Star Trek: la conquista dell'ultima frontiera

Spazio, ultima frontiera: una promessa che decenni Star Trek mantiene spingendoci ad arrivare dove nessuno è mai giunto prima

Autore: Manuel Enrico ,

L’otto settembre 1966 per la prima volta nelle case americane riecheggiò una frase che sarebbe presto divenuta parte integrante della cultura pop: “Spazio, ultima frontiera”. Con queste parole ebbe inizio una delle serie di fantascienza più amate e longeve della storia della televisione: Star Trek

Difficile trovare oggi un appassionato di sci-fi che rimanga impassibile sentendo quelle parole. Da quando questa frase introdusse agli spettatori americani la silhouette della U.S.S. Enterprise, l’introduzione di Star Trek è divenuta una delle più celebri espressioni della fantascienza televisiva.

Sono passati più di cinquant’anni dalla prima puntata di Star Trek,  la Flotta Stellare e la Federazione Unita dei Pianeti hanno affrontato mille avventure, fantastiche e più terrene, ma l’universo di futuro di Gene Roddenberry non ha mai perso il suo fascino, arricchendosi di nuovi volti e nuove storie, arrivando ancora oggi a dare vita a produzioni moderne, come Discovery (di cui è confermata la stagione 4) o Picard (potete vedere qui il primo teaser della serie).

Ripensare alla strada percorsa da Star Trek è incredibile: sette serie televisive, una serie animata, tredici film al cinema ed una serie infinita di romanzi, fumetti e videogiochi. Sono queste le incarnazioni di una fantascienza diversa, spesso messa a confronto con l’altra grande Star (esatto, Star Wars), una rivalità costruita su una differente concezione di fantascienza.

Eppure, per Gene Roddenberry creare Star Trek non è stata certo una sfida semplice.

Come è nata Star Trek?

Dopo un’adolescenza nell’assolata California, Eugene Wesley Roddenberry, classe 1921, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruolò in aviazione, venendo insignito anche di onorificenze per il suo coraggio. Al ritorno in patria al termine del conflitto, continuò la sua carriera di aviatore, durante la quale riuscì anche a scongiurare una strage, quando riuscì a portare a terra un quadrimotore Constellation, con a bordo 120 persone, nonostante un’avaria ai motori.

In seguito, prestò servizio come poliziotto per il dipartimento di Los Angeles, dal 1947 al 1956, ma la sua vera passione era un’altra: raccontare storie.

Durante gli anni Cinquanta, Roddenberry scrisse sceneggiature per numerose serie televisive, anche se la sua vera aspirazione era realizzare una serie televisiva di fantascienza. La sci-fi del periodo era ancora profondamente legata al concetto del pericoloso alieno, sia al cinema che in televisione, con produzioni rivolte principalmente ad un pubblico adolescenziale.

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Roddenberry era intenzionato a ribaltare questi dogmi. La sua idea di fantascienza televisiva si rivolgeva ad un pubblico adulto, con una diversa visione anche dei canoni classici della sci-fi seriale.

Al centro della visione di Roddenberry c’era l’assunto che l’umanità fosse colpevole dei propri errori, ma era presente una concezione ottimistica del futuro, in cui gli esseri umani, tramite il proprio ingegno e la parte migliore della propria indole, avrebbero potuto conquistare un livello sociale migliore e più equo.

Queste linee guide portarono Roddenberry a creare una prima idea di serie televisiva, che prese forma nel 1964 con il nome di Wagon Trains to the Stars. L’idea era quella di coniugare una fantascienza di stampo classico, come Flash Gordon o Buck Rogers, con l’impianto narrativo delle serie western televisive, visto il successo di una serie come Wagon Trains (inedita in Italia).

Roddenberry propose la serie alla CBS, che dopo averla esaminata respinse il progetto, in modo da non andare in concorrenza con il loro prodotto di punta in ambito fantascientifico, Lost in Space.

Dopo questo primo rifiuto, Roddenberry non si arrese e lavorò su una nuova idea. Fu così che si arrivò alla presentazione di un primo pilot per la serie Star Trek, intitolato The Cage (in italiano Lo zoo di Talos). La NBC, l’emittente interessata a Star Trek, non rimase particolarmente colpita da questa prima visione di Roddenberry.

Le critiche furono sulla narrazione troppo cervellotica per una serie di fantascienza, a cui si unirono le perplessità nell’avere una donna come primo ufficiale e un alieno in un ruolo di primo (Spock, unico personaggio poi rimasto nella serie). Nonostante le reticenze del network, Roddenberry non era intenzionato a cedere troppo alle pressioni, ma fu come premiato per la sua idea con la possibilità di realizzare un secondo pilot.

Il primo problema nel realizzare il nuovo proposal fu di trovare un protagonista. In The Cage, il capitano dell’equipaggio Christopher Pike era interpretato dall’attore Jeffrey Hunter, che non prese di buon grado i cambiamenti proposto dalla NBC e abbandonò il progetto.

Roddenberry si trovò quindi a dover inventare un nuovo personaggio protagonista, un’esigenza che portò alla creazione di uno dei simboli stessi di Star Trek: James Tiberius Kirk.

Oltre la galassia fu il secondo pilot, scritto da Roddenberry assieme a Sam Peeples. L’emittente trovò in questa nuova idea di Roddebberry una proposta interessante e in linea con la loro idea di fantascienza. Oltre la galassia, però, non divenne il primo episodio di Star Trek ma fu la terza puntata messa in onda. Quando l’8 settembre 1966 venne mandata in onda la prima puntata di Star Trek, il mondo conobbe l’equipaggio dell’Enterprise con Trappola umana.

Cosa significa l'Enterprise per Star Trek

Quando Gene Roddenberry iniziò a lavorare alla sua serie di fantascienza, capì subito l’importanza di avere un’astronave che, pur venendo mostrata poco su schermo, fosse però in grado di colpire l’immaginario degli spettatori.

Nonostante questa sua fermezza, non aveva però le idee molto chiare su come dovesse apparire questa astronave, tanto che agli incaricati di realizzare il modello diede poche e confuse indicazioni:

Siamo nello spazio profondo, su un’astronave che possiamo immaginare come un incrociatore. Non conosciamo quale sia la sua fonte di energia, ma non voglio vedere scie di fiamme. Niente fumo, niente prese d’aria, scarichi di razzi o roba del genere. Deve essere un’astronave da esplorazione nello spazio profondo, capace di operare in tutta la galassia.

In seguito, Roddenberry specificò che l’astronave che aveva in mente, battezzata Yorktown, avrebbe operato principalmente nello spazio profondo, con un equipaggio di circa 130 membri e che sarebbe stata incredibilmente veloce.

 A occuparsi della realizzazione dell’Enterprise inizialmente avrebbe dovuto essere Pato Guzman, l’art director di Star Trek, aiutato dal suo assistente Matt Jeffries. Poco prima dell’avvio del progetto Star Trek, però, Guzman si ritirò e il compito ricadde su Jeffries, il quale aveva un piccolo problema: non era un appassionato di fantascienza.

Jeffries cercò quindi di carpire quanti più dettagli da possibile da Roddenberry, arrivando ad un’idea comune secondo cui la Yorktown non dovesse assomigliare a nessuno dei mezzi spaziali all’epoca esistenti o già mostrati in altre produzioni. Una sfida non da poco per Jeffries, che si vide respingere i primi bozzetti perché considerati troppo convenzionali.

Queste critiche spinsero Jeffries a ragionare in termini di possibile evoluzione tecnologica dei mezzi spaziali dell’epoca, mettendo a buon uso la sua familiarità con l’aeronautica e applicando quella che definì una ‘logica aerospaziale’. 

Seguendo questa impostazione, Jeffries immaginò che i motori fossero troppo potenti per poter essere posti vicino agli ambienti in cui si muoveva e viveva l’equipaggio, spingendolo a distaccarli dal corpo principale dell’astronave.

Contrario all’utilizzo di dischi volanti, considerati troppo abusati nella fantascienza, Jeffries appiattì questo forma in un disco, in cui pose le postazioni di comando e che unì al corpo principale dell’astronave con tramite un ‘collo di cigno’. Esternamente, la Yorktown sarebbe stata liscia, ponendo tutte le strumentazioni all’interno dello scafo.

Prima di arrivare a questo design finale dell’astronave di Star Trek, Jeffries presentò diversi bozzetti che vennero scartati inizialmente, ma che vennero in seguito utilizzate per altre astronavi.

Un prototipo di astronave con la plancia sferica divenne in seguito la classe Daedalus, mentre l’idea di circondare lo scafo dell’astronave con un anello contenente i motori venne utilizzato per caratterizzare i vascelli vulcaniani, come visto in Star Trek: Enterprise.

Una volta trovato il profilo dell’astronave, Roddenberry sorprese tutti scegliendo un altro nome per il vascello protagonista della serie. Appassionatosi alla storia delle navi che portavano il nome Enterprise, non ultima una portaerei della Marina Americana che venne poi mostrato in uno dei film al cinema, Roddenberry decise di utilizzare questo nome per lo show.

Servivano però dei dettagli, come un numero di matricola. L’idea fu di utilizzare un qualcosa di simile a quanto già utilizzato in quel periodo, quindi ispirandosi a uno dei codici internazionali utilizzati per la registrazione di veicoli americani (NC), si aggiunse una C, prendendola dal codice con cui erano invece identificati gli aerei russi (Cs), seguendo l’intuizione di Jeffries secondo cui una simile impresa avrebbe richiesto un lavoro congiunto tra Stati Uniti e Russia. NCC divenne quindi il registro della Flotta Stella, acronimo di Naval Construct Contract.

Per il numero di registro dell’Enterprise, Roddenberry impose di non usare numeri che potessero essere confusi sul piccolo schermo (3,6,8 e 9), arrivando poi all’idea che l’astronave sarebbe stata il primo vascello prodotto della diciassettesima tipologia di astronavi della Flotta Stellare, dando vita alla sua designazione ufficiale: NCC-1701.

Per la sigla USS che precede i nomi delle astronavi della Flotta Stellare, The Making of Star Trek spiega che il significato è United Space Ship.

The Cage: il pilot perduto di Star Trek

Se è vero che il primo episodio trasmesso di Star Trek fu Trappola umana, e che tutto fu possibile grazie alla buona impressione del secondo pilot, Oltre la galassia, che ne è stato del primo tentativo di Roddenberry, The Cage? Per anni questo episodio è diventato una sorta di Santo Graal per i trekkie, gli appassionati di Star Trek. Parte del materiale usato venne utilizzato per imbastire un doppio episodio, L’Ammutinamento.

Durante questa storia, Spock sembra dirottare l’Enterprise per condurre il suo precedente comandante, il commodoro Christopher Pike, precedente capitano dell’Enterprise, sul pianeta proibito di Talos IV. Quando Kirk riesce a tornare a bordo dell’Enterprise, mette sotto corte marziale il suo primo ufficiale, occasione in cui Spock racconta un aneddoto del suo passato sull’Enterprise prima del comando di Kirk.

In questa occasione, vengono mostrate delle scene girate in occasione del primo pilot di Star Trek. Nonostante all’epoca del rifiuto della NBC con conseguente richiesta di un nuovo proposal Jeffrey Hunter avesse rifiutato di esser ancora parte del progetto, l’attore diede il permesso di usare le immagini in cui compariva nel ruolo di Pike.

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The Cage, in italiano Lo zoo di Talos, venne mostrato integralmente solo nel 1988, anni dopo che il mito di Star Trek era divenuto uno dei simboli della tradizione fantascientifica e elemento tipico della cultura televisiva.

 Nonostante non sia stato inizialmente utilizzato per dare vita a Star Trek, l’avventura su Talos IV narrata in The Cage divenne quindi parte integrante della continuità narrativa di Star Trek, al punto che anche nella recente serie di Discovery questo evento è stato presentato sotto una nuova luce, divenendo centrale nella trama di Strange New Worlds.

Spazio, ultima frontiera

Con Trappola umana, gli spettatori conobbero una società futura interazziale, dove l’umanità, esplorando lo spazio, è entrata in contatto con altre specie. Con alcune (come Vulcaniani, Andoriani e altri) ha costruito un’alleanza, la Federazione Unita dei Pianeti, finalizzata all’esplorazione e al contatto con nuove civiltà. Alcune specie hanno invece manifestato un’aperta ostilità contro gli umani e la Federazione, come Klingon e Romulani.

Al centro di Star Trek c’è la U.S.S. Enterprise, astronave della Federazione impegnata in una missione esplorativa della durata di cinque anni, affidato al comando del giovane ufficiale James Tiberius Kirk, con lo scopo di arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.

Fedele allo spirito di Roddenberry, Star Trek era principalmente avventura, con la presenza di elementi di impatto sociale importanti. Questo era possibile mostrando al margine della trama principale una Federazione ancora giovane, in fase di assestamento e ancora inficiata da alcune debolezze tipicamente umane, come razzismo e sessismo, che emergono non solo nei nemici di Kirk ma anche tra gli stessi membri del suo equipaggio, come La navicella invisibile.

La realizzazione di Star Trek all’epoca non fu una sfida semplice. Dopo il primo tentativo con The Cage, fu necessario mostrare un nuovo impatto per Star Trek, che prese la forma di Oltre la galassia. In questa realizzazione vennero utilizzati i costumi del precedente tentativo, e non tutte le figure che divennero centrali nella serie erano già presenti. Ad esempio, l’ufficiale medico capo della Enterprise non è ancora Leonard ‘Bones’ McCoy (interpretato da DeForrest Kelley), e anche il trucco facciale di Spock è diverso rispetto a quanto divenne poi il suo tradizionale aspetto.

Proprio Spock rappresentò un bel dilemma per Star Trek. Nelle prime idee, il vulcaniano avrebbe dovuto una pelle dal colorito rossastro, ma nelle prove tecniche di ripresa sugli schermi l’alieno sembrava avere una pigmentazione dal colore eccessivamente scuro.

 La soluzione fu di conferire al volto del personaggio un colorito tendente al giallo, una tinta che si mantenne sino a quando il network adattò le pellicole degli episodi di Star Trek per la trasmissione elettronica, occasione in cui lo specialista dei colori Alex Quroga apportò una correzione cromatica alla carnagione di Spock, rendendola rosea.

La tecnologia di Star Trek

Un altro elemento difficile da gestire era la realizzazione della tecnologia futura di Star Trek.

La presenza del teletrasporto, divenuto uno dei simboli stessi di Star Trek, non era inizialmente prevista nei piani di Roddenberry. Kirk e compagni, infatti, sarebbero dovuti sbarcare sui vari pianeti facendo atterrare l’Enterprise, ma questo avrebbe richiesto la realizzazione di set onerosi e di difficile gestione, con l’impiego di una registrazione in stop motion per i diversi momenti dello sbarco.

Dopo avere valutato l’eventuale utilizzo di navette più piccole, comunque mostrate durante la serie, non si riuscì a creare per tempo un modellino da utilizzare per il pilot della serie.

Si rese quindi necessario creare un sistema che consentisse di portare l’equipaggio sui diversi pianeti in modo economico e fantascientifico. L’idea fu quindi di realizzare il teletrasporto, tecnologia avveniristica che consentiva di scomporre i corpi e ricomporli in un altro luogo.

Tecnicamente, questo venne realizzato utilizzando la dissolvenza sull’attore, mentre l’effetto tipico della smaterializzazione si ottenne utilizzando una telecamera capovolta, che registrava al rallentatore una caduta di polvere di alluminio retroilluminata, che veniva lasciata cadere tra telecamera e sfondo nero. Tecnica che continuò ad essere utilizzata nella serie sino all’introduzione delle animazioni computerizzate.

Ben più complessa fu la gestione di un aspetto apparentemente banale: le porte automatiche. Azionate manualmente da membri della troupe, che non sempre erano perfetti nell’aprire le porte, con gli attori che andavano quindi a sbattere dolorosamente. Situazione complicata, dato che gli attori istintivamente tendevano ad avvicinarsi con sospetto alle porte, richiedendo spesso di girare nuovamente le scene.

La registrazione dei primi episodi di Star Trek non fu sempre agevole, al punto che l’ordine di trasmissione non sempre coincideva con l’ordine cronologico degli eventi. Lo si può notare, ad esempio, nel caso del terzo episodio, Oltre la galassia, in cui non figura McCoy come medico capo della nave, o in alcuni episodi in cui sembra non esserci una linearità negli eventi.

Star Trek: cambiare la società raccontando il futuro

Quando Star Trek arrivò nelle case degli americani, la società statunitense erano in una fase delicata. La Guerra Fredda era una realtà quotidiana e anche internamente l’America era scossa da fratture sociali importanti, in un periodo in cui la lotta per i diritti civili della popolazione afroamericana si stava avvicinando ad un momento cruciale.

La filosofia alla base dell’idea di Roddenberry era vicina a quella della concezione classica della fantascienza, in cui all’avventura si univa una critica sociale, mostrando un futuro in cui i difetti del presente vengono superati nel domani.

Fedele a questa concezione, Roddenberry si oppose anche ad una particolare richiesta della NBC: introdurre l’elemento religioso. Il network era intenzionato ad inserire la figura del cappellano a bordo dell’Enterprise, ma Roddenberry si oppose perché era fermamente intenzionato a presentare una società multietnica e paritaria, in cui fossero contemplate diverse religioni senza preminenze.

A ben pensare, nella prima serie di Star Trek erano presenti delle suggestioni sociali che andavano a toccare dei punti sensibili delle convinzioni sociali tipiche dell’America del periodo.

Nel tessuto sociale statunitense era ancora presente la diffidenza verso i giapponesi, considerati i nemici della Seconda Guerra Mondiale, eppure in plancia dell’Enterprise il timone era affidato Hikaru Sulu (George Takei), o venne inserito nell’equipaggio di plancia un ufficiale di origine russa, Pavel Cechov (Walter Koenig). Soprattutto, mentre i movimenti guidati Martin Luther King e John Lewis, scuotevano le coscienze americane, una donna afroamericana, il tenente Uhura (Nichelle Nychols) era investita di un ruolo di primo livello, potendo agire alla pari con il resto dell’equipaggio maschile e bianco.

Un simile riconoscimento dell’importanza di Star Trek venne tributato proprio in merito alla figura di Uhura. Nichelle Nychols, come molti attori di Star Trek, proveniva dal teatro, e al termine della prima stagione di Star Trek l’attrice era intenzionata a tornare sui palchi teatrali, lasciando il suo ruolo, nonostante la disperazione di Roddenberry, che le chiese infine di prendersi un ultimo week end per prendere una decisione.

In quel week end, la Nychols venne però avvicinato da un uomo durante un incontro alla UCLA, che le chiese di dedicare qualche minuto ad un fan della sua Uhura. Il trekkie in questione era nientemeno che il reverendo Martin Luther King, che vedeva in questa donna del futuro un simbolo della sua lotta sociale. In quegli anni, diversi attori di colore, come Sidney Poitier, stavano partecipando ad una presa di coscienza collettiva di una società paritaria e priva di barriere razziali, e Uhura era una delle forze trainanti di questa speranza. Grazie all’incoraggiamento di King, la Nychols rivalutò le proprie idee e continuò ad interpretare Uhura.

Fu grazie anche a questa scelta che nella terza stagione di Star Trek si poté vedere uno dei primi baci interraziali della storia della storia della televisione.

Nonostante in precedenza in alcune serie tv inglesi si fossero già viste intimità tra attori bianchi e di colore, è il bacio tra Kirk e Uhura in Umiliati per forza maggiore ad avere maggiormente influenzato la società del periodo. Roddenberry, ad essere onesti, era particolarmente spaventato di questa scelta, al punto che decise di girare anche delle scene alternative, ma la Nychols, ricordando anche l’incontro con il reverendo King, si impose perché la scena venisse mandata in onda. E fu un successo, con pochissime critiche negative e un forte sostegno da parte degli spettatori.

Star Trek ebbe anche un ruolo importante nell’esplorazione spaziale dell’uomo.

Dopo la chiusura della serie, Nichelle Nychols venne assunta come reclutatrice della N.A.S.A., e fu lei a selezionare le prime due donne astronauta e i primi due cosmonauti afroamericani.

Un altro grande riconoscimento del ruolo di Star Trek nell’immaginario sociale americano fu il fatto che il primo shuttle americano venne battezzato come la nave simbolo della serie. Inizialmente, lo shuttle avrebbe dovuto chiamarsi Constitution (in onore dei duecento anni dell’indipendenza americana) ma una raccolta di firme lanciata dai fan della serie, ed indirizzata direttamente alla Casa Bianca,fece sì che l’allora presidente Gerald Ford convincesse la N.A.S.A. a chiamare la navicella Enterprise.

Al varo dello shuttle fu invitato il cast di Star Trek, che presenziò assieme a Gene Roddenberry, per prendere parte ad una cerimonia in cui venne utilizzato come inno la sigla della serie televisiva.

L'evoluzione di Star Trek

Nonostante oggi Star Trek sia considerato uno dei maggiori successi della fantascienza televisiva, all’inizio la serie non riscosse il successo necessario per poter rimanere in onda. Dopo un’incoraggiante prima stagione, gi gli episodi della seconda stagione persero ascolti, tanto che la NBC fu a un passo dal chiudere la serie.

La già folta schiera di appassionati, però, convinse il network non solo a salvare la seconda stagione, ma anche a produrne una terza, conclusiva.

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Alla conclusione di Star Trek, la Paramount decise di investire sulla serie, acquisendone i diritti. Paramount offrì ad altre emittenti la serie per delle repliche, che decisero di presentare Star Trek ai propri spettatori collocando la serie in fasce orarie più propizie di quelle utilizzate da NBC.

Fu la chiave del successo della serie, che tra il 1969 e il 1970 venne trasmesso su ben 150 canali americani e poi esportata in 60 paesi. Dopo questo successo, la comunità degli appassionati, ormai noti come trekkie, iniziò a dare vita raduni e incontri per condividere la passione per le avventure di Kirk e compagni.

Il primo di questi incontri si tenne nel 1972 a New York, il cui successo aumentò ulteriormente la fama della serie. Tappa essenziale del successo e del futuro della serie fu la pubblicazione di The Making of Star Trek, una vera e propria guida completa all’universo creato da Gene Roddenberry , redatto da Stephen Withfield.

Questo progressivo successo spinse la Paramount a sfruttare a dovere le potenzialità di Star Trek, dando vita ad una serie animata nei primi anni Settanta, in collaborazione con la Filmation, casa di animazione che molti ricordano per He-Man, Ghostbusters o Marshall Bravestar.

La serie animata di Star Trek, che andò in onda per due stagioni (1973-1974) ebbe un grande successo, ottenendo anche il Daytime Emmy Awards nel 1975. La buona riuscita della serie animata spinse Paramount a valuture una nuova vita televisiva per Star Trek, tanto che si diede il via al progetto Star Trek: Phase II.

Con l’uscita di Star Wars al cinema, però, Paramount vide nelle avventure di Kirk e soci una risorsa da portare al cinema e provare a contrastare il successo di Luke Skywalker. Star Trek: Phase II, già in un avanzato fase di lavorazione, venne sospesa, ed il primo episodio divenne la base da cui sviluppare il primo film di Star Trek, Star Trek: The Motion Pictures, che uscì nel 1979.

Il successo del primo film, pur senza eguagliare l’incredibile exploit di Star Wars, convinse Paramount a puntare su una serie di pellicole che mantenessero vivo l’interesse per la saga. Fu così che venne creata una saga cinematografica che mantenne vivo l’interesse per Star Trek.

Parallelamente a questo ciclo di film, Roddenberry sviluppò una seconda serie, The Next Generation, ambientata anni dopo le avventure dell’equipaggio di Kirk. Questa seconda serie di Star Trek ebbe il merito di rinnovare il mito della creazione di Roddenberry, definendo maggiormente l’universo della Federazione, mostrandone un’evoluzione sociale che comportò anche una nuova definizione delle avventure trattate e dell’equipaggio. Dopo The Next Generation, vennero create anche altre serie, come Deep Space Nine, Voyager, Enterprise, Discovery e Strange New Worlds, che analizzarono altri aspetti dell’universo di Star Trek.

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