Stasera in TV c'è Lo strangolatore di Boston: cosa c’è di vero nel film?

Scopri cosa c’è di vero e cosa no nel film Lo strangolatore di Boston, che ricostruisce l’inchiesta giornalistica dietro la cattura di Albert DeSalvo.

Autore: Elisa Giudici ,

Lo strangolatore di Boston non è il primo film che racconta la storia di Albert DeSalvo, l’uomo che venne incriminato al carcere a vita per gli omicidi di 13 donne. Già nel 1968 era stato girato un lungometraggio con Henry Fonda sull’argomento, a soli 4 anni dall’uccisione dell’ultima vittima.

Il film del 2023 diretto da Matt Ruskin però ha un approccio molto differente. Rispetto al passato, il focus della pellicola non è più la caccia all’uomo vista con gli occhi degli investigatori e poi con quelli del ricercato stesso. Le protagoniste del film sono le due giornaliste che per prime capirono che una serie di delitti avvenuti nell’area di Boston poteva essere attribuita a un’unica mano.

Stasera 19 settembre dalle 20.40 su La1 c'è Lo strangolatore di Boston

La storia raccontata da Lo strangolatore di Boston vede per protagoniste Loretta McLaughlin e Jean Cole, reporter del Boston’s Record -American, moglie e madri di famiglia. A interpretarle sono le attrici Keira Knightley e Carrie Coon.

Scopriamo insieme cosa c’è di vero e cosa no in come Lo strangolatore di Boston di Matt Ruskin ricostruisce la vicenda di uno dei più noti serial killer statunitensi.

La vera storia di Loretta e Jean

Una buona parte degli eventi narrati Lo strangolatore di Boston sono molto fedeli a quanto successe nella realtà tra il 1962 e il 1964 a Boston e dintorni.

I fatti in breve sono questi: negli anni ‘60 nell’area di Boston una decina di donne venne stuprata e poi uccisa nella propria abitazione. Per anni la polizia non riuscì a individuare il colpevole, che continuò ad agire indisturbato. Nonostante le persone fossero consapevoli della presenza di un assassino, “il fantasma di Boston” riusciva comunque a entrare in casa di donne sole e a ucciderle barbaramente, svanendo senza lasciare tracce utili alla polizia.

Negli anni ‘60 la redazione del Boston’s Record -American (nato dalla fusione di due giornali precedenti) cominciò ad ospitare firme femminili. Tra di loro c’era Loretta McLaughlin: sposata e con figli, la reporter era intenzionata a fare carriera fuori dall’ambito delle rubriche pensate per il gentil sesso.

Rispetto a quanto raccontato nel film, Loretta McLaughlin e Jean Cole cominciarono a lavorare insieme da subito. Il loro merito fu quello di notare alcuni elementi in comune tra gli omicidi che riempivano le pagine di cronaca nera della città. Tra di essi l’elemento più emblematico erano le calze di nylon annodate con un fiocco al collo della vittima barbaramente violentata e uccisa.

Loretta McLaughlin e Jean Cole coniarono anche il soprannome “lo strangolatore di Boston”. Il nomignolo appare nella forma con cui lo conosciamo proprio nell’inchiesta pubblicata in quattro parti dalle due nel 1963. Prima di questi articoli c’erano solo dei sospetti rispetto alla presenza di un killer seriale a Boston. L’assassino venne chiamato con vari soprannomi come “il fantasma” o “lo strangolatore pazzo”.

Fu questo lungo reportage a firma femminile a portare all’attenzione dell’opinione pubblica la possibilità concreta che dietro vari omicidi avvenuti in città ci fosse la stessa mano. Questo scatenò un’ondata di panico: alcune donne arrivarono a trasferirsi, altre smisero di aprire la porta agli sconosciuti.

Tra quanti hanno lavorato al film - girato proprio a Boston - ci sono alcuni cresciuti in città che ricordano il terrore provato dai più anziani in famiglia in quell’epoca.

Chi era lo strangolatore di Boston?

In quanto film con aspirazioni true crime, Lo strangolatore di Boston ricostruisce con buona fedeltà quanto avvenuto nel corso della lunghissima indagine riguardo gli omicidi delle 13 donne.

Già il film del 1968 denunciò i metodi antiquati e i pregiudizi con cui gli agenti e gli investigatori assegnati al caso provarono a identificare l’assassino. I raid nei locali per omosessuali, la scarsa collaborazione tra diversi dipartimenti rallentarono le indagini.

A peggiorare la situazione c’era anche l’aperta omertà di alcuni responsabili che provarono a tenere all’oscuro le donne di Boston dal pericolo che stavano correndo: sono tutti fatti testimoniati dai tanti documentari che hanno ricostruito la vicenda.

Lo strangolatore di Boston viene oggi identificato con Albert DeSalvo, uno stupratore seriale. L’uomo venne arrestato per caso nel 1964 e successivamente collegato agli omicidi.

Fu la testimonianza di una giovane vittima di stupro - che l’uomo non tentò di uccidere - a portare alla sua cattura. Quando il suo identikit venne diffuso dalla stampa, molte donne si fecero avanti, per cui DeSalvo venne accusato di multipli stupri. In seguito Fu DeSalvo stesso a confessare gli omicidi dello strangolatore di Boston.

La novità rispetto ai precedenti adattamenti cinematografici sta in come il film del 2023 indaghi le sue effettive responsabilità. Come mostrato nel film, DeSalvo confessò a un compagno di cella i suoi crimini. Questi spinse il suo legale a difendere anche lo Strangolatore, tentando la carta dell’infermità mentale.

Nelle confessioni rese alla polizia DeSalvo svelò alcuni particolari che non erano stati divulgati, tra l’altro dando alcune informazioni corrette che le stesse vittime ricordavano in maniera erronea. Altri dettagli però - in particolare riferiti all’ora e ai giorni degli omicidi e alla posizione dei corpi - videro DeSalvo sbagliarsi.

Negli anni successivi un gruppo cospicuo di investigatori, giornalisti, avvocati e amanti del genere true crime hanno sostenuto la tesi di molteplici assassini. DeSalvo sarebbe insomma uno stupratore che, per proprio narcisismo, confessò anche delitti non suoi. Alcuni omicidi per esempio non prevedevano le calze con il fiocco, oppure la causa della morte era un’arma da taglio.

Questo dubbio viene espresso anche nel film del 2023: l’età e l’etnia delle vittime, la vasta area geografica in cui abitavano, il modus operandi differente alimentano ancor oggi dubbi sul fatto che DeSalvo abbia commesso tutti gli omicidi. Due assassinii che gli erano stati addossati negli anni ‘60 successivamente vennero attribuiti ad altre persone.

Nel 2013 la tecnica del DNA ha portato a posizionare DeSalvo sulla scena del crimine del suo ultimo omicidio. Per anni si era creduto che quello di Mary Sullivan fosse un omicidio attribuito erroneamente a DeSalvo.

DeSalvo venne condannato all’ergastolo con l’accusa di stupro e di omicidio nei confronti di 13 donne. Dopo una fuga dal carcere, venne trasferito in un istituto di massima sicurezza, dove venne brutalmente ucciso qualche anno dopo. Non sono mai stati scoperti i suoi assassini.

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