo tutto ma senza cambiare nulla.
La rabbia e la violenza si trasformano in cinema, con dietro la macchina da presa un giovane regista che da adolescente ha già girato gli scontri tra polizia e cittadini. Quelli veri, che portano per un breve momento la sua cittadina agli onori delle cronache nazionali e mondiali, a causa dei violenti scontri seguiti ad alcuni interventi della polizia dal discutibile uso ed abuso della forza. I miserabili però non è uno sterile film di denuncia dal taglio documentaristico e crudo, è una storia personale su cui s'innesta ora il genere poliziesco, ora il thriller, in un crescendo narrativo e filmico che tiene col fiato sospeso, oltre che far riflettere.
I miserabili: la Francia ha trovato il suo giovane Victor Hugo?
Un poliziotto novellino è al suo primo giorno di lavoro nella BAD, la brigata anti droga del comune di Montfermeil. Di droga in giro non se ne vede, perché i fratelli musulmani del quartiere hanno ripulito una zona che un tempo era inaccessibile anche alle forze dell'ordine. Eppure le pattuglie girano giorno e notte tra i palazzoni popolari e i mercatini di merce contraffatta, tenendo gli occhi aperti.
C'è un innocuo negozio di kebab gestito da un figuro attenzionato dall'antiterrismo per i suoi traffici in una moschea clandestina dove educa i giovani ai precetti dell'Islam. C'è un "sindaco" alternativo che mantiene la pace tra i palazzoni e condivide qualche traffico poco legale con la polizia, con cui sostanzialmente spartisce il compito di vegliare sul quieto vivere. Ci sono nugoli di ragazzini che giocano nelle aree abbandonate e temono la polizia e il Porco rosa, il soprannome del capo squadra Chris, a cui il novellino Stéphane Ruiz viene affiancato. Completa il trio di pattuglia diurno Gwada, agente navigato e spalla di Chris nelle sue intemperanze e nei suoi scherzi.
Il fragile equilibrio creato dai leader del quartiere rischia d'incrinarsi definitivamente quando un leoncino viene rubato dallo zoo dei gitani, che promettono di dare fuoco a palazzi e persone se non verrà ritrovato in 24 ore. La ricerca del ladro porta i tre poliziotti a compiere un errore drammatico. Tutto precipita in un solo istante, in un crescendo narrativo in cui tutti tentano di evitare il peggio ma anche di aumentare il proprio potere sugli altri, di imporsi, di schiacciarli.
Le due figure chiave sono due ragazzini: uno è il testimone chiave del fattaccio (ed è una sorta di alter ego del regista) l'altro è un innocente che diventa il catalizzatore dell'ondata di rabbia che nessuno riesce a fermare, in un crescendo narrativo e registico che non può che ricordare un cult come The Raid.
Sotto le sue vesti poliziesche da braccio duro della legge e il suo crescendo thriller, I miserabili è un film dalla scrittura notevolissima. Certo ha un debito enorme con tutto il grande cinema sociale francese passato dentro e fuori Cannes (Il profeta, La classe, L'odio, Miracolo a Le Havre, buona parte della produzione dei fratelli belga Dardenne). Ly percorre i sentieri di chi prima di lui ha tentato di fotografare la rabbia come spartiacque anagrafico, ciò che distingue chi si ribella e chi, con l'età, ha trovato sistemi più o meno legali di mediazione per scendere a patti con la propria disperazione, per garantire la propria sopravvivenza.
Tuttavia a sorprendere e conquistare è la maturità di scrittura di Ladj Ly (che firma il film con Giordano Gederlini e Alexis Manenti), capace da testimone di guardare alle dinamiche della sua adolescenza con un distacco intellettuale e una partecipazione emotiva strabilianti. Non ci sono poveri buoni e poliziotti cattivi, ci sono un mucchio di personaggi che sanno essere saggi ed idioti, carnefici e al contempo salvatori, ammantati di infinite sfumature di (a)moralità.
Ne è un esempio Chris, il poliziotto interpretato con una grande performance da Alexis Manenti stesso. Autoproclamatosi sceriffo, non esita ad abusare dei suoi poteri nei riguardi di un gruppo di ragazzine africane alla fermata dell'autobus, eppure quando sostiene di essere un profondo conoscitore del quartiere e di poterne garantire la pace e, tutto sommato, non è così lontano dal vero. Allo stesso modo l'imàm in odore di terrorismo diventa il re Salomone di una scelta terribile, savio abbastanza da mettere in pericolo la sua posizione per offrire rifugio a un fuggitivo, carismatico il necessario per ascoltare la voce della concordia in mezzo a un coro di canti di guerra.
I personaggi di I miserabili sono così vividi e sfaccettati che si perdona volentieri al film la quasi totale mancanza di uno stile registico, un qualche raccordo visivo, un polso autoriale che renda l'immagine tanto forte quanto il messaggio. Invece il film rimane girato in uno stile non privo di tecnica ma in qualche modo ruvido, a tratti documentaristico e a tratti sgraziato, dove scene davvero impressionanti (il confronto di Issa col leone) si stemperano in passaggi più anonimi.
Onore al merito a Lucky Red che, dopo aver colpevolmente mancato il primo slot di lancio per questo film (gennaio 2020) ha deciso di proporlo sulla piattaforma MioCinema e su Sky PrimaFila Premiere, nella speranza che sia solo l'apripista nel ricongiungimento del cinema con il pubblico anche a sale chiuse. Anche se i dettagli sui prezzi del biglietto "virtuale" non sono ancora noti, I miserabili è un film che vale la visione, perché sa parlare di strade e di miserabili di ogni latitudine. Se il vincitore della Palma d'oro 2019 Parasite ha impressionato raccontando la lotta tra poveri in Corea, il vincitore del Gran premio della giuria si dimostra ugualmente se non ancor più universale sullo stesso tema.
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I miserabili sarà disponibile a partire dal 18 maggio 2020.
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