Lady Gaga sbarca a Venezia 75 da attrice, i Coen infiammano la critica: gli eventi del quarto giorno

Autore: Elisa Giudici ,

Nella sua terza giornata di concorso la Mostra d'arte cinematografica di Venezia si riscopre glamour, accogliendo una delle artiste più attese dell'intera rassegna. È il giorno di Lady Gaga e lo si capisce sin dal mattino, dalle code alle proiezioni, dai fan già assiepati lungo i bordi del red carpet (nonostante il meteo prometta pioggia), dal via vai di gente più fitto del solito.

La super star approda a Venezia 75 da protagonista del primo film che vede Bradley Cooper non solo come protagonista, ma anche come regista. La storia è un'immortale classico hollywoodiano, declinato con un piglio più cupo e realistica: è nata una stella sì, ma a costo di grandi sofferenze personali. 

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Lady Gaga ha raccontato alla stampa come si è sentita a interpretare un'esordiente, Ally, capace di scrivere canzoni ma del tutto sfiduciata da sé, dal suo aspetto, dal suo potenziale: 

Quando ho cominciato non ero certo la ragazza più bella nella stanza delle audizioni, ma molte delle presenti non scrivevano le loro canzoni. I produttori hanno tentato di prendere i miei pezzi e darli alle altre, ma io mi sono sempre rifiutata. Ero già forte allora, convinta del mio potenziale. Avevo la mia visione personale, non volevo essere sexy nello stesso modo delle altre, non volevo fare le cose come le altre. Esattamente come Ally, ma con meno titubanze.

L'incontro con Bradley Cooper ha fornito a Lady Gaga la possibilità di esaudire un altro dei suoi desideri: fare l'attrice. Una posizione non semplice, quella dei due protagonisti del film. Lui costretto a cantare di fronte a migliaia di persone al fianco di una superstar, lei a recitare da protagonista per la prima volta, guidata da un attore al suo esordio da regista. A salvarli è stata la naturale complicità che si è creata tra loro, già dal primo incontro. 

Lui si è presentato a casa mia e mi ha suonato qualcosa al pianoforte - racconta Lady Gaga - e ho capito che sarebbe andato tutto bene, perché cantava col cuore. Inoltre mi ha consentito di essere libera come forse non mai. A un certo punto si è presentato a casa mia con un flacone di struccante e mi ha detto: voglio vederti senza trucco, voglio che emerga il tuo volto. È stato intenso, forte. Forse liberatorio. 

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La sfida per Bradley Cooper non è stata solo registica. Le numerose scene di concerti infatti non sono girate in green screen, ma dal vivo, al Coachella o a Glansbury, Nelle pause tra le varie esibizioni, strizzati tra la soundcheck dei Radiohead e gli innumerevoli problemi tecnici, la troupe ha girato le performance che vedremo nel film. La vicinanza di Lady Gaga è stata fondamentale, spiega il regista: mi è stata vicino, è una persona calda, che ti fa sentire protetto, anche di fronte a migliaia di fan urlanti. 

Sarà nata una stella alla regia? Cooper spera di poter continuare anche in questa direzione: 

Ho 43 anni e spero di poter utilizzare il tempo a disposizione nel miglior modo possibile. Ogni minuto che ho investito in questo film è stato ben speso. Spero mi consentano di continuare a farlo.

Venezia 75, il concorso odierno tra Coen e Assayas

Se Lady Gaga ha monopolizzato l'attenzione dei media, conviene non perdere di vista i film in concorso oggi, con alla regia grandi conduttori amatissimi a Venezia e dai festival internazionali. Ad aprire le danze è il regista francese Olivier Assayas, un cineasta raffinato e spiazzante, capace di lanciare le ambizioni autoriali della carriera di Kristen Stewart. Dopo pellicole eteree ed enigmatiche come Sils Maria e Personal Shopper, il regista francese stupisce tutti con Doubles vies, una commedia francese che lascia senza respiro, fittissima di dialoghi e dal ritmo sferzante. 

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La storia è ambientata nei salotti di casa della borghesia intellettuale francese, tra scrittori, editori, attori e PR. Con un fluire continuo e spesso irresistibile di luoghi comuni, tradimenti e frecciate ai colleghi (su tutti Haneke) Assayas ha fatto ridere (e molto) la critica. 

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Non sono stati da meno i fratelli Coen con il loro La ballata di Buster Scruggs. Doveva essere una serie TV, è divenuto un film antologico dedicato al tema della frontiera americana. Non capita spesso di vedere grandi autori americani cimentarsi con film episodici e il motivo, secondo i Coen, è principalmente uno: la mancanza d'interesse del pubblico.

A noi piacciono i film antologici, i corti, le commedie scollacciate italiane anni ’60 viste alla TV mentre eravamo ragazzi…il problema è che certi formati non hanno un mercato. Quando si è presentata l’opportunità abbiamo unito vecchi e nuovi racconti, creando un film antologico, anche se nessuno ne fa più.

Sei episodi a sfondo western alternano toni drammatici, surreali, comici e momenti musicali. L'umorismo è quello acuto e inaspettato dei Coen, che mettono in scena sei storie che sanno sempre cogliere alla sprovvista lo spettatore, con qualche riferimento anche al cinema italiano: 

Amiamo moltissimo gli spaghetti western italiani, si vede chiaramente nell’episodio in cui è protagonista James Franco.

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