Stasera in TV c'è Mine vaganti, scopri il finale e il significato del film di Ferzan Özpetek

Nel 2010 Ferzan Özpetek ha diretto Mine vaganti, il dipinto veritiero delle reazioni di una famiglia italiana alle prese con l'inaspettata omosessualità di un figlio. Ecco la trama e il finale della pellicola.

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Autore: Simona Vitale ,

"Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre." 

Questo è uno dei grandi insegnamenti che offre Mine vaganti, straordinaria pellicola diretta da Ferzan Özpetek e interpretata da un cast d'eccezione che comprende, fra gli altri, Riccardo Scamarcio, Lunetta Savino, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, Ilaria Occhini e Ennio Fantastichini.

Stasera in TV, 27 ottobre, c'è Mine Vaganti su LA7 dalle 21.15

La pellicola, che ha vinto due David di Donatello e cinque Nastri d'argento, si sofferma sull'importante tema della famiglia, proponendosi, anche attraverso scene comiche, di far cadere alcuni luoghi comuni della nostra società.

Ma andiamo ad analizzare la trama di Mine vaganti, il suo finale e il significato che Özpetek ha voluto infondere ad uno dei suoi film più celebri.

La trama

Tommaso Cantone è un ragazzo che ha lasciato la sua terra natia, il Salento, per trasferirsi a Roma, dove studia Lettere all'università e vive apertamente la propria omosessualità con il fidanzato Marco. Dopo diverso tempo trascorso nella Capitale, decide di ritornare a "casa" per rivelare finalmente alla sua famiglia di essere gay. La situazione, però, non è facile: la famiglia di Tommaso è alquanto bigotta e tradizionalista, difficilmente diposta a tollerare qualcosa che possa esporla alla critica e alla gogna sociale. Tra l'altro i Cantone sono una famiglia molto nota a Lecce, in quanto proprietaria di un grosso pastificio industriale.

Tommaso dovrà fare i conti con la soffocante madre Stefania, con il severo e autoritario padre Vincenzo, con il fratello Antonio, con sua sorella Elena che vorrebbe evadere dalla vita di casalinga. Non solo, della famiglia fanno parte anche un'alquanto eccentrica zia Luciana e la nonna, donna molto saggia ma con la mente proiettata nel passato di un grande amore perduto.

La prima persona a cui Tommaso decide di rivelare la propria omosessualità è il fratello Antonio, che il padre Vincenzo vorrebbe a capo del pastificio insieme allo stesso Tommaso. Antonio, però, non appare né molto sorpreso né molto turbato dalla sua rivelazione. Una sera, quando a cena è riunita tutta la famiglia, Tommaso sembra essere sul punto di fare la sua "clamorosa" rivelazione, salvo poi essere preceduto da suo fratello Antonio che, inaspettatamente, rivela a tutti di essere omosessuale. Sentendo sulle sue spalle la responsabilità di dover portare avanti il lavoro della sua famiglia, Antonio si era sempre "nascosto" dalla possibilità di essere bersaglio di scherno e critiche.

Le conseguenze del coming out di Antonio sono tragiche: suo padre Vincenzo lo caccia di casa e dal lavoro, con il pastificio che grava ora sulle spalle di Tommaso mentre la famiglia Cantone diviene oggetto dei pettegolezzi della città.

In un contesto così disagiato, Tommaso, lontano da Roma e da Marco, stringe un'ambigua amicizia con Alba Brunetti, figlia del socio di suo padre. Mentre Tommaso fatica a gestire il pastificio ed è costretto a trascurare Marco e a stare lontano da Roma, la quotidinianità dei Cantone viene sconvolta dall'improvviso arrivo a Lecce di Marco e dei suoi amici Davide, Andrea e Massimo.

Credendoli eterosessuali, i quattro vengono accolti dai genitori di Tommaso nella loro casa...

Il finale

Gli amici di Tommaso, accolti nella propria casa di Lecce dai genitori del ragazzo, cominciano a comportarsi in maniera bizzarra e a destare dubbi in famiglia. Marco rinfaccia a Tommaso di essere incapace di affrontare i propri genitori con i due fidanzati che riescono a chiarirsi solo poco prima della ripartenza del gruppo per Roma. Finalmente il giovane Cantone trova il coraggio di parlare apertamente con i propri genitori della sua omosessualità e di come voglia fare lo scrittore e non gestire l'azienda di famiglia.

A risolvere la situazione così tesa ci pensa la nonna. L'anziana donna, affetta da una grave forma di diabete, mangia una grossa quantità di dolci che la porta, infine, alla morte. Essendo l'azionista di maggioranza dell'azienda, decide di lasciare il pastificio ad Antonio, che quindi dovrà rientrare in famiglia. Non prima di aver raccomandato a tutti i membri della famiglia di essere se stessi e di rispettare le proprie diversità. 

Nel corso del funerale della donna, tutto sembra mettersi a posto in un incontro confuso tra il passato e il presente, tra il mondo reale e l'aldilà: la nonna ritrova Nicola, il suo grande amore nonché fratello di suo marito, mentre Antonio e suo padre Vincenzo sembrano, alla fine, riappacifarsi. Tommaso, felice, guarda il suo fidanzato Marco ballare con la sua amica Alba.

Mine vagati: il significato del film

La pellicola, come accennato, affronta il delicato e importante tema della famiglia. Del resto lo slogan della pellicola è proprio: "L'unica cosa più complicata dell'amore è la famiglia".

In talune zone del nostro Paese, in alcune famiglie a maggior ragione, un orientamento sessuale "diverso" di un suo componente è ancora visto come un tabù, come una fonte di vergogna e di scherno sociale. Lo sa bene il protagonista Tommaso, interpretato da un brillante Riccardo Scamarcio che nel corso di una vecchia intervista ha dichiarato:

Al festival di Berlino mi hanno chiesto come ci si senta a essere un paladino, un portavoce della comunità gay. Secondo me questo film parla anche di altre cose: della libertà di fare le proprie scelte, della famiglia e dei suoi condizionamenti. Per me non è stato difficile interpretare un gay, la sfida maggiore era dar corpo a un protagonista che invece di agire, si limita a reagire a ciò che gli accade intorno.

Avevo paura che lo spettatore non riuscisse a identificarsi con Tommaso, ma per entrare veramente nel personaggio non avevo atra scelta se non accettare la sua passività, il suo non reagire a una serie di piccole e grandi violenze.

Il messaggio più profondo della pellicola del grande regista turco è offerto nel finale dalla nonna: la più anziana ma la più saggia del gruppo: in una famiglia l'amore è troppo importante per essere soppiantato dal mancato rispetto delle proprie diversità, culturali, sociali o sessuali che siano.

Occorre tollerare e tollerarsi, accettare e accettarsi, per non sprofondare più nel baratro di una società che è stata arretrata mentalmente per tanti, troppi, anni.

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