Bond, James Bond: tutti i film di 007, dal peggiore al migliore

Il Bond intimista di Skyfall oppure il mito di Goldfinger? L'ironia di Roger Moore o il fascino di Sean Connery? Ecco i migliori film di 007.

Autore: Emanuele Zambon ,

Bond, James Bond. Come vivere (solo due volte) perennemente sul filo del rasoio. Farlo con stile, indossando smoking su misura e guidando auto da sogno, meglio se super accessoriate. Le donne sembrano aver sempre bisogno di lui, mai il contrario, e il tutto si traduce in un piacere (suo) usa e getta, effimero eppure mai squallido.

Ad uno così il mondo non basta, nemmeno se lo ricopre di vizi - dal gioco all'alcool - perché in cuor suo sa che la morte può attendere. 007 da oltre cinquant'anni fa rima con mito. Abita in una serie di istantanee indelebili, senza tempo, affisse sulle pareti della storia del cinema. Icona classica, mai datata, a tratti solo appannata da film poco riusciti.

Si deve allo scrittore Ian Fleming quel personaggio che oggi ci appare come il prodotto di un retaggio anacronistico - il suo essere ostinatamente fedele solamente alla patria, l'Inghilterra; il suo lato velatamente maschilista - e che gioca costantemente con i desideri e le proiezioni dei comuni mortali muovendo dall'esperienza personale dell'autore, viveur incallito, il cui debole (un debole fortemente borghese) per auto di lusso, belle donne e località esotiche finì - all'epoca della stesura dei romanzi di James Bond - per delineare i tratti dell'agente segreto in forza al British Secret Intelligence Service.

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Connery in una scena del primo 007, Licenza di uccidere

Il James Bond che tutti noi conosciamo è l'alter ego di Fleming (vita movimentata, la sua). Fa cose che una normale spia neppure sognerebbe di fare: opera senza copertura, consuma alcool senza il minimo freno, è pigro nel valutare i rischi delle proprie azioni. È chiaro, allora, che l'autore, nella sua lussureggiante tenuta Goldeneye in Giamaica, non aveva intenzione di raccontare il mondo dei servizi segreti, piuttosto far sognare i lettori mostrando loro un eroe sì costantemente in zona pericolo, ma dalla vita affascinante e, in definitiva, impossibile.

Eppure, senza una spia così, lungi dall'essere realistica, non avremmo avuto lo spionistico ragionato di le Carré, le missioni impossibili (prima in TV e poi con Cruise al cinema) e neppure le memorie perdute di Ludlum nello sguardo disorientato di Matt Damon.

Agitato, non mescolato

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Roger Moore in uno scatto da 007

"Ragazze nude, spie e armi nucleari". Gli ingredienti letterari di James Bond si prestavano nel lontano '62 ad essere agitati - e non mescolati - in un nuovo shaker mediatico, quello del cinema pop. E il nome di Bond, sul grande schermo, ha da allora significato impronta indelebile, marchio di fabbrica, cifra stilistica inconfondibile: i titoli di testa coreografati e scanditi dalle note di una hit evocativa, la sequenza gunbarrel iniziale con 007 inquadrato dalla canna di una calibro 38, il Vodka Martini, il motivo di Monty Norman (e gli arrangiamenti di John Barry), il gadget avveniristico e l'orologio da polso, Rolex oppure Omega.

Ma 007 è molto di più: è, da sempre, il più sensazionale spot per il turismo grazie alle location cartolina (dalle capitali europee alle spiagge tropicali) ed è la massima espressione del product placement per quel che riguarda i brand dell'extra-lusso, dalla moda alle auto. Ancora, è la serie che (forse) per prima ha marcato in modo netto le caratteristiche del villain, figura di primo piano e dai tratti quasi caricaturali.

(Zero Zero) 6 attori per un ruolo

Al tavolo del club Le Cercle, Sean Connery - nel pieno di un flirt con l'avvenente Eunice Gayson, prima Bond Girl della storia - si presenta agli occhi del mondo come fortunato giocatore di Chemin de fer. È lo scozzese (che beffa per una spia di Sua Maestà!) il primo 007 di sempre, quello più in linea con le idee di Fleming. Seguiranno altri cinque interpreti, alcuni dimenticabili o dimenticati - George Lazenby e Timothy Dalton - altri sfortunati nel tempismo (Pierce Brosnan, il Bond del periodo qualitativamente più buio per la serie), altri ancora abili nel capire l'impossibilità di gareggiare con Connery, trasformando così il doppiozero in un gentleman con uno spiccato senso dell'umorismo (Roger Moore).

EON Productions
Craig in una scena di Casino Royale

Infine c'è Daniel Craig, sfinge ipertrofica protagonista di una rinascita in stile araba fenice del franchise (con l'ultimo Brosnan, a dispetto del titolo, la serie era morta sul serio). Il suo Bond scarta il vicolo cieco della sospensione dell'incredulità che aveva trasformato la saga in un fumettone ipertecnologico, preferendo recidere quel cordone ombelicale che da sempre legava a sé i film della saga. Ecco allora uno zerozerosette più dark, brutale assassino dal passato ingombrante - sembra il ritratto del Batman nolaniano - che reinterpreta in chiave moderna un mito novecentesco.

Per celebrare la spia con la licenza di uccidere, abbiamo stilato la classifica dei film di 007, dal peggiore al migliore. Eccola, "solo per i vostri occhi".

24) La morte può attendere

L'esagerazione fa parte del vocabolario bondiano, sempre orientato al sensazionalistico. Ma qui si supera ogni limite, centrando - neppure sfiorando - il ridicolo. Pierce Brosnan non ha certo avuto fortuna con l'agente doppiozero, incontrandolo sulla sua strada nel periodo forse più critico per la saga, vale a dire l'avvicinamento al nuovo Millennio. Non a caso il personaggio di James Bond, complici le missioni impossibili di quegli anni che videro protagonista Tom Cruise e - soprattutto - l'arrivo di lì a poco di Jason Bourne, cadrà in una crisi profonda, superata solo con il reboot della serie - Casino Royale - affidato ad un volto nuovo, quello del rude Craig.

In La morte può attendere si salva davvero poco: Bond si fa cartoonesco, con una fastidiosa tendenza al tamarro. La sceneggiatura latita, i gadget di 007 sono sempre più inverosimili, l'atmosfera generale è quanto di più kitsch vi sia. 007 si muove tra la Corea del Nord, Cuba e Londra, dividendosi tra l'algida Rosamunde Pike e l'esotica Halle Berry (che in costume fa il verso alla mitica Ursula Andress). 

23) 007 - Bersaglio mobile

Febbre da cavallo per Bond nell'ultima, insulsa, prova di Roger Moore, ormai fuori ruolo per questioni meramente anagrafiche (all'epoca era quasi sessantenne). Sottomarini mascherati da iceberg, microchip assurdi, doping nelle corse equine, progetti criminali a dir poco catastrofici e uno 007 "quasi" compagno.

Un festival delle assurdità, Bersaglio mobile, capitolo del 1985 diretto da John Glen che si segnala, oltre che per la presenza dell'androgina Grace Jones - la più brava di tutti - e per un cameo di un Dolph Lundgren pre Rocky (i due facevano coppia fissa a quei tempi), pure per il villain etereo di Christopher Walken. Negli oltre 50 anni di 007 - stavolta impegnato a salvare il mondo sulle note dei Duran Duran - abbiamo visto decisamente di meglio.

Per i più curiosi:  007 - Bersaglio mobile registra l'ultima prova di Lois Maxwell nei panni di Miss Moneypenny, segretaria di M. Inoltre, è la pellicola che consegna a Moore il titolo di Bond più anziano di sempre (57 anni).

22) Il mondo non basta

"Mi sbagliavo su di te. Pensavo che Natale venisse una volta l'anno". Se la Bond Girl di turno si chiama Christmas, è fin troppo evidente la deriva volgare del penultimo 007 di Pierce Brosnan. Certo, barcamenarsi tra la felina Sophie Marceau e la bambola Denise Richards (che in teoria sarebbe un fisico nucleare, ma vabbè) mette a dura prova anche un gentleman come l'agente segreto al servizio dell'MI6, però, che diamine Bond, non siamo mica in American Pie ("Sognavo di farmi Natale in Turchia"; altra allusione becera).

Il mondo non basta, purtroppo, (ci) avanza pure. Anonimo, incolore, un calderone di situazioni già vissute, di gadget già utilizzati. È un Bond orfano della cortina di ferro, alla continua ricerca di un'identità, e che regala solo sprazzi della gloria d'un tempo.

21) Octopussy - Operazione piovra

Cartoline dall'India. Octopussy - Operazione piovra somiglia a tanti altri film di 007, con un'unica differenza però: è tra i più avventurosi, nell'accezione più esotica possibile. C'è l'India a fare da sfondo alle movimentate vicende del penultimo Bond di Moore.

L'agente dei servizi segreti britannici, pur di scongiurare un'invasione sovietica nell'Occidente europeo, se la vedrà con "una cascata" di guerriere sexy e pure con la Tigre di Mompracem (nel film compare infatti un ingessato Kabir Bedi). Il villain dei villain è però il generale russo Orlov, impersonato da un habitué ai ruoli da cattivo di quegli anni: Steven Berfokk, apparso anche in Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills e Rambo II - La vendetta.

Più Indiana Jones che James Bond, più un circo coloratissimo che uno spy movie credibile. Ma tra tanto folklore - e diverse assurdità - si segnalano alcune apprezzabili sequenze action, tra cui un prologo avvincente con 007 in fuga dai cubani sull'Acrostar Jet, l'aereo tascabile da record (è lungo appena 3,6 metri), che anticipa le mirabolanti imprese di Cruise in Top Gun.

20) Agente 007 - Una cascata di diamanti

Un diamante è per sempre. Ma non ditelo a 007, che preferisce regalare tulipani alle sue spasimanti. Nel '71, dopo la parentesi Lazenby, la produzione azzarda un all-in con Connery, arrivando ad offrirgli una cifra monstre pur di riaverlo come spia di Sua Maestà. L'attore scozzese cede dopo aver chiesto e ottenuto un compenso di 1,25 milioni di dollari (più una sostanziosa percentuale sugli incassi).

Agente 007 - Una cascata di diamanti è il film attraverso cui Connery si congeda in via ufficiale dal ruolo più importante della sua carriera (qualche anno dopo girerà l'apocrifo e dimenticabile Mai dire mai). All'epoca dell'uscita fu un grande successo commerciale, nonostante una sceneggiatura pigra che ripropone senza troppe correzioni il menù della casa.

Bond scopre dietro un losco traffico di diamanti le trame di un redivivo Ernst Stavro Blofeld, leader della S.P.E.C.T.R.E., intenzionato a ricattare il mondo (praticamente il suo hobby preferito). La pellicola, diretta dallo specialista Guy Hamilton, vede 007 tradire l'Aston Martin DB5 per l'americana Ford Mustang.

19) Spectre

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Daniel Craig e Léa Seydoux in una scena del film

Daniel Craig è per la quarta volta il doppiozero del cinema (in attesa di vederlo in Bond 25). Va però a Sam Mendes, osannato per Skyfall, la licenza di uccidere quanto di buono fatto vedere in precedenza. Spectre è un film dall'incipit magistrale - un magnifico piano sequenza che riprende Daniel Craig durante il Dia de Los Muertos in Messico - con una parte centrale davvero caotica e molle e con un finale alla Notting Hill.

Il film ripropone il conflitto tra vecchio e nuovo mondo, quest'ultimo dominato dalle nuove tecnologie che assicurano - almeno in teoria - la sorveglianza del mondo intero senza il ricorso a un ingente corpo di spie. In seguito ad un incidente internazionale scatenato da 007, il membro del governo britannico Max Denbigh sponsorizza il pensionamento della sezione doppiozero dell'MI6 in favore dell'utilizzo dei droni. La spia di Sua Maestà, agendo più che altro d'istinto, indaga per scoprire il vero piano di Denbigh, fiutando una sottotraccia inquietante: attentati collegati tra loro e caos programmato da una ramificata rete criminale, la Spectre appunto, su cui troneggia impassibile e spietato il machiavellico Franz Oberhouser (gettiamo la maschera, è Blofeld) di Christoph Waltz.

L'ultimo Bond è un uomo tormentato dal passato, preoccupato dalla prospettiva di un futuro in solitaria. Spectre si avventura allora in un tentativo assai azzardato di psicanalizzare un personaggio piatto per eccellenza, la spia senza contorni e sfumature - ma dai cliché fin troppo noti - perennemente in smoking. Se già in Skyfall la presenza ingombrante di M assurgeva al ruolo di madre putativa dell'orfano 007, qui è ancora una volta una donna a scardinare le difese emotive dell'agente segreto: la dottoressa Madeleine Swann (Lea Seydoux).

L'impressione finale, però, è quella di un film approssimativo, scritto e girato quasi per inerzia, col pilota automatico inserito. Non aiuta nemmeno la performance di Craig, palesemente stanco del ruolo.

18) 007 - Vendetta privata

Che a Cristhopher Nolan sia un ammiratore degli Bond movie lo si evince dal modo in cui ne "prende in prestito" trovate e scene cult: così per Inception (la sequenza onirica sulle nevi omaggia Al servizio segreto di Sua Maestà), così per due Batman su tre, visto che sia Il cavaliere oscuro che il sequel strizzano l'occhio ad un paio di scene di 007 - Vendetta privata, il secondo dei due film girati dallo spietato Timothy Dalton. Quando Bond e Leiter "agganciano" l'aereo su cui sta fuggendo il Sanchez di Robert Davi, la mente non può che correre alle fasi iniziali de Il Cavaliere oscuro - Il ritorno, con il velivolo che trasporta Bane arpionato nei cieli da un jet di stazza superiore; il trasporto coatto del narcotrafficante su un cellulare della DEA ricorda invece il trasferimento di Harvey Dent al penitenziario col Joker a fare da guastafeste.

Tornando a Vendetta privata, è un film di 007 che non sembra affatto un film di 007. Alla spia britannica, decisa a vendicare l'amico della Cia Felix Leiter, viene revocata la licenza di uccidere. Il suo, però, non sarà affatto un addio alle armi.

Preso singolarmente, l'ultimo film della serie diretto da John Glen non è affatto male: crudo, ben ritmato, con un finale alla Mad Max. Risulta quasi assente, però, l'anima del tipico zerozerosette, nonostante la presenza di un Benicio del Toro in erba e di due delle Bond girl più affascinanti di sempre: la caliente Talisa Soto e Carey Lowell, il cui taglio sbarazzino è in grado di far capitolare anche un single incallito come 007.

17) Moonraker - Operazione spazio

Una delle sequenze d'apertura più avvincenti di tutto il franchise. Dopo un devastante incidente aereo (con annesso fantasmagorico furto di uno shuttle), è la volta di un Bond "sulla buona strada" che viene interrotto sul più bello e gettato da un aereo in volo. Moonraker - Operazione spazio inizia col botto, si mantiene su buoni livelli nella parte centrale per poi intraprendere un'inesorabile discesa verso il "passabile", sacrificando la credibilità per sfruttare l'onda del successo delle guerre stellari di quegli anni.

Il film segna il ritorno del villain "Squalo" (lo interpreta il colosso Richard Kiel) e si segnala, oltre che per la presenza di una giovanissima Corinne Cléry, anche per alcune scene (anche loro, come l'attrice francese) mozzafiato, su tutte quella della funivia a Rio.

16) Agente 007 - L'uomo dalla pistola d'oro

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Christopher Lee in una scena del film

"Terrò del vino in fresco per te"; "E tutto il resto in caldo, mi auguro". Quando il film si intitola L'uomo dalla pistola d'oro, ogni malizia è ammessa, specie se l'appuntamento di mezzanotte di 007 possiede una folta chioma bionda e due labbra seducenti (la Mary Goodnight della svedese Britt Ekland).

Non uno dei Bond movie più esaltanti: la trama è poco più di un pretesto, ma il magnetico villain col terzo capezzolo e il cognome singolare (lo Scaramanga di Cristopher Lee) assieme al viscido tirapiedi tascabile Nick Nack (impersonato da Hervé Villechaize, morto suicida nel '93) - uno dei personaggi più iconici della saga, appare anche nello spot Heineken "The Chase" dedicato a 007 - conferiscono spessore ad un film altrimenti sufficiente e nulla più.

Per i più curiosi: nel film compare la "fatalona" Maud Adams nel ruolo dell'amante di Scaramanga. L'attrice tornerà in un altro film della serie, Octopussy - Operazione piovra.

15) Agente 007 - Vivi e lascia morire

Il primo Bond movie di Roger Moore opta per un insolito sfondo (unicamente) a stelle e strisce, con 007 che attraversa gli Stati Uniti passando per Harlem e la Louisiana e affrontando tirapiedi con tenaglie al posto delle braccia (capaci di stritolare pistole come fossero grissini), magia nera, coccodrilli e serpenti.  

Un film imperfetto, quello del '73 diretto dallo specialista della serie Guy Hamilton sulla scia della Blaxploitation di quegli anni. Ciò nonostante, Agente 007 - Vivi e lascia morire si segnala per un Moore affascinante che riesce nell'impresa di non far rimpiangere il mito Sean Connery. E poi c'è la splendida "Live and Let Die" cantata da Paul McCartney...

14) Agente 007 - Si vive solo due volte

James Bond preferisce il (proprio) funerale all'idea di dover dire "Ti amo" a qualcuno. In Agente 007 - Si vive solo due volte la spia dell'MI6 muore davvero. Anzi no, è tutto un trucco per confondere i nemici di sempre e poter indagare in tutta tranquillità sulla misteriosa scomparsa di una capsula spaziale americana.

Cornice giapponese per l'ultimo 007 di Connery prima della parentesi Lazenby. Il film procede su binari sicuri che a fatica si allontanano dal già visto e dall'inverosimile. Un Connery leggermente svogliato (per non parlare della sua poco credibile versione nipponica) viene surclassato dal Blofeld di uno sfregiato Donald Pleasence. Finale coi ninja un po' sprecato per il transitorio sayonara di Connery.

13) Il domani non muore mai 

Perché limitarsi a riportare le notizie quando si ha la possibilità di crearle dal nulla, scombussolando i già precari equilibri della politica mondiale? L'Elliott Carver di Johnathan Pryce - il più bravo di tutti - intende scatenare una guerra globale, forte del proprio "quarto potere". Ferisce più la penna che la spada nella seconda incursione di Pierce Brosnan nella saga dell'agente segreto al servizio di Sua Maestà.

BMW teleguidate, fughe in moto degne di un numero circense e una spettacolare discesa da un grattacielo (senza contare le consuete location da sogno e una minacciosa nave stealth) arricchiscono Il domani non muore mai, non certo tra i Bond movie più irresistibili, ma comunque dotato di un buon ritmo e di un villain megalomane dell'informazione davvero riuscito. 

12) Solo per i tuoi occhi

Quando l'A.T.A.C. non era (solo) un acronimo che stava ad indicare la rete di trasporti romana ma pure un dispositivo super segreto andato perduto. Chi, se non Bond, avrebbe mai potuto rintracciarlo? Solo per i tuoi occhi bivacca tra il sufficiente - il meccanismo narrativo è ormai logoro - e il discreto (le innumerevoli scene d'azione, il triangolo Bond-Columbo-Kristatos, la cornice mediterranea), facendosi comunque apprezzare per il ritmo sostenuto, l'ironia di fondo (ma poco insistita) e un Moore misurato, meno gigione che nelle successive pellicole.

Ad affiancare il doppiozero troviamo la bellissima e imbronciata Carole Bouquet mentre il villain di turno è Julian Glover, che molti ricorderanno per aver recitato in Indiana Jones e l'ultima crociata (il nazista Donovan che beve da un micidiale finto Graal). Glover, qualche anno prima di Solo per i tuoi occhi, fu vicino ad impersonare proprio 007. Gli venne però preferito Roger Moore.

Curiosità sul film: è il primo della serie in cui non compare il personaggio di M, il caposezione dell'MI6 (Bernard Lee morì infatti poco prima delle riprese); in Skyfall il Bond di Craig, una volta fatto ritorno in servizio, si auto-estrae alcune schegge e, al momento di richiederne un'analisi in laboratorio, riferendosi alla M di Judi Dench, esclama: "Falli analizzare... solo per i suoi occhi".

11) Quantum of Solace

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Daniel Craig in una scena del film

Bond l'italiano. Nel corso della serie 007 ha fatto più volte capolino nello Stivale, prediligendo Venezia e la Sardegna. In Quantum of Solace è la volta di una movimentata gita in macchina per le vie di Siena. Ci scappa pure un inseguimento a Palio in corso, giusto per non farsi mancare nulla. Subito dopo, il Bond tricolore di Craig fa visita ad un vecchio amico - il René Mathis di Giancarlo Giannini - in esilio nella suggestiva Talamone (la location da urlo è quella della villa toscana Torre Saracena, a picco su uno splendido tratto di costa tirrenica).

Criticato al tempo dell'uscita, il seguito di Casino Royale (perché di sequel si tratta, in sostanza) sconta solamente l'inevitabile paragone col predecessore. È vero, è lungi dall'essere perfetto e a tratti è un po' confusionario. Però possiede un incipit al cardiopalma in medias res: un inseguimento mozzafiato tra l'Aston Martin DBS di James Bond e due Alfa Romeo che si conclude nelle cave di Carrara. Non solo. Unisce un certo gusto per la citazione - vedi l'omaggio all'iconico Goldfinger - ad una vena vintage/classica (affascinante la sequenza con Bond ai comandi di un bimotore ad elica così come la rocambolesca Tosca di Bregenz).

Quantum of Solace è una "vendetta privata" che ha l'unico difetto di consumarsi tra due degli 007 movie più apprezzati di sempre. Se il film fosse uscito dopo il deludente Spectre, avremmo parlato di un Bond al fulmicotone.

10) 007 - Zona pericolo

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Una scena del film

Cosa resterà degli anni '80 bondiani? Sicuramente uno dei film più trascinanti della serie, arrivato insieme ad un nuovo interprete, il britannico Timothy Dalton, scelta valida per reinterpretare in chiave moderna l'icona cinematografica del doppiozero, (ri)allineandosi alla concezione di Fleming, tradita in parte da Moore. 007 - Zona pericolo è assai meno celebrato di altri film della serie eppure è un action al cardiopalma che rinuncia in gran parte all'ironia e alla fumettistica confezione dei predecessori puntando invece sui modi spicci del suo protagonista, ostinato a smascherare un generale sovietico corrotto attraverso Austria, Marocco e Afghanistan.

Dalton si rivela uno 007 efficace: sbrigativo, rude, determinato. Caratteristiche, queste, che poi ritroveremo con Craig e con il reboot della serie. 007 - Zona pericolo ci conduce dentro il cinema anni '80: la presenza nel cast di John Rhys-Davies - indimenticabile Sallah della saga di Indiana Jones, le location che strizzano l'occhio a Indy e a Rambo, il clima da Guerra Fredda.

Curiosità: il film segna l'addio del doppiatore Pino Locchi (voce storica, tra gli altri, anche di Terence Hill) al personaggio di Bond, sostituito per l'occasione da Michele Gammino, doppiatore di Harrison Ford. Dopo di lui, saranno Luca Ward (Brosnan) e Francesco Prando (Craig) le voci di 007.

9) Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono)

Un Bond "occhietti e denti aguzzi" per questa quarta avventura firmata Terence Young. Il progetto più ambizioso della SPECTRE, affidato all'italiano Numero 2, consiste nel rubare due testate nucleari (sottraendole ad un caccia bombardiere fatto precipitare di proposito) e ricattare per 100 milioni di sterline la NATO.

Per scongiurare la minaccia atomica, Bond verrà richiamato in gran fretta dalla licenza (a proposito, Il bagno turco fatto alla maniera di 007 ha il suo perché, non c'è dubbio) e spedito a Nassau per rintracciare gli ordigni. Tra un pasto a base di caviale beluga e Dom Pérignon del '55 e un giro spericolato in macchina al fianco dell'immancabile femme fatale, 007 collezionerà indizi che lo condurranno fino al piratesco Emilio Largo. Questi è un potente criminale la cui megalomania è sottolineata da una megagalattica villa di proprietà con tanto di piscina in cui nuotano famelici squali e dal "Disco Volante", uno yacht supersonico che funge da sofisticato quartier generale mobile.

Ad impersonare il villain di Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono) troviamo l'istrionico Adolfo Celi, capace - al casinò - di esorcizzare il malocchio in una maniera tutta italiana (ossia facendo le corna). L'attore, qualche anno più tardi, riproporrà il look di Emilio Largo in una delle sequenze più riuscite del cult Amici miei, l'incredibile farsa messa in piedi dagli "zingari toscani" per raggirare un odioso anziano della zona, il Righi.

8) La spia che mi amava

È un film costruito sul fascino, La spia che mi amava: donne mozzafiato (Barbara Bach e Caroline Munro, pazzesche), la Lotus Esprit S1 dalla dotazione subacquea, location da mille e una notte (su tutte, Il Cairo e la Sardegna fra Porto Cervo e Capriccioli).

Uno dei capitoli più avvincenti della parentesi Moore, impeccabile come sempre nei panni del gentleman impegnato a "tenere su la bandiera inglese". A fargli da spalla troviamo un tirapiedi che sembra uscito da un fumetto: il colosso Squalo di Richard Kiel, mastodontico killer dalla mascella d'acciaio e dalla forza sovrumana.

La saga di 007 abbandona qualsiasi velleità di realismo preferendo assicurare un divertimento da sballo allo spettatore. In questo, la vicenda di due sommergibili nucleari spariti nel nulla serve solo ad alimentare un valzer di effetti speciali, trovate futuristiche e momenti esaltanti. Una lotta furibonda all'ombra delle Piramidi, un inseguimento stupefacente che coinvolge sidecar, macchine ed elicotteri, l'affascinante e inverosimile piovra Atlantis, la struttura anfibia che funge da quartier generale del villain Stromberg: l'intrattenimento è servito secondo il menù della casa doppiozero, dove lo stile è (quasi) tutto.

7) GoldenEye

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Una scena di GoldenEye

Il rilancio anni '90 della saga passa attraverso questo divertente capitolo. GoldenEye segna il debutto di Pierce Brosnan come spia dei servizi segreti britannici. Il matrimonio con l'irlandese si celebra con un ritardo di 10 anni (Brosnan era stato individuato come successore di Moore dopo Bersaglio mobile ma gli impegni dell'attore con la serie TV Mai dire sì costrinsero la produzione a virare su Dalton). Poco importa, perché Brosnan incarna un Bond convincente: elegante (caratteristica comune sia a Connery che a Moore), deciso, affascinante senza per questo risultare troppo gigione.

Ma è il film, in primis, a fare centro. La mano esperta di Martin Campbell - che non a caso dirigerà anche Casino Royale - disegna traiettorie care alla saga di 007 riuscendo contemporaneamente a svecchiare il personaggio facendo fronte al disfacimento sovietico post crollo del Muro di Berlino. Il regista sopperisce alla mancanza di un clima da guerra fredda con un film godibile che parla di un'arma segreta - il satellite del titolo - rubata da una triade di loschi figuri che intendono arricchirsi gettando nel caos l'Inghilterra.

Purtroppo Goldeneye resterà un episodio (quasi) isolato della parentesi Brosnan e il personaggio di 007 toccherà il fondo, dopo la profonda crisi successiva a Vendetta privata (che condusse ad un buco realizzativo di sei anni), con tre film (quasi tutti) dimenticabili, in qualche caso addirittura ridicoli.

6) A 007, dalla Russia con amore

Dubitare di qualcuno solo perché questi non sa abbinare il pesce al vino giusto. Accade anche questo all'agente segreto più famoso della storia del cinema. "Smersh Spionam!", ossia morte alle spie in A 007, dalla Russia con amore, seconda avventura cinematografica di Bond tratta da uno dei romanzi di Fleming.

Dopo Licenza di uccidere, le caratteristiche della serie si completano: gadget avveniristici (una valigetta multifunzione, il telefono mobile posto nella Bentley di 007), la sequenza che anticipa i titoli di testa e il mefistofelico Blofeld, capo dell'organizzazione "che desidera avere il mondo ai propri piedi", ovvero la SPECTRE.

E un Bond che fin dal titolo trasuda aria di cortina di ferro, con i due blocchi politici coinvolti loro malgrado nella sparizione del Lektor, un apparecchio decodificatore russo che Bond dovrà recuperare, scampando a trappole e attentati.

A Dalla Russia con amore si perdonano alcune ingenuità (rivisto oggi, appare un po' datato) e una durata eccessiva, riscattate in pieno da scenografie sontuose e da un'atmosfera vagamente rétro (la decadente Istanbul, il viaggio a bordo dell'Orient Express). Connery, qui come in Goldfinger, è al massimo della forma ma un plauso va ai "cattivi": se la corrotta Klebb di Lotte Lenya sa essere davvero odiosa, l'impettito Grant di Robert Shaw - che 12 anni dopo questo 007 movie darà del filo da torcere al mastodontico pescecane de Lo squalo - è un avversario di tutto rispetto per Bond. Lo dimostra la furiosa lotta in treno tra i due, uno dei momenti più avvincenti del film.

5) Agente 007 - Licenza di uccidere

L'inizio del mito, avvenuto per mezzo di un film a basso costo con protagonista un allora sconosciuto giovane attore scozzese. Agente 007 - Licenza di uccidere, girato nel '62 da Terence Young, non è la prima trasposizione degli scritti di Fleming. Segna però il momento decisivo per l'universo bondiano: è infatti la (prima, vera) produzione cinematografica che rende popolare lo spionaggio e la figura dell'agente segreto di Sua Maestà, impersonato dal mitico Sean Connery, scelta di ripiego (la parte venne affidata a Cary Grant, che però abbandonò il progetto perché preoccupato dei troppi titoli inseriti nel contratto).

Dr. No - questo il titolo originale di Licenza di uccidere, dal romanzo omonimo di Fleming - racchiude quelli che sono elementi di fascinazione o interesse per lo scrittore: "ragazze nude, spie, e armi nucleari" sotto il sole (e le acque cristalline) della Giamaica. 

La pellicola presenta già quelli che diverranno i tratti distintivi della serie: la famigerata sequenza gunbarrel, l'inconfondibile tema musicale di Monty Norman, la Walther PPK utilizzata da 007, la mitica frase con cui la spia dell'MI6 si presenta ad un'avvenente giocatrice di Chemin de fer ("Bond, James Bond"), il caposezione M e la segretaria Miss Moneypenny con cui il protagonista flirterà per oltre 50 anni, il villain fanatico e megalomane al soldo della SPECTRE, la Bond-Girl, qui impersonata dall'avvenente Ursula Andress, indimenticabile mentre esce dall'acqua in bikini canticchiando.

4) Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà

Il solito vecchio James. Anche peggio. Fuori un esasperato Sean Connery, dentro il monoespressivo George Lazenby. Il risultato è sorprendente, se si dimentica per un attimo la differente caratura degli interpreti. Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà è, senza troppi giri di parole, uno dei migliori bond movie di sempre: action puro ad alta quota, tra le Alpi svizzere, strutturato in maniera impeccabile, complice una sceneggiatura asciutta che dona al film una storia convincente e un ritmo sostenuto.

È il film di 007 che abbraccia la tragedia, mostrando per la prima volta un Bond "umano", meno frivolo del solito: le lacrime contenute di Moneypenny al matrimonio, il finale amaro ("È stanca, sta solo riposando") in cui musica e parole si fondono nella bellissima "We Have All the Time in the World" di Louis Armstrong.

Scenografie impeccabili - da cartolina il forte sulle nevi - e una manciata di personaggi davvero azzeccati: la fragile Tracy di Diana Rigg, il raffinato Draco di Gabriele Ferzetti e l'enigmatico Blofeld di Telly Savalas (futuro tenente Kojak della TV), intenzionato a diffondere su tutto il pianeta il virus Omega, in modo da procurare una sterilità che porterebbe ad una progressiva estinzione di forme di vita animali e vegetali.

Se solo Connery avesse rimandato di un film l'addio a 007...

3) Casino Royale

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Daniel Craig in una scena del film

Il mito verrà più tardi. Qui è materia grezza, da plasmare nei muscoli scolpiti di Daniel Craig. Martin Campbell, autore dell'apprezzabile GoldenEye, resetta personaggio e background, raccontando la genesi dell'agente segreto più famoso di sempre attraverso flashback in bianco e nero (in cui osserviamo 007 guadagnarsi sul campo la licenza "doppiozero"), per poi proseguire nel racconto spingendo sul pedale dell'action - adrenalinico inseguimento "parkour" in Madagascar, attacco terroristico sventato all'aeroporto di Miami - facendo di Casino Royale più un film d'azione che la massima espressione dello spionaggio. Poi, però, la pellicola lievita verso un sofisticato "gioco a due" tra il rude e spietato agente segreto e l'affascinante ed evasiva tesoriera Vesper Lynd di Eva Green (La Bond Girl più riuscita di sempre?). Tra loro, schermaglie verbali degne di una commedia brillante in bianco e nero ("No, lei non è il mio tipo"; "Brillante?"; "Single") e parentesi rosa segnate da un cupo senso di morte.

Campbell e gli sceneggiatori ripudiano l'universo bondiano, preferendo (ri)costruire da zero tra le macerie di un mito appannato, raccontando la genesi di 007 evidenziandone l'ingenuità, il cinismo. È un "Bond vergine" - del resto siamo di fronte ad un reboot vero e proprio - che minuto dopo minuto prende confidenza con un mondo che sembra però appartenergli da sempre. E la cornice del casino Royale in Montenegro è il palcoscenico ideale per un personaggio i cui trascorsi letterari contemplano ore da gambler del baccarat. Nel film del 2006 il gioco prende la forma - assai di moda in quel periodo - del Texas Hold 'em, una variante spettacolare del poker, dando vita ad un'avvincente sfida scandita da rilanci, bluff, linguaggio del corpo e deception.

A organizzare il torneo è il gelido Le Chiffre, spregiudicato banchiere che specula in borsa con i soldi di terroristi e signori della guerra. A dargli un volto (dall'occhio insanguinato) è un superlativo Mads Mikkelsen, villain che non crede in Dio ma in un ragionevole tasso di profitto.

In definitiva, Casino Royale ha il merito di svecchiare un personaggio fuori tempo massimo, rendendolo vulnerabile e contemporaneo, esplorandone l'intimità, da sempre impenetrabile per quella che è (stata) un'icona piatta, pura superficie estetica adornata da gesti, gusti ed espressioni immutabili. Una scommessa vinta a dispetto dei tanti che reputavano la figura di Bond difficilmente conciliabile con i tempi moderni. Un film che non bluffa e rilancia 007 al cinema.

2) Agente 007 - Missione Goldfinger

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Sean Connery nella celebre scena della golden girl

"Figliola, ci sono delle cose che assolutamente non si fanno. Per esempio bere Dom Pérignon del '53 a una temperatura superiore ai 4 gradi centrigradi". Lo si può definire in tanti modi uno come James Bond. Di sicuro osserva meticolosamente le regole del savoir-vivre, sia che si tratti del modo opportuno con cui sorseggiare uno champagne pregiato oppure la maniera adatta per ascoltare i Beatles (rigorosamente con i tappi nelle orecchie, a suo dire).

L'importanza di Agente 007 - Missione Goldfinger si deve alla sua capacità di penetrare nell'immaginario collettivo e di stabilirvisi in qualità di pietra miliare di un genere specifico, quello spionistico, consacrando di fatto la formula bondiana e facendo della spia di Sua Maestà un fenomeno pop destinato a lievitare col passare degli anni.

Tutto, nel film diretto da Guy Hamilton, scomoda il mito, a partire da un protagonista al massimo dello splendore, messo in risalto da abiti impeccabili. E poi, ancora, l'esordio della formidabile Aston Martin DB5, con le sue diavolerie tecnologiche omaggiate a (quasi) cinquant'anni di distanza in Skyfall, uno scagnozzo memorabile - l'Oddjob di Harold Sakata dal copricapo letale - e una Bond Girl dal fascino irresistibile (La Pussy Galore di Honor Blackman). Infine, un villain dal nome che ricorda "uno smalto da unghie francese" (Auric Goldfinger), intenzionato a gettare l'Occidente nel caos economico rendendo radioattiva la riserva aurea di Fort Knox.

Splendide panoramiche capaci di restituire la bellezza delle Alpi svizzere, una delle scene simbolo dell'intera saga (Shirley Eaton ricoperta d'oro), maliziosi sottintesi, momenti (auto)parodistici - Bond che ferma l'innesco a 0:07 secondi - e l'arrangiamento esuberante di John Barry, che qui rivisita l'inconfondibile motivo di Monty Norman.

1) Skyfall

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Daniel Craig in una foto sul set di Skyfall
Daniel Craig sul set di Skyfall nella foto che omaggia Goldfinger

È nelle ombre che si annida il nemico. Ne è consapevole M (Judi Dench), il caposezione dell'MI6, lo sono ancor di più Purvis, Logan e Wade, sceneggiatori di Skyfall. Senza più la Guerra Fredda a rendere riconoscibili le parti in gioco, e con i cattivi cartooneschi della SPECTRE ormai superati, 007 si fa più intimo, sofisticato.

Sam Mendes, in regia, ne fa una questione di conflitti freudiani e di mai superati complessi (su tutti, quello di Edipo), inseriti in un'interessante riflessione sullo scorrere inesorabile del tempo, sul vecchio vs nuovo, sulla tradizione contrapposta all'innovazione. C'è ancora spazio per una figura apparentemente obsoleta come Bond nel nuovo Millennio? Risponde il poeta Alfred Tennyson: "Noi non siamo più ora la forza che nei giorni lontani muoveva la Terra e il cielo. Noi siamo ciò che siamo, un'uguale indole di eroici cuori infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di combattere, cercare, trovare e non cedere mai". Serve ancora all'intelligence britannica un "dinosauro" come Bond, uno che sa quando (e se) premere il grilletto.

Skyfall incanta grazie ad un passato che torna ad assillare i protagonisti, di colpo smarriti dinanzi ad una modernità che sembra voler cancellare di netto il recente passato. E l'ineluttabilità del tempo è esaltata da Mendes nel bellissimo siparietto tra 007 e il giovane Q (Ben Wishaw) alla National Gallery di Londra, dinanzi alla sublime valorosa Téméraire di William Turner, allegoria del passaggio di consegne fra vecchio e nuovo mondo (la gloriosa nave da guerra della battaglia di Trafalgar trainata da un rimorchiatore alla demolizione).

Più cerebrale degli altri 23 capitoli della saga, il film non risparmia però l'action: un prologo esaltante a Istanbul, una corsa mozzafiato nei sotterranei di Londra che si conclude con una sparatoria in tribunale, un viaggio all'indietro nel tempo a bordo della mitica Aston Martin DB5 fino alla suggestiva vallata di Glen Etive (Glencoe), nelle Highlands scozzesi.

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