Stasera in TV c'è Richard Jewell: ecco come finisce il film di Eastwood e la storia vera a cui si ispira

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Autore: Mara Siviero ,

Dire Clint Eastwood significa destare fin da subito interesse, soprattutto se ciò di cui si parla è un suo nuovo film. Nella fattispecie, questa volta il progetto di cui si parla e che lo vede solo dietro la macchina da presa è Richard Jewell.

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Stasera 20 ottobre in TV c'è Richard Jewell su Rete 4 dalle 00.52

Il film di Clint Eastwood racconta la storia di una guardia di sicurezza accusata di aver piazzato una bomba durante le Olimpiadi di Atlanta, nel 1996, solo per poi farla scoprire al fine di assicurarsi una certa fama.

Un lavoro che vuole raccontare la messa in stato d’accusa a livello mediatico, con indagini fallimentari svolte dall’FBI e la coraggiosa difesa dell’avvocato di Jewell.

La storia vera di Richard Jewell

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Il film di Clint Eastwood racconta la storia vera di Richard Jewell che, nel 1996, lavorò come guardia di sicurezza alle Olimpiadi di Atlanta quando s’imbatté in uno zaino sospetto posto vicino ad una torre al Centennial Olympic Park. C’era un concerto in corso e, sospettando il peggio, Jewell e la polizia cominciarono a sgomberare l’area circostante. Come previsto, l'ordigno esplose, rivelandosi una bomba a tubo caricata con chiodi. Nonostante lo sgombero, lo scoppio uccise una persona e ne ferì più di cento.

Senza l’occhio vigile di Jewell si sarebbe potuta verificare una strage e, come immaginabile, l’uomo venne identificato come un eroe, diventando protagonista di quel momento e finendo sotto i riflettori. Ma la fama era destinata a diventare altro, a mutare e diventare un vero e proprio incubo.

Infatti, nel momento di trovare un colpevole che avrebbe potuto mietere numerose vittime, l’occhio della stampa e dell’FBI cadde proprio su Jewell: era stato lui il primo ad individuare la bomba, per cui perché non potrebbe averla piazzata lui stesso in quell’esatta posizione?

Di fatto, Jewell divenne il sospettato numero uno per l’FBI, con gli agenti al lavoro sul caso incalzati da un ex datore di lavoro di dell'uomo. Pare, infatti, che Ray Cleere, presidente del Piedmont College, avesse avuto delle discussioni proprio con Jewell, infondendo il dubbio all’FBI che l’agente di sicurezza avrebbe potuto facilmente seminare e poi 'trovare' l’esplosivo per godere di un momento di celebrità.

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La stampa non mancò di prendere la palla al balzo e di pubblicare quello che si rivelò un vero e proprio scoop, ovvero l’indagine sullo stesso Richard Jewell, colui che fino a poco prima era considerato un eroe nazionale.

Ben presto, l’uomo diventò protagonista di tutte le testate giornalistiche americane, cominciando a vivere quelle atmosfere che si vedono solo nei film: giornalisti accampati fuori dalla casa in cui Jewell viveva con la madre, continue richieste di dichiarazioni (pare ricevesse qualcosa come mille chiamate telefoniche al giorno), senza dimenticare il fatto di essere sorvegliato 24 ore su 24 dall’FBI e di essere diventato lo zimbello di diverse trasmissioni televisive (ad esempio, Jay Leno lo aveva etichettato come Una-doofus, traducibile in italiano come stolto).

Ad accompagnare Richard lungo questo incubo fu il suo avvocato Watson Bryant: i due erano molto amici e si erano conosciuti dieci anni prima, quando Jewell aveva lavorato nell’ufficio di Bryant. Di fatto, Bryant ha prestato il suo impegno per difendere l’amico, anche perché all’epoca non era un avvocato difensore di punta, lavorava in campo immobiliare e assunse la difesa dell’amico per contrastare la ferocia con cui veniva ingiustamente accusato.

Dopo tre mesi da incubo Jewell venne assolto dall’indagine, dando così avvio all’offensiva, facendo causa - non per soldi ma per riabilitare il suo nome - a NBC, CNN e New York Post, oltre che all’Atlanta Journal-Constitution che aveva originariamente riportato la storia. Se con le prime tre testate vennero stabiliti accordi in via privata, il quarto giornale cercò di contrastare la causa impugnata da Jewell tanto da essere poi archiviata nel 2011 dalla Corte d’appello della Georgia dopo aver concluso che, all’epoca, l’articolo era “sostanzialmente vero” quando andò in stampa.

In seguito alla 'vicenda Jewell' venne poi trovato il vero attentatore, tale Eric Robert Rudolph, arrestato solo nel 2003 dopo essere sfuggito per ben cinque anni dalle grinfie dell’FBI e riuscendo a compiere altri tre attentati. In una confessione rilasciata nel 2005, l’uomo affermò di aver compiuto gli attentati perché motivato dall’odio contro chi praticava l’aborto e contro i diritti degli omosessuali.

Dopo la tragica vicenda in cui venne coinvolto e poi assolto, Richard Jewell continuò a lavorare sempre nell’ambito della sicurezza, ottenendo la carica di vice sceriffo di Meriwether County che mantenne fino alla sua morte, sopraggiunta il 29 agosto del 2007 a causa di problemi di salute conseguenti al diabete di cui soffriva. Aveva solo 44 anni.

La trama del film di Clint Eastwood

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Richard Jewell di Clint Eastwood è basato sui fatti realmente accaduti a colui che dà il titolo al film, il racconto di una storia che può accadere quando quel che viene riportato oscura la verità.

Di fatto, il film di Clint Eastwood – che ha scatenato alcune controversie e su cui pende una minaccia legale - non modifica la vicenda di Richard: guardia di sicurezza durante i giochi olimpici di Atlanta del 1996, egli riferisce di aver trovato il dispositivo dinamitardo che, senza il suo tempestivo intervento, avrebbe dato luogo ad una strage.

Diventato un eroe, in pochi giorni diventa il sospettato numero uno dell’FBI e viene diffamato sia dalla stampa che dall’opinione pubblica. Grazie anche all’avvocato indipendente Watson Bryant, Jewell professa la sua innocenza con fermezza, ma Bryant scopre di doversi scontrare con poteri forti, come l’FBI, GBI e APD per scagionare il suo cliente, tentando di impedire a Richard di fidarsi delle persone che in realtà cercano di distruggerlo.

Il film, sorretto da una sceneggiatura di Billy Ray che si basa sull’articolo di Vanity Fair American Nightmare – The Ballad of Richard Jewell scritto da Marie Brenner, vede Clint Eastwood alla regia e un cast di eccezione composto, tra gli altri, da Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm e Olivia Wilde. Il film è prodotto dallo stesso Eastwood, insieme a Tim Moore, Jessica Meier, Kevin Misher, Leonardo DiCaprio, Jennifer Davisson e Jonah Hill.

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