Tarantino difende la sua versione di Bruce Lee: Shannon Lee e Kareem Abdul-Jabbar lo criticano

Autore: Francesco Ursino ,

La rappresentazione di Bruce Lee in C’era una volta a… Hollywood continua a far discutere. Dopo gli attacchi di Shannon Lee, figlia dell’artista marziale, Quentin Tarantino si è sentito in dovere di difendere le sue scelte artistiche, non prima di essere stato criticato anche dal campione di basket Kareem Abdul-Jabbar.

Secondo il regista, in ogni caso, la rappresentazione di Bruce Lee contenuta nel suo ultimo film non si discosta molto dalla realtà. L’attore visto anche in Il Calabrone Verde, infatti, sarebbe stato “un tipo arrogante”.

Advertisement

La versione di Tarantino

Intervistato da Deadline, Tarantino ha approfondito alcuni aspetti legati alla sua rappresentazione di Bruce Lee. Secondo il regista, la sua trasposizione ricalca in maniera abbastanza realistica la figura dell’artista marziale:

Ho sentito dirgli cose [si riferisce a Bruce Lee, n.d.r.] come quelle che dice nel film. Se la gente dice: 'Beh, non ha mai detto che potrebbe battere Muhammad Alì' io dico sì, l’ha detto. E non solo l’ha detto lui ma anche sua moglie, Linda Lee, lo ha scritto nella sua prima biografia… lo ha assolutamente detto.

Arrogante o meno, resta il fatto che in C’era una volta a… Hollywood Bruce Lee va a sfidare Cliff Booth, personaggio portato in scena da Brad Pitt. Secondo molti, la sfida non avrebbe ragione di esistere, vista la grande padronanza delle arti marziali di Lee. Tarantino, però, è di idee diverse:

Advertisement

Cliff potrebbe battere Bruce Lee? Brad Pitt non sarebbe in grado di farlo, ma forse Cliff sì. È come chiedermi: 'Chi vincerebbe in una sfida tra Bruce Lee e Dracula?' È la stessa domanda. Parliamo di un personaggio immaginario. Se io dico che Cliff può battere Bruce Lee, si tratta di un personaggio immaginario, quindi sì, potrebbe anche battere Bruce Lee.

D’altra parte, nel film Cliff Booth è un ex soldato dell’esercito americano con alle spalle un passato fatto di violenza e morte. Tarantino tiene a sottolineare questo aspetto:

Quello di cui Bruce Lee parla nel film è che lui ammira i guerrieri. Ammira il combattimento, e la boxe è la più vicina approssimazione sportiva del combattimento. Cliff non è parte di uno sport che somiglia a un combattimento, lui è un guerriero. È una persona che combatte.

Tarantino ha una sua idea precisa anche sull’esito del combattimento tra Lee e Booth. Secondo il regista, se i due si sfidassero al Madison Square Garden, in un torneo di arti marziali, Lee avrebbe la meglio. Ma se lo scontro si tenesse nella giungla delle Filippine, il risultato sarebbe diverso:

Advertisement

Cliff lo ucciderebbe.

Sony Pictures Entertainment
Una sequenza di C'era una volta a... Hollywood

Shannon Lee non ci sta e va all’attacco

Le dichiarazioni di Tarantino non devono essere andate molto a genio a Shannon Lee, la vulcanica figlia di Bruce Lee che è apparsa particolarmente stizzita dopo le ultime esternazioni del regista americano. Intervistata da Variety, infatti, Shannon ha risposto colpo su colpo:

Advertisement

Tarantino potrebbe stare zitto. Sarebbe veramente carino da parte sua. O potrebbe scusarsi e dire: ‘Non so bene come fosse davvero Bruce Lee. Ho solo scritto la sua parte per il mio film. Ma tutto questo non dovrebbe essere preso come una rappresentazione verosimile'.

E sulla presunta veridicità della rappresentazione di Tarantino, Shannon ha commentato:

Una delle cose che mi infastidisce delle sue dichiarazioni è che da una parte lui vuole far passare tutta la faccenda come vera, mentre dall’altra vuole rimanere nell’ambito della finzione.

La donna, inoltre, ha spiegato che quella che il regista americano chiama arroganza era semplicemente sicurezza nei propri mezzi. Shannon osserva che questo tipo di critiche verso suo padre è stata già mossa in passato, specialmente da altri "uomini bianchi" legati all’ambiente delle arti marziali di Hollywood.

Advertisement

D’altra parte, Variety sottolinea che quando Tarantino associa Bruce Lee a Muhammad Alì, e al fatto che tra i due potesse esserci un qualche scontro, non si riferisce alla biografia di Linda Lee, quanto a una affermazione di un critico cinematografico dell’epoca, che scriveva:

Quelli che guardano Bruce Lee scommetterebbero sul fatto che Lee avrebbe potuto malmenare Cassius Clay [il nome di Muhammad Alì prima della sua conversione all’Islam, n.d.r.] fino a fargli perdere i sensi.

Shannon Lee, in ogni caso, sottolinea nuovamente che Tarantino aveva tutto il diritto di proporre la sua versione di Bruce Lee. Il problema, però, risiederebbe nell’atteggiamento del regista americano:

Tarantino può proporre Bruce Lee nella maniera a lui più opportuna, e così ha fatto. Ma si dimostra poco sincero quando dice: 'Beh, lui era così, ma tanto questo è un film romanzato, quindi non vi preoccupate troppo della cosa'.

E Kareem Abdul-Jabbar rincara la dose

La versione tarantiniana di Bruce Lee non sembra essere andata molto a genio neanche a Kareem Abdul-Jabbar, campione di basket a stelle e strisce che ha recitato a fianco di Lee nel suo ultimo film, L'ultimo combattimento di Chen, datato 1978. Intervistato da The Hollywood Reporter, la star NBA è apparsa sulla stessa lunghezza d’onda di Shannon Lee:

Tarantino ha il diritto artistico di ritrarre Bruce nel modo da lui preferito. Ma farlo in una maniera così imprecisa e un po' razzista è un fallimento, sia come artista che come essere umano. Questa faccenda mi ha segnato. Tarantino è uno dei miei registi preferiti perché è così audace, imprevedibile e senza compromessi. I suoi film hanno una energia tipica di chi ama il cinema e vuole fartelo amare anche a te. Assisto a ogni nuovo film di Tarantino come se fosse un evento, sapendo bene che la sua versione del cinema action degli anni ’60 e ’70 è molto di più intrigante di un semplice omaggio. È questo che rende le scene di Bruce Lee così deludenti, non tanto perché non si basano su fatti concreti, ma per la mancanza di consapevolezza culturale.

Abdul-Jabbar ha da ridire anche sulla presunta arroganza di Bruce Lee, che trasparirebbe in maniera chiara in C’era una volta a… Hollywood. L’ex giocatore di Milwaukee Bucks e Los Angeles Lakers ha spiegato:

Sono stato a fianco di Bruce diverse volte quando qualche idiota lo sfidava apertamente a duello. Lui ha sempre declinato educatamente. La prima regola del fight club di Bruce era non combattere – a meno che non ci fosse altra opzione. Non aveva bisogno di provare niente a nessuno. Sapeva chi era e che la vera lotta non era sul ring, ma sullo schermo, al fine di creare opportunità per gli attori asiatici e farli andare oltre i soliti stereotipi. Sfortunatamente, C’era una volta a… Hollywood preferisce questi vecchi metodi.

Cosa ne pensate di tutta questa polemica? Vi schierate con Tarantino, o siete dalla parte di Shannon Lee e Kareem Abdul-Jabbar?

Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...