Le accuse contro il regista Roman Polanski sono ben lontane dall'archiviazione, almeno sul suolo americano.
Il cineasta aveva richiesto formalmente di poter tornare negli Stati Uniti senza il rischio della detenzione, 40 anni dopo essere uscito dal paese per sfuggire alle accuse di stupro su una minorenne. Ma il tribunale di Los Angeles non ha nessuna intenzione di accontentarlo.
La decisione del tribunale
Una nota ha riportato la decisione del giudice Gordon.
Il giudice Scott Gordon ha deciso che la domanda dell’imputato e le relative richieste siano respinte.
In altre parole, se Polanski volesse tornare negli Stati Uniti, sarebbe immediatamente arrestato e incarcerato. La sentenza del giudice Scott Gordon consiste in 13 pagine che ripetono l'impossibilità di chiudere il caso se Polanski si rifiuta di tornare in California per sottoporsi di persona al giudizio di una Corte di giustizia.
Polanski, ha precisato la corte, non può discutere la propria posizione giudiziaria dall'estero.
Le accuse contro Roman Polanski e la fuga
Il fatto risale al 1977, quando Polanski fu accusato di aver drogato e violentato una ragazza allora 13enne nella villa di Jack Nicholson.

La ragazza era Samantha Geimer, modella e figlia di una conduttrice televisiva. Dopo un intenso e chiacchierato processo, i capi d'imputazione a Polanski furono ridotti all'illecito di aver fatto sesso con una minorenne però consenziente: di questo il regista si era dichiarato colpevole.
Per decisione del giudice, l'artista era stato sottoposto a una perizia psichiatrica con un periodo di detenzione di 90 giorni a Chino. La valutazione terminò con il suggerimento di una pena detentiva con la condizionale, ma il giudice aveva chiarito che avrebbe agito diversamente e inasprito la sentenza contro il regista.
Questo fece fuggire Roman Polanski a Londra e poi a Parigi, dove prese la cittadinanza francese e non fu mai estradato. Essendo un ricercato da parte dell'Interpol, Polanski non può recarsi in nessuna delle nazioni che presumibilmente lo consegnerebbero alle autorità americane.
La posizione di Samantha Geimer
Nel 2009, come ha riportato Cineblog, la vittima Samantha Geimer ha scritto una memoria riportata nel tribunale di Los Angeles che chiedeva l'archiviazione del caso Polanski.
Ho chiesto che il caso venga chiuso, che le accuse siano ritirate. [...] Polanski si dichiarò colpevole, in parte, per salvarmi da un processo pubblico e, in cambio, le altre accuse nei suoi confronti vennero fatte cadere. Sono arrabbiata con il procuratore distrettuale che ha rifiutato di chiudere il caso, dando ancora pubblicità ai luridi dettagli di questi eventi. Che siano vere o no, la pubblicazione di queste cose causa danno a me, al mio amato marito, ai miei tre figli, e mia madre [...]. Sono sopravvissuta, sono riuscita a prevalere su ogni eventuale danno che il signor Polanski mi abbia causato. [...) Non credo che sia un soggetto pericoloso per la società. Non credo che debba essere rinchiuso per sempre.
Ma il giudice non è dello stesso parere: 40 anni dopo i fatti, Polanski potrebbe scontare ancora la propria pena. Ma molto probabilmente preferirà auto-esiliarsi per sempre dal paese che nel 2003 gli ha conferito - nonostante tutto - l'Oscar per Il Pianista.
Nel corso degli anni le accuse di violenza hanno scosso l'opinione pubblica e creato ovvi danni collaterali al regista. Scelto come Presidente dell'ultima edizione dei César (i premi francesi in campo cinematografico), il cineasta ha dovuto dimettersi per il polverone di polemiche.
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