Come raccontare la storia molto nota di un serial killer statunitense senza ricalcare film, documentari e podcast precedenti? Se lo devono essere chiesto i realizzatori di Lo strangolatore di Boston, film TV che esce direttamente su streaming su Disney+.
La risposta per lo sceneggiatore e regista Matt Ruskin è stata: la paura. No, Lo strangolatore di Boston non sarà un film che vi farà saltare sulla sedia, terrorizzati da jump scare in puro stile horror. Il film di Matt Ruskin invece fornisce uno spaccato molto realistico e per questo motivo inquietante di cosa abbia significato vivere in una città sotto l’assedio di un serial killer imprendibile.
Ambientato nella Boston degli anni ‘60, Lo strangolatore di Boston ricostruisce molto fedelmente i due anni impiegati dalla polizia per fermare Albert DeSalvo, l’uomo che venne accusato di 13 efferati omicidi di donne avvenuti nell’arco di pochi mesi (per saperne di più leggi Lo strangolatore di Boston: cosa c’è di vero nel film?).
Il film però decide di raccontare questa caccia all’uomo da un punto di vista poco noto e che si rivela l’asso nella manica della pellicola.
La trama di Lo strangolatore di Boston
Al centro della storia infatti ci sono due giornaliste realmente esistite: Loretta McLaughlin e Jean Cole. All’epoca le due erano reporter del Boston’s Record - American, tra le pochissime donne a occuparsi di cronaca nera e giudiziaria, inchieste e articoli “da uomini”. Il tutto con molte difficoltà, essendo anche moglie e madri di famiglia, spesso giudicate negativamente per l’impegno e il tempo profuso al lavoro.
A interpretarle sono le attrici Keira Knightley e Carrie Coon. La prima è l’assoluta protagonista del film, narrato quindi in un’ottica femminile. Loretta è la sola a capire che dietro i recenti omicidi avvenuti a Boston c’è un’unica mano. Saranno i suoi articoli, redatti con la collaborazione della veterana Jean, a mettere la polizia sulla pista giusta, ma anche a scatenare il panico in città.
Nel film Albert DeSalvo fa la sua comparsa solo nelle fasi avanzate della pellicola, come avveniva nel primo titolo dedicato alla vicenda, girato nel 1968. Il focus è sulle donne della città: le due protagoniste ma anche le vittime, di cui viene raccontata la paura, la diffidenza, ma anche la difficoltà di vivere in un mondo maschilista che le espone a continui pericoli, di varia natura.
Perché vedere Lo strangolatore di Boston
La tesi del film è affascinante, perché aggiorna un primo giudizio che era stato dato alla vicenda. Negli anni infatti si è fatta strada l’ipotesi che tra le vittime dello Strangolatore ci fossero anche donne uccise da altri uomini. Il modus operandi del killer sarebbe stato insomma sfruttato da una o più persone che ne avrebbero approfittato per prendere di mira donne con cui avevano conti in sospeso.
In generale Lo strangolatore di Boston funziona perché sceglie un approccio austero e realistico, evidenziando come fosse la stessa America degli anni ‘60 con i suoi atteggiamenti a mettere in pericolo le donne. Il personaggio di Keira Knightley ad esempio se la deve vedere con maniaci e potenziali violenti perché l’editore, per vendere qualche copia in più, decide di mettere la sua foto in prima pagina.
Purtroppo però Lo strangolatore di Boston non riesce ad andare oltre questo buon spunto iniziale. Il suo principale difetto è quello di ricordare continuamente opere più riuscite di altri autori incentrate sulla caccia a un serial killer. In particolare finisce per suscitare un paragone non troppo lusinghiero con due titoli epocali di David Fincher: da una parte Zodiac, dall’altra la serie Netflix Mindhunter.
Il film al contrario è molto indicato per quanti amano il genere thriller ma detestano la spettacolarizzazione ai danni delle vittime, dimostrandosi sempre rispettoso, quasi pudico, nel raccontare gli omicidi. Per esempio, per precisa scelta della regia, i corpi delle donne e le uccisioni non vengano mai mostrati nel dettaglio.
L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Lo strangolatore di Boston di Searchlight.
Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano
Commento
Voto di Cpop
58Pro
- Keira Knightley convince
- Carrie Coon ancor di più: merita un film tutto suo
- Matt Ruskin punta sulla tensione, ma non spettacolarizza gli omicidi
Contro
- Ricorda thriller molto più riusciti
- Non riesce mai a essere davvero incisivo
- Sa tanto di già visto
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