Tutti i film da vedere con Chadwick Boseman

Quello di Chadwick Boseman è un talento che ci ha lasciati troppo presto. Nella tristemente breve carriera dell'attore statunitense ci sono però film che hanno saputo lasciare il segno. Scopriamo quali.

Autore: Alessio Zuccari ,

Il 29 agosto 2020 arriva dagli Stati Uniti la notizia che Chadwick Boseman si è spento il giorno prima dopo una lunghissima malattia, a soli 43 anni. L'attore afroamericano ha perso la battaglia contro il cancro al colon, malattia tenuta nascosta all'opinione pubblica e affrontata nel privato, diagnosticata per la prima volta nel 2016. Un demone con il quale Boseman ha convissuto per quattro lunghi anni durante i quali ha preso parte ad alcune delle pellicole più significative della sua breve ma intensa carriera, che tanto ancora avrebbe potuto offrire.

Quello di Boseman è un talento la cui possibilità espressiva è stata strappata via troppo prematuramente dalla sua scomparsa, che di certo non ha impedito all'attore di ritagliarsi un considerevole spazio nel cuore della comunità nera statunitense, della quale è diventato un potente simbolo. Gli sono bastate poche ma significative interpretazioni per delineare un manifesto di un'intera nuova generazione mossa da un pulsante e vivido orgoglio black, colonne portanti in film in cui Chadwick Boseman ha lasciato un segno indelebile tanto quanto le eco sociali e politiche che da queste opere si sono propagate.

Ripercorriamo assieme le sue performance più importanti con una selezione, in ordine cronologico, dei film simbolo della carriera dell'attore.

I film più importanti della carriera di Boseman

42 - La vera storia di una leggenda americana (B. Helgeland, 2013)

Il primo, vero punto di svolta nella carriera di Chadwick Boseman arriva nel 2013 quando viene scelto da Brian Helgeland per interpretare Jackie Robinson, leggenda del baseball americano, nel film 42. Robinson fu il primo giocatore nero a militare nella Major League Baseball di epoca moderna, la massima categoria di baseball statunitense. Boseman riconosce sin da subito l'importanza di un ruolo del genere, dimostrando immediatamente l'attitudine dell'attore di andare a ricoprire con indubbia personalità importanti figure che hanno segnato la storia della comunità afroamericana.

Il film ottenne un considerevole plauso della critica che si concentrò soprattutto sull'ottima performance di Boseman al fianco di una leggenda del cinema come Harrison Ford. Nonostante le accuse mosse alla pellicola di essere storicamente inaccurata in alcuni snodi, 42 ottiene anche un più che discreto riconoscimento al botteghino.

Un primo importante tassello nella carriera dell'attore, elogiato anche dalla vedova di Robinson per la performance alla quale Boseman si è preparato con mesi di allenamento professionistico capace di donare spessore e dignità a una personalità fondamentale della storia della comunità nera come quella del giocatore di baseball.

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Get on Up - La storia di James Brown (T. Taylor, 2014)

Se l'attitudine al lavoro e alla meticolosa preparazione dei propri personaggi era emersa già in 42, è con Get on Up che Chadwick Boseman alza ancora di più l'asticella qualitativa del suo impegno come attore. Nella pellicola biografica diretta da Tate Taylor e distribuita a partire dal 2014, Boseman si cala nei panni di un'altra imprescindibile leggenda della cultura nera statunitense: James Brown, ribattezzato il Padrino del soul.

Ancora una volta un ruolo dall'incredibile peso specifico che l'attore costruisce sulle proprie spalle un centimetro alla volta, cantando e ballando sotto l'attenta supervisione del coreografo Aakomon Jones per donare la giusta credibilità e coerenza al proprio personaggio.

Una performance che gli vale un'altra volta il riconoscimento della critica, così come è la seconda interpretazione nel giro di due soli anni che inizia a cementificare l'attenzione che Boseman sembra mettere nella scelta di ingaggi che passino dal valorizzare determinate icone culturali. Un percorso, quello dell'attore, che passando da qui iniziava a porre i paletti di un confine ben preciso dentro al quale muoversi, prima di giungere, come vedremo di seguito, a rendere la propria figura al pari delle star che fino a questo momento aveva ritratto sul grande schermo.

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Black Panther (R. Coogler, 2018)

Il personaggio di Pantera nera compare nel Marvel Cinematic Universe per la prima volta in Captain America: Civil War (Anthony e Joe Russo, 2016). T'challa, interpretato da Boseman, troverà però reale spazio nel film a lui dedicato nel 2018, con l'arrivo nelle sale del Black Panther diretto da Ryan Coogler. Questa è la storia di un figlio divenuto improvvisamente re, ma soprattutto è la storia di un'intera comunità che si raccoglie attorno ad un film che per la prima volta all'interno di un importantissimo immaginario, come appunto quello supereroistico del MCU, può contare tra le sue fila tecnico/artistiche una quasi totalità di mestieranze afroamericane.

Chadwick Boseman è il polo attorno al quale stringersi. Diviene qui, realmente, il simbolo di un cambiamento che negli Stati Uniti è sentito in maniera estremamente intensa dalla comunità nera che riconosce in un prodotto commerciale di questo tipo (con un incasso al botteghino di oltre un miliardo e trecento milioni di dollari in tutto il globo) una chiave di volta nella propria possibilità di rappresentazione. L'avanzatissimo e pacifico regno di Wakanda, assieme al suo re, sono l'ispirazione per intere generazioni e garantiscono il potente risuonare della voce di uno strato della società americana che durante il periodo della presidenza a guida Trump ha denunciato il vacillare dei propri diritti.

Insomma, T'challa e il suo interprete non sono rimasti solamente a muoversi sugli schermi di una sala cinematografica o di un dispositivo casalingo, ma hanno travalicato quel confine per farsi carattere sociale e politico in uno dei momenti storici più bui, ponendo fondamenta per un nuovo orgoglio collettivo e consacrando Boseman tra le personalità più influenti del pianeta.

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Da 5 Bloods (S. Lee, 2020)

A partire dal 12 giugno 2020 arriva in streaming sulla piattaforma Netflix l'ultimo film diretto da Spike Lee, Da 5 Bloods. Quello del regista di Atlanta è ancora una volta cinema da guerriglia, che esce in mondovisione a ridosso dei tristi eventi di Minneapolis dove la polizia ha da poco ucciso l'afroamericano George Floyd. Il clima statunitense è scosso da un intenso fermento e Lee naviga a ritroso della coscienza ferita del paese tornando ancora una volta nella terra del rimosso per eccellenza, il Vietnam.

Lo fa, però, con un manipolo di veterani neri che ripercorrono la giungla dello stato asiatico per andare a recuperare un carico d'oro abbandonato lì durante il periodo della guerra, come risarcimento autoimposto per il trattamento che il governo USA ha riservato ai soldati afroamericani. Le cose ovviamente non andranno come il piccolo gruppo ha preventivato, ritrovando in questo luogo di perdizione un labirinto di rimorsi e questioni in sospeso, dove l'unico faro di beltà e rettitudine pare essere rappresentato solo dal loro capitano ucciso proprio lì, il Norman Holloway di Chadwick Boseman.

Un personaggio rievocato dai numerosi flashback come un guru, una guida che riecheggia dai meandri dei ricordi e che si pone a metà tra il pacifismo di Martin Luther King e l'irruenza di Malcolm X. Stormin' Norm, questo il nome da battaglia del capitano, è uno dei tanti conti in sospeso da affrontare nella vividezza di quella terra delirante, una figura dai tratti fantasmatici e dal potente magnetismo, costruita sulle spalle di un Boseman che qui alimenta ancor di più l'importanza del suo essere divenuto oramai un simbolo.

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Ma Rainey's Black Bottom (G. C. Wolfe, 2020)

Sullo scadere del 2020 arriva l'ultimo ruolo cinematografico di Chadwick Boseman, uscito postumo. Ma Rainey's Black Bottom, diretto da George C. Wolfe e adattato a partire dall'omonima piece teatrale del più importante drammaturgo afroamericano, August Wilson, pare essere il lascito testamentario del breve e intenso percorso dell'attore. Una pellicola sanguigna questa, giostrata interamente sull'arte della parola e sulla veemenza del racconto orale, compresso prima di esplodere all'interno di un semi fatiscente studio di registrazione della Chicago degli anni '20, dove è attesa la diva Ma Rainey.

A rubare indubbiamente la scena della regina del blues interpretata da Viola Davis è però Levee, il trombettista nei cui panni si cala un magro e scavato nei lineamenti Boseman, i cui segni evidenti della malattia che se l'è portato via non fanno altro che alimentare la potenza espressiva della sua performance. L'irriverenza, gli strappi di rabbia, le novelle graffianti da lui raccontate sono un intenso e doloroso lascito che non può ignorare la consapevolezza della recente scomparsa dell'attore, acuendo una percezione metanarrativa che conferisce a Levee tratti quasi da cantastorie ultraterreno.

Ultima interpretazione e forse la più difficile da digerire per la spigolosità del personaggio, che respinge e tiene a distanza perché anima ferita e probabilmente ormai dannata. Ultima interpretazione e forse quella che lascerà un segno ancora più profondo per il modo in cui è arrivata e il modo in cui chiude il percorso davvero troppo breve di un attore che s'è fatto potentissima icona.

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L'intera filmografia di Chadwick Boseman

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