NBA 2K19, la recensione: alla ricerca della perfezione

Autore: Lorenzo Bianchi ,

Per gli amanti di basket e videogame, la fine dell'estate rappresenta l'ora X da attendere con trepidazione. È infatti circa un mese prima dell'inizio della regular season della NBA che i ragazzi di 2K Games rilasciano l'annuale nuovo capitolo della loro serie di simulazione cestistica, una serie che, nel corso degli anni, ha visto accrescere sempre più la sua fama tra gli appassionati, diventando di fatto il punto di riferimento videoludico per gli estimatori di questo sport.

Nonostante ciò, la passata edizione del gioco ha ricevuto più di qualche critica, e con EA Sports finalmente pronta a rilanciare il suo storico brand NBA Live quest'anno i ragazzi di Visual Concepts hanno dovuto lavorare il doppio per evitare ulteriori passi falsi su quello che è a tutti gli effetti diventato il loro territorio di dominio.

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Saranno riusciti in questa impresa? Per scoprirlo non vi resta che leggere la nostra recensione di NBA 2K19, che abbiamo potuto testare su PlayStation 4 grazie a una copia stampa fornitaci dal distributore italiano.

  • Da Pechino agli States
  • Gameplay che vince non si cambia
  • Realismo al dettaglio
  • Il verdetto

Da Pechino agli States

2K Games
Una scena de La Mia Carriera

Fiore all'occhiello dell'esperienza single player, la modalità La Mia Carriera è con il tempo diventata il principale punto debole della serie. Partendo dall'infausta trama realizzata dal regista Spike Lee per l'edizione 2016, le varie meccaniche implementate di anno in anno per migliorare l'esperienza di gioco hanno infatti sortito l'effetto contrario.

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L'idea dell'inserimento della modalità carriera all'interno di un piccolo mondo free roaming delimitato dal quartiere, con negozi, campi di allenamento e centri di personalizzazione del personaggio, si è rivelata terreno fertile per lunghi spostamenti noiosissimi da un posto all'altro, imprescindibili microtransazioni per stare al passo con la community multiplayer e una storia ancora mediocre nei momenti migliori e imbarazzante in quelli peggiori.

Per cercare di rilanciare La Mia Carriera, in NBA 2K19 si è dunque optato per la via della sottrazione, limando narrazione e meccaniche al fine di restituire la freschezza degli inizi. E il risultato è forse il migliore di sempre.

Quest'anno la nostra promessa della pallacanestro - con cui possiamo finalmente empatizzare - comincia la sua scalata verso il tetto del mondo NBA dalla Lega Basket Cinese, un percorso atipico e meno scontato di quello delle precedenti edizioni in cui sono state anche inserite tematiche e scelte narrative sorprendentemente intriganti.

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Le meccaniche del Quartiere, ora vivo e dinamico, sono state rese più varie grazie all'introduzione di attività originali quali numerosi minigiochi, in cui siamo chiamati a prendere parte a partite di dodgeball o di basket tre contro tre. Le famigerate microtransazioni, che tante critiche hanno ricevuto nella scorsa edizione, sono state qui ridimensionate assieme al sistema di valuta di gioco, altro elemento per cui in passato sono state spese molte parole negative.

Per gli appassionati delle meccaniche gestionali, in NBA 2K19 torna solidissima anche la modalità Il Mio GM, nella quale siamo chiamati a gestire un'intera squadra di basket. Quest'anno il divertimento è ancora maggiore in quanto è possibile ingaggiare le versioni giovanili delle stelle del passato, da Kareem Abdul-Jabbar a Michael Jordan, per rendere il proprio team il più forte di tutto il campionato.

Gameplay che vince non si cambia

Il gameplay dei titoli della serie NBA 2K ha un impianto ormai pressoché fisso, su cui ogni anno si apportano minime migliorie per raffinare un meccanismo che ha comunque sempre lasciato i fan più che soddisfatti. La sostanza rimane quasi completamente identica anche in questo nuovo capitolo, con i giocatori che vantano tipi di rilascio personalizzati, così come per quanto riguarda le loro movenze tipiche, rendendo anche una semplice giocata in isolamento tremendamente diversa da una superstar all'altra.

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Per quanto riguarda invece le dinamiche di squadra continua a esserci uno sbilanciamento eccessivo verso l'efficacia del pick and roll, onnipresente nei match online. Un online che, se nelle scorse edizioni ha dato spesso qualche grattacapo a causa dei non sempre efficientissimi server del gioco, ci è invece apparso solido, stabile e relativamente bilanciato a livello di matchmaking.

Tra le aggiunte più riuscite del gameplay di NBA 2K19 c'è il fattore Impeto, evoluzione del vecchio bonus temporaneo che rendeva "on fire" un giocatore dopo una serie di giocate d'impatto. L'Impeto si attiva secondo lo stesso ragionamento, potenziando però i tratti peculiari del suddetto giocatore e rendendo così infallibili le triple in step back di James Harden o le penetrazioni di Westbrook.

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Una finezza, certo, che aiuta però a dare un briciolo di freschezza a un titolo che purtroppo continua ad avere qualche grattacapo superficiale, come ad esempio il sistema di gestione dei contatti.

Realismo al dettaglio

Tecnicamente parlando, NBA 2K19 continua a rappresentare l'eccellenza del settore, riuscendo a riprodurre con precisione - a volte ai limiti del maniacale - dettagli e imperfezioni dei volti delle superstar più affermate senza però mai sacrificare un'ottima resa anche dell'ultimo dei gregari.

Ogni animazione, fluida ed estremamente naturale, è accompagnata da effetti come il sudore sulla fronte degli atleti, elementi che infondono al gioco una sensazione di realismo davvero impressionante e coinvolgente.

Il frame rate si è dimostrato stabile, le arene funzionali, gli intermezzi gradevoli, il commento a tre puntuale e divertito. Insomma, per quanto riguarda lo svolgersi delle partite in NBA2K19 funziona tutto a meraviglia, rendendolo un'esperienza videoludica che i fan della pallacanestro non possono lasciarsi sfuggire.

2K Games
Giannis Antetokounmpo in NBA 2K19

Il verdetto di NoSpoiler

Nonostante la spietata concorrenza di quest'anno, il nuovo capitolo di NBA 2K rappresenta ancora oggi una scelta sicura per gli appassionati di basket e videogiochi. Sorretto da un livello tecnico di prim'ordine e da una formula di gameplay rodata e funzionale, il titolo ha tutti i numeri per riuscire ad appassionare tanto i casual gamer quanto gli estimatori di simulazione cestistica di lunga data.

Certo, siamo ancora lontani dallo stringere tra le mani il videogioco di basket definitivo, ma NBA 2K19 è sicuramente un gioco solido, che fa quello che gli si chiede e che alla fine di ogni partita spinge comunque ad iniziarne una nuova. Ed in fondo è forse questa la cosa più importante che un gioco di simulazione sportiva dovrebbe riuscire a generare.

Commento

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