Stasera in TV c'è Il miglio verde: significato e spiegazione del film con Tom Hanks

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Autore: Simona Vitale ,

Gli anni 90 si sono chiusi (cinematograficamente parlando) con l'uscita di un film destinato a diventare un vera e propria perla negli anni a venire. Parliamo de Il miglio verde, pellicola diretta da Frank Darabont (già regista di quel capolavoro che fu Le ali della libertà) e ispirata all'omonimo romanzo di Stephen King, dato alle stampe nel 1996.

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Il miglio verde, uscito negli USA a dicembre 1999 e in Italia nel marzo 2000, ha ottenuto un gran successo di pubblico e critica, sia per le interpretazioni brillanti del suo stellare cast che per la storia affrontata, delicata e straziante, che ha aperto la strada a un finale che oramai fa parte della storia del cinema.

La trama del film

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La pellicola ci porta inizialmente nel 1999 in una casa di riposo in Louisiana dove l'anziano pensionato Paul Edgecomb (Tom Hanks) si emoziona mentre guarda il film Cappello a Cilindro. La sua amica Elaine si preoccupa, ma Paul la tranquillizza spiegandole che quel film gli ha ricordato gli eventi a cui ha assistito nel lontano 1935, quando era un ufficiale della polizia penitenziaria nel braccio della morte del carcere di Cold Mountain, soprannominato "Il miglio verde".

Eccoci nel 1935. Paul lavora insieme agli ufficiali Brutus Howell, Dean Stanton, Harry Terwilliger e Percy Wetmore e la sua vita scorre alquanto tranquilla sino a quando, nel miglio, arriva un nuovo detenuto: John Coffey (Michael Clarke Duncan), un uomo di colore molto grosso fisicamente ma dai modi gentili, che è stato condannato a morte dopo essere stato ritenuto colpevole di aver violentato e ucciso due bambine bianche.

Nel miglio, in attesa dell'esecuzione, ci sono altri due detenuti: Eduard "Del" Delacroix e Arlen Bitterbuck, l'ultimo dei quali è il primo ad essere giustiziato. Percy, nipote della moglie del Governatore dello stato della Louisiana, viene nel frattempo assunto come guardia carceraria di Cold Mountain, mostrando sin da subito una vena sadica nei confronti dei detenuti. In particolare l'uomo se la prende con Del, al quale finisce con l'uccidere il suo adorato topo: Mr. Jingles.

Quando Coffey riesce a guarire dei gravi problemi alla vescica di Paul, questi comincia a rendersi conto che quel grosso ma gentile omone potrebbe essere un vero e proprio miracolo di Dio, capace di guarire i dolori e le afflizioni delle persone più buone sulla faccia della Terra. Edgecomb comincia anche a capire che John probabilmente non è affatto responsabile del crimine per il quale è stato condannato alla sedia elettrica.

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Dopo tutta una serie di vicissitudini (che chi ha visto Il miglio verde ben conosce), Paul si mostra sconvolto al pensiero di giustiziare John e si offre di lasciarlo libero, pronto a pagare anche per le conseguenze del suo gesto. John, però, esprime il suo desiderio di morire, poiché oramai vede il mondo come un luogo crudele e soffre a causa del dolore e della violenza che le persone infliggono le une alle altre.

L'epilogo del film

Dopo la straziante esecuzione di John, al quale assistono impotenti tutte le guardie del miglio, Paul conclude il suo racconto ad Elaine alla quale rivela che il topo di Del, Mr. Jingles, è ancora vivo, essendo stato letteralmente benedetto da una vita "innaturalmente" più lunga grazie al tocco miracoloso di John.

L'uomo le rivela anche che lui stesso, nonostante un aspetto più giovanile, ha ben 108 anni e che al momento dell'esecuzione di John ne aveva soltanto 44. Mentre Elaine considera la lunga vita di Paul come l'ultimo dei miracoli di John, Paul ritiene che tale longevità possa essere considerata invece come una sorta di punizione divina, essendo stato condannato a rimanere sulla Terra e a sopravvivere a tutti coloro che gli sono stati cari. La sua colpa sarebbe stata quella di aver comunque giustiziato un uomo innocente scelto da Dio per compiere miracoli in Terra.

La pellicola si conclude con John che assiste al funerale di Elaine, chiedendosi quanto ancora gli resti da vivere.

Il significato e i temi affrontati dal film

Chiaramente Il miglio verde offre notevoli spunti di riflessione. Senza soffermarci su quanto possa essere giusto il fatto che un sistema giudiziario abbia il potere di decidere se condannare un uomo a morire, occorre soffermarsi sul concetto di morte e immortalità.

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L'ombra della morte pervade tutto il film. Ma alla fine prende il sopravvento il concetto di immortalità, impersonato da un oramai troppo anziano Paul Edgecomb. L'ex ufficiale di Cold Mountain ci fa riflettere sul confine sottile che esiste tra salvezza e dannazione, tra voglia di vivere per sempre e desiderio di farla finita dopo aver vissuto troppo a lungo.

Dannazione e salvezza, dicevamo. Paul è sopravvissuto a tutti quelli che amava (compresi moglie e figlio) e che a loro volta lo hanno amato e si sono preoccupati per lui. Paul è oramai un uomo solo e vecchio, costretto a passare la sua vita in una casa di cura per anziani. In effetti, questo luogo potrebbe essere considerato metaforicamente molto simile al blocco E di Cold Mountain, con gli anziani paragonati ai detenuti della prigione, che sanno di essere condannati a morte certa. In un certo senso il film (come il romanzo a cui si ispira molto fedelmente) definisce gli esseri umani come dei criminali che sono stati condannati e che restano nelle proprie celle in attesa di percorrere - per l'ultima volta - il proprio miglio verde.

Il punto di vista di John Coffey è chiaro. Le ultime parole proferite dalla bocca del protagonista, pochi secondi prima della sua esecuzione, sono emblematiche: "Le ha uccise con il loro amore. È così ogni giorno, in tutto il mondo". Mentre assistiamo alla morte di Coffey, finalmente comprendiamo la realtà del mondo da lui percepita - con troppo dolore - per anni.

Il miglio verde è anche pervaso da un simbolismo non di certo troppo celato. Le iniziali di John Coffey (come in passato ha ammesso anche lo stesso Stephen King) stanno per quelle di Gesù Cristo (Jesus Christ). Non solo. I suoi straordinari poteri, la sua benevolenza, la sua gentilezza e la sua capacità di guarire senza procurare danni permanenti a se stesso possono chiaramente rappresentare la grandezza di Dio che opera in Terra attraverso questa straordinaria creatura. Ogni qual volta John esercita il suo potere curativo su qualcuno, caccia via uno sciame di mosche fuori dalla sua bocca, in una sorta di liberazione finale dal male e dal dolore.

Nella Bibbia sono tanti i riferimenti alle mosche e, come forse molti sanno, uno degli appellativi con cui è noto Satana è proprio quello de il Signore delle mosche.

Così le mosche simboleggiano il Male e John Coffey, rappresentando l'incarnazione definitiva del Bene, riesce a sconfiggere il Male ogni volta che queste due potenti forze si scontrano.

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