Lorenzo Palloni : "Sono le sbavature a rendere interessanti le storie" [INTERVISTA]

In occasione dell'uscita del suo nuovo lavoro, È successo un Guaio, Lorenzo Palloni svela come il fumetto può raccontare la nostra Storia

Immagine di Lorenzo Palloni : "Sono le sbavature a rendere interessanti le storie" [INTERVISTA]
Autore: Manuel Enrico ,

Segreti di stato, memorie di una stagione dimenticata e una famiglia di outsider che non gira la faccia. Sono questi gli ingredienti di È successo un guaio, nuovo fumetto di Lorenzo Palloni, che dopo Burn, Baby, Burn nuovamente valorizza la vis narrativa del fumetto per raccontare e ricordare la storia contemporanea. 

Cogliendo l'occasione di questa nuova opera di Palloni, abbiamo chiacchierato con lui di quanto la nona arte possa farsi portatrice di una missione didattica, anche di ricordo di momenti difficili e spesso dimenticati, divenendo incarnazione di quella historia magistra vitae che viene spesso al contrario relegata all'oblio del tempo. 

Di cosa parla È successo un guaio ?

In una città italiana senza nome e in un futuro talmente prossimo da sembrare il nostro presente, l’agenzia di indagini private Hari Investigazioni è gestita dalla burbera Nadia Malocchi, insieme alle figlie Jo – rabbiosa donna di famiglia, “orgogliosamente grassa” – e Dami – donna transgender ed ex agente di polizia. Quando la mafia torna a minacciare lo Stato con piani vecchi di trent’anni e in città scoppiano bombe e fioccano morti, il pericolo si avvicina alla Hari. Così le sorelle provano a convincere il fratello Kris – isolato e depresso, ma da sempre il migliore a unire i fili – a tornare a far parte dello studio. Districandosi fra bizzarri attentati, crisi personali, poliziotti violenti e quartieri disastrati di una spigolosa “città di mare senza mare”, i Malocchi corrono contro il tempo per salvare se stessi e quelli che amano. E il prezzo da pagare potrebbe essere la più insospettabile delle verità. Oggi tra i più importanti autori della scena fumettistica italiana, Lorenzo Palloni firma testi e disegni di “È successo un guaio”, il volume che, tra commedia e neo noir, inaugura un attesissimo ciclo di racconti – collegati tra loro, ma leggibili singolarmente – adatti alla grottesca cupezza dei nostri tempi.

Come leggere È successo un guaio

E' successo un guaio è pubblicato da saldaPress nella collana Maéstro, in cui la casa editrice presenta ai lettori storie di grande significato. Contrariamente alle precedenti pubblicazioni della collana, viene abbandonato il formato tradizionale per una forma più vicina al tradizionale brossurato con alette dell'editore, scelta che non sacrifica l'intensità visiva del bianco e nero di Palloni. 

Manuel Enrico
E’ successo un guaio è ambientata in un’Italia che pare aver dimenticato la stagione delle bombe dei primi anni ’90. La famiglia Malocchi sembra essere l’unica a ricordarsi di quel periodo, memoria storica scomoda di una nazione. Quanto è importante preservare il ricordo di momenti simili, preservarlo e consegnarlo a nuove generazioni? 

Manuel Enrico
Lorenzo Palloni
 Fondamentale ma praticamente impossibile. Il ricordo è un meccanismo di crescita che ha bisogno di tempo e di spazio, e adesso che la cultura digitale fagocita tutto con una rapidità impressionante e sublima l’esperienza, non c’è modo che attecchisca sui ragazzi. Da qui i giovani che votano i fascisti. Non ci ricordiamo che il nostro è un paese dove i complotti esistono e hanno plasmato la nostra democrazia - o quello che è. Abbiamo avuto governi ombra. Trattative fra Stato e Mafia - in cui lo stato si è auto-assolto. La cosa triste è che il nostro è un paese tanto grottesco e pericoloso quanto interessante. Quindi sì, bisogna provare a tenere acceso il ricordo, perché sennò che cazzo fai, ma senza farsi illusioni. I Malocchi sono abbastanza vecchi da ricordare, questo li rende tragici, buffi, anacronistici - e quindi interessanti. 

Lorenzo Palloni
Manuel Enrico
In E’ successo un guaio sono presenti diversi riferimenti, più o meno evidenti, a temi contemporanei. Quali sono stati gli eventi o le storie che ti hanno maggiormente ispirato? 

Manuel Enrico
Lorenzo Palloni
 Più che un evento singolo c’è un insieme di eventi a catena che ha creato una percezione condivisa del nostro mondo che ha ispirato il tono della serie, un’impressione generalizzata di fine corsa, un’idea che quello che potevamo fare l’abbiamo fatto, l’acqua sta entrando troppo velocemente per poterla ributtare fuori dalla barca, perché oltretutto quello che abbiamo a disposizione è uno scolapasta. Uno spleen che contraddistingue lo spirito del tempo e che ci porta a concentrarsi ancora di più sul piccolo, sull’individuale, sul familiare. Cosa puoi fare contro crisi sistemiche intercontinentali, decadimenti di visioni democratiche, guerre di classe vinte dai ricchi, pandemie globali? Niente. Subisci, giri la testa. Nel Guaio mi interessava introdurmi in un mondo un po’ triste, già decaduto, e prendere la più piccola pedina del capitalismo - un giovane rider immigrato che il caso mette nel mezzo di ingranaggi più grandi di lui - e cominciare da lì ad esplorare. E provare così a raccontare persone che sono costrette per tensioni personali a non subire, a non girare la testa, e che sono l’opposto di quelli che chiameremmo “eroi”. 

Lorenzo Palloni
Manuel Enrico
La famiglia Malocchi è una squadra di investigatori sui generis, non solo eredi di una lunga tradizione di detective, ma specchio di un presente complesso della nostra nazione. Quanto è importante questo aspetto di quotidianità all’interno della tua storia? 

Manuel Enrico
Lorenzo Palloni
 Molto. È ovviamente simbolico, Dami, Kris e Jo sono l’incarnazione di istanze di contemporaneità che spingono contro la resistenza della società italiana. Era fondamentale anche porre i tre Malocchi - una vittima di violenza poliziesca; una ragazza trans ex poliziotto e una guerrigliera militante con famiglia - in una cornice di periferia, di Italia “vera”. A Milano o Torino avrebbero avuto uno spazio diverso, ma la frustrazione che li contraddistingue è benzina per l’auto-determinazione, i bastoni che una città burbera mette fra le loro ruote sono stimolanti per le loro azioni e divertenti per chi legge. Che poi questi tre disastri umani affrontino un pezzo del nostro passato nazionale è altrettanto simbolico: presente ignorato contro un passato dimenticato. Cosa può andare storto? 

Lorenzo Palloni
Manuel Enrico
All’interno della storia, i diversi componenti della famiglia Malocchi rappresentano vari approcci di detective, offrendo differenti prospettive dell’indagine dando vita a un dinamismo coinvolgente di questa famiglia. Come hai architettato questo complesso meccanismo familiare? 
Manuel Enrico
Lorenzo Palloni
È la parte divertente dello scrivere storie corali. Si lavora parallelamente sulle mancanze dei personaggi e sul caso, fino a che non torna tutto - il più possibile. Scegli eventi che facciano affiorare le mancanze, le difficoltà, i contrasti: in questo modo ognuno supera sé stesso e raggiunge il compimento della propria indagine, che poi si risolve in una o due scene dove tutto il libro tende a precipitare. È anche un omaggio a tutti i detective letterari che mi hanno formato, ma pure il tentativo di ammazzarli, di prendere per il culo le loro risoluzioni tecniche, il loro ricondurre alla logica il mondo e fare mie le dinamiche. In questo caso, i tre Malocchi dovevano funzionare come una persona sola. Se manca un pezzo, non funzionano. Sono persone devastate che non possono fare altro che andare avanti. Non si pongono il dubbio: sono cresciuti in una famiglia tossica, con una madre abusiva e anaffettiva e un padre ossessivo e bipolare. Il loro unico lavoro - in un mondo normale, sarebbe quello di curarsi, fare terapia 24 ore al giorno. E invece risolvono rompicapi e delitti violenti perché le ingiustizie e le prevaricazioni gli stanno sul cazzo, avendole vissute. La loro mancanza più grande è l’ingiustizia di cui sentono essere vittime - ognuno una diversa - e pensano di riscattarla risolvendo crimini. La vita non è un fumetto, baby 
Lorenzo Palloni
Manuel Enrico
Burn, baby, burn e ora E’ successo un guaio. La Storia diventa storia, il fumetto diventa cultura e magister vitae. Nella tua esperienza, quanto il mondo delle nuvole parlanti può essere un linguaggio penetrante per raccontare il nostro presente? 

Manuel Enrico
Lorenzo Palloni
In modo totale. Il fumetto è un contenitore di tempo, presente, passato e futuro. Sta all’autore scegliere cosa ingabbiare, cosa esaltare e cosa ignorare. Sulla base della scelta, il medium parlerà, più o meno al presente e del presente. Il fatto che il fumetto sia un medium lento e faticoso, su cui ti puoi soffermare e ritornare, lo rende perfetto per la penetrazione e assorbimento di idee nel tempo di lettura. È una cosa che ho sospettato a lungo ma che mi è chiara sempre più con il lavoro sulla Revue. Una volta che i meccanismi della narrazione e auto-narrazione del mondo si palesano, non puoi tornare indietro. A quel punto capisci che l’intrattenimento è davvero solo un pezzo del tuo puzzle personale. Col senno di poi in ogni libro che faccio parla del mio presente, ma poi, non è quello che fanno tutti gli autori? Forse quindi è intrinseco nel medium perché siamo noi a non poterlo scardinare da noi stessi. Il giornalismo, come nel caso della Revue, è solo una disciplina a cui ci atteniamo perché scientifica, priva di sbavature; possiamo raccontare il presente anche con fiction a fumetti, ma in questo sono le sbavature ad essere interessanti. 

Lorenzo Palloni
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!