Spazio, ultima frontiera. Dopo la conclusione della serie originale di Star Trek e il passaggio al grande schermo, per diversi anni la presenza nel mondo seriale della saga di Gene Roddenberry ebbe la forma di repliche delle avventure di Kirk e soci. Scelta che si rivelò tutt’altro che errata, considerata che fu anche, se non soprattutto, grazie a questa presenza che Star Trek divenne un cult della sci-fi, alimentando un mito che ben presto richiese di tornare nel piccolo schermo, che avvenne con la seconda serie del franchise: The Next Generation, che potete trovare su Paramount Plus.
La nascita di The Next Generation non fu semplice, ma nasceva da un’esigenza ereditata dai tempi della chiusura della prima serie di Star Trek: arrivare ad una continuità seriale. La prima serie della creatura di Gene Roddenberry concluse malamente la sua prima avventura, venendo in seguito rivalutata grazie alla passione dei fan, che spinsero Paramount a voler investire in una nuova serie sul finire degli anni ’70.
- Star Trek Phase II: la serie mai nata
- La nascita di The Next Generation
- Nuovi alleati e nemici per una Federazione diversa
- Lo spirito di The Next Generation
- Nuova Enterprise, nuove tecnologie
- Dal piccolo schermo al cinema
Star Trek Phase II: la serie mai nata
Dopo la chiusura della prima serie di Star Trek, iniziò una seconda vita per la creatura di Roddenberry, grazie alle repliche su diverse emittenti. Questo rinnovato interesse spinse Roddenberry, dopo aver incassato l’interesse di Paramount, a ventilare l’ipotesi dell’uscita di un film su Star Trek, accompagnato dal ritorno della serie sul suo primo network, la NBC. In realtà, l’idea della Paramount era di realizzare un film a basso costo di Star Trek, in modo da sfruttare il rinnovato interesse per la serie e vagliarne una potenziale vita cinematografica.
Il primo tentativo in tal senso venne fatto nel 1975, quando Roddenberry firmò un contratto con la Paramount per realizzare Star Trek: The God Thing, per cui venne ipotizzato un budget di 5 milioni di dollari. Nonostante gli sforzi di Roddenberry, il progetto venne chiuso nell’agosto dello stesso anno, per la mancanza di una sceneggiatura.
L’anno seguente, la Paramount affidò un simile compito al produttore esecutivo Jerry Isenberg, che avrebbe dovuto portare a compimento i lavori per realizzare Star Trek: Planet of the Titans. Per la stesura del copione furono assunti Chris Bryant e Allan Scott, che presentarono una sceneggiatura nel marzo 1977, incassando il rifiuto di Paramount.
I due sceneggiatori abbandonarono il progetto, complici i litigi tra Roddenberry ed il regista Philip Kaufman, che convinsero Paramount a chiudere definitivamente il progetto nel maggio 1977, a pochi giorni dall’uscita al cinema del primo capitolo di Star Wars, temendo che il pubblico non fosse interessato a vedere così di sovente film di fantascienza.
I piani di Paramount con Star Trek non erano però ancora conclusi. Nel giugno del 1977, Roddenberry rese noto che gli studios volevano riportare in televisione Star Trek, con una nuova serie che espandesse quanto visto nella precedente.
All’interno di questa nuova serie si sarebbero trattati temi di scottante attualità (come nazionalismo ed estremismo) e si sarebbe mostrata la Terra del 23° secolo in modo più evidente. Inoltre, nonostante la reticenza del network che impose un limite alla presenza di figura femminili, Roddenberry era intenzionato ad affidare ruoli importanti e di potere a figure femminili.
Inizialmente era previsto un film introduttivo di circa due ore, che sarebbe andato in onda nel gennaio 1978, seguito poi da episodi settimanali. Roddenberry assunse il pieno controllo creativo e pretese di richiamare anche Matt Jeffries, il creatore del look di Star Trek, affinché curasse il restyling dell’Enterprise. Jeffries apportò modifiche all’astronave che fossero fedeli a due principi: avanzamento tecnologico credibile e modularità dello scafo.
Fu così che la nuova Enterprise mantenne una linea simile a quella vista nella serie, ma vennero sostituti deflettore di navigazione e motori, che Jeffries riteneva essere due elementi che andavano sostituiti con una certa facilità nel tempo.
Più complicato fu ricompattare il vecchio equipaggio.
Nimoy, interprete di Spock, era ai ferri corti con Roddenberry per via del suo rifiuto di sostenerlo in un contenzioso contro Paramount per lo sfruttamento del suo personaggio, divenuto un’icona, e si sentì offeso quando gli venne offerto di prendere parte solamente ai primi due episodi della nuova serie. Anche Shatner, da sempre molto pretenzioso in fatto economico, divenne un peso per la produzione, tanto che vennero subito studiate due figure di rimpiazzo in caso fosse stato necessario fare a meno della loro presenza.
Così nacquero le figure di Xon, vulcaniano parente di Spock, e di Willard Decker, che sarebbe potuto subentrare a Kirk nel comando dell’Enterprise. Venne anche creata la figura di Ilia, aliena che avrebbe avuto un ruolo di primo livello all’interno dell’equipaggio dell’Enterprise.
La lavorazione di Star Trek: Phase II si rivelò un incubo per Paramount. Nonostante fossero già state preparate delle sceneggiature per la futura serie, il progetto naufragò, complice la scelta di Paramount di volere invece dare vita ad un film, sfruttando il successo di Star Wars, che in un primo momento era stato considerato un potenziale problema per l’uscita di un film di Star Trek.
Fu così che la produzione di Star Trek: Phase II diventa piano piano la produzione del primo film di Star Trek, che fu infatti basato sulla sceneggiatura del primo episodio della ormai morente Phase II, In thy image, scritta di Alan Dean Foster.
Phase II venne quindi abbandonata, ma il progetto di una seconda serie televisiva di Star Trek era ancora uno dei punti fermi di Roddenberry per continuare a tenere vivo il suo universo. Da questa sua tenacia si arrivò alla nascita di The Next Generation.
La nascita di The Next Generation
Dopo vent’anni dalla nascita della prima serie di Star Trek, infatti, Roddenberry era sicuro che fosse arrivato il momento giusto per tentare una nuova avventura seriale per il suo universo. L’esperienza di Phase II fu fondamentale per la creazione di The Next Generation. In un certo senso, The Next Generation divenne il contenitore di gran parte delle idee che non avevano trovato compimento in Phase II.
I set non utilizzati per Phase II divennero la base su cui venne girato il primo film della serie cinematografica di Star Trek. Questi set vennero utilizzati per gli altri film, venendo man mano aggiornati, sino a diventare i teatri di posa per la registrazione di The Next Generation. I set in questione vennero rimodernati poco prima di iniziare i lavori per la nuova serie di Star Trek, che era impostata per presentare un’umanità progredita di circa 70 anni rispetto alle avventure di Kirk.
Da Phase II, però, non furono presi solo scenari ma anche idee che non avevano visto la luce o che erano state rimaneggiate per esser la base di Star Trek: The Motion Picture. La base dei personaggi di Xon, Decker e Ilia fu riutilizzata per dare vita a Data, Riker e Troi, personaggi chiave della nuova serie di Star Trek. Queste similarità furono però mitigate, complice la diversa percezione che il pubblico aveva ora su Star Trek, in seguito agli eventi visti nei film al cinema.
Non furono solo questi spunti l’eredità che Star Trek: Phase II lasciò a The Next Generation. Durante la lavorazione della seconda stagione, infatti, la produzione si trovò a dovere fronteggiare l’incubo di ogni serie: lo sciopero degli sceneggiatori.
Quando nel 1988 The Next Generation rischiò di dovere ritardare la propria lavorazione per mancanza di sceneggiature, i produttori della serie cercarono di trovare qualcosa da potere utilizzare per mantenere attiva la produzione, e fu così che un primo episodio della defunta Phase II, The Child (Il bambino), venne riadattato sostituendo le parti destinate a Ilia adattandole a Deanna Troi. In seguito altri episodi di Phase II vennero modificati per comparire in The Next Generation, come nel caso di Devils Due (Il diavolo), episodio della quarta stagione.
Nuovi alleati e nemici per una Federazione diversa
Il contesto cinematografico di Star Trek aveva concorso a definire l’universo futuro della Federazione, andando a definire alcuni aspetti sociali che portavano delle differenze rispetto a quanto visto nella serie originale.
Ad esempio, la raggiunta pace con i Klingon al termine di Rotta verso l’ignoto consentì a The Next Generation di addentrarsi maggiormente all’interno della cultura dei nemici storici della Federazione, sino ad allora solamente accennata. Lo sceneggiatore della serie, John Lucas, era intenzionato infatti a mostrare una diversa visione delle popolazioni della galassia, lasciandosi comunque ispirare dalla tradizione terrestre.
L’intenzione era di spingere la serie verso un qualcosa di mai vista in Star Trek, presentando anche una compenetrazione culturale in una cultura precedentemente vista come un nemico. L’ideale era lavorare quindi sui Klingon, dato che per i Romulani era già stata data una linea guida ispirata all’antica Roma. Come modello per i Klingon non riuscivo a trovare un modello ideale, sino a quando non mi venne in mente il Giappone feudale, e da quello sviluppai il Sacro Imperatore, i Signori della Guerra e via discorrendo
Da questa convinzione, deriva il ruolo non indifferente assunto dai Klingon in The Next Generation. La presenza di un ufficiale di plancia Klingon, Worf, legato ad un’altra figura klingon conosciuta al cinema nei film ispirati alle vicende di Kirk è solo una delle manifestazioni di questa intenzione. L’equipaggio di Picard, proprio grazie alla presenza di Worf, ha modo di conoscere meglio le usanze e le tradizioni Klingon, venendo anche direttamente coinvolti all’interno della vita politica di Qo’noS, divenuta fondamentale per gli equilibri diplomatici del Quadrante Alfa.
Riguardo ai Klingon, The Next Generation ha contribuito alla confusione riguardo alle celebri creste craniali. Nella prima serie di Star Trek, i Klingon erano rappresentanti in modo molto simile agli umani, senza un make up che mostrasse le celebri creste. Queste comparvero inizialmente nei film al cinema, senza avere una chiara definizione della loro forma.
La comparsa di Worf sul ponte dell’Enterprise-D divenne il primo vero momento in cui si rese necessario chiarire questo lato dei Klingon, visto anche il loro ruolo all’interno della serie. Ironicamente, la cresta craniale che subì modifiche nel tempo fu proprio quella di Worf, dato che tra la prima e la seconda serie, la protesi indossata da Michael Dorn sparì (forse trafugata da un fan) e si rese necessario crearne una nuova.
Il nuovo ruolo di alleati riservato ai Klingon rese necessaria la presenza di un nuovo nemico. Già visti in modo sommario nella serie classica, i Romulani divennero una scelta ideale. Schivi, misteriosi, caratterizzati da una spinta espansionistica in cui forza militare e sotterfugio sono ugualmente valorizzate, i Romulani sono una minaccia concreta alla Federazione. L’Impero Romulano non viene però identificato esclusivamente come il nemico, ma è anche presentato sotto punti di vista positivi, grazie alla spiegazione dell’origine comune con i Vulcaniani, accennata nell’episodio della serie classica La navicella invisibile, e approfondito in un doppio episodio in cui viene coinvolto nientemeno che Spock!
Vengono introdotte anche nuove razze che rappresentano una minaccia, come Ferenghi e Cardassiani. Soprattutto questi ultimi hanno una certa importanza, dato che il loro ruolo di potenza oppressiva e dispotica sulla popolazione di Bajor, linea narrativa legata al bel personaggio del tenente Ro Laren, diventa la base per lo spin off Deep Space Nine.
Sono però i Borg a rappresentare la maggior minaccia per la Federazione. Esseri cibernetici uniti in una mente alveare, i Borg conquistano per assimilazione, eliminando le identità individuali per un bene collettivo. Inizialmente erano stati concepiti come una razza insettoide da Maurice Hurley, che sarebbe dovuto comparire già nei primi episodi di The Next Generation.
Lo sciopero degli sceneggiatori del 1988, che mise a rischio l’intera serie, costrinse a rimandare l’entrata in scena di questi nuovi nemici, che vennero introdotti solo nella seconda metà della seconda stagione. Da insettotidi divennero cyborg, scelta dettata anche dalla necessità di contenere i costi. Si deve al fonico Bill Wistrom e al produttore Merri Howard, invece, l’idea della voce collettiva che contraddistingue questa specie aliena, ottenuta sovrapponendo più voci. Un effetto più marcato nell’audio originale, ma parzialmente perso nella traduzione italiano.
La pericolosità dei Borg viene evidenziata in prima battuta dall’onnipotente entità nota come Q, che causa il primo incontro tra l’equipaggio dell’Enterprise-D e i letali cyborg. I Borg rappresentano l’antitesi della concezione di valorizzazione della diversità caldeggiata dalla Federazione, un contrasto bene presentato nella difficile epopea che lega Jean-Luc Picard ai Borg.
Lo spirito di The Next Generation
L’idea di base stessa di The Next Generation si allontanava dall’impostazione della serie classica. Pur mantenendo un aspetto avventuroso, si cercava di mostrare un avanzamento non solo tecnologico ma anche morale della Federazione. Alla spinta espansionistica e ai conflitti aperti della serie originale, in The Next Generation comparve una visione più pacata e diplomatica, in cui i conflitti, per quanto presenti e spesso spettacolari, venivano il più delle volte risolti attraverso accordi e compromessi.
Anche la presenza di un vecchio nemico, come i Klingon, e il rinnovarsi di una minaccia ‘classica’, i Romulani, sono usati per costruire un’eco di una politica di sotterfugi specchio di una Guerra Fredda che in quegli anni si avvicinava ad una conclusione.
Non è un caso che sulla poltrona del capitano sedesse un uomo radicalmente diverso da Kirk. Contrariamente al personaggio di Shatner, Picard è un uomo più calmo, propenso al dialogo e che vede nella violenza l’ultima soluzione. Questa su differenza emerge lentamente, venendo esaltata da un contrasto caratteriale bene costruito con la figura del suo primo ufficiale, William T. Riker, che ricorda invece maggiormente la figura vivace di Kirk.
Viene anche curato maggiormente l’aspetto delle altre razze presenti in Star Trek, mostrando una maggior accettazione delle loro peculiarità, sia fisiche che sociali. In alcuni casi, questa complessità viene enfatizzata anche nella difficoltà di accettare concetti che sembrano lontani dalla sensibilità umana, approfondendo anche aspetti decisamente negativi e spietati delle altre razze.
In The Next Generation, si assiste anche ad un maggior lavoro sulla psicologia dei personaggi, che li porta ad affrontare momenti personalmente duri e che avvicinano lo spettatore a temi impegnativi come tortura, elaborazione del lutto e sindrome da stress post-traumatico. The Next Generation, pur offrendo avventure che mantengono il classico spirito avventuroso, tende ad avere un tono più serio e coraggioso nell’affrontare certi temi, che, complice la nuova dimensione sociale della Federazione, si presta maggiormente a queste costruzioni emotive.
Nuova Enterprise, nuove tecnologie
Da notare come la nuova concezione dell’ambiente sociale della Federazione si spinga alla nuova concezione dell’Enterprise.
Nella serie classica, l’Enterprise (classe Constitution) era un incrociatore pesante, un’astronave pensata per un periodo di tensioni e guerre espansionistiche. L’Enterprise-D (classe Galaxy), pur mantenendo una discreta potenza di fuoco, è concepita come nave capace di ospitare famiglie, con sezioni dedicate in modo più massiccio alla ricerca scientifica.
L’Enterprise-D era anche in grado di poter separare le due sezioni principali che la componevano, la sezione a disco e il corpo principale con le gondole di curvatura. L’idea di questa potenzialità era già stata pensata per la prima Enterprise, ma i costi per la realizzazione visiva di questa capacità erano tali che venne solo ipotizzata come una feature della classe Constitution, ma mai mostrata in video. Fu infatti in Incontro a Farpoint, primo episodio di The Next Generation, che si vide per la prima volta questa funzione dell’Enterprise, utilizzata in seguito in casa di battaglie o nel suo tragico epilogo visto in Generazioni.
The Next Generation rappresentò anche l’esordio negli show con attori reali del ponte ologrammi. Apparso in precedenza nella serie animata basata sulla serie classica, il ponte ologrammi venne introdotto all’interno di The Next Generation come luogo di svago per l’equipaggio.
È all’interno di questo ambiente virtuale che avvengono momenti importanti, come Data che rivela la sua voglia di essere umano (sentimento simile all’Andrew Martin di Asimov), o le celebri avventure investigative di Picard. Il ponte ologrammi diventa centrale nelle vite dei protagonisti di The Next Generation, ed anche nei successivi al cinema viene utilizzato come valido strumento narrativo.
Dal piccolo schermo al cinema
Dopo la conclusione della serie televisiva, la storia di The Next Generation si è spostata al cinema, seguendo la tradizione della serie.
A segnare il passaggio di consegne cinematografico è un film dal titolo più che profetico, Generazioni. In questa pellicola del 1994, i due storici capitani dell’Enterprise si trovano ad unire le forze per impedire ad uno scienziato folle di causare una catastrofe stellare.
In Generazioni si era cercato di riunire l’equipaggio della prima Enterprise, ma alcuni attori declinarono il ruolo, soprattutto Leonard Nimoy che, pur avendo avuto l’offerta di dirigere il film, rifiutò per via dello scarso ruolo affidato al suo vulcaniano:
Dicevo a tutti che se avessero messo in fila le dodici righe di dialogo di Spock e avessero semplicemente cambiato il nome del personaggio, nessuno avrebbe notato la differenza
Della vecchia guardia, figurarono solo Kirk, Cechov (Walter Koenig) e Montgomery Scott (James Doohan).
Dopo Generazioni, seguirono Primo Contatto, L’insurrezione e Nemesis. Sono soprattutto Primo Contatto (in cui sono coinvolti i Borg) e Nemesis (con una guerra civile romulana al centro della vicenda) ad essersi rivelati centrali per l'evoluzione di Star Trek, considerato come il raccontare il primo incontro tra umani e alieni divenne la scintilla vitale di Star Trek: Enterprise.
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