Qualcuno sostiene che, in base alla sua esperienza, la gente che afferma di saperne abbastanza è più pericolosa della gente che non sa assolutamente nulla. Suonano più o meno così le parole che Siddiq si sente rivolgere nell’infermeria di Hilltop, mentre fa di tutto per rendersi utile. La sua reazione, piuttosto dura e concreta, lo fa apprezzare alla donna che l’aveva appena sgridato, ma soprattutto a noi: è importante affinché il sacrificio di Carl sia ritenuto degno. Il personaggio di Siddiq, ogni volta che ne ha l’occasione, mette in luce le proprie qualità positive: gli autori fanno in modo che si “meriti” il sacrificio di Carl. Siddiq è come il soldato Ryan: deve meritarselo.
Si tratta di una strategia piuttosto semplice per far piacere al pubblico un personaggio nuovo, strategia che gli sceneggiatori di questo tredicesimo episodio di #The Walking Dead 8 hanno applicato in questo episodio a ogni singolo personaggio, mettendone in evidenza luci e ombre per stabilire un confine netto fra i nostri e i loro nemici.

Senso di colpa, vendetta e perdono in TWD
Morgan, perseguitato dal fantasma di Gavin, torna ai vecchi tempi - quando sentiva le voci dei morti mentre, isolato, “puliva” il mondo dagli zombie dopo la morte del figlio. Le sue ferite riemergono, più forti che mai, per sottolineare la lotta interiore fra il suo atteggiamento recente e la sua coscienza, tormentata dal senso di colpa.
Allo stesso modo, Carol - nel commovente, ultimo dialogo con Tobin - si apre con lui, mettendo a nudo l’anima di una guerriera che fa di tutto per non soffrire più. L’anima di una guerriera che si scontra con quella di una donna passionale e appassionata, empatica e generosa, che non può fare a meno di affezionarsi a chi la circonda.
E ancora: #Maggie, parlando via radio con Simon, si qualifica come “Maggie Rhee, la vedova”, facendo suo il soprannome che le ha dato Negan e ribadendo più volte nel corso dell’episodio la sua sete di vendetta per la morte di Glenn. Una sete di vendetta che, tomba dopo tomba, mette sempre più in crisi il suo ruolo di leader: la responsabilità di sacrificare delle vite per vincere la guerra, ma anche per ottenere un obiettivo personale, inizia a pesare troppo sulle sue spalle. Cosa che, naturalmente, la renderà un leader migliore di quanto non sia già.
L'episodio di The Walking Dead intitolato Fuori strada, mentre ci mostra l’attacco dei Salvatori a Hilltop mettendo da parte il destino di Negan con Jadis, si concentra proprio su questo: su una battaglia il cui vero scopo è fare il punto della situazione sull’evoluzione dei vari personaggi.
Le armi infette utilizzate dai Salvatori si rivelano una strategia vincente: dopo che Hilltop ha respinto l’attacco, costringendo Simon e i suoi alla fuga, nel pieno della notte si scatena l’inferno quando i feriti iniziano a trasformarsi e ad attaccare gli altri. Si contano molte vittime - incluso Tobin, che la stessa Carol deve fermare - e il destino di Tara, ferita durante la battaglia, appare segnato: ora, la sua richiesta di considerare Dwight come un alleato e non più come un nemico, per Daryl ha più il valore di un ultimo desiderio che di un punto di vista opposto al suo.
Dopo aver quasi ucciso #Dwight, Tara ricorda come questi le abbia salvato la vita nel bosco e apre la porta alla speranza, sentimento che Daryl Dixon da molto tempo non sembra più capace di provare. Dovremo aspettare per scoprire quale sarà il destino di Tara, e se questo influirà sulla decisione di Daryl e soprattutto sul suo modo di vedere il mondo.
Luci, ombre e sfumature
In un episodio ricco di azione, fra battaglie e attacchi di zombie, The Walking Dead trova il tempo di raccontarci in che modo gli eventi recenti influiscono su chi ha la fortuna di sopravvivere. Il piccolo Henry - che non ha creduto nemmeno per un momento alle parole di Morgan su Gavin - cerca il vero assassino di suo fratello. Come il piccolo Carl che aveva giocato con lo zombie nella palude, causando in seguito la morte di Dale, anche Henry - perché i bambini sono e devono restare bambini anche nel mondo 2.0 - combina un grosso guaio.
Fa fuggire i Salvatori, guidati dal sempre crudele Jared, e si trova solo, disarmato, in mezzo a un attacco di zombie. Non sappiamo ancora che fine abbia fatto, ma una cosa è certa: il confine che separa l’infanzia dall’orrore di un mondo in guerra, contro i vivi e contro i morti, è stato cancellato molto tempo fa. Eppure, non si può impedire a un ragazzino di agire come un ragazzino.
Questo ci dice Fuori strada: a dispetto delle circostanze, noi siamo ciò che siamo. Possiamo evolverci, adattarci, cambiare idea, ma non possiamo bruciare le tappe, né soffocare la nostra natura. Il concetto è fondamentale, perché contribuisce a definire le personalità in gioco.
Incluse quelle di Rick e Michonne, protagonisti di una breve sequenza così carica di tensione emotiva da farci quasi commuovere.
#Rick dice che doveva provare a uccidere Negan, ma qualcosa nel suo atteggiamento ci ricorda come sia al tempo stesso conscio del fatto che, così facendo, non solo non avrebbe posto fine alla guerra (l’attacco a Hilltop è stato deciso da Simon), ma sarebbe anche andato contro l’ultima richiesta di suo figlio.
Fra lotte, zombie e caos, Fuori strada ha un messaggio per noi: non è così che si porrà fine alla guerra. Ci dev’essere un altro modo. Ci dev’essere qualcos’altro.Qualcosa che solo Carl Grimes, finora, era riuscito a vedere.
Appuntamento lunedì prossimo su FOX con l'episodio 8x14 di #The Walking Dead.
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