Dove è stato girato Il primo re? Location e ambientazioni del film

L'epico colossal di Matteo Rovere è anche un viaggio negli scenari naturalistici più suggestivi del Lazio, perché il paesaggio in cui il film è stato girato è protagonista stesso della vicenda: "complice, nemico o divinità, a seconda delle circostanze".

Autore: Alessandro Zoppo ,

Il primo re rilegge il peplum sotto forma di brutale e ambizioso survival movie dal respiro dichiaratamente internazionale. Il film di Matteo Rovere è – per definizione stessa del regista e del produttore Andrea Paris – "realistico, analogico, fatto di sequenze riprese con luce naturale ma anche tecnicamente complesse, con un uso limitato dei VFX".

Girato in formato anamorfico con lenti Zeiss, #Il primo re ricostruisce i natali di Roma e la leggenda dei fratelli Romolo e Remo in modo iperrealistico e filologicamente accurato. Non solo per l'iconografia e il simbolismo, l'uso del protolatino e la consulenza degli archeologi del gruppo di ricerca in Etruscologia e antichità dei popoli italici dell'Università Tor Vergata di Roma.

Il mito fondativo che Il primo re cattura è un'epica barbara particolarmente attenta alla natura incontaminata all'alba della civiltà. Il paesaggio stesso è protagonista della vicenda: "complice, nemico o divinità a seconda delle circostanze", racconta Rovere con il location manager Gennaro Aquino.

L'ambientazione del film – girato quasi completamente in esterni, tra pioggia e fango – è fatta di zone paludose, termali e sulfuree, greti di fiumi, spiagge e saline, montagne rocciose, foreste e boschi mediterranei. Un Lazio primigenio e nascosto, tutto da scoprire.

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Le ambientazioni

La scena iniziale dell'esondazione del Tevere ha richiesto oltre due settimane di riprese tra location e studio, con la costruzione di un bacino d'acqua lungo quarantacinque metri, contenente circa mezzo milione di litri e dotato di una piattaforma basculante alta venti metri. Questa è stata l'unica sequenza girata fuori dall'Italia, tra Ungheria e Colombia.

Rovere ha ambientato Il primo re nei luoghi dei popoli italici che abitavano la penisola al tempo della nascita di Roma.

La Riserva Valle dell'Aniene

Il luogo simbolico del Tevere al tempo della fondazione della città capitolina. Il parco naturale è situato nella zona nord-est di Roma, lungo le rive del fiume Aniene.

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La riserva si estende lungo 620 ettari per entrambe le rive del fiume e include aree come il Pratone delle Valli, le sorgenti dell'Acqua Vergine e il complesso della Cervelletta.

L'associazione Insieme per l'Aniene Onlus gestisce la riserva per conto dell'Ente Regionale Roma Natura.

La Riserva di Decima Malafede

La più grande area protetta del sistema dei parchi romani, compresa oggi tra il GRA, la via Pontina, la via Laurentina e il comune di Pomezia.

Decima Malafede ha ricchi paesaggi marittimi e boschivi, abbraccia paludi, fiumi e laghi nel quadrante sud di Roma e include una delle maggiori foreste planiziali dell'Agro romano e del bacino del Mediterraneo. I primi insediamenti nella zona risalgono a 250mila anni fa.

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Gli scorci affascinanti lungo gli oltre seimila ettari del parco sono tantissimi, dal laghetto delle tartarughe alla valle di Perna.

Dopo 17 anni di attesa, la Regione Lazio ha approvato lo scorso luglio il Piano di Assetto della Riserva Naturale con il presupposto per una nuova economia "green" di agricoltura multifunzionale.

Il Parco Nazionale del Circeo

A Sabaudia, in provincia di Latina, sorge la riserva del Circeo, uno dei parchi più antichi d'Italia, situato lungo la costa tirrenica per circa cento chilometri nel tratto di litorale compreso tra Anzio e Terracina.

Nei suoi 8500 ettari, il Parco del Circeo include la selva di Terracina, il lago di Sabaudia, la duna litoranea e il promontorio del Circeo, i laghi costieri dei Monaci, di Caprolace e di Fogliano e l'isola di Zannone.

Nel Lazio antico del film, rivestono un'importanza centrale il lago dei Monaci e la selva di Circe, antica foresta di 3.300 ettari (è definita "una magia che dura nel tempo") che comprende aree paludose come la piscina delle Bagnature, la piscina della Gattuccia e la Lestra della Coscia.

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Il lago dei Monaci è un'altra affascinante eccellenza naturalistica pontina: si trova immediatamente sotto a quello di Fogliano ed è caratterizzato da un paesaggio di dune e cespugli di ginepro con il Monte Circeo sullo sfondo.

Qui si svolge una delle scene più drammatiche del film: lo scontro tra i due fratelli, interpretati da Alessandro Borghi e Alessio Lapice.

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L'ente gestore del Parco del Circeo organizza nei fine settimana le passeggiate poetiche con letture e performance nei luoghi simbolo della riserva, dall'antica Acropoli di Circei alla Cinghialaia e alle Crocette.

La Riserva di Tor Caldara

Risalendo verso nord si trova la Riserva di Tor Caldara sulla via Ardeatina, vicino ad Anzio e Lido di Lavinio.

La Riserva si estende per 44 ettari sul litorale ed è famosa per le dune fossili, le antiche foreste della macchia mediterranea e le sorgenti di acqua sulfurea bollente.

Il comune di Anzio – unica città bandiera blu e bandiera verde del litorale romano – ha avviato da poco un iter istituzionale per trasformare la riserva e la relativa area marina in sito d'interesse comunitario.

Il Parco Naturale dei Monti Simbruini

Il parco dei Simbruini è la culla degli scenari boschivi delle "montagne di Roma". Si estende per 30mila ettari ed è compreso fra la valle dell'Aniene e quella del Sacco, i monti Simbruini d'Abruzzo e i monti Carseolani ed i monti Ernici.

Il "tetto" del Parco è Monte Viglio con i suoi 2156 metri.

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Ma oltre alle cime maestose, i Simbruini ospitano faggete e pianori carsici, piccole cascate e laghetti come quello di San Benedetto.

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Quella dei Monti Simbruini è l'area protetta più vasta della regione Lazio, resa ancor più attraente quando la neve cade copiosa sulle sue creste.

Il Parco Naturale dei Monti Lucretili

Spostandosi verso Palombara Sabina, lungo la catena del pre-appennino laziale, si trova quest'area protetta che si estende per circa 18mila ettari.

La natura carsica del terreno e le zone boschive sono specchio di un paesaggio d'altri tempi, che si può ammirare nei borghi di Orvinio, Licenza e Percile con i suoi laghetti.

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Il parco offre una rete di sentieri e di cammini che si sviluppano per 200 chilometri e raggiungono tutti i siti di maggior interesse della zona.

Monte Cavo

Nella zona dei Castelli Romani, a Rocca di Papa, si trova il Vulcano Laziale, la seconda montagna per altezza del complesso dei Colli Albani.

Monte Cavo è un cono vulcanico che già nell'VIII secolo a.C. comprendeva una via sacra usata per raggiungere il tempio di Giove.

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Il Mons Albanus è un luogo centrale nella storia delle antiche popolazioni del Lazio: i Latini, gli Ernici e i Volsci.

Qui sorgeva il tempio dedicato a Iuppiter Latiaris. Nelle vicinanze, tra i boschi di castagni, c'era la capitale Albalonga.

Il Parco di Veio

L'area che da Campagnano e Magliano Romano si spinge fin dentro il GRA lungo 15mila ettari di area protetta.

Lo scenario naturalistico di Veio è pieno di fossi e torrenti, come il fosso degli Olmetti, il tunnel di Ponte Sodo e le cascate di Monte Gelato.

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La cintura verde di Veio confina con la Riserva dell'Insugherata, il parco di Bracciano-Martignano e il parco della Valle del Treja.

Le location

Nelle tredici settimane di riprese, la troupe ha potuto contare sul supporto della Direzione valutazione ambientale e bonifiche della Regione Lazio e ha girato il film in quattro location principali.

Manziana

Lo scontro nel fango tra i prigionieri e gli abitanti di Alba è stato girato nella Caldara di Manziana, suggestiva area naturalistica all'interno del Parco Naturale di Bracciano-Martignano.

La "callara" è un cratere frutto di attività post-vulcanica risalente a 600mila anni fa. Le legioni romane si fermavano alla Caldara per purificarsi con i fanghi dopo le campagne militari, prima di fare rientro nella capitale.

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Oggi la Caldara è un'area protetta di 90 ettari: un paesaggio lunare perfetto come set cinematografico.

Canale Monterano

C'è tanta Manziana nel film di Matteo Rovere e parecchie scene sono state girate nel cuore della Tuscia a Monterano, la vecchia città fantasma a ovest del Lago di Bracciano, nella zona tra i Monti della Tolfa e la Riserva Naturale di Monterano.

Monterano ha una storia etrusca e il parco offre scenari mozzafiato come le terme di Stigliano, le sorgenti di acqua ferrosa di Rafanello e l'ex cava della Mercareccia.

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Ad un paio di chilometri dal paese è situato il bosco di Macchia Grande, usato dalla produzione per la maestosità dei suoi alberi.

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Il bosco del Foglino a Nettuno

Nell'antica Selva del Circeo e di Terracina, sorge questo bosco – conosciuto come Selva di Nettuno – che con i suoi 552 ettari rappresenta una delle più grandi aree boschive di pianura del centro Italia sopravvissute alla cementificazione.

Nel film si notano scorci delle "piscine" di Vallone Cupo e Fosso delle Trenta Rubbie.

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Oggi il bosco è gestito dall'Università Agraria di Nettuno (che ha collaborato al film) ed è stato già scelto come location da Susanna Nicchiarelli per #Nico, 1988 e da Valerio Mastandrea per Ride.

L'Oasi di Alviano

L'unico sconfinamento regionale del film di Matteo Rovere è in Umbra, nell'Oasi di Alviano. Questa riserva di 900 ettari è situata nel comune di Guardea, in provincia di Terni, e comprende paludi e stagni, boschi e acquitrini. La troupe ha soggiornato a Lugnano in Teverina.

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Quella di Alviano è una delle oasi più grandi del WWF, è attrezzata con capanni per il birdwatching e per la fotografia naturalistica e offre due sentieri immersi nella natura.

Un realismo estremo illuminato dalle luci naturali di Daniele Ciprì, come è stato fatto da Emmanuel Lubezki in The Revenant di Alejandro Iñárritu.

Una sfida notevole per cercare di offrire allo spettatore quella che Rovere definisce la sua idea di cinema: "coraggioso nell'affrontare sfide e desideroso di sorprendere il pubblico regalandogli nuovi mondi, emozioni, visioni".

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