Gli elementi noir in The Walking Dead: una ricetta per il successo

Autore: Chiara Poli ,

In apertura del panel di The Walking Dead al prestigioso Courmayeur Noir in Festival, FOX ha proiettato il celebre filmato “5 stagioni in 5 minuti” (che in realtà sono diventate 5 e mezzo, visto che siamo al sesto finale mid-season). Nel riassunto delle stagioni, #Rick Grimes ci racconta in prima persona tutto ciò che ha dovuto fare, vedere e sopportare per sopravvivere in un mondo dominato dagli zombie.

Robert Kirkman, sia nel fumetto che nella serie tv, ha scelto Rick come nostra guida nello spaventoso mondo post-apocalittico in cui veniamo scaraventati. Rick è i nostri occhi e le nostre orecchie in un mondo nuovo e terrificante. Ci risvegliamo con lui a cose fatte, scopriamo insieme l'orrore e impariamo a non abbassare mai la guardia grazie a lui. Che ci sia un solo leader è sempre stato chiaro, così com’è chiara la forte dose di noir nella ricetta per il successo di The Walking Dead: un dramma umano mescolato con un noir metropolitano in cui i veri mostri non sono gli zombie, ma gli uomini. Il lato oscuro presente in ciascuno di noi è il vero filo conduttore degli eventi, al tempo stesso è fonte di pericoli e di risorse. E Rick Grimes è il classico protagonista da noir: un uomo di legge presto costretto a superare i limiti, restando sospeso fra il cliché dell’eroe e quello del cattivo per diventare un personaggio complesso, cupo, ambiguo e imprevedibile.

Il dibattito al panel di The Walking Dead durante il Courmayeur Noin in Festival
Chiara Poli, Luca Rochira e Mattia Nicoletti al Courmayeur Noir in Festival
Anche il nostro ingresso nel mondo di The Walking Dead è all’insegna del noir. Non vediamo davvero il pericolo, all’inizio: lo percepiamo, lo scopriamo poco alla volta. E quella porta con la scritta “Don’t open, dead inside” ne è il simbolo. Le mani che cercano di uscirne e i lamenti spaventosi che ne provengono sono il modo in cui gli autori decidono di porci di fronte alla paura, facendocela conoscere poco alla volta. In puro stile noir, un genere che ha contaminato alcuni dei maggiori successi cinematografici e televisivi di tutti i tempi. Il noir intriga lo spettatore, aumenta la suspense e gioca sulle suggestioni. Come l’ombra del mostro ne Il bacio della pantera di Tourneur, o la sagoma dello squalo nel primo blockbuster (Lo squalo di Spielberg), o come il mostro alieno che stermina l’equipaggio della nave Nostromo, con la sola eccezione di Ellen Ripley (Sigourney Weaver in Alien).

Ripley è l’unica, vera leader. Quella che, proprio come Rick Grimes, è la sola a capire cosa serve per sopravvivere: cancellare ogni limite, spingersi oltre. The Walking Dead ci costringe a confrontarci con i nostri limiti morali, a chiederci cos’avremmo fatto al posto dei protagonisti. L’alienazione dello zombie, creatura guidata solo da un'insaziabile fame, è il simbolo di quella massificazione dettata dal consumismo che George Romero aveva iniziato a raccontarci negli anni Sessanta. The Walking Dead è una serie di chiara ispirazione romeriana, che esaspera le tinte noir per giocare sull’ambiguità dei personaggi, sulle ombre che strisciano nel buio, sui suoni terrificanti che preannunciano lo scontro. Anche il punto di forza della serie è "noir": l’imprevedibilità derivante dalla follia che contagia gli esseri umani, ormai privi di certezze.

Advertisement

Tutti, incluso Rick, vacillano di fronte all'orrore. Ma Rick ha il carisma e la preparazione necessari ad adattarsi. Adattati o muori. Uccidi o muori. Guardati dagli zombie, ma ancor più dagli uomini, che hanno trasformato il mondo in un inferno di immoralità, tradimento e cannibalismo. E che sono disposti a fare di tutto pur di continuare a viverci, in quell'inferno...

Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...