Star Trek (2009): il nuovo corso di Star Trek

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Autore: Manuel Enrico ,

Il futuro ha inizio. Con questa altisonante frase i trekkie venivano invitati a tornare nelle sale cinematografiche l’8 maggio 2009 per Star Trek, nuovo capitolo cinematografico della popolare saga fantascientifica, affidata a uno degli astri nascenti del periodo: J.J. Abrams.

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Star Trek era il tentativo di riportare in auge uno dei grandi cult della sci-fi contemporanea, reduce da alcune pesanti debacle che sembravano avere inferto dei duri colpi al mito della serie della U.S. S. Enterprise. La nuova dialettica visiva di Abrams venne considerata come la linfa vitale necessaria per rivitalizzare Star Trek, anche se non tutto andò come previsto.

Star Trek (2009): Abrams prova a riscrivere il mito dell'ultima frontiera

Riportare Star Trek al cinema

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Una delle idee di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek, era sempre stata quella di raccontare un prequel della serie classica. All’interno degli episodi della prima declinazione della saga, infatti, non si era approfondito in modo particolare il passato dei protagonisti, limitandosi ad alcuni riferimenti che trovano una maggiore definizione all’interno dei film al cinema. Questa intenzione di Roddenberry tentò di concretizzarsi sin da fine anni ’80, quando il successo della versione cinematografica di Star Trek era diventato uno dei progetti di punta di Paramount, che ancora oggi punta al franchise con nuove produzioni seriali, che possiamo trovare su Paramount Plus

Dopo Star Trek: L’ultima Frontiera, David Loughery aveva iniziato a lavorare a una sceneggiatura basata sul passato dei membri dell’equipaggio come cadetti, intitolata The Academy Years, ma infine si decise di realizzare un film che proseguisse il corso delle avventure di Kirk e soci, dando vita a Star Trek: Rotta vero l’ignoto, l’ultimo film dedicato all’equipaggio della serie classica.

L’idea di Roddenberry sembrò quindi venire definitivamente scartata quando si assistette al passaggio di consegne definitivo tra Kirk e Picard, con l’uscita di Star Trek: Generazioni, primo pellicola dedicata ai protagonisti di The Next Generation. Il passato di Kirk, però, non era stato ancora del tutto accantonato. A renderlo nuovamente appetibile furono gli scarsi risultati di Star Trek: Enterprise, serie prequel della saga, e Star Trek: Nemesis (2002), ultimo capitolo cinematografico della Next Generation. Anziché considerare come conclusa la lunga vita della saga, Rick Berman e lo sceneggiatore Erik Jendresen cominciarono a lavorare a un’idea: raccontare la Guerra Romulana.

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L’intento ero di presentare la figura di Tiberius Chase, antenato di Kirk, che avrebbe preso parte alla prima guerra intergalattica umana. Questo conflitto, citato nell’episodio La navicella fantasma della serie classica, era stato rilanciato in Star Trek: Enterprise, e avrebbe dovuto essere sviluppato nella mai realizzata quinta stagione. La proposta di Berman e Jendresen non prese vita, ma l’idea venne adattata all’interno della saga letteraria composta da The Romulan War e Rise of the Federation, che faceva da collante tra Star Trek: Enterprise e la serie classica.

Nel 2005 il franchise divenne totalmente di proprietà della CBS Corporation, il cui presidente, Gail Berman, decise di realizzare un nuovo film di Star Trek. Dando al suo team creativo solo diciotto mesi per dare vita a un nuovo, entusiasmante capitolo della saga. Missione impossibile, si potrebbe pensare, e forse proprio per questo Rick Berman si rivolse a Roberto Orci e Alex Kurtzman, reduci dalla scrittura di Mission Impossible III, con l’intenzione di coinvolgere anche il regista del film: J.J. Abrams.

Questo eterogeneo gruppo di artisti era composto da grandi fan di Star Trek e altri conoscitori piuttosto blandi della saga. Lo stesso Abrams in diverse occasioni si dichiarò più vicino a Star Wars (di cui in seguito dirigerà Il Risveglio della Forza e L’Ascesa di Skywalker), confessando di considerare solamente la serie originale di Star Trek come interessante, al punto da non avere nemmeno visto gli ultimi film.

Secondo il regista, questa sua visione lo rendeva la persona adatta a mostrare una storia di questa saga a un nuovo pubblico, attingendo a elementi classici delle avventure di Kirk e compagni, ma adattandole al gusto moderno. D’altronde, tra Star Trek – The Motion Picture e il suo Star Trek erano passati ben trent’anni.

Dopo esser stato inizialmente avvicinato nel ruolo di produttore esecutivo, ad Abrams venne infine offerta la poltrona del regista, complice l’interesse del creatore di Lost, che aveva la percezione che il progetto stava diventando un qualcosa che avrebbe assolutamente voluto dirigere.

Rimaneva da decidere l’aspetto più delicato: la trama del film.

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Spazio, nuova frontiera

Fedeli all’idea di raccontare una storia che prendesse vita prima degli eventi narrati nella prima serie televisiva di Star Trek, gli sceneggiatori dovettero scegliere come affrontare il passato dei personaggi tanto amati dai trekker. Mancando una solida continuity, gli sceneggiatori decisero di affidarsi ad alcuni romanzi ispirati a Star Trek, come Prima Direttiva e Spock’s World, ben sapendo che Roddenberry non avesse mai mostrato particolare apprezzamento per queste storie, che non considerava canoniche.

Partendo da questi presupposti, si iniziò a lavorare su una storia che vedesse Kirk confrontarsi con un nemico alieno. Anziché riproporre il classico avversario di Kirk nella serie classica, ossia i Klingon, si preferì creare un villain romulano, considerato come gli alieni originari di Romulus fossero un’alternativa più promettente, visto che per gli spettatori di Star Trek i figli di Qo’noS non erano più il nemico della Federazione, dopo gli eventi di The Next Generation.

Un altro cambio imposto alla tradizione di Star Trek fu quello di dare alla storia un ritmo più dinamico, privando la pellicola il più possibile di una terminologia troppo tecnica, in favore di momenti ironici e più vicini a un action movie. Una concezione che si tradusse anche in un’impostazione visiva meno hi-tech e più industriale, al punto che gli interni della Enterprise vennero realizzati con un look da fabbrica siderurgica (specialmente la sala macchina). Ad essere particolarmente complicato fu il dare vita all’evento scatenante della vicenda: il viaggio nel tempo.

Tema usato spesso in Star Trek, sia al cinema (come in Star Trek: Rotta verso la Terra), che in episodi televisivi, dal leggendario Uccidere per amore alla Guerra Fredda Temporale vista in Star Trek: Enterprise. Si arrivò quindi al concetto di una nuova linea temporale, causata da una tragedia nella linea temporale tradizionale, le cui conseguenze si sarebbero manifestate anche nel passato, dando vita a una realtà alternativa: la Kelvin-timeline. Questo nuovo universo avrebbe mostrato volti familiari, ma le loro vite si sarebbero svolte in modo diverso.

L’elemento scatenante di questa divergenza venne identificato nella distruzione della U.S.S. Kelvin, nave della Federazione attaccata da una misteriosa astronave romulana, arrivata dal futuro dopo che il pianeta Romulus era andato distrutto a causa di una supernova, un evento che venne poi utilizzato anche all’interno di Picard, la serie dedicata all’anziano Jean-Luc Picard. Le intenzioni di Abrams non erano quelle di realizzare un semplice reboot della saga, ma mantenere una certa linearità con gli eventi precedenti, come Star Trek: Enterprise, mostrando agli spettatori una realtà parallela a quella classica (ribattezzata Prime-timeline).

Nel film sono presenti richiami a elementi che cercando di strutturare questa continuity (come il riferimento al beagle dell’ammiraglio Archer), ma la volontà di Abrams si scontra con un particolare: la nascita di Kirk.

Nel Prime verso James T. Kirk nasce a Riverside, nell’Iowa, mentre nel film viene alla luce proprio durante l’attacco della Narada alla Kelvin. Questo elemento scardina la concezione di creazione di una linea temporale divergente rispetto alla precedente cronologia, rendendo l’universo di Abrams una realtà completamente alternativa. Va anche concesso al regista, però, il beneficio del dubbio, ricordando che lo stesso Gene Roddenberry, riscontrando alcune incongruenze tra la serie classica e The Next Generation, era solito sostenere che quanto raccontato in un secondo momento aveva il potere di riscrivere anche gli eventi mostrati in precedenza.

Nuovo universo, stessa storia

Al netto della disquisizione accademica sulla linea temporale, va rilevato come la trama del film di Abrams sia una palese rivisitazione degli elementi di base della storia di Star Trek – The Motion Picture. Una tendenza, quella del regista, che verrà riconfermata con il seguito, Star Trek – Into Darkness, la cui trama ripercorre l’essenza di Star Trek: L’Ira di Khan, limitandosi ad adeguarlo al nuovo contesto creato con l’arrivo della Narada nel precedente film.

Se da un lato i vecchi fan di Star Trek possono percepire un senso di fastidioso deja vù, va riconosciuto ad Abrams l’avere creato un film che, muovendosi da un contesto familiare, si spinge verso nuove direzioni, offrendo a una nuova generazione di spettatori la possibilità di avvicinarsi a questo universo simbolo della sci-fi cinematografica.

Nonostante questo spirito innovativo, per Star Trek Abrams era intenzionato a richiamare in azione alcuni dei volti noti del vecchio equipaggio, in particolare i due cardini della serie classica: Spock e Kirk. Considerato il loro ruolo all’interno della nuova pellicola, avere nuovamente Leonard Nimoy e William Shatner sarebbe stato un punto a favore del progetto, ma questa loro presenza avrebbe rischiato di catalizzare l’attenzione.

Motivo per cui, si decise di proporre ai due storici volti di tornare in azione, seppure in un ruolo minore. Nimoy accettò di buon grado, attirato dal progetto, ma ancora una volta l’ego di Shatner si rivelò un ostacolo tutt’altro che semplice. La proposta di avere un ruolo minore, un cameo come messaggio di auguri olografico al vecchio amico vulcaniano, non venne ben accolto da Shatner, che nonostante la morte di Kirk in Star Trek: Generazioni pretendeva di avere un ruolo pari, se non maggiore a quello di Nimoy.

Per aggirare questo limite, Shatner propose di canonizzare il ritorno di Kirk raccontato dallo stesso Shatner nei suoi romanzi della Trilogia del Ritorno (Le Ceneri del Paradiso, Il Ritorno, Il Vendicatore), ma la produzione rifiutò, portando a una rottura con l’attore, che quindi non prese mai parte ai film di questo nuovo corso di Star Trek.

Tornare dove nessuno è mai giunto prima

Abrams, in compenso, poté contare un cast che riuscì a cogliere l’essenza dei personaggi principali, trasportandola nella nuova era di Star Trek. Chris Pine prese i tratti più iconici di Kirk, enfatizzando la sua ironia e la sua presunzione, rendendoli un interessante punto di partenza per una crescita del personaggio continuata anche nei capitoli successivi. A fare da spalla a Pine, due interpreti straordinari come Zachary Quinto e Karl Urban, rispettivamente Spock e Leonard ‘ Bones’ McCoy. La chimica creata da questo trio di attori è stato ottimo, un’eco convincente della sinergia mostrata nella serie classica da William Shatner, Leonard Nimoy e DeForest Kelly. Gran parte di questo risultato poggia sulle spalle di Karl Urban, perfetto nell’interpretare il carattere ruvido e ironico del medico capo della U.S.S. Enterprise.

Star Trek, grazie alla visione di Abrams, ha compiuto un importante passo verso una definizione moderna della saga, in linea con le esigenze di una fantascienza più dinamica e avventurosa, consentendo anche la nascita di nuovi progetti legati al brand, come Star Trek: Discovery e Star Trek: Lower Decks. Lo stile tipico del regista, fatto di spettacolarità visiva e di trame non propriamente originali, ha trasformato il ritorno di Star Trek al cinema in una parentesi avventurosa avvincente, capace di rielaborare le caratteristiche essenziali della saga e consegnarle al cinema d’azione moderno, invitando una nuova generazione ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.

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