Dopo il debutto della prima stagione di #Scream Queens, #Chanel Oberlin è strabordata dai confini del suo personaggio per diventare una sorta di macchietta pop: Chanel è icona fashion, regina dell’orrore e oggetto di merchandising.
T-shirt con Chanel che fa un pallone rosa con il chewing-gum, bicchieri con impresso il volto della protagonista, cappuccini spicy alla zucca, mascherine da notte e persino vestaglie color pastello hanno riempito gli store e i siti di e-commerce per tamponare l’assenza della protagonista dai televisori italiani con surrogati che potessero ricordarla.
Ora Chanel è tornata: dal 27 gennaio 2017 l'attesa seconda stagione è in onda su FOX e il debutto del primo episodio Un nuovo inizio ha rivelato un concetto chiaro: la formula di Scream Queens è un marchio consolidato e impossibile da modificare, proprio come la formula della Coca-Cola o di McDonald’s.
Fu il farmacista John Pemberton a trovare la ricetta segreta della Coca-Cola, che dosava vaniglia, zucchero, caffeina, caramello, acido citrico e tutto il resto. Non può mancare neanche una componente o la Coca-Cola diventerebbe solo una bevanda scura, appiccicosa e dolciastra.

E Scream Queens ritorna come il drink perfetto, modellato dal pastiche (letteralmente un “impasto di generi”) che dosa chirurgicamente humor, horror, commedia e forme pop. Si tratta di una formula firmata #Ryan Murphy, considerato uno dei maggiori geni televisivi a cavallo del millennio e responsabile di successi come Nip/Tuck, #Glee, #American Horror Story e – appunto – Scream Queens.
E Scream Queens 2 torna esattamente a essere uno sformato di generi rimescolati e ricombinati. Assistiamo solo alle new entry dei medici misteriosi e belli, che potrebbero rivelarsi vittime o carnefici del nuovo assassino. Nell'ospedale C.U.R.E lavora il dottor #Cassidy Cascade, un #Taylor Lautner che incontra Frozen (è sempre ghiacciato), che dice a #Zayday di non volere storie d'amore e poi frequenta Chanel #3. Con lui c'è anche il dottor #Brock Holt, che ha la mano di un serial killer trapiantata al posto della sua.

C’è la struttura narrativa, la classica struttura a cornice, che riprende quella della prima stagione. C’è il mistero avvolto nelle pieghe del passato, proprio come avveniva in quegli horror anni ’80 e ’90 che hanno sempre affascinato Ryan Murphy. Quest’anno il lato comedy preme di più rispetto al binomio tradizionale di horror/thriller: i medici travestiti alla squallida festa di Halloween di provincia liberano il prologo da qualunque pathos o accenno drammatico.
L’asticella del dissacrante supera abbondantemente quella del sacro e lo vediamo dai segnali disseminati ovunque: il grottesco ospedale “Nostra Signora della Sofferenza Perpetua” che nel futuro diventa C.U.R.E. (Confortatori Uniti nella Rigenerazione Etica), i medici disfunzionali, il “caso umano” affetto da irsutismo che cita espressamente Chewbacca, i paraorecchie di Chanel #3 in sala operatoria, lo sciocco ma utile restyling delle bionde infemiere in ciabattine di pelo alla ragazza apparentemente incurabile.
E, come nella prima stagione, c’è un bambino misterioso (o una bambina) nato nel 1985 che potrebbe – secondo il miglior filone di genere horror – tornare a distanza di anni in cerca di vendetta.

Il reticolo di sapori, colori e forme viene sradicato dal campus, là dove assistevamo a mascotte decapitate e profili Instagram impazziti, e riportato in un contesto nuovo: l’ospedale, il centro fondato dalla Munsch, decano femminista assuefatto ai riflettori e ai flash: #Jamie Lee Curtis, iconica e citazionista (basta il suo volto a ricordare pagine di film cult), riprende le fila del discorso e incontra un altro retaggio del passato, #Kirstie Alley, alleata o nemica (non si sa ancora). La Alley, anche in questa versione inedita, sembra prelevata direttamente da Senti chi parla e (ri)portata alla luce nel 2016.

E le Chanel? Forse sono le figure più sacrificate del passaggio di testimone dalle confraternite all’ospedale. I loro camici rosa e i loro capelli biondi mostrano che la squadra di Chanel Oberlin non è più reale di un poster o un cartone animato. Dopo il sorprendente twist del finale della prima stagione, con la scoperta di #Hester Ulrich/Chanel#6 come mente dietro l’orrore di Red Devil, le Chanel non sono minimamente redente (neanche il centro di igiene mentale è riuscito a normalizzarle).

Come personaggi dei fumetti, le protagoniste vestite di rosa non subiscono evoluzione psicologica o fisica e attraversano i corridoi dell’ospedale come se fossero ancora impegnate a vagare tra il gigantesco guardaroba della (ora diseredata) Oberlin.
Visto che in questa stagione c’è davvero tutta la prima in forma forse ancora più leggera e kitsch, non poteva mancare neanche la presunta eroina buona, che risponde esattamente a tutti i cliché della bella e assennata protagonista del filone horror: Grace è stata sostituita con Zayday che è nera, studiosa e scrupolosa ed è stata chiamata dalla Munsch stessa per lavorare nella sua clinica.

C’è davvero tutta la prima stagione nella seconda e per questo non può mancare una decapitazione, apparentemente nonsense (ma quale serial killer uccide sensatamente?) durante un caldo bagno rigenerante.
Può piacere o non piacere, ma questa è l’essenza di Scream Queens e la seconda stagione sembra presentarsi più come un reboot della prima che un semplice sequel.

Non ci resta che andare avanti per capire chi stavolta si nasconde sotto le spoglie post-halloweeniane del Verde Cattivone (Green Meanie).
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