The Prestige: spiegazione e teorie sul finale del film

La guerra tra due illusionisti nella Londra di fine ‘800 prende una piega ossessiva, tragica e surreale. Ecco le teorie sul finale dello splendido film di Christopher Nolan, The Prestige.

Autore: Alice Grisa ,

The Prestige è un film del 2006 di Christopher Nolan, un thriller psicologico con pennellate di dramma e fantascienza ambientato nella Londra di fine ‘800 e incentrato sul mondo degli illusionisti.

Cervellotico e affascinante come la maggiora parte dei film di Nolan, The Prestige ha richiesto una gestazione di quasi 5 anni per la scrittura della storia dei due illusionisti rivali.

Christopher Nolan ha adottato una struttura narrativa in tre atti che riprende i tre momenti principali dell'illusione: la promessa, la svolta e il prestigio.

Hugh Jackman e Christian Bale interpretano i ruoli principali, quelli dei due illusionisti rivali, mentre Michael Caine è il loro mentore, Mr. Cutter, e Scarlett Johansson è l’assistente di uno dei due. Del cast fanno parte anche Piper Perabo (nel ruolo della moglie-assistente di Angier), Rebecca Hall (nel ruolo della moglie di Borden), Andy Serkis e il grande David Bowie nei panni dello scienziato Tesla.

La trama completa del film

La storia inizia nella Londra del 1890. La struttura a cornice parte con Alfred Borden, illusionista rinchiuso in carcere e accusato di aver ucciso il collega Robert Angier.

Rileggendo un vecchio diario dell’amico-nemico, Borden ripercorre la loro dolorosa e drammatica vicenda, a partire da quando entrambi lavoravano al teatro Orpheum di Londra come assistenti dell’esperto Cutter: Borden era di estrazioni molto umili e Angier proveniva da una famiglia ricca, ma questo non ha mai impedito a entrambi di dedicarsi alla loro passione con la stessa dedizione.

Tra i numeri più scenografici del loro spettacolo c’era quello della vasca piena d’acqua dove era rinchiusa ogni volta Julia, la moglie di Angier, completamente legata. La ragazza riusciva a liberarsi conquistando la sorpresa del pubblico, ma – annoiandosi – avrebbe voluto cimentarsi con qualcosa di più difficile, come un nodo diverso, nonostante il parere contrario di Cutter e Angier.

Proprio a causa di questa velleità di Julia, un incidente tragico avrebbe incrinato per sempre il rapporto amichevole tra Borden e Angier. Una sera Julia, accordandosi con Borden (ma tenendo all’oscuro il marito) si fa legare con un nodo diverso, cosa che le impedisce di liberarsi e la fa morire annegata.

Lo sgomento di Angier si converte in una furia cieca contro Borden, che ritiene colpevole: da quel momento i due illusionisti non potranno più essere amici.

Le loro strade, come le carriere, si separano: Angier si esibisce come Il grande Dantòn, mentre Borden utilizza il nome de Il Professore. I due iniziano a sabotare i reciproci numeri: Angier s’intromette ne “L’afferraproiettile” dell’amico, facendogli perdere due dita di una mano.

Borden a un certo punto comincia a spopolare con un numero nuovo, “Trasporto umano”, in cui l’illusionista scompare e riappare in un’altra parte del palco, come se si teletrasportasse. Il numero è di grande impatto e un livoroso Angier vuole scoprire a ogni costo il trucco, anche se Cutter gli spiega che non è possibile teletrasportarsi, e che quell’artificio è possibile solo grazie all’utilizzo di un sosia. Angier, roso dall’invidia, si procura un uomo che gli assomiglia e mette in scena in trucco in modo più solenne e fastoso, conquistando un certo successo. Ma il tarlo del numero perfetto di Borden, che sembra davvero teletrasportarsi, è diventato ormai un’ossessione, tanto che invia anche la sua assistente Olivia (che s'innamorerà di Borden) come spia. La caccia di Olivia fa emergere un diario (forse falso?) con gli appunti dell’ex amico che convoglierebbero la sua magia verso gli esperimenti scientifici di Nikola Tesla.

Spinto dalla sete di conoscenza (e di emulazione), Angier raggiunge Tesla negli Stati Uniti e gli mostra il diario, ma lo scienziato nega di aver aiutato il suo rivale. Spinto dall’insistenza dell’illusionista, Tesla gli costruisce una macchina in grado non di spostare ma di clonare elementi, cambiando la dislocazione ma generando così una copia degli oggetti o individui posti nel congegno. Tesla mette in guardia Angier sui pericoli della macchina, ma l’illusionista sembra deciso a sfruttarla per i suoi prossimi numeri.

Nel frattempo Sarah, la moglie di Borden, si suicida a causa dei comportamenti inspiegabili e contraddittori di suo marito, e Olivia abbandona il mago, riscontrando anche lei un’incoerenza nel suo modo di comportarsi.

Angier, tornato a Londra, mette in scena il suo numero spettacolare: grazie alla macchina di Tesla, riesce a sdoppiarsi e a riapparire in altri punti del palco. Borden lo spia e scopre che l’illusionista, tutte le sere, cade in una botola sotto la quale c’è una vasca piena d’acqua che si richiude sopra di lui, facendolo annegare, mentre un altro Angier raccoglie gli applausi sul palcoscenico.

Vedendo l’amico annegare, Borden tenta di salvarlo, inutilmente, ma viene visto e arrestato con l’accusa di omicidio, nonché condannato a morte per impiccagione.

In carcere Borden riceve la proposta di uno sconosciuto, Lord Caldlow, che baderà per sempre alla figlia di Alfred, Jess, se lui gli confiderà il suo trucco per “Trasporto umano”. L’illusionista accetta e svela la soluzione che Angier aveva escluso dall’inizio: ha un sosia, o meglio, un gemello. Il gemello è una presenza costante della vita di Borden, è il suo assistente Fallon che sembrava un'altra persona grazie ad alcuni trucchi estetici.

Fallon in realtà non era che un secondo Borden, probabilmente è stato proprio lui a fare il nodo letale a Julia.

Lord Caldlow altri non è che Angier, ma è troppo tardi: Borden gli chiede di salvargli la vita dichiarandosi ancora vivo, Robert rifiuta e nessuno crede all’illusionista. Uno dei due gemelli viene giustiziato (dopo aver detto l'ultima sua parola, "Abracadabra"), l'altro si occuperà della figlia. 

Nel frattempo Cutter, sconcertato e amareggiato, rimprovera Angier per aver lasciato morire l’amico ma accetta di aiutarlo a distruggere la macchina clonante.

Epilogo: mentre Cutter riepiloga i tre momenti del numero di illusione (la promessa, la svolta e il prestigio), il Borden vivo entra nel teatro dove si esibisce Angier e spara all’illusionista (o a un suo clone, non possiamo escluderlo), che muore prima che l’altro dia fuoco all’edificio. Prima che tutto venga consumato dalle fiamme, vediamo svelate decine di vasche d’acqua con all’interno i cadaveri di Angier (o dei suoi cloni).

La spiegazione del finale

Affascinante, inquietante e controverso, il finale di The Prestige ha generato tante teorie su come potrebbero essere andate effettivamente le cose.

Ecco l’interpretazione più probabile: ossessionato da Borden, Angier è arrivato fino a Tesla, lo scienziato serbo trasferito in America, per avere una risposta al numero “Teletrasporto”. Tesla gli ha consegnato una macchina in grado di “fotocopiare” e non “teletrasportare”, avvertendo l’illusionista dei suoi pericoli.

Angier, accecato dalla furia e dalla voglia di eclissare Borden, ha organizzato un numero suicida, sacrificando a ogni esibizione se stesso (o il proprio clone, più probabilmente) che, precipitando nella botola, annegava nella vasca piena d’acqua. Oggettivamente, alla fine del film, l’ultima immagine scioccante che vediamo è quella di una fila di vasche con Angier morto, annegato ogni sera perché "the show must go on".

In realtà, l’ingente patrimonio di Angier e i suoi potenti mezzi per emulare il trucco del nemico, non avrebbero mai egugagliato la semplicità su cui Borden aveva costruito il proprio numero: un gemello. Eppure Angier, pur di arrivare all’obiettivo, ovvero seppellire la propria nemesi (o il proprio doppio, se analizziamo i due illusionisti da una prospettiva più freudiana), è stato disposto a morire annegato tante volte (è possibile sapere se il clone avesse la coscienza dell’originale, se pensasse e soffrisse come l’originale nel momento in cui finiva in una vasca pronta per l’annegamento? No, ma solo il pensiero mette i brividi).

La riflessione più opportuna che si dovrebbe fare in questo finale agghiacciante, liquido e infuocato allo stesso tempo, è pensare al punto a cui Angier era disposto ad arrivare, e soprattutto per cosa. Era disposto a morire per la forma suprema della magia? Per distruggere Borden? Per dimostrare che i soldi possono comprare anche ciò che non è acquistabile, come la semplicità meravigliosa di un trucco banale e geniale? Si può vedere Angier anche come l’emblema del “vorrei ma non posso”, del fallimento esistenziale, dell’infrangersi della buona volontà contro lo scoglio del possibile.

- Tu hai percorso metà del mondo, hai speso una fortuna, hai fatto cose terribili, cose davvero terribili Robert. Tutto per niente.
- Tu non hai capito la verità? Il mondo è semplice, miserabile, solido, del tutto reale. Ma se riuscivi a ingannarli anche solo per un secondo, allora potevi sorprenderli. E allora riuscivi a vedere qualcosa di molto speciale.

E lo stesso vale per Borden, che ha consacrato la propria vita alla magia, dissimulando la presenza di un gemello sotto mentite spoglie (sono bastati dei baffi e un cappello a non far capire a nessuno la verità) ma condividendo con Fellon la vita, al punto tale da mandare in frantumi ogni rapporto sentimentale di entrambi. Dal canto suo, Angier non poteva in nessun modo essere Borden, non poteva riportare in vita Julie, non poteva emulare un trucco che non può essere emulato, perché la natura spesso s’impone in modo violento non solo sulla cultura, ma anche sulla magia.

Le teorie sul finale

Sul finale acqua-fuoco di The Prestige sono fioccate tante e diverse teorie.

Una delle più discusse, per esempio, apparsa su MYmovies, sostiene che non ci fosse nessuna clonazione alla fine del film ma solo un’abile, abilissima opera di illusione, teoria accreditata dalle parole di Cutter sulla promessa, la svolta e il prestigio che accompagnano le immagini finali. In altre parole, la chiacchierata con Tesla sarebbe più simbolica che reale e, alla fine, Robert si sarebbe rassegnato a fare il proprio numero con il sosia, ingannando (esattamente come Nolan avrebbe ingannato gli spettatori con il trucco delle vasche moltiplicate) e uccidendolo, mentre nelle altre vasche non ci sarebbe il cadavere di se stesso clonato ma qualunque altra cosa (un altro corpo, un fantoccio? Chissà).

Questa teoria si basa sul concept dell’illusione, una metaillusione, che poi non è altro che il cinema stesso. Lo spettatore si pone davanti al grande schermo accettando il patto narrativo, la sospensione di incredulità e l’universo coerente raccontato dal regista. Non è diverso da chi vede le vasche, vede i cloni e accetta di vederli ignorando che la clonazione non è possibile, neanche con la macchina di Tesla.

In molti, sempre tra i commenti di MYmovies, si sono concentrati su una rilettura retroattiva di tutto il film, dopo lo svelamento della figura di Borden. Tanti comportamenti di Alfred, col senno di poi, sono imputabili al suo gemello.

Che ne pensate? Vi è piaciuto questo film?

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