Nikita è ormai un classico. L'action-thriller di Luc Besson, uscito nelle sale francesi il 21 febbraio del 1990 è diventato un cult da tenere nella grande bacheca dei must have del cinema.
Il ritmo vertiginoso della narrazione, il racconto archetipico della giovane punk drogata selvaggia e fuori controllo che fa fuori un poliziotto e viene trasformata dai servizi segreti in una macchina di morte, la scoperta improvvisa dell'amore sono gli elementi che consacrano Besson e ancora oggi fanno scuola. Basta pensare alle tante supereroine che spopolano a Hollywood o all'evoluzione di emozioni ed estetica arrivata fino a Lucy.
- L'ispirazione di Elton John
- I tentennamenti iniziali
- Il fascino di Anne Parillaud
- L'addestramento militare
- La fiducia di Tchéky Karyo e Jean Reno
- Il cameo di Jeanne Moreau
- Le riprese al Train Bleu
- Il finale alternativo
- La dedica e gli incassi da record
- Un vero e proprio franchise
L'ispirazione di Elton John
Incredibile ma vero: la fonte d'ispirazione dichiarata di Besson è l'omonimo brano di Sir Elton John, scritto da Bernie Taupin e apparso nell'album del 1985 Ice on Fire. Il regista ascolta questa canzone sul suo lettore portatile mentre è in volo per Los Angeles: sta scrivendo l'ennesima versione della sceneggiatura di Le Grand bleu (il suo terzo film del 1988, quello che gli ha dato il primo successo di pubblico) e il testo della canzone – la storia di una donna guardia di frontiera della DDR che durante la Guerra fredda non può incontrare la persona che ama – gli fa balenare nella mente l'idea di una figura femminile con quel nome che lotta per la propria sopravvivenza.
I tentennamenti iniziali
Se Besson è certo di poter dimostrare al mondo come combinare la tradizione del polar francese con l'action movie hollywoodiano, il suo produttore Patrice Ledoux non è proprio convinto. Ledoux non è sicuro di quella sceneggiatura, non capisce dove voglia andare a parare il regista con quella strana storia al femminile. Nonostante le incertezze, decide di fidarsi del suo pupillo e non esita ad accettare la scelta della Parillaud come attrice protagonista.
Il fascino di Anne Parillaud
All'epoca, nel 1990, l'attrice francese ha trent'anni ed è la moglie di Besson dal 1986. Quando Luc le propone la sceneggiatura, lei rifiuta dopo aver letto le prime pagine. Chiede a Besson di provinare altre candidate alla parte: se non reciteranno bene le prime scene, diventerà lei Nikita. Sappiamo com'è andata a finire.
Da piccola Anne voleva fare l'avvocato, ma la passione per la recitazione ha avuto la meglio. Il marito le cuce addosso il ruolo e la sua emozionante e spericolata performance le fa guadagnare il César (unico del film su nove nomination) come migliore attrice. Nonostante il successo internazionale e i lavori con mostri sacri come Catherine Deneuve, Alain Delon e Claude Lelouch, la sua carriera non è mai decollata come avrebbe meritato: lasciato Besson nel 1991, si è sposata con il musicista Jean-Michel Jarre nel 2005, da cui ha divorziato nel 2010.
L'addestramento militare
Come ricostruisce Pauline Lecocq su Les Chroniques de Cliffhanger, Parillaud si prepara alla parte di Nikita prendendo lezioni di tiro ed arti marziali. Besson la manda da un logopedista due volte alla settimana per imparare a passare da un accento da banlieue ad uno colto ed educato: vuole che la moglie si liberi dalla sua cadenza "Titi parisien".
Per impugnare e sparare con la Desert Eagle, l'attrice compie degli allenamenti massacranti: arriva a girare con la pistola sempre in borsa, tanto che un giorno viene fermata e arrestata da due agenti di polizia che la pizzicano mentre si esercita in auto.
Ma non finisce qui: Anne diventa Nikita separandosi dal marito e trascorrendo un mese e mezzo da sola in una fabbrica abbandonata a Pantin, senza lavarsi o poter provare la parte con il resto del cast. Riceve cinque franchi al giorno dalla produzione per vivere: quando esce, si tiene la parrucca e il costume. Di tanto in tanto, quando fa troppo freddo nella fabbrica, dorme nella metropolitana.
La fiducia di Tchéky Karyo e Jean Reno
Per interpretare il mentore Bob, Besson vuole soltanto un attore: Tchéky Karyo. Lo prega di accettare il ruolo senza fargli neanche leggere la sceneggiatura. Gli dice semplicemente che farà parte di un trio di personaggi da sogno: Bob, Nikita e il dolce cassiere di supermercato Marco (Jean-Hugues Anglade). Pur di spingerlo al sì, si inventa che sta pensando ai suoi amici Christopher Walken e Mickey Rourke come alternative. Karyo a quel punto si fida del regista e accetta a scatola chiusa.
Discorso diverso per Jean Reno: l'attore e il regista si conoscono e si stimano da tempo. Victor, lo spietato e silenzioso compagno di missione della protagonista, è un'estensione diretta (ma "più pulita", dice Luc) del futuro Léon.
Il cameo di Jeanne Moreau
La musa della Nouvelle Vague, scomparsa il 31 luglio 2017, è Amande, l'esperta e misteriosa ex maitresse che insegna a Nikita la seduzione e le buone maniere. Quando la Moreau arriva sul set, l'atmosfera cambia radicalmente: dinanzi alla Catherine di Jules e Jim, un'autentica icona del cinema, Besson impone alla sua troupe un abbigliamento formale e un linguaggio "pulito".
Le riprese al Train Bleu
La famosa scena del ristorante, la prima missione di Nikita, viene girata da Besson al Train Bleu di Gare de Lyon. Per realizzare quelle sequenze occorrono tre notti: il regista impone infatti di girare tutto il film in ordine cronologico, temendo che alla Parillaud possa sfuggire l'evoluzione di Nikita da tossicomane punk a killer dei servizi segreti e donna innamorata.
Il finale alternativo
Su quel volo per gli States, rivela Allociné, Besson immagina un finale molto cupo per la sua eroina: dopo una missione fallita, Nikita è tradita dai servizi e Marco viene ucciso. Assetata di vendetta, ammazza tutti i colleghi di rue Ortez: è Bob a salvarla e lei se ne va dal comando in pieno giorno, camminando per le strade di Parigi con il look punk con lui l'abbiamo vista all'inizio del film.
Prima delle riprese del finale, il regista cambia idea: il legame che si è sviluppato tra i personaggi è troppo forte per poter finire così. Allora parte per il sud della Francia e riscrive la sceneggiatura, con il finale meno drammatico che conosciamo oggi e il confronto tra Bob e Marco con il disvelamento della doppia vita. Besson ha scritto anche una terza versione dello script per un remake americano, che però non è mai stata utilizzata.
La dedica e gli incassi da record
Nikita è dedicato alla memoria di Jean Bouise: l'attore, amico di Besson apparso nei suoi primi film e nel piccolo ruolo dell'ambasciatore, muore nel 1989, poco prima dell'uscita nelle sale, a causa di un tumore ai polmoni.
In poco tempo, Nikita diventa il primo film francese a superare i cinque milioni di dollari d'incasso negli Stati Uniti. In patria, l'action porta al cinema oltre cinque milioni e mezzo di spettatori: un autentico trionfo.
Un vero e proprio franchise
Il film di Besson genera vari film e serie televisive. Dopo le versioni hongkonghesi Black Cat (1991) e Black Cat 2 (1992) di Stephen Shin, nel 1993 arriva il remake hollywoodiano Nome in codice: Nina diretto da John Badham, con Bridget Fonda nella parte della Parillaud e Gabriel Byrne e Dermot Mulroney nel cast.
Dal 1997 al 2001 va in onda la serie canadese con Peta Wilson protagonista, al quale fa seguito la versione statunitense con Maggie Q nei panni della killer della "Divisione".
Carlo Lucarelli omaggia Nikita nell'omonimo racconto del 1991 apparso nell'antologia I delitti del Gruppo 13, nel quale Simona Stanzani, detta Nikita per la sua somiglianza con la protagonista del film di Besson, aiuta nelle indagini su un omicidio il giovane Ispettore Coliandro, alla sua prima apparizione.
Il personaggio ispira persino tre eroine dei videogame: Ada Wong di Resident Evil, Nina Williams di Tekken e Nikita di Metal Gear.
Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!