Quello che i social non dicono, il documentario sul dietro le quinte del web

Autore: Tanina Cordaro ,

Gli smartphone e i social network governano le nostre vite: internet è una presenza costante nelle nostre giornate, sono circa sei le ore che un utente trascorre ogni giorno sul web, di cui quasi due sui social network. Ma vi siete mai chiesti che fine fanno i video e le foto che postiamo? Quello che vediamo è davvero deciso da un algoritmo?

A fare luce sulle oscure verità del web arriva Quello che i social non dicono – The Cleaners, al cinema dal 14 al 17 aprile, un’indagine esclusiva che i due registi tedeschi Hans Block e Moritz Riesewieck hanno condotto sull’industria digitale.

I Wonder Picture
Il poster ufficiale del docufilm Quello che i social non dicono – The Cleaners

Un viaggio che parte dalla Silicon Valley e dalle idee rivoluzionarie di Zuckerberg, fino ai grattacieli di Manila capitale mondiale del content moderation, ovvero le decine di migliaia di giovani che vengono assunti come spazzini digitali e che, durante le dieci ore di turno lavorativo, selezionano centinaia di migliaia di immagini e video preoccupanti. Sono i Cleaners, gli oscuri spazzini del web che guardano, giudicano, salvano e cancellano i nostri contenuti sul web.

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La pressione sulle spalle di queste persone, che devono decidere se il contenuto possa rimanere online o debba essere eliminato, è enorme. Il documentario cerca di dare loro, per la prima volta, una voce, scavando nelle vite di cinque di questi moderatori di contenuti.

Quando, dopo mesi di ricerca, siamo finalmente entrati in contatto con dei giovani lavoratori, siamo rimasti sorpresi di come molti di questi fossero orgogliosi di lavorare come moderatori di contenuti. Alcuni, addirittura, lo sentono come un obbligo cristiano di combattere il male del World Wide Web per tenere sane le piattaforme, come loro affermano. Le compagnie sfruttano il pensiero religioso di questi giovani lavoratori e la loro volontà di sacrificare loro stessi per contrastare i peccatori del mondo.

Durante la visione del film ci si domanda su che basi vengano definiti i termini di idoneità e contenuto appropriato. Allo stesso tempo si esamina in che modo le decisioni prese possano influenzare la vita e il sistema politico nel mondo.

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Vogliamo mostrare che non è una coincidenza se l’evoluzione politica nel mondo faciliti l’eliminazione e l’esclusione di tutto ciò che disturba, ma è un accordo per nascondere problemi di fondo. Questa ideologia sta raggiungendo il consenso globale, analogico e digitale, ed è un nostro dovere fermarla prima che sia troppo tardi.

La democrazia e la libertà di parola sono davvero a rischio? La risposta è al cinema.

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