Il Signore degli Anelli: l'origine dell'ispirazione del capolavoro di Tolkien

Tolkien trovò ispirazione per il Signore degli Anelli in tante opere e nella sua vita privata. Scopriamo insieme le origini del capolavoro fantasy.

Autore: Giovanni Arestia ,

L'origine dell'ispirazione di J.R.R. Tolkien per la creazione dei mondi immaginari de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit è un enigma che si dipana attraverso la sua vita, le sue passioni e le sue abitudini. A differenza di altri autori, Tolkien non ebbe un singolo evento scatenante, bensì un amalgama di esperienze, studi e letture che plasmarono il suo universo fantastico.

L'ispirazione, dopotutto, sa colpire gli scrittori in modi differenti: c'è chi come J.K. Rowling ha immaginato gli scenari e i personaggi più celebri di Harry Potter durante un viaggio in treno da Manchester a Londra, chi come Howard Phillips Lovecraft venne perseguitato da terribili incubi che lo portarono alla stesura del suo celebre racconto Oltre il muro del sonno, fino ad autori come Stephen King, la cui ispirazione per scrivere L'Acchiappasogni pare sia arrivata dopo essere stato investito.

Le ispirazioni di Tolkien

Tolkien trasse ispirazione dai suoi interessi profondi e variopinti. La sua infanzia trascorsa a Sarehole, un villaggio idilliaco del Worcestershire, fu fondamentale. Qui, immerso nella natura e nell'esplorazione dei dintorni come Sarehole Mill, Moseley Bog e le colline di Clent, Lickey e Malvern, sviluppò una connessione profonda con i paesaggi rurali. Questi luoghi non solo fornirono le ambientazioni per la Contea, ma anche la sensibilità estetica che permea la descrizione della Terra di Mezzo nei suoi libri.

Il suo amore per la lingua e la mitologia giocò un ruolo cruciale. Tolkien non solo era un linguista di talento, ma anche un studioso appassionato dei miti nordici e delle saghe scandinave. Opere come Beowulf, Kalevala e l'Edda Poetica lo affascinarono profondamente, fornendo l'ispirazione per molti degli elementi fondamentali delle sue opere. I miti e le leggende di queste culture antiche si riflettono chiaramente nelle storie degli elfi, dei nani, dei maghi e degli eroi che popolano il suo universo.

Tolkien era anche influenzato dalla sua esperienza di guerra, con un sentimento di avversione che traspare nella narrazione delle sue opere, dove il conflitto è spesso trattato con una profondità e una complessità che riflettono la sua esperienza personale e la sua comprensione degli orrori della guerra.

Nonostante l'immaginazione sfrenata che ha creato mondi fantastici, Tolkien aveva radici saldamente piantate nella realtà. Era un uomo di profonde convinzioni religiose, un cattolico devoto la cui fede ha permeato il tessuto delle sue opere. Questo elemento spirituale aggiunge un'ulteriore dimensione alla ricchezza e alla profondità delle sue creazioni letterarie.

Come ogni grande scrittore, Tolkien era anche un avido lettore. Le sue letture non solo ampliarono la sua conoscenza del mondo, ma gli fornirono anche il bagaglio culturale e letterario necessario per costruire mondi complessi e credibili. Le influenze letterarie di Tolkien vanno ben oltre i miti nordici, comprendendo autori come George MacDonald, il cui stile fiabesco ha influito sulla sua narrativa fantastica soprattutto con opere come Lilith e Rudyard Kipling la cui originalità e grande immaginazione hanno aiutato Tolkien a plasmare il suo mondo.

Per esempio anche il Macbeth di Shakespeare ebbe un'influenza significativa sull'opera di Tolkien. La distruzione di Isengard da parte degli Ent si ispira all'episodio in cui la foresta di Birnam si muove verso le colline di Dunsinane. Tolkien riteneva che l'espediente degli uomini travestiti da cespugli nel Macbeth non fosse abbastanza impressionante, quindi decise di usare alberi viventi come soldati. Inoltre, la profezia delle streghe a Macbeth, che affermava che non sarebbe stato ucciso da alcun uomo nato da donna, trova eco nella profezia di Glorfindel riguardante il Re stregone di Angmar.

A questo si uniscono alcune opere storiografiche come ad esempio Declino e caduta dell'Impero Romano di Edward Gibbon che contiene i nomi Radagaisus e Fredegarius che hanno ispirato Radagast e Fredegario e La Storia dei Danesi di Saxo Grammaticus e la Storia dell'arte della guerra nel Medioevo di Charles Oman, con le loro descrizioni delle tribù germaniche simili ai cavalieri del Mark. 

La letteratura fantasy, come sottolineato da Tolkien stesso, è un processo di trasformazione continua. Nella sua capacità di combinare elementi linguistici, mitologici, storici e personali, Tolkien ha creato un universo che continua a incantare e ispirare generazioni di lettori e scrittori. I suoi romanzi non sono solo storie di avventura epica, ma riflessioni profonde sulla natura umana, sulla moralità e sulle forze che plasmano il destino.

Il linguaggio

Tolkien ha sempre avuto la volontà di conoscere e creare lingue e linguaggi. Già in età adolescenziale, per esempio, mentre era impegnato nello studio del latino e dell'anglosassone, ebbe il primo incontro con una lingua artificiale chiamata Animalic, creata dai suoi cugini Mary e Marjorie Incledon. Successivamente svilupparono una lingua più complessa chiamata Nevbosh e in seguito Tolkien creò autonomamente la sua prima lingua, il Naffarin. Il suo interesse per le lingue artificiali continuò, portandolo a imparare l'esperanto.

All'inizio del XX secolo, l'invenzione più importante fu la Quenya, una lingua artificiale ispirata in parte al finlandese. L'invenzione di questa lingua lo spinse a immaginare un popolo che potesse parlarla, insieme alla sua storia e alla sua evoluzione: così nacquero gli Elfi. Con il tempo, Tolkien applicò lo stesso processo creativo per sviluppare le storie di tutte le razze che avrebbero popolato il suo mondo fantastico.

Il mondo del Signore degli Anelli nasce, inoltre, dalla sua passione per la filologia e per la lingua e letteratura anglosassone. A questo si unì il desiderio di creare una mitologia originale per l'Inghilterra, che egli riteneva carente di storie proprie. Fu così che Tolkien iniziò a sviluppare un insieme di racconti, miti, storie, ballate, canzoni e annotazioni sulla Terra di Mezzo.

Questi materiali furono successivamente raccolti dal figlio Christopher ne Il Silmarillion e nei dodici volumi di The History of Middle-earth ma permisero anche di arricchire le trame de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli. In particolare quest'ultimo presenta gran parte della vasta creazione mitopoietica di Tolkien, includendo sei appendici alla fine del libro nelle quali l'autore riordina e presenta al lettore una piccola parte del corpus mitologico che aveva creato per la Terra di Mezzo.

L'Anello

Esplorare la cosmologia delle leggende scandinave spesso suscita un senso di déjà-vu, e il mito di questa creatura ne è un esempio calzante.

Così Andvari lanciò una maledizione sull’anello: sarebbe stato la rovina di chiunque lo avesse posseduto. In seguito, Fáfnir si impadronì di tutto il tesoro di Andvari, anello compreso. Si rinchiuse in una caverna e, trasformatosi in drago, si pose a giacere sull’oro. Seguirono una serie di complotti e uccisioni per il possesso del tesoro, con conseguente e inevitabile rovina e morte per chiunque ne entrava in possesso, fino al crollo della stirpe dei Völsunghi. L’oro e l’anello vennero a quel punto gettati nel Reno e – dice la leggenda – si trovano ancora là.

Fáfnir era un nano che, dopo aver rubato un anello maledetto, fu trasformato dalla sua avidità in un drago mostruoso, condannato a custodire il suo tesoro per il resto della vita. È facile vedere i paralleli tra questo mito e i personaggi di Smaug, il drago antagonista de Lo Hobbit, e Gollum, figura centrale ne Il Signore degli Anelli.

L'Anello Andvaranaut, dal nome di Andvari che lo forgiò, pur con molte differenze, è un precursore evidente dell'Unico Anello che logorò la mente di Sméagol, proprio come fece con il nano Fáfnir. Entrambi commisero omicidi per ottenere l'anello: Fáfnir uccise il padre Hreidmar e Sméagol uccise il cugino Déagol per prendere il "tessoro". Questo manufatto portò entrambi alla follia e a una trasformazione orribile. L'Anello di Andvari si smarrì nel Reno, proprio come l'Unico fu custodito dal fiume Anduin per millenni.

Le similitudini tra questi personaggi non si limitano all'immagine di Smaug rannicchiato sull'oro come Fáfnir, o al legame morboso tra Gollum e l'Anello. È la psicologia dietro le loro azioni che colpisce. La cupidigia e la brama di tesori preziosi sono temi ricorrenti nelle opere di Tolkien, che disprezzava profondamente l'avidità umana. L'ispirazione di Tolkien fu influenzata dalle sue convinzioni morali e religiose, che si riflettono nei suoi personaggi e nelle loro tragiche vicende.

Questo parallelismo tra la mitologia nordica e l'opera di Tolkien evidenzia non solo la maestria dell'autore nel reinterpretare antichi miti, ma anche la profondità con cui esplorò temi universali come l'avidità, la corruzione e la redenzione. 

Un anello dai poteri simili a quelli dell'Anello di Sauron compare anche nella Repubblica di Platone, nel mito dell'Anello di Gige. Questo racconto narra di Gige, un pastore che scopre un anello magico capace di renderlo invisibile. Protetto dall'invisibilità, nonostante fosse sempre stato un uomo onesto, Gige sfrutta il potere dell'anello per assassinare il re e sposarne la moglie.

L'idea di un anello dotato di poteri straordinari è un topos ricorrente nella cultura occidentale. Numerosi romanzi medievali includono anelli magici, tra cui spicca l'anello di Angelica nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. In questo poema, l'anello conferisce a chi lo possiede il potere di diventare invisibile, richiamando ancora una volta il tema del potere e della corruzione legati a un oggetto magico.

L'anello di Gige, come l'Anello di Sauron, esplora la tematica della moralità e della tentazione del potere. Entrambi gli anelli mettono alla prova la virtù dei personaggi, portandoli a compiere azioni malvagie sotto l'influenza del loro potere. Questi racconti riflettono sull'idea che il potere assoluto corrompe assolutamente, un concetto che risuona attraverso i secoli e le culture.

L'Inghilterra

Tolkien ha riversato nei paesaggi delle sue opere molto del paese in cui è cresciuto. Spesso è difficile discernere se questi riferimenti siano stati aggiunti consapevolmente o siano semplicemente emersi spontaneamente.

È noto quanto Tolkien amasse la campagna inglese e come le sue atmosfere tranquille e bucoliche abbiano ispirato la creazione della Contea. Con i suoi panorami fatti di dolci colline, campi delimitati da fossati e pub sparsi qua e là, la Contea ricorda molto i villaggi britannici. Tolkien trascorse parte della sua infanzia a Sarehole, un piccolo villaggio circondato dalla quiete e da un bosco chiamato Moseley Bog, che ha ispirato la dimora di Tom Bombadil.

Spesso si dimentica, però, che i suoi primi anni di vita li ha trascorsi in Sudafrica, a Bloemfontein, una zona suggestiva circondata da montagne alte circa quattromila metri. Questi paesaggi montuosi potrebbero aver influenzato la descrizione di molte delle ambientazioni delle sue opere. Inoltre, l'ispirazione per le Due Torri sembra derivare dalla città di Birmingham, con la Waterworks Tower e la Perrott's Folly, due strutture alte circa trenta metri. È noto che Tolkien ha preso spunto anche dagli imponenti Pinus Nigra del Giardino Botanico di Oxford per creare gli Ent, i custodi della foresta conosciuti anche Barbalberi. 

Tolkien, in effetti, non creò un mondo dal nulla, ma riadattò con simbolismi e riferimenti ciò che aveva osservato durante la sua crescita. Ogni luogo descritto nei suoi libri è legato a tappe significative della sua vita. Ad esempio, il Castello di Warwick, dove si sposò con Edith Bratt, sembra aver ispirato la creazione di Edoras, la capitale delle terre di Rohan.

Anche le fiabe popolari dell'Europa nord-occidentale ebbero un'importanza fondamentale per le ambientazioni. Opere come The Shadow-walkers, Popular Tales from the Norse ed English Fairy Tales e le ballate folcloriche come The English and Scottish Popular Ballads e Danmarks gamle Folkeviser contribuirono in modo significativo. Curiosamente, anche i racconti popolari del Kentucky potrebbero aver influenzato Tolkien nella creazione dei "buoni nomi campagnoli" come Boffin, Baggins e altri. 

Il geniale professore è riuscito a intrecciare le esperienze personali e i luoghi ammirati durante la sua vita con l'immaginazione, creando un universo ricco e dettagliato che ha affascinato generazioni di lettori. La sua abilità nel trasportare le atmosfere della campagna inglese e altri luoghi a lui cari nei paesaggi della Terra di Mezzo è una testimonianza del suo profondo legame con la natura e della sua capacità di trasformare il quotidiano in epico.

Gli alter-ego di Gandalf nell'arte e nel folklore

Osservando il personaggio dello Stregone Bianco di Tolkien, Gandalf, con la sua lunga barba, il bastone e il mantello, è naturale pensare a varie figure mitologiche che potrebbero aver ispirato il professore nella creazione di uno dei suoi personaggi più iconici.

Secondo il biografo Humphrey Carpenter, l'ispirazione visiva per Gandalf venne da una cartolina illustrata raffigurante un dipinto del pittore tedesco Josef Madlener intitolato Der Berggeist. Il dipinto mostra un vecchio con una lunga barba bianca, seduto su una roccia, con un cappello a tesa larga e un lungo mantello, un'immagine che ricorda moltissimo l'aspetto di Gandalf.

L'origine del nome "Gandalf" può essere trovata nella Völuspá, il primo e più famoso poema dell'Edda, dove appare un re nano chiamato Gandalfr, che in norreno significa "elfo incantatore". Tolkien, dopotutto, ha riutilizzato molti nomi di nani dalla Völuspá per i suoi personaggi.

Un'altra possibile ispirazione per Gandalf viene dal folklore finlandese. Väinämöinen, l'eroe della Kalevala, è uno stregone nato già anziano al momento della creazione della Finlandia, una caratteristica che riecheggia nelle primissime righe del Silmarillion:

Esisteva Eru, l'Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar. Ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, progenie del proprio pensiero. Ed essi erano presso di lui prima che ogni altra cosa venisse creata

Un episodio significativo nel settimo runo della Kalevala racconta come Väinämöinen, ferito e morente in mare, venne salvato da una gigantesca aquila. Questo ricorda le grandi aquile di Tolkien, in particolare Gwaihir, che salvò Gandalf dalla torre di Orthanc e dai Monti di Moria, e più tardi salvò Frodo e Sam dall'implosione del Monte Fato.

Molti vedono in Gandalf una rielaborazione di Odino, la figura centrale della mitologia nordica. Odino, nella sua forma di viandante, è rappresentato come un vagabondo dalla lunga barba bianca, saggio e potente, che si regge su un bastone. Questo dettaglio è stato confermato dallo stesso Tolkien in una delle lettere inviate al figlio nel 1946.

Tolkien ha quindi intrecciato le sue influenze mitologiche e letterarie per creare Gandalf. Dalla suggestione visiva di un dipinto tedesco, ai nomi e figure della mitologia norrena e finlandese, ogni elemento contribuisce alla complessità e profondità di questo personaggio. Gandalf non è solo uno stregone, ma un simbolo di saggezza e potere che riflette le radici culturali e mitologiche a cui Tolkien era profondamente legato. La sua abilità nel fondere queste influenze in un personaggio così memorabile dimostra la sua maestria nel creare un universo ricco e coerente, che continua a ispirare lettori e spettatori in tutto il mondo.

Edith Bratt e l'amore

La storia d'amore tra J.R.R. Tolkien e Edith Bratt ha un fascino particolare, non solo per la sua intensità e durata, ma anche per le similitudini con le coppie leggendarie create dal professore nelle sue opere, in particolare Aragorn e Arwen e Beren e Lúthien.

John Ronald Reuel Tolkien incontrò Edith Bratt nel 1908, quando aveva solo 16 anni. Il loro amore sbocciò rapidamente, ma dovettero affrontare l'opposizione del tutore di Tolkien, Padre Morgan, che proibì ogni contatto tra i due fino a quando John non avesse compiuto 21 anni. Questo periodo di separazione fu doloroso per entrambi, ma Tolkien rispettò la decisione del tutore, rimanendo fedele a Edith nonostante le difficoltà.

La storia d'amore tra John e Edith presenta somiglianze con quella tra Beren e Lúthien, i cui nomi sono incisi sulle lapidi di Tolkien e della sua amata moglie. Entrambe le coppie affrontarono ostacoli significativi per stare insieme, e la loro unione sfidò le convenzioni sociali del tempo. Edith, infatti, era più grande di tre anni rispetto a John, un fatto raro per le coppie dell'epoca. Inoltre, la loro differenza religiosa rappresentava un ulteriore ostacolo, poiché Edith, originariamente protestante, si convertì al cattolicesimo per amore di Tolkien, subendo le conseguenze sociali di questa scelta.

Ho dovuto scegliere fra disobbedire e soffrire o ingannare un tutore che era stato un padre per me, molto più che la maggior parte dei padri. La storia d'amore rimase sospesa sino a quando non ebbi 21 anni. Non rimpiango la mia decisione, anche se fu molto dura. Ma non fu colpa mia. Lei era completamente libera e non aveva voti nei miei confronti, non avrei potuto che lamentarmi con me stesso se si fosse sposata con qualcun altro. Per quasi tre anni non le scrissi. Gli effetti negli studi non furono del tutto positivi, infatti durante il primo periodo caddi in preda a un'insana follia e al lassismo, sprecando buona parte del primo anno di college.

Tolkien espresse sempre una profonda ammirazione per Edith, una donna che, pur essendo già promessa a un altro, scelse di abbandonare una vita di sicurezza per stare con un uomo che descriveva se stesso come "senza lavoro, pochi soldi e senza prospettive", con l'ulteriore minaccia della Grande Guerra all'orizzonte. La decisione di Edith di seguire il suo cuore, nonostante le difficoltà, riecheggia nel sacrificio di Arwen e Lúthien, che rinunciarono all'immortalità per i loro rispettivi amori.

Il racconto di Beren e Lúthien, inoltre, condivide elementi con vari racconti popolari. Tra le principali influenze, spiccano la leggenda gallese di Culhwch e Olwen e la fiaba dei Fratelli Grimm I tre capelli d'oro del diavolo. Ci sono anche importanti paralleli letterari, in particolare con la tragica storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare. Entrambe le storie esplorano temi di amore proibito e sacrificio, sebbene quella di Tolkien includa elementi fantastici e mitologici che arricchiscono la narrazione.

In ogni caso, nonostante le avversità, John e Edith riuscirono a sposarsi e a costruire una vita insieme. La loro storia è un tributo alla perseveranza e alla fedeltà. Oggi, riposano fianco a fianco nel cimitero di Wolvercote, vicino a Oxford, uniti nella morte come lo furono nella vita. La loro tomba continua a raccontare la storia di un amore eterno, che ha ispirato e continua a ispirare le generazioni di lettori delle opere di Tolkien.

La Grande Guerra

La Prima Guerra Mondiale, in molti aspetti, si riflette nelle pagine de Il Signore degli Anelli. Tuttavia, a differenza dei suoi contemporanei, Tolkien non narrò direttamente la sua esperienza in trincea. Invece, scelse di trasmettere ai lettori le sue emozioni e i suoi ricordi attraverso immagini evocative e scenari terrificanti.

Un esempio è lo smarrimento della Compagnia dopo la caduta di Gandalf, la disperazione e la rassegnazione di Frodo e Sam mentre si rifugiano in un cratere per sfuggire alle esplosioni, e le numerose scene di battaglia e morte vissute dai protagonisti. Le Paludi Morte, una delle sequenze più impressionanti del libro e del film di Peter Jackson, riflettono le drammatiche conseguenze della Battaglia della Somme, un evento che segnò profondamente Tolkien.

Tolkien vedeva in personaggi come Frodo e Samvise Gamgee la figura del comune soldato britannico, costretto ad abbandonare la sua amata Contea per combattere una minaccia lontana. Questi soldati, come Tolkien stesso, non desideravano combattere ma si trovavano costretti a farlo. La loro reazione alle armi e alla tecnologia bellica, simile allo stupore e al terrore di Sam alla vista di un Olifante, rappresentava la stessa reazione di Tolkien agli orrori della guerra:

Era per Sam la prima immagine di una battaglia e non gli piacque... Avrebbe voluto sapere da dove veniva e come si chiamava quell'uomo, se era davvero d'animo malvagio, o se non erano state piuttosto menzogne e minacce a costringerlo ad una lunga marcia lontano da casa; se non avrebbe invece preferito restarsene lì in pace...

Tolkien disprezzava non solo la guerra, ma anche la propaganda patriottica che, secondo lui, spingeva i giovani, tra cui suo figlio nella Seconda Guerra Mondiale, a combattere per cause ingannevoli. La guerra, per Tolkien, era una carneficina mascherata da orgoglio nazionale. La perdita di due cari amici, Geoffrey Smith e Robert Gilson, durante la guerra, influenzò profondamente il suo lavoro. Smith, in una lettera, esortò Tolkien a portare avanti gli ideali del loro circolo letterario, un impegno che si riflette nella promessa di Boromir ad Aragorn nel proteggere Minas Tirith. 

Tolkien, attraverso le sue opere, non solo ha dato forma a un ricco immaginario mitico, ma ha anche contribuito enormemente alla popolarità del genere fantasy. La sua magia risiede nella capacità di ispirare intere generazioni a scoprire il piacere della lettura, trasformando esperienze personali e storiche in narrazioni universali che continuano a affascinare milioni di lettori in tutto il mondo. Non a caso ancora oggi, a distanza di decenni, non vediamo l'ora di immergerci nel mondo di Tolkien con la serie Amazon Prime Video Gli Anelli del Potere (ecco a voi la nostra recensione della prima stagione di Gli Anelli del Poteri).

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