Un altro giro è tratto da una storia vera? Come è nato il film danese candidato agli Oscar 2021

Inizialmente doveva essere uno spettacolo teatrale sul fenomeno dell'alcolismo nella società danese, ma un lutto improvviso che ha colpito il regista Vinterberg ha trasformato Un altro giro in un film molto sentito.

Autore: Elisa Giudici ,

Nei progetti iniziali del regista danese Thomas Vinterberg quello che oggi è Un altro giro, film danese che candidato a due Oscar, doveva essere uno spettacolo teatrale. Una vicenda drammatica che ha colpito il regista di The Hunt ha però interrotto la lavorazione del progetto, finendo per cambiarne profondamente la natura.

Un altro giro è una pellicola danese del 2020 che vede tra i suoi protagonisti Mads Mikkelsen, l'interprete di Hannibal e il sostituto di Johnny Depp nel ruolo di Gellert Grindelwald nella saga di Animali Fantastici. L'attore danese più noto a livello internazionale, che collabora spesso con Vinterberg, interpreta nel film un insegnante di storia delle scuole superiori dallo scarso rendimento. Un tempo brillante accademico, Martin "si è lasciato andare". La sua cronica timidezza e il disinteresse che la moglie dimostra nei suoi confronti lo hanno trasformato in un individuo trascurato e fatalista, che si trova a parlare dei vecchi tempi con tre colleghi altrettanto borghesi e disillusi.

Uno di loro ha l'idea di "testare" una bislacca teoria dello psichiatra norvegese Finn Skårderud. Vinterberg in merito ha precisato che Finn Skårderud ha postulato l'affermazione che sta alla base del film, ma "solo le persone del mondo del cinema, esterne al mondo accademico, la definirebbero una teoria".

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Chiamatela idea, supposizione, boutade: il concetto affermato da Finn Skårderud è che il corpo umano vive e lavora in costante deficit di quella che sarebbe una gradazione alcolica ottimale. Se gli uomini mantenessero il loro tasso di alcol nel sangue costantemente un po' più alto dello standard, questo continuo lieve stato d'ebbrezza gioverebbe enormemente alle loro performance lavorative e sociali, eliminando timidezza, ansia da pubblico e ogni remora che "frena" ogni persona nelle sue interazioni pubbliche 

Da spettacolo teatrale a film 

Cruciale per i destini della pellicola è stata - in vita e in morte - la figlia 19enne del regista, Ida. La prima idea di Vinteberg infatti è stata quella di rendere l'incipit di Un altro giro uno spettacolo teatrale che virasse dal solito tracciato moraleggiante sul consumo di alcol, molto diffuso e socialmente accettato in Danimarca. Davvero le decisioni grandi e piccole prese in stato di ebbrezza sono sempre catastrofiche? La Storia - quella che Martin insegna ai suoi studenti - dimostra che talvolta non lo sono.

Vinterberg ha buttato giù una bozza dello spettacolo mentre lavorava al Teatro Burgtheater di Vienna. Rincasato in Danimarca, è tornato a pensare al progetto quando uno sceneggiatore statunitense è stato ospite a casa sua e ha scoperto la "corsa del lago", presentata in apertura del film. Si tratta di una tradizione goliardica locale che vede i ragazzi delle scuole superiori appena diplomatisi consumare grandi quantità di birra mentre corrono in una sorta di gara alcolica intorno a un lago.

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Martin beve dalla bottiglia circondato dagli studenti
La morte di Ida ha trasformato il film in un inno alla vita

L'amico statunitense era allarmato mentre la figlia di Vinteberg, che si preparava a partecipare all'evento, spiegava divertita che sarebbero stati presenti anche i docenti. Di fronte allo sconcerto del collega, Vinterberg ha capito di avere per le mani una storia rappresentativa dell'identità nazionale danese e ha scritto una sceneggiatura. 

La morte di Ida

Da sempre critica e sostenitrice del padre, la figlia 19enne di Vinterberg Ida è stata da subito parte attiva del progetto. È lei ad aver guidato il padre regista nei rituali sociali degli adolescenti danesi a base di alcol, è lei ad avere letto la prima bozza del copione, suggerendo migliorie e sostenendo il progetto. 

Le scene scolastiche di Un altro giro sono girate nella sua scuola e anche Ida doveva far parte del cast. Poi la tragedia: a 4 giorni dall'inizio delle riprese, Ida muore, a soli 19 anni, vittima di un incidente automobilistico. Vinterberg è devastato, la lavorazione s'interrompe. Segue un periodo drammatico per il regista, che ha raccontato i dettagli a Vulture in una lunga intervista

Quando è morta, ero circondato da psichiatri e strizzacervelli che mi dicevano: se riesci a mangiare e farti la doccia, se puoi guardare negli occhi le persone senza piangere, allora forse dovresti rimetterti al lavoro. Io rispondevo che non potevo, che piangevo tutto il tempo, lo faccio ancora adesso. 

Il progetto sembrava fermo in un limbo, ma è stata la stessa attitudine di Ida a portare Vinterberg di nuovo sul set:

Ne ho parlato con Mads Mikkelsen e con il montatore, e abbiamo concordato che era difficile fare un film su un gruppo di persone brille dopo quanto successo. Tuttavia non ci siamo potuti fermare. La conoscevamo, sapevamo che avrebbe odiato che il film rimanesse incompleto. 

La morte di Ida ha influenzato nel profondo il film, cambiandone il tono. Pur raccontando i lati negativi della dipendenza dall'alcol, Vinterberg ha voluto che fosse vitale, incentrato sull'energia dei giovani e delle persone. Ha puntato sulla vitalità e sull'energia, in omaggio alla figlia scomparsa. 

Un altro giro racconta una storia vera?

No, non propriamente.

La teoria dello psichiatra norvegese Finn Skårderud esiste davvero così come citata nel film, ma è una sorta di ipotesi scherzosa formulata dallo stesso (che ha amato il film).

Per quanto riguarda la storia dell'alcolismo del protagonista e del consumo di alcol tra i giovani, Vinterberg ha collaborato con la figlia Ida, che lo ha guidato nella scrittura di vari passaggi, specie quello della corsa intorno al lago.

La drammatica morte della ragazza a 4 giorni dall'inizio della riprese ha portato prima a uno stop della lavorazione, poi a un cambio di tono del film, divenuto una sorta di inno alla vitalità delle persone.

Un altro giro è un racconto autobiografico?

No, Thomas Vinterberg non ha avuto problemi di alcolismo.

Il film è ispirato dalla teoria dello psichiatra norvegese Finn Skårderud. Esiste davvero così come citata nel film, ma è una sorta di ipotesi scherzosa formulata dallo stesso (che ha amato il film).

La teoria sociologica alla base di Un altro giro esiste davvero?

Sì, ma è più che altro un'idea scherzosa, non una vera e propria teoria accademica.

La teoria dello psichiatra norvegese Finn Skårderud esiste davvero così come citata nel film, ma è una sorta di ipotesi scherzosa formulata dallo stesso (che ha amato il film).

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