Ai protagonisti vengono chieste 10 parole per invogliare il pubblico a seguire Minority Report.
Noi siamo andati oltre: abbiamo trovato 5 motivi per seguirla.
L’episodio pilota è il biglietto da visita di una serie TV. Nel caso di #Minority Report, che ci presenta personaggi e ambientazione, il messaggio è stato chiarissimo: siamo di fronte a un sequel del celebre film di Steven Spielberg, ma il punto di vista è completamente diverso.
1. Dash

Se il dilemma legato al meccanismo della Precrimine spingeva il protagonista del film, Tom Cruise, a interrogarsi sull’opportunità di ridurre praticamente in schiavitù tre esseri umani per sfruttare i loro poteri, ora le cose sono cambiate. Il punto di vista principale è quello di Dash, uno dei precog, uno di quegli esseri umani che hanno passato gran parte della loro vita a vivere e rivivere l’orrore di futuri omicidi nelle loro visioni.
Il protagonista è indubbiamente questo ragazzo fragile ma determinato, ansioso di continuare ad aiutare gli altri dopo la chiusura della Precrimine. Questa volta, insomma, noi siamo Dash. E la prospettiva è tutta un’altra cosa.
2. Lara Vega
Anche il punto di vista del detective della situazione è molto diverso: Lara Vega, diciamocelo, è molto meglio di John Anderton (il personaggio di Tom Cruise). Molto più umana, compassionevole e generosa, Lara non è seconda ad Anderton per abilità, intuito e determinazione. Semplicemente, mette le sue doti al servizio di qualcosa in cui crede - la “missione” di Dash - e sfida il sistema per aiutarlo, mantenendo segreta la sua identità e sfruttando la sua posizione al dipartimento per prevenire i crimini che il ragazzo prevede.
3. La tecnologia

Uno degli aspetti più interessanti del film, che nella serie TV viene approfondito ancora di più, è la tecnologia al servizio delle indagini. Se il mondo futuristico del 2050, nel film, ci aveva attratti per la diffusione capillare della tecnologia, nella serie TV è la scena del crimine - ricostruita dagli investigatori senza bisogno di simulazioni - a colpirci. Dal punto di vista delle indagini, siamo alla versione 2.0. E abbiamo già capito che non contano solo i mezzi, ma anche l’intelligenza di saperli usare…
4. Il futuro

Cambiare il futuro è sempre stato uno dei sogni dell’uomo. Il genere sci-fi lo ha celebrato più volte, con declinazioni diverse: vantaggi personali, sogni tecnologici, cambiamenti radicali della società. Minority Report, invece, si concentra su un solo aspetto: la prevenzione del male.
La Precrimine è stata archiviata perché portava con sé troppi dubbi (vedi punto 5), ma il cuore del problema resta: se potessimo prevenire gli omicidi, salvando vite, fin dove saremmo disposti a spingerci per riuscirci?
5. Il rapporto di minoranza

Il racconto di Philip K. Dick da cui sia il film che la serie TV prendono spunto era incentrato proprio su questo: il dilemma morale legato al rapporto di minoranza, cioè alle “visioni anomale”. Il destino non è scritto: gli “scarti” percepiti dai precog potevano portare a diverse interpretazioni, per questo la Precrimine li nascondeva.
Prendendoli in considerazione, tutto cambia e diventa una corsa contro il tempo, un progetto in divenire per cambiare il futuro, scegliendo la strada giusta fra le molte possibili.
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