Svegliati amore mio ha raccontato la battaglia di Nanà Santoro e delle altre mamme contro le esalazioni tossiche dell’acciaieria. Il cerchio si è chiuso con l’ultima puntata della fiction di Canale5 diretta da Ricky Tognazzi e Simona Izzo.
Sabrina Ferilli ha interpretato una “passionaria” contemporanea, una donna che non ha paura di esporsi e lottare per il benessere dei bambini del circondario, a costo di dover subire minacce, ricatti e umiliazioni.
Il finale della fiction ha fatto trionfare la giustizia e ha riportato le cose a un equilibrio dopo tante sofferenze.
Al fianco della Ferilli, Ettore Bassi e Francesco Arca hanno dato vita ai due uomini coinvolti in un triangolo pericoloso, uno dei quali piombato in un finale oscuro. Sul finale i lacci delle storyline si sbrogliano, i misteri vengono chiariti e i colpevoli (o meglio, il colpevole) puniti.
Ma come finisce nel dettaglio Svegliati amore mio?
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- La risoluzione del giallo: chi ha ucciso Mimmo?
- La morte di Lorenzo
- La battaglia finale contro l’acciaieria
- L’epilogo
La risoluzione del giallo: chi ha ucciso Mimmo?
Svegliati amore mio incrocia diversi generi: melò, dramma sociale, sick movie e anche giallo. A un certo punto (ma questo lo abbiamo visto nella seconda puntata) Mimmo Giuliani viene trovato morto ai piedi di una scogliera. Si è lanciato nel vuoto o qualcuno lo ha spinto?
Il principale sospettato per l’omicidio è proprio il suo “ex amico” Sergio, marito di Nanà, geloso di Mimmo perché aveva importunato sua moglie (e suo vecchio amore) e perché gli aveva soffiato un’importante promozione. Dopo un incidente all’acciaieria causato proprio dalla negligenza del nuovo capo, i due avevano litigato in presenza di testimoni, che avevano sentito Santoro minacciare Mimmo.
Le indagini si erano concentrate quindi su Sergio, per poi arenarsi e riprendere a seguito di un “intervento” di Tagliabue, che coinvolge un procuratore corrotto per incriminare l’uomo ed emettere un ordine restrittivo a suo carico, che lo condanna agli arresti domiciliari.
Sergio non può uscire di casa ed è in trappola, impotente, nonostante sia innocente.
A tendergli una mano è un suo vecchio collega, ora in pensione – e che prima lo aveva respinto – che arriva alla soluzione del mistero grazie a una lettera lasciata da Mimmo che incrimina se stesso e anche lui, oltre alla malgestione dei sistemi di sicurezza dell’acciaieria. L’uomo si è suicidato dopo l’incidente che avrebbe potuto causare la morte di diverse persone. La lettera lo prova e scagiona Sergio.
Per dimostrarlo, l’operaio viola gli arresti domiciliari per recarsi di nascosto il 27 ottobre all’acciaieria. S’introduce negli uffici della fabbrica e grazie all’aiuto di Dini, braccio destro di Tagliabue, trova i documenti che incriminano il direttore dell’acciaieria, che per contenere i costi ha messo a rischio la vita e la salute dei propri operai e degli abitanti della zona.
La lettera di Giuliani libera definitivamente Sergio da ogni sospetto. Il suo amico storico si è tolto la vita.
La morte di Lorenzo
La terza e ultima puntata svela anche il tragico destino del fidanzatino di Sara, Lorenzo. Dopo le loro fughe d’amore, le loro canzoni e i loro giochi, la situazione precipita. Il ragazzo saluta la figlia di Nanà prima di sottoporsi a una risonanza, ma poco dopo accusa una crisi respiratoria.
Viene salvato in extremis dalla dottoressa Placido, che però non rassicura la madre sulle sue condizioni. Il cuore del ragazzo è oppresso dalle masse tumorali e non ci sono speranze per una guarigione.
La donna, affranta, dà l’ultimo saluto a suo figlio insieme al secondogenito, a Nanà, Sergio e Sara, circondati dall’affetto e dallo sgomento degli altri pazienti. Lorenzo muore e durante la celebrazione del suo funerale Nanà fa un discorso per scuotere le coscienze: dopo tutte queste patologie, queste morti terribili, bisogna smettere di avere paura. È necessario allearsi e portare avanti una protesta, una battaglia contro la fabbrica, grazie anche all’aiuto del giornalista Stefano Roversi.
Nonostante le proteste del parroco, le madri raccolgono l’invito di Nanà – che porta la bara del piccolo Lorenzo insieme alla dottoressa e alle altre donne – e decidono di organizzarsi per protestare contro la fabbrica.
Intanto per i Santoro c’è una buona notizia: Sara sta meglio e può tornare a casa.
La battaglia finale contro l’acciaieria
Nanà, Stefano e la dottoressa Placido raccolgono tutte le testimonianze delle donne che hanno perso un parente, un familiare, un figlio, o hanno sperimentato da vicino malattie gravi o meno gravi (dai tumori alle eruzioni cutanee) e pubblicano tutto su un giornale locale, che denuncia la cattiva gestione e la tossicità dell’acciaieria.
Gli operai intanto sono i primi a osteggiare la protesta e Nanà, che si è esposta in prima persona, subisce attacchi e minacce, una denuncia per diffamazione e una scritta oscena sul cancello di casa sua.
Nel frattempo la donna scopre che anche la titolare del salone di bellezza dove lavorava, Ramona, si è ammalata ed è sparita per diversi mesi solo perché doveva curarsi. La donna è tornata ed è pronta a sostenere la protesta.
Intanto si avvicina il 27 ottobre, data cruciale perché Tagliabue sta per chiudere un importante accordo con il governo per avere dei cospicui finanziamenti. L’uomo ha fatto di tutto per neutralizzare Sergio, che dopo gli scontri con la moglie si è convinto della tossicità di quel posto, e anche Nanà, che è sconvolta dall’incriminazione del marito e non vuole più uscire di casa. A convincerla a partecipare al corteo sono Manuela e soprattutto Sara.
Proprio durante la riunione con il governo, il corteo si ferma davanti ai cancelli, dove reclama a gran voce Tagliabue.
Imbarazzato e costretto dalla situazione, il dirigente deve abbandonare l’incontro per scendere a parlare con la gente. Sergio e Dini, intanto, mostrano a tutti (le mamme dietro il cancello e gli operai nella fabbrica) i misfatti del direttore, che per contenere i costi ha messo a rischio tutti. Quei documenti arriveranno presto alle autorità.
L’epilogo
Tagliabue viene incriminato e arrestato per il disastro ambientale, insieme ai proprietari della fabbrica. Torelli, direttore sanitario corrotto dell’ospedale (ed ex marito della Placido) viene sospeso e al suo posto viene messa proprio Manuela. Dini prende il posto del suo capo, che lo ha bistrattato per tanto tempo, e viene incaricato della bonifica dell’acciaieria.
Sergio e Nanà riprendono la loro vita insieme a Sara che, portate a termine le cure, ricomincia a nuotare e vince una gara. A darle la forza sono stati proprio i suoi genitori sugli spalti, ma anche Lorenzo, di cui ha una visione proprio al termine della competizione.
Svegliati amore mio scuote e incita a lottare, senza perdersi d'animo, per ottenere giustizia.
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