Che cos'è lo Spaghetti Western: le origini e i film essenziali

Autore: Domenico Bottalico ,

Fra i generi che hanno contribuito a rendere popolare il cinema italiano a livello internazionale c'è anche lo spaghetti western. Ancora oggi l'eco di quelle pellicole cult si fa sentire nelle opere e nello stile di registi come Quentin Tarantino e Taylor Sheridan. Ripercorriamo la storia, gli elementi distintivi e alcune dei film essenziali per conoscere lo spaghetti western in occasione dell'accensione del canale tematico Sky Cinema Western - Sergio Leone, attivo dal 4 al 10 marzo prossimo, che celebra la filmografia di uno dei maestri assoluti del genere e del cinema italiano e mondiale.

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Come è nato lo spaghetti western?

Negli anni 50, il cinema italiano era principalmente focalizzato sul peplum, le pellicole "in costume" dedicate ai miti greci e romani e ai vari semidei e "forzuti" di quel periodo. La sua stagione però era stata relativamenter breve e il pubblico iniziava a essere insoddisfatto. Il primo a percepire questa situazione fu Sergio Leone, il quale, dopo aver lavorato a Il Colosso di Rodi nel 1961, decise di concentrarsi sulla creazione di un film che rivoluzionasse gli stereotipi del peplum.

Il progetto su cui stava lavorando Leone era intitolato Le Aquile di Roma e traeva ispirazione da I Sette Samurai di Akira Kurosawa. Questa intuizione spinse Leone ad accettare, all'inizio del 1963, la proposta dell'operatore Stelvio Massi e del direttore della fotografia Enzo Barboni (che successivamente diventerà anche regista) di dirigere un western, adattando La Sfida del Samurai del 1961, sempre di Kurosawa. Questo film diventò il punto di riferimento per tutte le produzioni successive, grazie al passaparola promosso da Leone. 

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Chi ha inventato il genere spaghetti western?

Nel 1964 arrivò nei cinema Per un Pugno di Dollari che è considerato unanimemente come il film che inaugurò il nuovo genere del western all'italiana o spaghetti western. Anche se vi furono alcuni esperimenti precedenti sia in Italia che in paesi come la Spagna e la Germania, non ebbero però un impatto significativo né sul pubblico né sulla critica quanto il film di Leone.

Lo spaghetti western però non si impose immediatamente. Per un Pugno di Dollari infatti, fu realizzato con un budget estremamente limitato: solo 80 milioni di lire raccolti da tre diverse case di produzione provenienti da Italia, Spagna e Germania. Quella del budget ristretto diverrà una caratteristica del genere, con tutte le difficoltà che ne conseguirono. Per risparmiare, il film fu girato riutilizzando il set di Le Pistole non Discutono di Mario Caiano. Inoltre, Leone e il suo team, inclusi Ennio Morricone, preoccupati per un possibile insuccesso, firmarono il film con pseudonimi anglosassoni per farlo passare come una produzione statunitense.

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Infine, Akira Kurosawa accusò proprio Sergio Leone di plagio. La causa si concluse con la vittoria del regista giapponese, che ottenne il 15% dei profitti derivanti dalla distribuzione del film in Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Piccola curiosità: entrambi i registi dichiararono di essersi ispirati a Dashiell Hammett. Il regista giapponese a La Chiave di Vetro (da cui Stuart Heisler aveva già tratto un film), mentre l'italiano a Piombo e Sangue.

L'evoluzione dello spaghetti western

Fra il 1964 e il 1969 furono prodotti praticamente tutti i pilastri dello spaghetti western. Sebbene idealmente il suo apice sia collocato un anno prima, nel 1968, con l'uscita di C'era una volta il West, il genere subì una rapida evoluzione che fece nascere diversi sottofiloni, ognuno dei quali divenne a suo modo un cult. Uno dei sottofiloni più interessanti ma meno battuti fu quello del western gotico, caratterizzato da elementi soprannaturali e persino horror (da citare I Quattro dell'Apocalisse, Joko - Invoca Dio... e Muori, Sentenza di Morte), mentre la contaminazione con la commedia ebbe maggior successo. Inizialmente trovò validi interpreti in Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ma fu con la coppia Bud Spencer e Terence Hill che questa filone ottenne la sua consacrazione con pellicole come Lo chiamavano Trinità...

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Un terzo sottofilone, che sviluppa però in una seconda fase, include molte delle pellicole uscite tra il 1970 e il 1975, è quello dello spaghetti western politico, nel quale si cerca di esplorare e mettere al centro tematiche come il razzismo, lo sfruttamento e le disuguaglianze sociali già presenti invero nel filone principale. Di questo sottofilone sono esemplificative pellicole come Keoma, Vamos a matar compañeros, Quién Sabe? e il dittico La resa dei conti e Corri uomo corri, in cui il personaggio di Cuchillo, interpretato da Tomas Milian, è ispirato a Che Guevara.

Cosa si intende per spaghetti western?

Dal punto di vista formale, lo spaghetti western si sviluppa grazie al contributo di figure chiave come Sergio Leone, Sergio Corbucci e Sergio Sollima. A questi si uniscono in seguito altri importanti registi come Giuseppe Colizzi, Giulio Petroni, Duccio Tessari, Tonino Valerii ed Enzo G. Castellari. È interessante notare anche come attorno alle produzioni di questo genere ruotino nomi fondamentali del cinema italiano dei decenni successivi: Ruggero Deodato, che fu assistente regista di Corbucci, diventò poi celebre per i suoi horror splatter; Tinto Brass, noto regista erotico, girò nel 1966 Yankee; e Lucio Fulci, maestro dell'horror e del thriller, che diresse il già citato I Quattro dell'Apocalisse.

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Lo spaghetti western è un genere caratterizzato dalla sintesi. È importante chiarire immediatamente che non si tratta di un "depotenziamento" del western classico cioè quello di registi come John Ford. Come accennato in precedenza, registi come Leone, Corbucci e Sollima si sono ispirati più al cinema di Kurosawa che a quello di Ford. Inoltre, lo stesso Leone ha dichiarato in più di un'occasione di non essere mai stato un grande amante del western tradizionale, ma di aver tratto ispirazione formalmente dal cinema tedesco e contenutisticamente dalla tragedia greca, dal teatro delle maschere di Carlo Goldoni e dalla commedia dell'arte.

Se è vero che sia il western tradizionale che lo spaghetti western hanno come volano la narrazione legata alla frontiera, la loro prospettiva è radicalmente diversa. Nel western classico, si narra una storia di fondazione, in cui il concetto di destino manifesto è centrale: la conquista della terra, la lotta contro gli indiani, la rappresentazione della civilizzazione tramite la città o la ferrovia, e soprattutto una netta contrapposizione tra protagonisti virtuosi e antagonisti spesso monodimensionali. Questi racconti si svolgono in ambientazioni idealizzate e stilizzate, in cui la natura selvaggia domina e dove si celebra il trionfo dell'ordine incarnato dalla legge e dalle istituzioni.

Lo spaghetti western invece è un genere post-moderno poiché trasforma l'ambientazione tradizionalmente esotica ma dominabile del selvaggio ovest in un territorio inospitale e imperscrutabile. In questo genere, non c'è il trionfo dell'ordine rappresentato dalla legge, ma al contrario c'è una violenza cruda e non filtrata. I personaggi sono pervasi da un senso di rassegnazione e fatalismo che affonda le sue radici sia nella tragedia greca che nell'immanenza del cristianesimo.

Nel 1971, lo sceneggiatore e critico Franco Ferrini identificò 9 elementi ricorrenti che distinguono lo spaghetti western dal western classico:

  • l'alcol
  • i nomi
  • la banca/i soldi
  • le armi
  • la legge
  • il cimitero
  • il duello

Seguendo queste linee guida, lo spaghetti western si configura come un racconto diretto e realistico, sempre intriso di elementi mitopoietici, ma con caratteristiche nettamente diverse rispetto al tradizionale western.

Per comprendere appieno questo aspetto, è sufficiente considerare come nello spaghetti western sia completamente assente, e in alcuni casi anticipato nel suo revisionismo, il tema della guerra contro gli indiani. Le vicende si spostano verso sud, al confine, e si collocano sullo sfondo della guerra di indipendenza messicana, della spartizione del Texas o subito dopo la Guerra di Secessione. Questo spostamento di scenario è necessario perché l'eroe senza macchia cede il passo a un antieroe e la distinzione tra "buono" e "cattivo" diventa sempre più sfumata. Si assiste a un ribaltamento dell'ordine pre-costituito, in cui l'(anti)-eroe è cinico, trasandato, sporco, e quindi più realistico spesso facendosi beffe della legge con ironia e sarcasmo.

L'eroe dello spaghetti western è un eroe senza nome (o con un nome evocativo come Trinità, Alleluja, Django) come quello della tragedia greca. È protagonista di lunghe saghe in cui le pellicole non sono collegate fra loro cronologicamente ma sono solo accumunate dalla sua presenza. Non è un caso che spesso questo eroe venga interpretato da diversi attori: non è importante il volto, il suo nome basta a renderlo riconoscibile. Utilizza spesso l'inganno anziché la forza per sconfiggere i suoi antagonisti, come il pistolero Joe che indossa una placca di ferro come giubbotto antiproiettile in Per un Pugno di Dollari. Pur agendo secondo un proprio codice morale, non è spinto da motivazioni idealistiche ma dal denaro o da espedienti narrativi che affrontano colpe ataviche come il peccato rimasto impunito, il senso di colpa o il tradimento, fino a sfidare il destino in una sorta di nichilistica crociata.

Ci sono molti richiami cristologici in molti dei personaggi dello spaghetti western. Queste figure spesso mostrano una certa somiglianza nell'aspetto con l'iconografia tradizionale di Cristo (ad esempio, sia Franco Nero che Clint Eastwood hanno occhi chiari, barba leggermente incolta e lineamenti aggraziati) e si presentano allo spettatore come eremiti che ritornano dal deserto verso un luogo di decadente civiltà. Inoltre, alcuni titoli delle pellicole stesse riflettono questa tematica religiosa, come ad esempio Un minuto per pregare, un istante per morire, Dio perdona... io no! e così via.

Anche dal punto di vista formale, lo spaghetti western si discosta nettamente dal western classico. I campi lunghi e lunghissimi, la telecamera statica, il montaggio lineare e il ritmo che culmina nel climax finale vengono completamente ribaltati. La regia diventa dinamica e frenetica, focalizzandosi sui dettagli, spesso anche i più crudi e macabri. Sebbene il piano lungo e lunghissimo persista, ora è alternato con insistenza a primi piani, inquadrature ravvicinate e tagli audaci. Tutto il simbolismo che era incorniciato nei campi lunghi viene svuotato, inclusa l'idea di ordine e potere ordinatore della presenza umana, a favore di un'individualità che fa dello sguardo, inteso come elemento semiotico, la sua unità filmica fondamentale.

Questo è il motivo per cui il ritmo nello spaghetti western è sempre così nervoso, con rapide accelerazioni seguite da lunghi momenti carichi di tensione. Per ottenere questo effetto, alcuni elementi vengono esasperati e resi caratteristici. Uno di questi è l'utilizzo del piano americano, che non serve più solo a mettere in risalto il personaggio, ma viene decostruito e fatto scendere leggermente al di sotto del ginocchio e concentrando l'attenzione sulla fondina e sulla pistola, ne intensifica la carica fattuale ed emotiva.

Le inquadrature e i movimenti della telecamera nello spaghetti western sono spinti quasi al parossismo, assumendo una natura quasi fumettistica nel loro prolungato e ripetuto utilizzo di certi stilemi. I dialoghi sono minimi e spesso costituiti da battute memorabili diventate vere e proprie frasi di culto. La musica svolge un ruolo fondamentale come ulteriore elemento semiotico. Non è un caso che registi e compositori collaborino strettamente per ogni pellicola: pensiamo a Sergio Leone con Ennio Morricone o a Sergio Corbucci con Luis Enríquez Bacalov.

È fondamentale sottolineare la radicale differenza nella fotografia dello spaghetti western rispetto a quella del western tradizionale, una differenza che trova la sua ragione d'essere nelle location utilizzate. Il deserto di Tabernas, situato ad Almería in Andalusia (Spagna) era un luogo arido e ostile che restituiva una luce accecante dai toni brucianti, mai mitigata come nei western di Ford dalle praterie o dalle montagne all'orizzonte.

In alcuni casi, si sono utilizzate anche altre location, come il Gargano in Puglia o le terre collinari, quasi desertiche d'estate, tra Mesoraca e Isola di Capo Rizzuto in Calabria. Il Lazio e l'Italia centrale, invece, fornivano luoghi in cui si formavano facilmente fenomeni nuvolosi bassi, che conferivano alla fotografia un'atmosfera lugubre e desolante. Le location più frequentemente utilizzate includono la piana carsica di Camposecco, situata tra Lazio e Abruzzo, il parco della Valle del Treia fra Roma e Viterbo, le zone di Bassano Romano e Formello (all'epoca scarsamente urbanizzate), le cave di travertino presso Tivoli Terme e la campagna di Lunghezza alla periferia di Roma, i Piani di Castelluccio a Norcia e i rilievi dell'Amiata e del Gran Sasso. Addirittura, per accrescere il senso di oppressione, Sergio Corbucci arrivò a girare nelle località dolomitiche di Auronzo di Cadore, Misurina, Cortina d'Ampezzo e San Cassiano in Badia per il suo film Il Grande Silenzio.

È cruciale sottolineare l'importanza della fase di montaggio nello spaghetti western. Anche se alla fine degli anni 60 e nei primi anni 70 molte di queste pellicole venivano tagliate in modo grossolano per rientrare in durate ritenute più adatte al grande pubblico, la rivalutazione del genere avvenuta a partire dalla fine degli anni 90, con la produzione di versioni restaurate e director's cut, ha messo in luce l'intento post-moderno dell'uso del montaggio. Quest'ultimo rappresenta ancora oggi l'aspetto formale più interessante del genere.

Nello spaghetti western non si lavora per raggiungere enfaticamente il climax finale, ma si costruiscono unità narrative quasi indipendenti che mirano a produrre la stessa carica emotiva di un climax. È un gioco in cui la tensione cresce costantemente. Un esempio emblematico è il famoso triello de Il Buono, il Brutto e il Cattivo in cui questa scelta narrativa è resa in modo esemplare e sostenuta magnificamente dalle musiche di Morricone.

I migliori film per capire lo spaghetti western

Abbiamo raccolto alcuni pellicole spaghetti western che esemplificano al meglio la sua genesi, la sua evoluzione e le sue carattestiche formali.

La Trilogia del Dollaro

Sergio Leone inventa lo spaghetti western e lo canonizza con la cosidetta Trilogia del Dollaro. Sono Per un Pugno di Dollari, Per Qualche Dollaro in Più e Il Buono, Il Brutto e il Cattivo. Si tratta di tre pellicole uscite rispettivamente nel 1964, 1965 e 1966 non collegate né cronologicamente (la Guerra di Secessione è già terminata nel primo film, mentre nel terzo è in pieno svolgimento) né dalla trama ma solo dalla presenza del misterioso personaggio interpretato da Clint Eastwood ovvero l'Uomo senza Nome (indossa gli stessi abiti e recita in maniera pressoché identica) e dalla presenza del denaro come motore degli eventi.

Per un Pugno di Dollari reinventa il western, Per qualche dollaro in più ne ridefinisce gli archetipi e Il Buono, il Brutto, il Cattivo rappresenta l'apoteosi di un racconto che destruttura il mito americano introducendo antieroi dalla dubbia moralità in un contesto di realismo mitizzato.

Django

Sergio Corbucci sporca lo spaghetti western con Django. Un film cupo, sadico e senza compromessi in cui il protagonista, interpretato da un giovane Franco Nero, giunge in un villaggio desolato trascinando dietro di sé una bara, trovandosi al centro di una lotta tra ribelli messicani e le ultime sacche di resistenza sudista, ovviamente razziste.

Il personaggio principale è un reduce impassibile che, nel tentativo disperato di arricchirsi, si impegna in un pericoloso gioco doppio che si conclude in modo drammatico nella iconica sparatoria nel cimitero. Django è senza ombra di dubbio la pellicola che meglio rappresenta il filone del western gotico.

Il Grande Silenzio

La vena più nichilista dello spaghetti western trova la sua massima espressione in Il Grande Silenzio, il capolavoro di Sergio Corbucci girato nelle nevi di Cortina d'Ampezzo che fungerà da ispirazione a Quentin Tarantino per il suo The Hateful Eight. Questo film infatti non ha un lieto fine, c'è solo vendetta, violenza e un finale assolutamente realistico e disincantato. la pellicola si segnala anche per le azzeccatissime interpretazioni di Jean-Louis Trintignan e Klaus Kinski.

Un gruppo di banditi si cerca di nascondersi nei boschi dello Utah in attesa di una imminente amnistia. Il cinico Pollycut però vuole incassare le loro taglie prima che queste decadino e per questo motivo mette insieme un gruppo di bounty hunters fra cui lo spietato Tigrero che uccide il marito di Pauline Middelton. Questa chiede al pistolero Silenzio di far fuori Pollycut, Tigrero e la loro banda.

¿Quien sabe?

¿Quién Sabe? di Damiano Damiani, uscito nel 1967, è considerato il precursore degli spaghetti western politici soprattutto per i suoi brillanti dialoghi, elemento utilizzato in maniera molto diversa da altri registi com Leone o Corbucci. In ¿Quién Sabe? i dialoghi scavano nelle motivazioni dei personaggi, che non sono semplicemente divisi tra "buoni" e "cattivi", ma tra coloro che cercano di vivere secondo degli ideali e coloro che avidamente vogliono arricchirsi sfruttando lo sfondo della rivoluzione messicana. Notevoi in tal senso le interpretazioni di Lou Castel, Gian Maria Volonté e Klaus Kinski.

Il protagonista, Bill Tate, finge di essere un ricercato, ma in realtà è un sicario americano pagato dal governo di Città del Messico per uccidere il generale ribelle Elías. Per portare a termine il suo compito, si unisce a una banda di rivoluzionari messicani guidati dal Chuncho, dove viene ribattezzato Niño. L'attività principale della banda è rubare le armi all'esercito per rivenderle all'esercito ribelle del generale Elías. Il Chuncho non è solo un bandito, ma combatte con la convinzione di poter liberare il popolo messicano.

Lo Chiamavano Trinità...

Si deve a Enzo Barboni l'ultima evoluzione dello spaghetti western, quella comica. Il regista firma nel 1970, con lo pseudonimo di E.B. Clucher, Lo Chiamavano Trinità... con protagonista la straordinaria coppia formata da Terence Hill e Bud Spencer. Fino ad allora, i due attori si erano già cimentati in altre pellicole del genere ma più "serie" come I Quattro dell'Ave Maria. Gli elementi caratteristici dello spaghetti western vengono rimaneggiati in una chiave più leggera e scherzosa, comprese le scene di violenza trasformate in divertenti scazzottate e gli epiloghi che diventano rocambolesche sparatorie. Per alcuni, questo film segna la fine del genere ma per molti altri invece è considerato un ideale punto di partenza.

Il protagonista Trinità è un pistolero incredibilmente abile ma pigro e indolente. Lo incontriamo mentre vaga per il deserto sdraiato su una barella trainata dal suo cavallo. Dopo aver fatto tappa in una locanda, si dedica a una padella di fagioli e finisce per scontrarsi con due cacciatori di taglie, ai quali ruba un presunto assassino messicano ferito. Continuando il suo viaggio, arriva in un paese dove trova suo fratello, un corpulento e burbero ladro di cavalli soprannominato Bambino nelle improbabili vesti di sceriffo.

Immagine di copertina da Amazon

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